giovedì 31 maggio 2018

Cuore di cane - Michail Afanas'evic Bulgakov


Titolo originale: Собачье Сердце, Sobač'e Serdce - 1925
Titolo in inglese: Heart of a dog.

Sotto il bisturi di uno scienziato, un cane viene trasformato in uomo. Ma non è la bestia a diventare più nobile, è lo spirito umano ad abbassarsi al livello canino. O forse la verità è un'altra? (dalla quarta di copertina)

« Uuuuhhh!!! Guardatemi sto morendo. La bufera mi ulula il de profundis nel portone e io ululo con lei. È fatta, sono fregato! Un delinquente col berretto sporco, il cuoco della mensa impiegati al Consiglio Centrale dell'Economia Nazionale, mi ha rovesciato addosso dell'acqua bollente e m'ha bruciato il fianco sinistro. Che mascalzone! E sì che è anche un proletario! »

Così inizia il romanzo: un cane randagio muore di freddo e di fame in una viuzza del centro di Mosca, agonizzante perchè un cuoco gli ha versato addosso dell'acqua bollente che gli ha creato piaghe su tutto il fianco. Durante la sua agonia, il randagio (che possiede un proprio punto di vista e sa pure leggere) osserva e giudica cinicamente l'umanità che gli passa attorno: dai cuochi del Consiglio dell'Alimentazione Nazionale agli spazzini del Comune di Mosca, dalla dattilografa di categoria nona al professionista medio borghese.
Poi da un negozio esce un signore che si avvicina al cane, battezzandolo Pallino e lo accoglie nel suo enorme appartamento/laboratorio. La vita di Pallino cambia immediatamente: cure, un tetto, cibo a volontà. E' felice della sua nuova condizione di cane d'appartamento.
L'uomo che ha salvato Pallino è Filìpp Filìppovič Preobraženskij, professore di medicina di fama mondiale, andrologo e ginecologo, impegnato in una ricerca sul ringiovanimento del corpo umano. Il professore, col suo assistente il dottor Bormental, mette in atto un esperimento straordinario: trapiantare i testicoli e l'ipofisi di un uomo morto al cane Pallino.
Dal momento in cui Pallino viene anestetizzato per l'intervento, Bormental nel suo diario analizza l'andamento del soggetto operato: Pallino dopo il trapianto dell'ipofisi inizia a camminare su due zampe, perde la coda, i peli e gli artigli, acquisisce la parola, ma eredita le informazioni cerebrali dell'uomo da cui ha ricevuto l'ipofisi, un criminale morto accoltellato in una bettola moscovita. Perciò si abbandona al turpiloquio, commette oscenità, insegue animalescamente i gatti per casa.
Ad un certo punto, dopo l'ultima bravata di Pallino (che è diventato un cittadino registrato all'Anagrafe del Comune di Mosca col nome di Poligraf Poligrafovič Pallinov), Preobraženskij e Bormental decidono di far cessare la snervante presenza nel modo più brusco: il signor Pallinov viene privato dell'ipofisi umana e torna ad essere un normale cane da appartamento di nome Pallino.
Preobraženskij in effetti si rende conto che la sua scoperta non ha alcun valore scientifico, perchè l'umanità mette al mondo ogni anno della gentaglia triviale.
"Dovete capire, invece, che il vero disastro è che lui non ha più un cuore di cane ma un cuore di uomo. E dell'uomo più abbietto che si possa immaginare!"

Questo libricino, veramente corto, lo avevo in casa da anni ma l'ho sempre lasciato in "lista d'attesa". Mi sono decisa perchè mi torna buono per alcune sfide.
Innanzitutto, ero stata traviata dal titolo: credevo che all'uomo venisse impiantato il cuore di un cane, invece è al cane che viene impiantata l'ipofisi di un criminale.
Ora, posso riconoscere il valore simbolico storico del romanzo, vedendo nella trasformazione del cane una parodia della politica economica di Lenin dopo la guerra civile. Ma facendola breve, il romanzo in diversi tratti mi ha fatto orrore. Ho odiato il cuoco che getta l'acqua bollente sul cane. Ho odiato il professore che dopo aver convinto Pallino a seguirlo (perchè "sugli uomini e sugli animali si può agire solo con la persuasione") lo usa come una cavia per un esperimento discutibile. Mi ha disgustato la trasformazione del cane, bella metafora però del fatto che la vera bestia non è il cane bensì l'uomo. Tralascio il rapporto dell'ex cane coi gatti perchè anche quello mi ha costretto a leggere alcune pagine che strapperei dal libro.
In sintesi, sinceramente, da amante degli animali, questo libro non mi piace da alcun punto di vista. Ed è molto molto faticoso cercare di non farmi influenzare dall'animalista che è in me nel commentarlo. So che da questo libro è stato anche tratto un film, non lo guarderò di sicuro.
Mio voto: 5 / 10 (ma solo riconoscendogli il valore simbolico)

mercoledì 30 maggio 2018

w…w…w…wednesdays #117




"w…w…w…wednesdays" è una rubrica con la quale posso aggiornarvi sulle mie letture attuali, passate e prossime.  
Non è detto che gli aggiornamenti siano settimanali, perché non sempre leggo un libro in una settimana eh eh…
Ovviamente, se vi va, sono ben accetti i vostri interventi per condividere con me le vostre letture ;-)

Partecipare è facile, basta rispondere a queste domande:
1) cosa stai leggendo?
2) cosa hai appena finito di leggere?
3) quale pensi sarà la tua prossima lettura? 

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Le mie risposte (117^ puntata - mercoledì 30 maggio 2018):

1) cosa stai leggendo?
-  cuore di cane - bulgakov

2) cosa hai appena finito di leggere?
- il treno d'istanbul - graham green
- la mia africa - karen blixen
- uno sterminio di stelle- loriano macchiavelli
- il posto - annie ernaux

3) quale pensi sarà la tua prossima lettura?  
- probabilmente un giallo un po' soft

venerdì 25 maggio 2018

La cinquina del premio Campiello

Si è svolta a Padova l’attesa votazione della cinquina del premio Campiello 2018, giunto alla 56esima edizione. 
Ecco i cinque libri più votati: 
- La ragazza con la Leica di Helena Janeczek 
- La Galassia dei dementi di Ermanno Cavazzoni
- Mio padre la rivoluzione di Davide Orecchio 
- Le vite potenziali di Francesco Targhetta
- Le assaggiatrici di Rosella Postorino. 

Il premio Campiello Opera Prima è stato assegnato a Valerio Valentini, autore del romanzo corale "Gli 80 di Campo Rammaglia".

Il vincitore della 56esima edizione del Campiello, indicato dalla Giuria dei Trecento lettori anonimi, verrà proclamato sabato 15 settembre al Gran Teatro la Fenice di Venezia.

mercoledì 23 maggio 2018

Addio a Philip Roth


22 maggio 2018.

E' morto lo scrittore Philip Roth, 85 anni, gigante della letteratura contemporanea americana. Si è spento in un ospedale di New York in seguito ad una insufficienza cardiaca.

Premio Pulitzer nel 1998 per "Pastorale Americana", è stato uno scrittore prolifico; il suo lavoro è considerato un'esplorazione profonda e critica dell'identità americana. Sesso, religione e morale i suoi temi ricorrenti.

Nato in New Jersey nel 1933 in una famiglia della piccola borghesia ebraica, Philip Roth ha esplorato a fondo proprio quella sua storia familiare, la dimensione ebraica incastonata nell'America contemporanea. 

Esordì nel 1959 con "Addio Columbus", poi il primo grande successo dieci anni dopo con "Il lamento di Portnoy", che oltre al successo e alla notorietà gli attribuì anche l'etichetta di scrittore "scandaloso".

Nel 2012 annunciò la fine della sua carriera da romanziere: fino ad allora aveva pubblicato oltre 30 libri, tradotti in molte lingue.

Non ha mai vinto un premio nobel. Era nella lista dei candidati da anni, ma all'Accademia svedese non piaceva: troppo scorretto, troppo irriverente. 

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Di Philip Roth ho letto solo "Nemesi", diversi anni fa. Bellissimo romanzo, scorrevole nonostante il tema molto crudo trattato. Ho alcuni suoi libri in "lista d'attesa" da molto tempo (Pastorale americana, Il lamento di Portnoy, Il teatro di Sabbath), ma ancora non li ho letti.

domenica 13 maggio 2018

Loriano Macchiavelli - Uno sterminio di stelle


Titolo originale: Uno sterminio di stelle - 2017

"Bologna non è più la stessa, la gente non sorride più." È da qualche tempo, precisamente dall'anno del terremoto in Emilia, che Sarti Antonio, sergente, va ripetendo con tristezza questa frase. A dargli ragione ancora una volta arrivano i fatti. Si sta occupando della scomparsa di Nanni Rolandina, una bella ragazza di anni diciannove e occhi turchini, quando viene chiamato d'urgenza dal cantiere del nuovo stadio del Bologna che sorgerà nella località archeologica di Villanova, dove Rosas ha fatto una scoperta interessante. Dagli scavi - per la gioia del capocantiere e dell'impresa costruttrice che dovranno sospendere i lavori - sono emerse, una dopo l'altra, tredici mummie di epoca etrusca, perfettamente conservate. Alcuni particolari risultano subito inquietanti. Intanto i corpi superano i due metri di altezza, hanno il cranio enorme e dodici di loro hanno i femori spezzati come se fossero stati sottoposti a un antico rito funebre. Ai piedi di una delle mummie c'è un omphalos, una pietra con l'incisione di un demone che impugna una mazza. Il mattino dopo Sarti Antonio è convocato di nuovo al cantiere per una macabra novità: nella notte i cadaveri sono diventati quattordici. Accanto alle mummie c'è il corpo dell'architetto Bonanno, progettista dello stadio e direttore dei lavori. Anche lui ha i femori spezzati. E anche ai suoi piedi c'è una pietra ricoperta di segni enigmatici. Chi odiava così tanto l'architetto da inscenare una cerimonia ancestrale? E Rolandina, la ragazza che ha fatto perdere le sue tracce, ha qualcosa a che fare con il mistero? In soccorso di Sarti giungono il talpone Rosas e le sue conoscenze archeologiche. I due avranno modo di rifletterci, come al solito, davanti a un buon caffè sotto i portici, ma per l'occasione proseguiranno le ricerche anche di fronte a un bel cestino di tigelle e crescentine sull'Appennino. È qui, attorno all'antico centro oracolare di Montovolo, che affondano le radici il mistero del demone etrusco e quello, ancora più intricato, di una portantina che viene da un passato di stragi e delitti. Dopo cinque anni di assenza, Uno sterminio di stelle segna il grande ritorno di Sarti Antonio, il personaggio più longevo e amato di Loriano Macchiavelli, alle prese con un caso nuovo e al tempo stesso antichissimo. (www.ibs.it)

Non avevo ancora mai letto nulla di Macchiavelli, nonostante un paio di amiche lo adorino e me ne abbiano parlato bene. Forse non è nemmeno furbo partire dall'ultimo libro uscito, ma questo lo avevo preso in occasione di un incontro che si è tenuto proprio nel mio paese (tant'è che ho la copia autografata!) e cadeva a fagiolo per la monthly motif challenge di aprile (anche se l'ho finito ampiamente a maggio...).
Dunque. Il personaggio di Sarti Antonio, sergente, non mi ha fatto nè caldo nè freddo. Il suo problema esistenziale è bere dei caffè che non facciano schifo (e mi pare strano che a Bologna non ne riesca a trovare). Anche come investigatore, mah, se non ci fossero Rosas, Salvatrice e Felice Cantoni temo che alla fine di questo libro non ci arriverebbe.
La storia mi interessava molto, principalmente perchè è ambientata dove vivo io, ed era intrigante. Lo svolgimento invece mi lascia un po' perplessa. La sensazione è che lo scrittore abbia voluto creare questo incrocio tra gli scavi, la mafia, la ragazza scomparsa e i guerrieri etruschi, ma che questo incrocio non sia perfettamente ingranato.
Anche lo stile di scrittura mi ha lasciato molto perplessa. Il narratore non è un personaggio, è una specie di "entità" che sembra essere lì ma non è lì. Non so, forse è lo stile dello scrittore, ma mi è sembrato un po' strano.
Alcuni punti, soprattutto quelli di spiegazione storica, sono un po' pesanti. Non sono da romanzo, sembrano da libro di scuola. Le pagine dedicate al passato e alla vita delle mummie ritrovate sono poche, mi pare tre o quattro capitoletti. Ad alcuni personaggi, tipo Settepaltò, vengono dedicate diverse pagine ma in realtà non aggiungono nulla alla storia, anzi, distraggono. Alcuni avvenimenti mi sembrano un po' messi lì cercando di creare un "pathos" che non arriva.
Non so, nel complesso il libro si legge abbastanza bene, ma non è così scorrevole come speravo ed ha diversi punti deboli. La soluzione del caso alla fine arriva, anche se è un po' tirata per le lunghe. Mi aspettavo sicuramente di più, sono rimasta un po' delusa. Aveva tanti elementi che lo potevano rendere veramente accattivante, ma non è quello il risultato a mio parere.
Mio voto: 6 e mezzo / 10

Premio Strega europeo 2018 - il vincitore

Il vincitore della quinta edizione del Premio Strega Europeo è Fernando Aramburu, l'autore spagnolo del romanzo "Patria". 
La vittoria di Aramburu è stata annunciata al Salone Internazionale del Libro di Torino alla presenza dei cinque candidati. 
Il libro di Fernando Aramburu è stato votato da una giuria composta da scrittori vincitori e finalisti del Premio Strega – Alessandro Barbero, Laura Bosio, Rossana Campo, Antonella Cilento, Maria Rosa Cutrufelli, Antonio Debenedetti, Paolo Di Paolo, Ernesto Ferrero, Mario Fortunato, PaoloGiordano, Nicola Lagioia, Rosetta Loy, Melania G. Mazzucco, Edoardo Nesi, Lorenzo Pavolini, Romana Petri, Antonio Scurati, Elena Stancanelli, Domenico Starnone – e dai responsabili delle istituzioni che collaborano all’organizzazione del premio.

Aramburu, classe ’59, è nato a San Sebastián (Paesi Baschi) nel 1959 da una famiglia operaia. "Patria", bestseller in Spagna, racconta la storia di due famiglie la cui quotidianità viene spezzata da un tragico evento.