domenica 28 gennaio 2024

L'infermiera di Auschwitz - Anna Stuart


Titolo originale: The Midwife of Auschwitz (2022) 
 
Ispirato a una commovente storia vera È il 1943 e Ana Kaminski varca i cancelli di ferro di Auschwitz accanto alla sua giovane amica Ester Pasternak, spinta dalla violenza brutale delle guardie naziste e quando le due raggiungono la prima fila, Ana dice di essere un’ostetrica, Ester la sua assistente. Una volta tatuate con il numero di riconoscimento dei prigionieri del campo, sono assegnate al capannone dove le donne incinte vengono fatte partorire. Mentre tiene in braccio un neonato venuto al mondo in quell’inferno, Ana si rende conto che il destino di tantissimi bambini potrebbe essere nelle sue mani, e giura a sé stessa che farà il possibile per salvarli. E così quando, pochi giorni dopo, le SS strappano a una madre la figlia, Ana è distrutta dal dolore, ma mentre consola la donna sconvolta, le viene in mente che forse potrebbe esserci un modo per preservare quel legame. In fondo, si dice che le guardie portino via i bambini più sani per affidarli alle famiglie tedesche, e si mormora che la guerra sia quasi finita... Ana, con un coraggio che neppure lei sapeva di avere, prende una decisione che cambierà la vita di centinaia di persone: lei ed Ester cominciano a tatuare di nascosto ogni neonato con lo stesso codice identificativo della madre, così che possano, un giorno, ritrovarsi. Ma proprio mentre il piano sembra stia funzionando, una mattina Ana si accorge che l’uniforme a righe di Ester sta cominciando ad andarle stretta… Ad Auschwitz c’era l’ordine di uccidere i piccoli appena nati solo i più sani e belli venivano strappati alle madri ebree e dati in adozione a ricche famiglie tedesche. Ispirato all’incredibile e coraggiosa storia dell’ostetrica Stanislawa Leszczynska (goodreads)

Libro molto molto toccante. E' diviso in tre parti. Nella prima parte ci vengono presentate Ana ed Ester. Ester è ebrea e sta studiando da infermiera. Ana è cattolica ed è l'ostetrica che l'ha fatta nascere. In questa parte del libro ci sono le storie delle due donne e come mutano quando i tedeschi invadono la Polonia. Nel loro paese, Lodz, viene subito istituito un ghetto recintato col filo spinato. Ester è costretta ad andare a vivere lì; Ana abitava in quella zona prescelta per diventare ghetto ed è costretta a lasciare la sua casa. Ma questo è solo l'inizio, perchè poi cominceranno i razionamenti di cibo e la quasi impossibilità di comunicare tra le due parti. Ana, insieme alla sua famiglia fa parte di un gruppo di polacchi che prova, nonostante i divieti, ad aiutare gli ebrei del ghetto; per questo motivo verrà condannata ad andare ad Auschwitz.
Nella seconda parte, Ana ed Ester si ritrovano sul treno diretto ad Auschwitz-Birkenau. Ana promette alla madre di Ester di occuparsi di lei come fosse sua figlia. Entrambe vengono destinate al reparto maternità e qui cominciano subito le atrocità, perchè i bambini appena nati vengono annegati in un secchio di acqua dalla terribile kapò. Ana non ci sta, riesce a battersi affinchè questa barbarie smetta, ma il vero problema è che anche se i bambini non vengono annegati, è difficile comunque che sopravvivano, viste le condizioni terribili del campo. Perchè gli internati del campo sono malvestiti e malnutriti, non esistono latrine e le condizioni igieniche sono terribili, in estate i pidocchi portano il tifo, mentre in inverno è la tubercolosi che uccide. Ad un certo punto, i tedeschi decidono di prendere i bambini biondi per poterli "germanizzare", basandosi sull'idea che se i bambini sono biondi non possono essere ebrei e quindi si possono recuperare dandoli in adozione a brave famiglie tedesche. Ester decide di cominciare a tatuare, nascosti sotto le ascelle dei bambini, i numeri delle relative madri, in modo che dopo la guerra ci sia una speranza di farli ritrovare (i bambini dati in adozione erano gli unici che non venivano affatto tatuati). La bambina di Ester farà la stessa fine. In questa seconda parte c'è tutta la vita del campo e tutta la sofferenza delle madri (che a volte arrivavano già incinte, altre volte venivano stuprate dai tedeschi) fino a quando il campo viene liberato nel gennaio 1945.
Nella terza parte, le due donne, molto provate, tornano a Lodz, dove la vita sta riprendendo. Ana torna a casa e ritrova i figli, mentre il marito è morto. Ester rimane a vivere a casa di Ana e tutti i giorni torna sulle scale della cattedrale dove ha conosciuto Filip, nella speranza che anche lui torni nel loro posto, prima o poi. L'unica cosa che ha saputo, da un amico comune, è che Filip era nel campo di concentramento di Chelmno ed è riuscito ad evadere, ma poi si sono dispersi nel bosco.
Della terza parte non vi racconto altro perchè dovete arrivarci leggendo. Posso però dire che il libro finisce come inizia, cioè con Ana ed Ester che si recano all'orfanotrofio dove c'è questa bambina di circa due anni... Sarà la figlia di Ester?

Mi spiace che con la mia semplice cronaca non riesco a rendere l'intensità di questo libro. E' veramente tanto toccante quello che viene descritto, ed orribile. 
La vicenda trae spunto dalla storia di Stanislawa Leszczynska, che davvero fu ostetrica ad Auschwitz, e che ovviamente è stata trasposta nella figura di Ana. Non si tratta di una biografia, si tratta comunque di un romanzo, nel quale sono presenti persone realmente esistite (tipo il dottor Mengele) e persone inventate ad hoc, avvenimenti realmente accaduti e avvenimenti verosimilmente accaduti e scoperti grazie alle testimonianze dei sopravvissuti.
La scrittura è molto delicata e anche trascinante, difficile mettere giù il libro, infatti nonostante siano 400 pagine le ho divorate in due giorni. 
Angoscianti tante delle cose che sono raccontate e mi chiedo sempre come sia stato possibile che degli esseri umani siano arrivati ad un livello simile di crudeltà. Incredibile.
Lettura molto triste e molto toccante, che mi ha lasciato un notevole senso di sconforto addosso. Ampiamente consigliato.
Mio voto: 8 / 10

Povere creature! - Alasdair Gray


Titolo originale: Poor things (1992)

Chi è veramente Bella Baxter, giovane donna ritrovata nelle fredde acque del Clyde nella Glasgow tardovittoriana e riconsegnata alla vita grazie agli oscuri esperimenti di Godwin Baxter, tormentato genio della chirurgia? Sarà arduo, quasi impossibile, dare una risposta, perché Bella è molto più della donna che è stata: oggetto di folli passioni amorose, la vedremo attraversare la sua epoca passando per salotti austeri, casinò decadenti e bordelli parigini, con lo stupore di chi per la prima volta vede il mondo nella sua prodigiosa follia, incarnando – con il medesimo desiderio che desta al suo passaggio – i più alti ideali umani, senza mai smettere di suscitare scandalo per l’oltraggio più grave di tutti: vivere un’esistenza radicalmente libera. (goodreads)

Abbiamo letto questo libro per il gruppo di lettura della libreria, con l'intento poi di andare a vedere il film, di cui già ho visto il trailer. Non ho partecipato alla discussione ma ho saputo che ha avuto voti molto alti.
La trama era interessante, ma sono perplessa da quello che ho letto.
Non ho capito molto della premessa. Una donna ritrova un libro scritto dal marito, libro che lei reputa una stupidaggine e di cui ha fatto distruggere il manoscritto originale, però quella copia la conserva altrimenti nessuno saprà mai che lui è esistito.
Poi il libro parte in modo accattivante, c'è una giovane donna incinta che viene ritrovata annegata nel fiume, e un medico un po' sui generis che ne recupera il cadavere e le trapianta il cervello del bambino che porta in grembo. La giovane si risveglia e si trova il corpo di una venticinquenne ma il cervello di un neonato, e si comporta di conseguenza, senza pregiudizi, senza tabù e senza filtri imposti dalla società. E con molta curiosità per quello che si trova intorno. Poi, a mano a mano che fa nuove scoperte, la memoria cresce e la donna "matura", lo vediamo anche nelle lettere che scrive, prima sono degli scarabocchi poi si trasformano in lunghissimi resoconti di quello che è successo. Nel frattempo c'è un ex collega (McCandles) del suo "creatore" (Godwin detto God) che se ne innamora a prima vista e le chiede di sposarlo. Lei accetta e per tutta la sua vita lei manterrà questa promessa di matrimonio come punto fermo di ciò che le accade, nel senso che poi lei scappa con un avvocato debole di mente (che impazzisce del tutto perchè lei lo costringe a possederla di continuo) e poi si trova pure a lavorare come prostituta. Ma rimane fedele alla sua promessa di sposare McCandles.

Non voglio assolutamente raccontare tutto il libro.
Mentre mi è piaciuta molto la parte della storia principale, ho poco sopportato i lunghi resoconti (in corsivo) di Bella, queste lunghe lettere dove descrive minuziosamente cosa le è successo e cosa ha detto ogni persona che ha incontrato, oltre al fatto che ci sono degli sproloqui su materie politiche che ho trovato molto noiosi. Poi la storia riprende regolarmente e si arriva al finale. Infine, nell'appendice, Bella racconta la vera storia di cosa le è successo, che è ben differente da quella che ha scritto il marito (e, sinceramente, meno affascinante).
Dicevo, sono molto perplessa in merito a cosa penso di questo libro. La storia mi è piaciuta molto, con anche spunti interessanti, dal fatto che da adulti non siamo più liberi da schemi come sono i bambini, al fatto che Bella è una donna libera che prende decisioni anche fuori dalle regole del tempo in cui viveva; ci sono spunti sul colonialismo, sul socialismo che avanza; lo stesso esperimento scientifico di riportare in vita una morta è interessante e pone quesiti etici. Però non ho affatto amato il modo in cui viene resa sulla carta, con questo mix di narrazione e lettere lunghissime. Poi non ho amato il ribaltone finale per cui, per oltre 300 pagine mi sembra di leggere un Frankestein donna, poi mi viene detto che la storia è molto più normale. Non ho capito se alcuni dei personaggi sono davvero esistiti o meno.
E' un libro che mi crea troppa confusione.
Mio voto: 7 e mezzo / 10

Le cinque persone che incontri in cielo - Mitch Albom


Titolo originale: The Five People You Meet in Heaven (2003) 

Eddie, vecchio e solo, ha avuto una vita come quella di tanti altri. È il giorno del suo ottantatreesimo compleanno e nel luna park in cui lavora una bambina è rimasta intrappolata nella grande ruota panoramica e rischia di cadere. Eddie si arrampica per aiutarla, ma scivola, precipita e muore. Si risveglia in cielo e scopre che il paradiso è il luogo in cui ciascuno di noi incontrerà cinque persone che gli sveleranno il senso della propria vita. Ascoltando i racconti dei cinque maestri (uno dei quali è la moglie Marguerite, morta molti anni prima), Eddie rivedrà sotto una nuova luce tutto il suo passato e capirà che anche la sua umile esistenza ha avuto un ruolo necessario nell'ordine delle cose. (goodeads)

Ho scelto questo come libro fuori dalla mia comfort zone, perchè è un tipo di letture che mi lasciano sempre un po' così.  
Il giorno del suo compleanno, Eddie muore per salvare una bambina (e non sapremo fino alla fine se c'è riuscito o meno) e in un paradiso che muta costantemente forma a seconda della situazione che gli viene fatta rievocare, incontra cinque persone: un uomo blu che lavorava nel luna park quando lui era bambino ed ha avuto un gravissimo incidente in auto per salvare Eddie bambino che ha attraversato la strada senza guardare; il capitano di quando era nell'esercito in guerra, che per salvargli la vita gli ha sparato ad una gamba menomandolo per sempre; la moglie del fondatore del Ruby Park che gli parla degli ultimi anni di vita del padre di Eddie; la moglie Marguerite, morta anni prima; e l'ultima è una bambina di cui non dico altro perchè è il vero colpo di scena del libro.  

"In Paradiso incontri cinque persone. Ognuna è stata presente nella tua vita per una ragione. A quel tempo forse non la conoscevi, ed è per questo che esiste il Paradiso, per comprendere la tua vita sulla terra"

"Questo è il più grande regalo che Dio possa farti: aiutarti a capire che cosa sia accaduto nella tua vita. Darti una spiegazione di tutto, e la pace che stavi cercando"

Ogni incontro è inframmezzato dal ricordo di un compleanno di Eddie, quello vicino a quando è successo ciò che sta per raccontare. 
Ogni personaggio fa riflettere Eddie su cosa è successo nella sua vita e sul fatto che le esistenze delle persone sono tutte collegate tra loro anche quando non si conoscono. 
L'ultimo incontro gli farà capire che la sua vita non è stata sprecata, anzi, con la sua maniacale cura nel manutentare il parco giochi, ha fatto in modo che i bambini fossero al sicuro. 

E' un bel libro, corto, scorrevole, ma pieno di tante cose. Eppure mi lascia perplessa. La scrittura è coinvolgente, il libro si legge bene, il testo è molto facile. Sono i concetti che mi lasciano un po' così, forse, principalmente, perchè un po' si tratta di ipotesi e un po' perchè mi pare rievochino dei clichè. La parte che davvero non mi aspettavo, e che mi ha commosso, è l'ultimo incontro. 
Forse potrei dargli mezzo punto in più, ma prevale il mio scetticismo.
Mio voto: 7,5 / 10

domenica 21 gennaio 2024

Professione angelo custode - Arto Paasilinna


Titolo originale: Tohelo suojelusenkeli (2004)
Titolo in inglese: Goofy guardian angel

L'ottantaduenne Sulo Auvinen, superata una vita da savoniano e la brutta esperienza della morte, trova in cielo l'opportunità di una sfolgorante carriera: diventare angelo custode. Dopo un rapido corso di formazione in quell'efficiente azienda che è il paradiso, gli viene finalmente affidato il suo protetto: Aaro Korhonen, scapolo quarantenne che ha appena comprato a Helsinki una libreria antiquaria con bar, per rilanciarsi nella vita attiva dopo gli ozi da giocatore in borsa, cercatore d'oro, nonché scrittore a tempo perso. Ma che succede se le sue brillanti iniziative non sono approvate da Sulo, che con tutta l'imperizia con cui era vissuto si mette a manipolare il suo destino? Accuse di riciclaggio, commozioni cerebrali, due fidanzate che si accapigliano, navi che naufragano, carri funebri che si ribaltano, salme rubate che girano per l'Europa: le disavventure di Aaro si tingono di uno humor così nero che il diavolo in persona cercherà di accaparrarsi quel raro talento per disastri di ogni sorta. Che ne sarà del povero vecchio dal cuore d'oro che ha solo cercato di fare del suo meglio? Nella paasilinniana lotta tra bene e male il divertimento è assicurato, ma se gli strali sono rivolti al pio fatalismo del cielo, non sarà per chiederci se non è il caso di guardare un po' più alle conseguenze delle azioni, piuttosto che autoassolverci sempre per le buone intenzioni? (ibs)

"Nella lotta tra il bene e il male, non sempre le cose vanno come speriamo"

Amo Paasilinna, ma questo libro mi è parso un po' sottotono. L'idea di fondo è carina, il suo humour si sente, però ci sono alcune parti tirate un po' per le lunghe e abbastanza noiose (tipo tutta la compravendita dei carri funebri). Ovviamente troviamo spunti di riflessione disseminati in qua e in là, l'angelo combina disastri tali che addirittura il diavolo gli chiede di passare dalla loro parte, ma saprà riscattarsi nel finale. Mi pare un po' tutto permeato di troppo fatalismo. Se esistono angeli custodi simili, meglio non averne affatto. Trovo allucinante l'idea che possano decidere di farci cambiare idea anche su questioni amorose solo per loro libero arbitrio. 
L'ultima parte della descrizione la trovo effettivamente rivolta all'angelo: le buone intenzioni non sono una scusa per autoassolverci da azioni non buone (e men che meno per dirigere le vite altrui secondo le nostre, parziali, idee).
Mi rendo conto adesso, riflettendoci, che forse mi sono concentrata sui personaggi vivi, ma che il messaggio fondamentale è invece questo destinato all'angelo. E mi viene in mente un proverbio che dice "la strada dell'inferno è lastricata di buone intenzioni". In questo caso, l'inferno di Aaro, che può benissimo farcela da solo.
Carino, ma gli manca qualcosa.
Mio voto: 6 e mezzo / 10

sabato 20 gennaio 2024

Agatha Raisin e la turista terribile - M.C. Beaton


Titolo originale: Agatha Raisin and the Terrible Tourist (1997)

Devastata dal fallito matrimonio con James, Agatha davvero non sa più cosa fare. E, come spesso le succede, decide per il peggio. Segue James a Cipro, dove il marito mancato è andato per cercare di riprendersi dalla vergogna e dallo smacco subito. Arrivata in albergo e non trovando James, Agatha si concede una gita in barca e lì conosce un gruppo mal assortito di turisti inglesi. "Tre, due uomini e una donna, erano tipici esponenti delle classi alte, con abiti costosi e voci raglianti. Appartenevano a quello strato sociale che ha adottato tutti i modi peggiori dell'aristocrazia, e nessuno di quelli migliori." In modo assolutamente incomprensibile, il gruppetto fa amicizia con un altro trio, due uomini e una donna, che sono l'esatto opposto. Provenienti dalle classi popolari, si sono arricchiti durante gli anni della Thatcher, e potrebbero comprarsi in un boccone il trio che li guardava con tanto disprezzo. Agatha segue con un certo stupore l'evolversi dei rapporti tra questi personaggi così diversi tra loro e, non trovando James, li frequenta per un po'. Fino a quando una del gruppo non viene assassinata...(goodreads)

Agatha non se ne fa una ragione che James sia andato via da Carsely, e che sia proprio andato a Cipro cioè il luogo in cui avrebbero dovuto andare in viaggio di nozze. Così decide di andare anche lei a Cipro e cercarlo. James non è molto sorpreso di trovarsela davanti, tuttavia mantiene molta freddezza nei suoi confronti, anche se non la evita.
Nell'albergo in cui alloggia, Agatha ha conosciuto due terzetti di persone molto diverse tra loro, che per qualche inspiegabile motivo fanno gruppo tutti assieme. Poi una delle donne muore. Ovviamente Agatha non è capace di stare ferma, anche perchè al gruppo ha detto di aver già fatto la detective, e comincia a ficcare il naso, soprattutto facendo domande agli altri del gruppo, che non gradiscono. Ne ricaverà di rischiare di essere uccisa a sua volta e le sgridate del solerte poliziotto cipriota. Poi ci sarà un secondo morto, sempre nel gruppo di amici, e Agatha comincia a sentire la mancanza di casa sua, di quel paesino che tanto ha sbeffeggiato perchè troppo tranquillo; ora pagherebbe oro per poter stare tranquilla. In tutto questo c'è il solito rapporto altalenante con James, che ad un certo punto sparisce in Turchia, incrinato anche dalla presenza di Sir Charles Fraith (visto in uno dei casi precedenti) che fa il piacione con Agatha. 
La turista terribile ovviamente è Agatha, insofferente fin dall'inizio e portata a combinare disastri. Poi però capisce chi ha ucciso le due persone (cosa che io non sono riuscita a fare).
Trovo sempre un po' sciocco il tira e molla tra Agatha e James, soprattutto trovo molto sciocca lei, che parte in quarta per seguire James fuori dall'Inghilterra e poi finisce a letto con un altro e spera che James la perdoni su due piedi. 
La vicenda è carina, mi piace molto l'ambientazione di Cipro (chissà se riuscirò mai ad andarci), i personaggi creano un po' confusione, forse valeva la pena di segnarsi chi è amico di chi e quali problemi ha, invece non l'ho fatto e mi sono un po' persa soprattutto quando parla dei quattro uomini. 
Mio voto: 7 / 10

La gatta ha visto tutto - Dolores Hitchens


Titolo originale: The cat saw murder (1939)

Un classico, «un giallo dell’età d’oro» (Joyce Carol Oates, nell’Introduzione). Miss Rachel Murdock, un’anziana signora, è l’investigatrice dilettante, coadiuvata dal burbero tenente Mayhew. Una mattina di tranquilla routine, riceve una chiamata dalla nipote Lily. Questa le chiede di venirle in aiuto nella città dove abita, senza dire il perché. La zia parte subito. Porta con sé la gatta Samantha, felino accudito con particolare cura perché ha ereditato la fortuna della bizzarra zia Agatha. A Miss Rachel la nipote non piace troppo, la classica mela caduta lontana dall’albero, priva dell’eleganza e dell’intelligenza di famiglia. Appena arrivata viene accolta dalla nipote con vaghezze e frasi futili, la pensione in cui vive si presenta molto misera e con una atmosfera vagamente sinistra, gli altri inquilini sembrano misteriosi, se non minacciosi. Così tutto precipita senza apparente motivo. Lily viene improvvisamente uccisa, nella stessa stanza in cui anche Rachel, avvelenata e priva di coscienza, rischia di morire, sotto gli occhi della gatta. Nella scena insanguinata entra il tenente Mayhew, quanto di più lontano si possa immaginare dalla quieta raffinatezza di Rachel. La coppia così assortita non potrebbe mai raggiungere l’obiettivo senza decifrare i messaggi della gatta Samantha. «C’era qualcosa di strano... di strano e di diverso nella gatta».
Dolores Hitchens, pioniera della domestic suspense, si rivela abilissima nel trascinare il lettore nella sua trama. Una serie di novità interessanti fa risaltare il suo modo di narrare: gli indizi, tipicamente disseminati ovunque, sono mimetizzati nella agile naturalezza degli avvenimenti; due voci (dei protagonisti) fuori campo commentano i fatti ex post. Infine il colpo di genio della gatta, enigmatica testimone, che rende indimenticabile questo romanzo, il primo di una serie di dodici libri. (Goodreads)

Ero molto incuriosita da questo libro, primo perchè ha una copertina bellissima, secondo perchè adoro i gialli dove compaiono anche dei gatti. Non avevo capito che era una riedizione di un libro del 1939 e sono molto curiosa di vedere se trovo anche i successivi tradotti in italiano o meno (che l'autrice ha scritto sotto lo pseudonimo di D. B. Olsen).
Siamo di fronte ad un giallo in stile Agatha Christie o Ellery Queen, quei gialli dove bisogna riflettere e capire quali sono gli indizi che l'autore dissemina qua e là nella narrazione. Un giallo del genere "locked room" perchè i protagonisti sono quelli e necessariamente il colpevole è uno di loro.
La storia è molto carina. Lily chiama la zia Rachel (zitella che vive con un'altra sorella zitella, Jennifer) e questa, preoccupata, prende su la sua valigia e il cestino con la gatta Samantha (che ha ereditato i soldi di una terza sorella, defunta) e va nella pensione in cui abita la nipote. Un ambiente terribilmente fatiscente con una serie di inquilini poco amichevoli. Lily dapprima minimizza, ma poi è costretta a confessare alla zia di aver dei problemi, in particolare, dei debiti di gioco. Ed è anche preoccupata perchè il signor Malloy, suo compagno di gioco (e forse qualcosa di più) è sparito da qualche tempo e non si hanno sue notizie. Così una sera Lily crolla e comincia a confessare alla zia quello che è successo. Ma mentre lo fa, Rachel comincia a sentire una sonnolenza terribile e ad un certo punto si addormenta, proprio mentre Lily viene uccisa. Anche Rachel rischia di lasciarci le penne, ma ce la fa. Comincia allora ad improvvisarsi detective e a mettere insieme gli indizi (dando anche prova di una notevole agilità che non avremmo mai detto), mentre in parallelo c'è anche il tenente Mayhew che investiga.
Lettura molto gradevole, dove ovviamente il gatto ha un ruolo importante che non vi voglio dire.
Mi sono un po' incasinata nel finale e non sarei mai arrivata alla soluzione.
Piaciuto.
Mio voto: 7 e mezzo / 10

***************

Serie Rachel Murdock Mystery:

#1 La gatta ha visto tutto

Cronaca familiare - Vasco Pratolini


Titolo originale: Cronaca familiare (1947)
ENG: Family chronicle

"Questo libro non è un'opera di fantasia. È un colloquio dell'autore con suo fratello morto. L'autore, scrivendo, cercava consolazione." Inizia così l'opera più intima di Pratolini, dedicata al difficile rapporto con il fratello perduto. Orfani di madre, i due bambini vengono presto separati: Vasco resta nell'umile casa paterna, Dante cresce nella dimora del Barone dove, ribattezzato Ferruccio, vive come "in un acquario - senza sbucciature ai ginocchi, senza segreti né scoperte". Ancorati a mondi troppo distanti, divisi da rancori sempre più indicibili i fratelli restano due estranei. Finché, alla morte del Barone, Ferruccio deve lasciare il mondo dorato che lo aveva risucchiato per capriccio e l'argine che ha tenuto separati lui e Vasco crolla. Con esiti imprevedibili e drammatici. Piccolo classico che tratteggia con sofferta onestà la complessità degli affetti famigliari, il romanzo è al tempo stesso un canto all'innocenza spezzata, straordinaria prova d'autore di un maestro del Novecento. Prefazione di Clara Sereni. (goodreads). 

Non avrei mai letto questo come primo libro dell'anno (e forse neanche durante l'anno) se non fosse che è stato votato per il gruppo di lettura. Pratolini mi riporta ai tempi della scuola, e non sentivo la necessità di leggerlo. Detto questo, il libro è interessante perchè mostra uno spaccato della vita dell'epoca e una vicenda personale dell'autore che lascia varie riflessioni. Purtroppo, però, non so per quale motivo, il libro non mi ha emozionato. 
La storia è divisa in tre parti, che sono come dei racconti su una parte della vita di Vasco e suo fratello Dante/Ferruccio. Tra una parte e l'altra passano anni. 
Dalla prefazione, mi aspettavo un libro carico di astio, è un punto su cui ha calcato molto la mano, ma la verità è che questo astio così potente non c'è, a parte un pochino nella prima parte.  
Nella prima parte, Vasco e Dante sono bambini. Dante viene "adottato" (ma non è il termine giusto) dalla famiglia del maggiordomo di un barone, e subito si sviluppa un attaccamento quasi morboso della nuova famiglia verso questo bambino che ha perso la mamma a pochi mesi. Ho trovato molto assurdo che la famiglia di origine abbia lasciato che glielo portassero via. Come dice la nonna (figura meravigliosa) dove è stato cresciuto un bambino se ne possono tirare su due. Vero è che in questa famiglia, oltre a mancare la madre, è quasi inesistente anche il padre. Dante viene allevato dal maggiordomo, che decide anche di cambiargli nome in Ferruccio perchè Dante era troppo da campagnolo. Quello che era sembrato a tutti una gran fortuna, non si rivelerà tale, perchè Ferruccio viene cresciuto in un mondo ovattato e silenzioso, senza alcun strumento per far fronte alla vita fuori dalla villa. 
In questa prima parte, Vasco e la nonna vanno spesso a fare visita a Ferruccio, ma i bambini hanno poco da dirsi. Vasco in questa fase prova un po' di astio per il fratello, perchè tutti in paese sostengono (spettegolando) che la madre sia morta di parto e, quindi, per colpa di Ferruccio (mentre è morta di spagnola) e quindi anche lui fa suoi questi pettegolezzi che sente. L'unica cosa che lo rende orgoglioso è che Ferruccio non ha gli occhi di mamma come ha lui.
Vasco e Ferruccio si rincontrano più grandi per caso in una sala biliardo. Ferruccio ha abbandonato gli studi, mentre Vasco ha studiato da autodidatta. La distanza tra loro si colma in pochi istanti, nasce subito una spontanea amicizia e si chiamano fratelli.  Vasco è stato costretto a mettere la nonna in ospizio. Quando nel giorno di Pasqua decidono di uscire a pranzo con lei, lei è la persona più felice di questo mondo perchè ha entrambi i suoi nipoti con sè. C'è il racconto di come vive la nonna nell'ospizio, una specie di caserma nella quale ottenere un vaso da notte è un privilegio.
Poi Vasco si ammala, deve passare anni in sanatorio. Quando si ritrovano, Ferruccio è caduto in disgrazia, prova a vivere di espedienti, ma non ha gli strumenti per affrontare una vita simile. Si innamora di Enzina, ma si vergogna ad andare in giro con lei perchè c'è una grande differenza di altezza. Lei pensa di non essere amata e si lasciano. Ferruccio rimpiangerà per sempre questa ragazza, anche se poi ne sposa un'altra e ha pure una figlia.
Nella terza parte c'è tutta la malattia di Ferruccio (andato a Roma da suo fratello), una malattia che i medici non capiscono come curare e lo usano anche molto come cavia. Vasco è sempre con lui. In un attimo di lucidità, Ferruccio si convince che se torna a Firenze dalla moglie guarirà. Vasco non lo accompagna in ambulanza perchè non vuole ricordarlo morto, come è successo con la madre. 
Il libro, per le tematiche che affronta, avrebbe dovuto arrivarmi al cuore invece non ci riesce. Lo stile narrativo è piuttosto asciutto, neutrale, non cerca di suscitare lacrime. Tuttavia è anche molto appesantito da un linguaggio pieno di passati remoti e di termini desueti. Ne riconosco il valore ma non riesce ad emozionarmi. Non saprei spiegare il perchè.  
Mio voto: 7 / 10