domenica 20 agosto 2023

La locanda del Gatto nero - Seishi Yokomizo


Titolo originale: 黒猫亭事件 Kuronekotei jiken (1947)

È la mezzanotte del 20 marzo 1952. Un ufficiale di polizia attraversa in bicicletta i sobborghi della periferia di Tokyo. Nei pressi della locanda del Gatto nero, da poco chiusa, nota un monaco che scava nel cortile di un tempio adiacente. Incuriosito, lo spia dal recinto esterno e dal terreno vede emergere il cadavere di una donna dal volto completamente sfigurato. Di lei non si sa niente. È nuda e con una parrucca, e le analisi rivelano che la causa della morte è una ferita alla testa provocata da un corpo contundente. Nella fossa è stata rinvenuta anche la carcassa di un gatto nero. La polizia indaga tra i vecchi gestori della locanda, facendo affiorare uno scenario ricco di sorprese. L'ex proprietario, la moglie, una ballerina e un imprenditore, amanti dei due coniugi: tra di loro forse c'è il colpevole, ma anche la vittima, la cui identità è del tutto ignota. L'intervento di Kindaichi Kōsuke, che si interessa al caso, potrebbe essere fondamentale.
Questo nuovo episodio è un caso di omicidio «senza volto» che presenta altresì il tema della doppia personalità, un interesse di Yokomizo che nasce dai suoi influssi letterari occidentali, da Edgar Allan Poe a Oscar Wilde a Robert Louis Stevenson.
Il romanzo, pubblicato nel dicembre del 1947 su rivista, attrasse da subito l'attenzione del pubblico, confermando il successo del giovane Yokomizo nel nuovo panorama letterario noir giapponese. (goodreads)

Yokomizo Seishi è stato l'autore che ha portato in Giappone il giallo di stampo occidentale. Ho letto che l'investigatore Kindaichi in patria è famoso quanto lo è Maigret in Europa.
Secondo quanto scrive all'inizio dl libro, l'autore ha ricevuto direttamente da Kindaichi gli appunti di un caso che ha seguito, e li dà a lui affinchè ne scriva un romanzo.
Lo stile narrativo è molto gradevole; il libro si legge bene. La storia è un po' come nei libri di Agatha Christie, chi legge non ha proprio tutti gli indizi, quindi fa fatica a capire esattamente cosa è successo, anche se per qualche dettaglio ci va vicino.
Kindaichi compare verso la fine, quando i poliziotti non sanno come venirne a capo e lui risolve il caso. Qui si tratta di un caso di scambio di identità, ma quale sia l'identità scambiata viene reso decisamente contorto, confondendo un po' chi legge. In effetti, la soluzione del caso poteva essere reso in modo meno caotico, perchè tutta la storia stava reggendo bene ed era gradevole. Una bella scoperta comunque.
Mio voto: 7 / 10

Fiori per Algernon - Daniel Keyes


Titolo originale: Flowers for Algernon (1966)

Algernon è un topo, ma non è un topo qualunque. Con un'audace operazione, uno scienziato ha triplicato il suo QI, rendendolo forse più intelligente di alcuni esseri umani. Di certo più di Charlie Gordon che, fino all'età di trentadue anni, ha vissuto nella dolorosa consapevolezza di non essere molto... sveglio. Ma cosa succede quando quella stessa operazione viene effettuata su Charlie? Il diario di un uomo che "voleva soltanto essere come gli altri", un romanzo definito dal New York Times "magistrale e profondamente toccante..." e vincitore del Premio Nebula 1966. (Goodreads)

"Fiori per Algernon" è la storia di Charlie, un uomo ritardato che ha un enorme desiderio di diventare intelligente. Ad un certo punto gli viene proposto di tentare una operazione che potrebbe esaudire il suo desiderio ma che fino a quel momento è stata testata solo sui topi. E in effetti, dopo pochi giorni dall'intervento, Charlie comincia a diventare intelligente. Comincia a scrivere bene, comincia a sostenere conversazioni importanti, comincia a leggere testi universitari. Ma comincia anche ad accorgersi di cose che prima non capiva e a provare sentimenti mai provati, ad esempio rendersi conto che la gente non ride con lui ma ride di lui, che chi lo ha sempre visto come uno stupido diventa sospettoso nei suoi confronti. Rabbia, delusione, compassione, tutte cose che non sapeva esistessero. E di giorno in giorno le sue capacità intellettive diventano tali da essere più istruito degli stessi scienziati che lo stavano curando, facendolo pure diventare arrogante e guardare gli altri dall'alto in basso.
Ma poi succede una cosa: Algernon, il topo con cui lo avevano confrontato ad inizio programma, comincia ad avere dei comportamenti strani. Algernon comincia a non trovare più l'uscita del suo labirinto, si arrabbia, comincia a cercare soluzioni andando per tentativi. Charlie capisce che, pur sapendo che l'esperimento poteva essere temporaneo, davvero anche lui comincia a regredire con una velocità esponenziale rispetto a quella di crescita che ha avuto.
Il libro è scritto in prima persona da Charlie, e in pratica sono i suoi rapporti di aggiornamento dei suoi progressi. All'inizio il linguaggio è decisamente sgrammaticato, poi dopo l'intervento, a poco a poco comincia a scrivere correttamente e poi comincia a scrivere anche in maniera piuttosto forbita, fino a regredire nuovamente.
Libro decisamente interessante e inquietante. Purtroppo c'è tanto di vero in queste pagine, a cominciare dal compatire e deridere le persone più fragili, soprattuto se non se ne accorgono. Charlie ha sempre desiderato essere intelligente nella speranza di avere amici, ma nel momento in cui diventa intelligente quelli che credeva amici cominciano a dubitare di lui.
Nel suo processo evolutivo, Charlie ricorda episodi vissuti da bambino, che aveva dimenticato. Episodi pieni di dolore soprattutto per ciò che riguarda la madre, che non ha mai accettato di avere un figlio "non normale" e fa di tutto per farlo sembrare al pari degli altri. Poi, con l'arrivo della sorellina, e rendendosi conto che ha generato una bambina sana, comincia a provare paura nei confronti di Charlie e anche vergogna, al punto da costringere il marito a portarlo in una clinica per ragazzi con difficoltà. Molto triste.
Bel libro che fa riflettere su tante cose.
Mio voto: 8 / 10

Il patto dell'acqua - Abraham Verghese


Titolo originale: The covenant of water (2023) 

Ha dodici anni e al mattino andrà sposa.
Lei e la madre sono sdraiate sullo stuoino, «Il giorno piú triste nella vita di una ragazza è il giorno del matrimonio» dice la madre. «Poi, se Dio vuole, le cose migliorano». Dopo la morte del padre, lo zio le ha trovato un buon partito. Un vedovo con un figlio di due anni. Come lei, appartiene a una famiglia di cristiani.
Perché sia disposto a prendere in moglie una ragazzina senza dote non è dato sapere, ma si mormora che la famiglia sia afflitta da una strana in ogni generazione almeno una persona muore affogata. E, nel Kerala, l’acqua è ovunque. Lí, il monsone nutre non soltanto la terra, ma anche il corpo e l’anima, creando una particolare alleanza con la terra, con Dio, con la vita. E chi non rispetta questo patto con l’acqua, che collega tutti nel tempo e nello spazio, è perduto.
La giovane sposa viene accolta con affetto nella nuova famiglia e, nell’arco della sua lunga e straordinaria vita, non soltanto conoscerà la gioia di un grande amore e il dolore di infinite perdite, ma sarà testimone di cambiamenti epocali, attraverso i suoi occhi e quelli dei suoi discendenti.
Il patto dell’acqua è l’evocazione luminosa di un’India d’altri tempi e della sua trasformazione politica e culturale. Una lettera d’amore al potere dell’arte e della letteratura. Un inno al progresso della civiltà e nella comprensione dell’animo umano. Un romanzo di potenza straordinaria. (goodreads)

Molto lungo. Non è un libro che ho letto tutto d'un fiato. Ho dovuto creare delle pause tra qualche capitolo e i successivi. Solo nelle ultime pagine non riuscivo a staccarmi dal libro. Le ultime cento pagine (circa) sono veramente intense, alcune molto toccanti e commoventi. Si chiude il cerchio di tutta la storia della famiglia, che parte nel 1900 col matrimonio combinato tra Mariamma (che verrà poi conosciuta come Grande Ammachi e diventerà la stimata capostipite della famiglia) e un vedovo con un bambino piccolo.
Le vicende familiari si svolgono seguendo una serie di tragedie che li colpisce, e che vengono definite come "il morbo". Cosa sia esattamente questo "Morbo" lo si scoprirà nell'ultima parte della narrazione, quando Mariamma, nipote omonima di Grande Ammachi, diventerà medico e consacrerà il suo studio a scoprire cosa sia questo morbo (riuscendoci).
Ma il libro ha tanto altro dentro. C'è tutta la storia dell'India del novecento, dalla sottomissione agli inglesi all'indipendenza. C'è un paese dilaniato dalle guerre e dalla lebbra.
I membri della famiglia di Grande Ammachi sono di fede cristiana, della comunità di San Tommaso. Dio è ovunque in queste pagine. E' nel cieco affidarsi alla sua volontà, è nelle richieste di aiuto, è nei segni che le persone credono di vedere.
La storia alterna due personaggi principali: Grande Ammachi e Digby, e per una buona metà del libro mi sono chiesta come e quando le loro vicende si collegheranno. Ci vorrà un po' in effetti.
Molto dettagliate sono le descrizioni, soprattutto quelle mediche. Si capisce che l'autore è medico perchè in queste parti è veramente meticoloso e prolisso (anche troppo).
Il libro è molto bello, ma ammetto che ho faticato un po'. La storia si amplia a davvero tanti personaggi e di molti credo di ricordare davvero poco. Nella parte centrale ho dovuto interrompere spesso la lettura perchè non scorreva. Diciamo che riprende brio dalla nascita di Mariamma, per poi arrivare ad un grande finale. Però se avesse tagliato un centinaio buono di pagine (non fondamentali al racconto) non sarebbe stato male.
Molto bella la descrizione di cosa sia "il patto dell'acqua".

"L'acqua del canale scorre, le impregna l'orlo del sari, indifferente alla sua angoscia, alla sua nuova consapevolezza. E' imperturbabile quest'acqua che collega i canali, acqua che sta nel fiume più in là, e nelle paludi, nei mari e negli oceani - un unico corpo di acqua.
E' la stessa acqua che scorreva oltre casa Thetanatt, dove sua madre ha imparato a nuotare; la stessa che ha portato qui Rune per fargli recuperare un lazzaretto abbandonato, e che ha portato Philipose perchè salvasse un bambino morente, con le mani accoppiate a quelle di Digby; la stessa che ha trascinato via Elsie a morire per poi restituirla, rinata, nelle braccia dell'uomo che l'ha amata più della sua vita (...)
E adesso la figlia è qui, in piedi nell'acqua che li connette tutti nel tempo e nello spazio, come ha sempre fatto. L'acqua in cui è entrata pochi minuti fa è fluita lontano, eppure è ancora lì, passato, presente e futuro inesorabilmente allacciati, come tempo fatto persona. E' il patto dell'acqua: sono tutti collegati dai loro atti, quelli commessi e quelli omessi, senza che possano sfuggirvi, e nessuno è solo."

Se dovessi giudicare solo le prime duecento (circa eh) pagine del libro e le ultime cento, potrei dargli un 8,5 o anche 9. Ma non posso dimenticare che la parte centrale è stata molto pesante e a tratti noiosa.
Mio voto: 7 e mezzo / 10

domenica 13 agosto 2023

Rombo - Esther Kinsky


Titolo originale: Rombo (2022)

«In seguito, tutti avrebbero parlato del suono. Del “rombo”. Con cui cominciò.» Tra maggio e settembre 1976 due violente scosse di terremoto colpiscono il Friuli, squarciando drammaticamente il paesaggio e l’esistenza di chi lo abita. A rievocare quei giorni sono sette sopravvissuti, sette abitanti di un villaggio della Val Resia, nell’estremo nord-est della regione. Uomini e donne all’epoca già adulti o ancora bambini di cui ricostruiamo via via le vite immergendoci nella realtà quotidiana dell’arcaica comunità montana di origini slave cui loro appartengono, con la sua peculiare identità linguistica e culturale, le sue usanze e leggende, il suo retaggio storico-politico di zona di confine. Dai loro racconti, accomunati dall’esperienza della paura e della perdita, emergono un profondo senso della precarietà umana e della fatalità così come il bisogno e il dovere del ricordo, per quanto doloroso e labile. Alle voci umane si combinano, come in controcanto, le voci della natura, attraverso una descrizione precisa e vivida del mondo vegetale e animale della regione, dai fiori agli uccelli – i soli esseri viventi immuni dal terremoto – fino alla composizione e alla storia delle rocce. Così la memoria dell’uomo, che cerca di ricostruire le cose e che va modellandosi e stratificandosi nel tempo, sembra confrontarsi con la memoria geologica. Con una prosa poetica raffinatissima Esther Kinsky compone un affascinante mosaico narrativo in cui i colori della pietra carsica si intrecciano alle grandi domande sull’uomo, un romanzo sui segni che imprimiamo nel paesaggio nel tentativo di comprendere il mondo, su ciò che passa e perisce per sempre e ciò che rimane e sopravvive, sottoposto a incessante mutamento, in natura come nella memoria. (goodreads)

Provo dei sentimenti contrastanti per questo libro, che affronta un argomento di cui ho solo sentito vagamente parlare.
Ho trovato terribilmente pesanti le parti in cui parla del paesaggio. Pesanti come scrittura, troppe descrizioni minuziose, troppi paroloni, ho dei libri di geografia che sono più accattivanti; più volte mi stavano annoiando e più volte mi sono detta che se continuava così per tutto il libro non ci arrivavo in fondo.
Mi sono invece piaciute molto le parti in cui dà voce ai personaggi. Testimonianze brevi, ricordi sparsi di come era prima, durante e dopo il terremoto. Un modo di scrivere semplice, toccante.
Mi lasciano perplessa invece le descrizioni di piante, animali, leggende che intervallano le testimonianze. Alcune sono interessanti, ma nell'insieme sono un po' tante. Quando poi comincia ad inserire le fotografie (ritrovate?) e la storia delle tecniche fotografiche, mi è parso che si allargasse un po' troppo. 
Ho trovato molte somiglianze con il terremoto dell'Emilia Romagna del 2012. La paura che ti rimane dentro. La (relativa) "certezza" che avendo già fatto una scossa forte non ne può venire una seconda, invece anche in Friuli ne sono venute due, una prima a maggio e una seconda a settembre che ha raso al suolo ciò che non era crollato prima e lesionato ciò che era stato ricostruito. La voglia di scappare dalla valle e la voglia di voler rimanere nonostante tutto, due sentimenti contrastanti che cozzano tra loro. Ci sono stati segnali premonitori? Chi può dirlo... A posteriori viene da ripensare al fatto che gli animali erano particolarmente nervosi quel giorno di maggio, ma poi non lo erano quando c'è stata la scossa di settembre... 
Sinceramente non lo rileggerei due volte, ho fatto una grande fatica ad arrivare alla fine, ed è un problema di linguaggio. Nelle parti descrittive del paesaggio ad un certo punto ho cominciato a saltare da paragrafo a paragrafo. 
Mio voto: 7 / 10

Lincoln highway - Amor Towles


Titolo originale: The Lincoln Highway (2021)

In un giorno di giugno del 1954, Emmett Watson torna a casa. Il direttore della prigione, un uomo dalle buone intenzioni, con una fotografia di Franklin Delano Roosevelt appesa dietro la scrivania, lo ha accompagnato in macchina.
Un viaggio di tre ore, dal Kansas al Nebraska, da Salina a Morgen. Dopo più di un anno trascorso a scontare una pena che pesa soprattutto sul suo cuore, Emmett non vede l’ora di impacchettare le sue cose e quelle di Billy, il fratello di otto anni, e filarsela in Texas con la Studebaker azzurra del ’48 che lo aspetta nel fienile. Sua madre è andata via da un pezzo, suo padre è morto, e quel che resta della fattoria, con i suoi infissi storti, i campi abbandonati, il tetto imbarcato, è ormai una faccenda degli strozzini della banca. Per rifarsi una vita non resta che il Texas, dove costruiscono e ristrutturano case a più non posso.
Il problema, però, è che Billy ha appreso come andare alla ventura dalla sua bibbia personale, Il compendio degli eroi, degli avventurieri e degli altri intrepidi viaggiatori del professor Abacus Abernathe, e ha perciò concepito tutt’altra meta: prendere la Lincoln Highway, la prima strada a percorrere l’America da una parte all’altra, e procedere in direzione di San Francisco, per arrivare giusto il quattro di luglio, il giorno di un grande spettacolo di fuochi d’artificio in cui è misteriosamente certo di incontrare sua madre.
Il problema è anche che il direttore della prigione non ha trasportato soltanto Emmett da Salina a Morgen. Nascosti nel bagagliaio dell’auto, come abili contorsionisti, altri due ragazzi ospiti del carcere minorile di Salina sono giunti a Morgen: Duchessa, che ha appreso tutto dalla strada e dal «capriccioso dito del fato», e Woolly, che ha sempre bisogno di qualcosa per tenere a bada il mondo. E la loro intenzione è salire a bordo della Studebaker azzurra di Emmett e prendere la direzione opposta, verso New York, dove andare alla ricerca di ben centocinquantamila dollari.
Nel giugno del 1954, Emmett, Billy, Duchessa e Woolly, animati dalla «feroce necessità» della gioventú, vanno cosí all’assalto dei «fuochi cupi del tramonto» e del «cielo eterno e insensibile» del paesaggio americano, come recitano i magnifici versi di Willa Cather posti in esergo a questo libro, salutato, al suo apparire negli Stati Uniti, come una ulteriore versione del grande romanzo americano e dei suoi eterni temi: il viaggio e l’avventura, la colpa e la redenzione, il riscatto e la speranza. (goodreads)

L'impressione a caldo è stata che questo romanzo mi ha fatto pensare al classico  romanzo americano che si allarga molto.
La storia parte con Emmett che ritorna a casa, giusto per scoprire che il padre, appena deceduto, ha lasciato una marea di debiti e un'ipoteca sulla casa. Oltre a ciò, l'uscita di prigione di Emmett non è ben vista dai familiari del ragazzo che ha (incidentalmente) ucciso. E quindi ti aspetti che sia la storia di Emmett quella che si andrà a sviluppare, come d'altronde lascia intendere anche la trama. Invece non è così, perchè due compagni di riformatorio di Emmett sono riusciti a sgattaiolare via intrufolandosi nell'auto del direttore che ha portato Emmett a casa, e quindi Emmett si trova a dover ospitare anche Woolly e Duchessa.
Le storie che si sviluppano, quindi, sono quattro: Emmett, Billy (suo fratellino di otto anni), Woolly e Duchessa. Di ognuno di loro vengono raccontate le storie e le motivazioni per cui sono finiti in riformatorio. E si aggiungono le storie di alcuni personaggi secondari e loro collegati: Sally (che si è occupata di Billy in assenza di Emmett), Ulisses, il professor Abernathy, il pastore John, Fitz, il padre di Duchessa, la sorella di Woolly, sorella Agnes, Townhouse (altro collega di riformatorio, nero). E altri. La narrazione si allarga molto.
Oltretutto, non ho capito perchè la storia di Duchessa e di Sally è raccontata da loro in prima persona, mentre tutte le altre in terza persona.
Il libro sembra un enorme conto alla rovescia, infatti è diviso in dieci parti (che partono dal dieci e arrivano all'uno), ognuna delle quali è divisa tra alcuni dei personaggi.
Nel libro, e nella storia di Billy in particolare, è centrale questo libro (inventato) del professor Abacus Abernathy, che parla di eroi, da Napoleone a Ulisse, e così via. Billy lo ha già letto 25 volte ed è una delle cose a cui tiene di più, tanto che se lo porta ovunque. 
Billy è il personaggio che mi è piaciuto di più: un bambino sveglio e di grande cuore, che fa amicizia facilmente e aiuta disinteressatamente le persone che incontra.
Molto subdolo l'atteggiamento di Duchessa, finito in riformatorio senza colpa, ma che quando esce sa pareggiare i suoi conti in modo abbastanza truce, oltre però ad avere degli atteggiamenti di grande affetto nei confronti di Woolly e di sua sorella.
La lettura è stata molto scorrevole, piacevole. I personaggi tutto sommato sono ben caratterizzati. Però sono davvero tante le cose raccontate, forse potevano bastare le storie dei 4 ragazzi, tralasciandone altre, anche perchè spesso nel capitolo successivo riprende la stessa storia narrata da un personaggio diverso nel capitolo precedente (in pratica le racconta due volte da due punti di vista).
Ho trovato un po' prolisse alcune descrizioni. 
Mio voto: 7 e mezzo / 10

venerdì 11 agosto 2023

Addio a Michela Murgia

10 agosto 2023.
E' morta all'età di 51 anni la scrittrice Michela Murgia.
Nata a Cabras nel 1972, Michela Murgia ha esordito con "Il mondo deve sapere" (2006), romanzo tragicomico sul mondo dei call center, che ha ispirato l'opera teatrale omonima e il film Tutta la vita davanti (2008).
A maggio aveva rivelato, in un'intervista al Corriere della Sera, di soffrire di un cancro ai reni al quarto stadio, con metastasi “già nei polmoni, nelle ossa, e al cervello”. Da quel momento, Michela Murgia ha raccontato pubblicamente i suoi ultimi mesi di vita.
La sua vita privata ha attirato l'attenzione dei media e dell'opinione pubblica dapprima con l'annuncio della malattia, e la breve prospettiva di vita, e in seguito con le seconde nozze (col regista Lorenzo Terenzi) “in articulo mortis” per garantire alla sua famiglia “allargata” quello che la “legge non garantisce”: pur non credendo nel valore del matrimonio, la decisione fu un “atto politico”.
Legatissima alle sue radici, nel 2008 pubblica per Einaudi "Viaggio in Sardegna", una guida letteraria ai luoghi meno noti dell'isola. Due anni più tardi esce, sempre per Einaudi, "Accabadora", romanzo che intreccia nell'isola degli anni Cinquanta i temi dell'eutanasia e dell'adozione: con questo vince prima il Premio Dessìe poi il SuperMondello e il Campiello.
Prima di dedicarsi alla scrittura (e al teatro, altra sua passione), Murgia ha svolto numerosi lavori: è stata insegnante di religione nelle scuole, venditrice di multiproprietà, operatrice fiscale, dirigente amministrativa in una centrale termoelettrica e portiera notturna.
Di formazione cattolica, Michela Murgia è stata animatrice nell’Azione Cattolica come referente regionale del settore giovani.
Tra le sue opere, anche, Ave Mary (2011), Chirù (2015), Istruzioni per diventare fascisti (2018), Stai zitta (2021), Noi siamo tempesta (2019) e God Save the queer. Catechismo femminista (2022).
Nel suo ultimo libro, "Tre ciotole – Rituali per un anno di crisi" aveva raccontato, attraverso una serie di racconti legati tra loro, i periodi difficili che ognuno affronta nella vita.
Saranno diversi gli scritti di Michela Murgia che verranno pubblicati postumi. Sempre sul sito del quotidiano si legge che l’autrice ha deciso di lasciare la casa ai suoi figli d’anima Raphael Luis, Francesco Leone, Riccardo Turrisi e Alessandro Giammei. Quest’ultimo si occuperà della curatela dei suoi scritti.