mercoledì 29 aprile 2020

w…w…w…wednesdays #151


"w…w…w…wednesdays" è una rubrica con la quale posso aggiornarvi sulle mie letture attuali, passate e prossime.  

Non è detto che gli aggiornamenti siano settimanali, perché non sempre leggo un libro in una settimana eh eh…
Ovviamente, se vi va, sono ben accetti i vostri interventi per condividere con me le vostre letture ;-)

Partecipare è facile, basta rispondere a queste domande:
1) cosa stai leggendo?
2) cosa hai appena finito di leggere?
3) quale pensi sarà la tua prossima lettura? 

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Le mie risposte (151^ puntata - mercoledì 29 aprile 2020)

1) cosa stai leggendo?
- jazz - toni morrison

3) quale pensi sarà la tua prossima lettura?  
- orgoglio e pregiudizio bookclub - Georgia Hill
- uno studio in rosso - conan doyle

domenica 26 aprile 2020

L'iguana - Anna Maria Ortese


Titolo originale: L'iguana - 1965

«A tutti i lettori che desiderano qualcosa di inaudito, che li porti di colpo oltre i confini della realtà; a tutti i lettori appassionati, annoiati, sazi, entusiasti, drammatici, frivoli, passeggeri, costanti – consiglio questo bellissimo libro, uno dei pochi destinati a onorare la letteratura italiana del dopoguerra. È stato pubblicato venti anni fa; ma sembra che nessuno l’abbia mai comprato, nessuno l’abbia mai letto. È come la principessa della fiaba, la cui bellezza si nasconde dietro gli stracci e la cenere. Soltanto alcuni happy few hanno alzato il velo grigio, hanno scosso con la mano la cenere, e sostengono che è un capolavoro» (Pietro Citati). Quando il giovane milanese Aleardo, di famiglia ricca, nobile e illuminata, decide di approdare con il suo yacht nella sperduta isola di Ocaña, al largo del Portogallo, non sa quale inusitata avventura, e quale incontro fatale, lo attendano. Fino a quel momento, egli è «il compratore di isole», sempre incerto su quale comprare, perché Aleardo è sì facoltoso, ma anche rispettoso della generale dignità del creato e non vorrebbe turbarlo con indiscrete iniziative. Come giocando, un suo amico editore lo aveva sfidato a fornirgli un manoscritto capace di risvegliare i lettori intorpiditi per eccesso di offerte: e precisamente «le confessioni di un qualche pazzo, magari innamorato di una iguana». Appunto l’iguana attende Aleardo nell’isola di Ocaña, sotto forma di una «bestiola verdissima e alta quanto un bambino, dall’apparente aspetto di una lucertola gigante, ma vestita da donna, con una sottanina scura, un corsetto bianco, palesemente lacero e antico, e un grembialetto fatto di vari colori». Quell’iguana, come la prima materia dei testi alchemici, è ciò che di più vecchio e insieme ciò che di più giovane si possa trovare nella sostanza del mondo, è la natura stessa nel suo perenne invito alla «fraternità con l’orrore». Intorno a questa principessa-servetta e al suo principe illuministico e bisognoso di iniziazione la Ortese ha intessuto una perfetta favola romantica, genere fra i più ardui, che già aveva tentato vari grandi scrittori di lingua tedesca, da Novalis a Hofmannsthal, mentre in Italia non sembra aver attirato nessuno, forse anche per la profonda estraneità della nostra letteratura alla vena fosforeggiante del romantico. L’Iguana fu pubblicato per la prima volta nel 1965, incontrando una generale incomprensione. Oggi sappiamo che questo romanzo, nella sua impeccabile commistione di incanto e ironia, è destinato a rimanere un approdo felice per chiunque ami la letteratura. (https://www.adelphi.it/)

Don Carlo Ludovico Aleardo di Grees, dei Duchi di Estremadura-Aleardi, e conte di Milano, detto "Daddo", sui trent'anni, orfano di padre, ha una madre che smania affinchè lui ampli i possedimenti della famiglia. Ma lui da qualche tempo aveva "nel sangue un’allegria cristiana, che lo faceva indifferente, in fondo, a tutti gli averi, come se il senso delle cose fosse un altro." Conduceva una vita molto semplice, quasi da certosino, tutto il giorno in studio a disegnare case, mentre, la sera, sua unica distrazione era vedersi con Boro Adelchi, un giovane editore della nouvelle vague, ambiziosissimo e a cui il Daddo passava continuamente, di nascosto della madre, fior di denari. E fu proprio l’Adelchi, una di quelle sere di aprile, che getta il seme dell’avventura che viene narrata.
L'Adelchi, si lamenta che le cose vanno male in editoria e dice che ci vorrebbe qualcosa di straordinario. Il Daddo, che deve mettersi in viaggio per conto della madre, pensa che al di là di Gibilterra ci potrebbe esse qualcosa di utile.
Al largo del Portogallo, trova questa piccola isoletta, al punto che non è nemmeno segnata sulle carte.
Gli unici abitanti del luogo sono don Ilario Jimenez dei Marchesi di Segovia, conte di Guzman, e i fratelli, Hipolito e Felipe Avaredo-Guzman, figli di una prima moglie asturiana del defunto marchese. A servizio di questi personaggi c'è una figura che dapprima il Daddo scambia per una vecchia, finchè invece si rende conto che si tratta di "una bestiola verdissima e alta quanto un bambino, dall’apparente aspetto di una lucertola gigante, ma vestita da donna, con una sottanina scura, un corsetto bianco, palesemente lacero e antico, e un grembialetto fatto di vari colori, giacché era la somma evidente di tutti i cenci della famiglia."

Quando la bibliotecaria del mio gruppo di lettura, visto il perdurare del divieto di riunione, mi ha suggerito di provare a parlare di un audiolibro, tra quelli disponibili gratuitamente sul sito rai, le ho suggerito questo. La mia scelta è stata dettata da due semplici fattori. Il primo: che il libro fosse "corto", non oltre le duecento pagine, perchè non era detto che a tutti andasse a genio questo esperimento. Il secondo: che non si trattasse di un libro di quelli già noti e rinoti. Ho letto poche recensioni e ne parlavano come di un gioiellino non capito all'epoca della sua pubblicazione. Abbiamo provato. A mio parere, è molto più facile seguirlo come audiolibro piuttosto che leggerlo, soprattutto perchè nell'edizione gratuita su ray play, la lettrice Monica Demuru è veramente molto espressiva e piacevole da ascoltare.
L'atmosfera del romanzo mi ha ricordato un po' un mix tra "cuore di tenebra", "cent'anni di solitudine" e "i promessi sposi" (quest'ultimo soprattutto per il linguaggio). 
Il linguaggio non è facile, è sicuramente datato, un po' manzoniano, però tutto sommato si segue abbastanza bene. 
Ho fatto un po' fatica a seguire i cambiamenti di personalità di Ilario/Mendes (anzi, sul Mendes proprio mi sono persa, perchè anche lui non spiega come mai fa questa associazione e non capisco se in pratica lo paragona a qualcuno di davvero esistito o meno). 
Dietro all'iguana ho pensato che si celasse una metafora, una persona che per caratteristiche di fragilità fisica o psicologica fosse facilmente soggiogabile.
Il Daddo è un ragazzo fuori dagli stereotipi del periodo storico in cui vive, dove tutti i milanesi sono a caccia di territori, sono interessati solo al denaro. Lui ha in sè un profondo spirito di carità cristiana, nel suo significato più alto del termine, non gli interessano i soldi, non gli interessa il potere, è affascinato dalle anime deboli e sente di dover fare di tutto per dar loro una mano. Il conte muore "cortesemente" come era vissuto. A Milano la sua morte passa quasi inosservata, un trafiletto sul giornale, anche la sua stessa madre e il suo amico Adelchi non ne sono particolarmente toccati. A Ocana invece, i due fratelli Guzman trovano lo stimolo di mettersi a studiare perchè pensano che il conte sia immortale e un giorno potranno scrivergli una lettera.
Un altro punto che ho capito poco è il processo. Il processo è un momento molto delirante, credo sia principalmente un processo a Dio o forse all'assenza di Dio che ha portato il male a vincere sulle creature deboli.

"Non vi è, infatti, orrore che, essendovi nati dentro, e avendone, per così dire, bevuto il latte, non si trasformi col tempo in abitudine e rassegnata indifferenza, cioè a dire in una sorta di degradata felicità, e tuttavia ancora felicità.- sappi, Lettore, che solo costui, che dapprima non era considerato il Male, e dopo fu indicato come il Male medesimo, solo costui sa cos’è il freddo mortale del Male. Si dice che l’Inferno sia calore, un calderone di pece, a probabilmente milioni di gradi sopra lo zero, ma in realtà il segno dell’Inferno è nel meno, invece che nel più, è in un freddo, Lettore, davvero assai orribile. Non solo vi è freddo, ma anche solitudine: nessuno ti parla più, e tu non riesci a parlare con alcuno. La tua bocca è murata. Questo è l’Inferno."

"Vi è qualcosa che ignoriamo, che non vogliamo sapere, vi è qualcuno, nascosto, che c’impedisce di guardare... Vi è un inganno a danno di persone deboli... Vi è, nella nostra educazione, qualche errore di base, che costa strazio a molti, e ciò io intendo colpire - «Capire! In base a che cosa, Daddo? Lascia che le Costellazioni trascinino il Corpo Santo! Dio è morto! è morto! è morto!». Queste parole, seguite da uno scoppio improvviso di pianto, e quindi da un selvaggio suonare di campane, non sapevi se a osanna o a morto, lasciarono indifferente il conte. Egli era mutato, in quanto sentiva che, nella vita, il lato terribile era proprio la compassione, in quanto così il male velava i suoi crimini, il bene lasciava luogo a profonda debolezza. Egli non aveva più altro scopo, nella nube ch’era stata la sua vita, se non il risorgimento di Dio, la sua liberazione dal sepolcro, e la restaurazione del Diritto."

"Sentì che il suo viaggiare era stato immobilità, e ora, nella immobilità, cominciava il vero viaggiare. Sentì poi che questi viaggi sono sogni, e le iguane ammonimenti. Che non ci sono iguane, ma solo travestimenti, ideati dall’uomo allo scopo di opprimere il suo simile e mantenuti da una terribile società. Questa società egli aveva espresso, ma ora ne usciva. Di ciò era contento." 

Sicuramente c'è anche una grossa critica di fondo alla società milanese da parte dell'autrice.
E' un libro sicuramente impegnativo e va letto o ascoltato con molta concentrazione. Però, alla fine, non mi è affatto dispiaciuto.
Mio voto: 7 / 10

sabato 25 aprile 2020

Jane e lo spirito del male - Stephanie Barron


Titolo originale: Jane and the Genius of the Place (1999)

Canterbury, 1805. Nell'aristocratica cittadina, gremita di tutta la migliore società inglese in occasione delle annuali corse di cavalli, l'atmosfera si presta agli scandali. Eppure, neanche Jane è preparata alla drammaticità degli eventi di cui sta per essere involontaria spettatrice. Una nobildonna francese di straordinaria bellezza, nota per i suoi costumi sfacciati, viene trovata morta, orrendamente strangolata. Lo scalpore e lo shock lasciano presto spazio alle accuse e gli occhi di tutti puntano su un uomo, un mascalzone che non aveva fatto mistero della sua attrazione per la vittima. Ma Jane, come sempre, non ama fermarsi alle apparenze e decide di approfondire le indagini per conto suo, portando presto alla luce una serie di indizi per lo meno insoliti, che puntano tutti nella stessa direzione. Intanto, le forze di Napoleone si stanno avvicinando alle coste del Kent, minacciando l'incolumità della popolazione. Tuttavia, Jane non è disposta ad abbandonare il caso per mettersi in salvo in terre più sicure, anche se la sua sete di giustizia potrebbe costarle il prezzo più alto: la sua stessa vita. (www.libreriauniversitaria.it)

Questa quarta avventura di Jane Austen mi ha un po' annoiato. L'inizio è interessante, l'ambientazione delle corse di cavalli intrigante, ma quando cominciano le macchinazioni politiche tra Napoleone (chiamato "il Mostro"), gli inglesi e mezza europa mi sono un po' persa.
La cosa carina è che qui si trovano ad investigare in quattro: Jane, i suoi fratelli Ned ed Henry, e la moglie di Ned, Lizzy. Ned è colui che è, effettivamente, investito della figura di giudice di pace. 
Ci sono tanti personaggi che ruotano attorno alla defunta Mrs. Grey che mi sono un po' persa.
Non so, senza voler svelare troppo della trama, posso dire che, semplicemente, non mi ha preso molto.
Oltretutto, vorrei capire perchè il titolo è stato tradotto in "Jane e lo spirito del male" quando averlo tradotto in "Jane e lo spirito del luogo" avrebbe avuto più senso con la storia.
Mio voto: 6 / 10


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Le indagini di Jane Austen:
1. Jane e la disgrazia di Lady Scargrave  
2. Jane e il mistero del reverendo
3. Jane e il segreto del medaglione 
4. Jane e lo spirito del male

giovedì 16 aprile 2020

Addio a Luis Sepulveda

16 aprile 2020
Lo scrittore che ci ha messo di fronte alle grandezze e miserie della storia del Novecento, che ha scelto la letteratura per ''dar voce a chi non ha voce''.
L'uomo dalle formidabili passioni, l'autore bestseller che si sentiva "cittadino prima che scrittore". Luis Sepulveda è morto oggi 16 aprile a Oviedo.E' stato proprio il Coronavirus, a portarsi via l'autore de 'Il vecchio che leggeva romanzi d'amore', pubblicato in Italia nel 1993, con cui aveva conquistato la scena internazionale, e di 'Storia di una gabbianella e di un gatto che le insegnò a volare', diventata un film d'animazione per la regia Enzo D'Alo', che lo ha consacrato come scrittore non solo per un pubblico adulto ma per tutte le età.
Combattente, arrestato due volte e condannato all'esilio durante la dittatura di Pinochet, nemico del neoliberismo, ecologista convinto, Sepulveda, che aveva riottenuto la cittadinanza cilena nel 2017, ha lottato contro l'invisibile nemico fino all'ultimo all'Ospedale Universitario di Oviedo, nelle Asturie dove viveva dal 1996, a Gijon, con la moglie Carmen Yáñez, poetessa cilena e grande amore di una vita.
Lo scorso ottobre aveva compiuto 70 anni festeggiati a Milano in un evento organizzato dalla sua casa editrice italiana, Guanda.
Innamorato dell'Italia dove le sue opere hanno superato complessivamente gli otto milioni di copie e dove lettori e fan lo hanno sempre ricambiato con incontri affollatissimi da un pubblico di ogni età, vincitore del Premio Hemingway per la Letteratura, del Premio Chiara alla carriera e insignito di una Laurea Honoris Causa in Lettere dall'Università di Urbino, era nato a Ovalle, in Cile, il 4 ottobre del 1949. (ANSA).


Che dispiacere questa notizia. Sapevo che era ricoverato per il corona virus, ma speravo sinceramente che non finisse così.
Ho letto "la gabbianella e il gatto" tanti tanti anni fa, in spiaggia, in puglia. Ricordo bene tutta la situazione, anche che cominciai a piangere prima di finire il libro!.
R.I.P. Luis

lunedì 13 aprile 2020

Tanti piccoli fuochi - Celeste Ng


Titolo originale: Little fires everywhere - 2017

1998, Shaker Heights, Cleveland, Ohio. Una comunità fondata su un insediamento Shaker e popolata da una maggioranza di benintenzionati democratici e abbienti, seguaci, anche se non proprio rigorosi, delle drastiche regole di vita stabilite dai loro predecessori. E due protagoniste diversissime: Mrs Richardson, quattro figli, perfezionista, impegnata in attività benefiche, ricca, che incarna la filosofia Shaker; Mia, madre single che ha scelto una vita itinerante fatta di lavori saltuari per dedicare tutto il tempo libero alla fotografia artistica, al momento occupata come domestica in casa Richardson in cambio di un piccolo alloggio. All’inizio troviamo Mrs Richardson in strada, davanti alle rovine fumanti della sua bellissima casa. Qualcuno ha appiccato un piccolo fuoco in ciascuna delle sue stanze perfette. Il dito della signora punta subito su Izzy, la più piccola dei suoi figli, una pecora nera appena adolescente, ora in fuga per chissà dove. Anche Mia ha una figlia adolescente, Pearl, che ha fatto amicizia con i ragazzi Richardson, si trova benissimo a Shaker Heights e convince la madre a metter fine al vagabondaggio… Allora come mai quella che dovrebbe essere una svolta decisiva nella vita delle due donne diventa invece un problema, e non solo per loro? Accade quando una vecchia amica di Elena Richardson adotta una neonata abbandonata da una giovanissima cinese. La madre, clandestina, si pente presto del suo gesto, reclama la piccola, e nasce una battaglia per la custodia che divide l’intera città, con Elena e Mia su due fronti opposti. Nella mente della democratica Mrs Richardson scatta il sospetto che Mia nasconda un passato torbido, ma la sua indagine ossessiva avrà un costo altissimo per tutti. Lo stile fluido di Celeste Ng viene paragonato dalla critica americana a quello di Elena Ferrante, e la trama è tipica del romanzo popolare: segreti, agnizioni, rivelazioni sorprendenti. E sullo sfondo controversi, attualissimi, problemi sociali: immigrazione, povertà, razza, adozioni, e diffusa ipocrisia, non solo istituzionale. (www.ibs.it)

Da un po' di tempo avevo questo libro in lista d'attesa e alla fine l'ho letto perchè secondo il sito "goodreads" sembrava rientrasse bene nella categoria "a book with a great first line" della popsugar reading challenge. Anche se, lo ammetto, ho letto libri con incipit migliori...

"A Shaker Heights non si parlava d'altro quell'estate: di come Isabelle, la figlia minore dei Richardson, avesse perso definitivamente la testa e dato fuoco alla casa. Per tutta la primavera i pettegolezzi si erano concentrati sulla piccola Mirabelle Mc Collough - o May Ling Chow, per quelli schierati dall'altra parte - ma almeno adesso c'era qualcosa di nuovo e sensazionale di cui discutere."

Il libro parte un po' lento e comincia dalla fine. L'immagine della casa che brucia, che troviamo nella prima pagina, è la conclusione della storia, che si svilupperà nelle successive pagine. Quindi all'inizio sono rimasta un po' spaesata perchè mi vengono citati personaggi e situazioni che ancora non conosco.
Con l'evolversi della storia però, il ritmo della narrazione è davvero incalzante. La storia è intrigante, non ha buchi narrativi, è perfettamente chiara alla fine. La scrittura è fluida, si legge bene, si segue bene e si vorrebbe leggerlo tutto d'un fiato. Sono tanti gli argomenti che tratta e tutti affrontati con delicatezza ma anche profondità. Abbiamo la famiglia benestante e numerosa, e abbiamo una madre single che trascina la figlia in giro per l'America. Due realtà talmente diverse ma affascinanti l'una per l'altra, soprattutto per i figli, alcuni dei quali vorrebbero "scambiarsi" di famiglia. La piccola Izzy è incompresa dai suoi, e trova una seconda madre nella tenerezza di Mia, mentre la figlia di Mia, Pearl, si trova completamente a suo agio nei ritmi rilassati della famiglia Richardson.

"Per un genitore, un figlio non è solo una persona: un figlio è un luogo, una specie di Narnia, uno spazio vasto ed eterno dove il presente che stai vivendo, il passato che ricordi e il futuro che attendi con ansia coesistono nello stesso istante. Ti basta guardare tuo figlio per capirlo: sul suo viso si sovrappongono il neonato che è stato, il bambino che è diventato e l’adulto in cui si trasformerà, e si vedono tutti simultaneamente, come un’immagine tridimensionale. Una cosa da far girare la testa. È un luogo in cui trovare rifugio, a patto di sapere come entrarci. E ogni volta che lo lasci, ogni volta che tuo figlio esce dal tuo campo visivo, hai paura di non potervi più fare ritorno."

Un altro grosso argomento è la maternità. Abbiamo una madre con quattro figli, una madre single, una ragazza che non se la sente di diventare madre, una madre che vuole disperatamente un figlio ma non può averlo ed una madre che è pentita di aver dato via il suo. Storie che si intrecciano l'una con l'altra e che sono cariche di dolore. Storie che danno il via ad una forsennata ricerca da parte di Mrs. Richardson nel passato di Mia, per scoprire cosa nasconde.

"Qualcosa ti rattristerà sempre" disse Mia sottovoce, "ma non significa che hai fatto la scelta sbagliata. E' solo una cosa con cui devi convivere"

"Le persone meritano quasi sempre un'altra possibilità. Tutti noi ogni tanto facciamo cose di cui ci pentiamo. Bisogna solo imparare a conviverci"

"«Come un incendio prativo. Ne ho visto uno anni fa, mentre eravamo in Nebraska. Sembra la fine del mondo. La terra è bruciata e nera e tutto il verde è sparito. Ma dopo un incendio il terreno diventa più ricco, e possono crescere cose nuove». Scostò appena Izzy, le asciugò la guancia con un dito e le lisciò i capelli un’ultima volta. «Anche le persone sono fatte così, sai? Ricominciano da capo. Trovano un modo»."

Mia è un personaggio con una estrema sensibilità, al punto che capisce come trattare Izzy e renderla meno astiosa di quello che è. Ma allo stesso tempo è da lei che parte la rivendicazione di Mirabelle/May Ling da parte della madre che l'ha abbandonata, scatenando la vendetta di Mrs. Richardson che è legata come una sorella alla donna a cui la bambina era stata affidata. Conosceremo il passato di Mia e saremo testimoni del tanto dolore che troppe persone sono, o sono state, costrette ad affrontare.
Non voglio svelare troppe cose perchè è bellissimo scoprirle un po' alla volta. A proposito, a mio parere, l'accostamento con Elena Ferrante non ci sta proprio. L'amica geniale mi ha molto deluso; questo libro invece mi ha proprio preso.
Un'ultima considerazione sul finale... Il finale viene lasciato aperto e da un lato mi piacerebbe vedere come vanno a finire le cose, ma dall'altro, è molto bello anche così.
Mio voto: 9 / 10

martedì 7 aprile 2020

Ultime della notte - Petros Markaris


Titolo originale: Nυχτερινό δελτίο - (Nychterinà deltío) -  1995
Titolo inglese: The late-night news

Il commissario Kostas Charitos legge solo dizionari. Lotta quotidianamente contro i bancomat. E' sposato, la figlia se ne è andata di casa e per la moglie la televisione è l'unica consolazione. Odia i giornalisti, soprattutto la bella Ghianna Karaghiorghi, che si fa beffe di lui a ogni conferenza stampa. E vive ad Atene, una metropoli sospesa tra Oriente e Occidente, passato e presente, così simile e così diversa da una grande città italiana. Una metropoli che è teatro di una serie di delitti sanguinosi, in cui si incrociano immigrati clandestini ed ex spie dell'Europa dell'Est, trafficanti d'organi e cronisti troppo curiosi. E Charitos deve dire addio alla sua pigra routine. ''Ultime della notte'', pubblicato con grande successo in Grecia, Francia e Germania, segna la nascita di un personaggio indimenticabile, un poliziotto cinico e umano, scontroso e disarmato, alla ricerca di una verità nascosta in un mondo sempre più inafferrabile. (Giunti.it)

E' il secondo libro che leggo di Markaris ed ero incredibilmente curiosa di partire dalla prima storia di Charitos. Che dire.. mi è piaciuto molto. Pare che questo commissario venga paragonato a Montalbano, io ammetto di non aver letto nulla su Montalbano, ma Charitos mi piace molto come personaggio.  E' lui che racconta i fatti in prima persona.
In questo libro partiamo subito con l'omicidio di una coppia di albanesi, liquidato abbastanza in fretta perchè a nessuno interessa molto degli albanesi. Ma quando a morire è una famosissima (e rampante) giornalista televisiva greca, che stava indagando su alcune vicende particolari, e poco dopo di lei una sua collega (quella a cui la vittima ha chiesto di proseguire le indagini) allora Charitos comincia a sommare le cose e con gli appunti della giornalista si troverà infilato in un traffico di bambini, trapianti e clandestini.
Il ritmo della storia è molto buono. Ho avuto un po' di perplessità quando entrano in scena anche i trasporti frigoriferi e come si ricollegano le cose. Trama molto intrigante, ammetto che l'ho letto abbastanza tutto d'un fiato.
Il segreto della giornalista l'avevo capito da subito. Mentre è furbacchione il commissario che tiene per sè l'indizio fondamentale: la persona della foto che lui può vedere e noi no. Senza quella è difficile capire chi è l'assassino. E ammetto che ho provato un gran dispiacere perchè mi stava simpatico.
Charitos sa anche manifestare grande bontà d'animo nel tutelare sia il capro espiatorio braccato dai giornalisti, sia la sorella di Ghianna.
Ripeto, mi piace molto questo commissario. Credo che proseguirò presto la serie. Lettura molto piacevole.
Mio voto: 8 / 10


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Serie Kostas Charitos:
1. Ultime della notte, (1995) 
2. Difesa a zona (1998) 
3. Si è suicidato il Che (2003) 
4. La lunga estate calda del Commissario Charitos (2007) 
5. La balia (2008) 
6. Io e Kostas Charitos (2010) 
7. Prestiti scaduti (2011) 
8. L'esattore (2012) 
9. Resa dei conti (2013) 
10. Titoli di coda: Un nuovo caso per il Commissario Kostas Charitos (2015) 
11. L'assassinio di un immortale. Dalle rotte dei migranti alle indagini del commissario Charitos (2016) 
12. Il prezzo dei soldi (2017) 
13. L'università del crimine (2017) 
14. Il tempo dell’ipocrisia (2019)

sabato 4 aprile 2020

Gita al faro - Virginia Woolf


Titolo originale: To the lighthouse - 1927

In una sera del settembre del 1914, la famiglia Ramsay, in vacanza in una delle isole Ebridi, decide di fare l'indomani una gita al faro con alcuni amici. Per James, il figlio più piccolo, quel luogo è una meta di sogno, piena di significati e di misteri. La gita viene però rimandata per il maltempo.Passano dieci anni, la casa va in rovina, molti membri della famiglia sono morti. I Ramsey sopravvissuti riescono a fare la gita al faro, mentre una delle antiche ospiti finisce un quadro iniziato dieci anni prima. Passato e presente si intrecciano, il tempo assume un diverso significato. (www.anobii.com)

Avevo letto questo libro secoli fa, forse per la scuola o qualcosa di simile. Non ricordavo praticamente nulla e l'ho voluto rileggere. Devo ammettere che è stata una lettura impegnativa.
Leggevo che questo è probabilmente il libro più autobiografico di Virginia Woolf, una sorta di elaborazione del lutto per la morte della madre. La figura della signora Ramsey, in effetti, è quella centrale a tutto il romanzo. Una donna remissiva, attiva, dedita agli altri. Ha sempre una parola buona per tutti, è la persona che incoraggia e non che abbatte. In contrapposizione ad un marito freddo, che non esprime i propri sentimenti, che non ha tatto per i sentimenti altrui, per esempio quando stronca sul nascere la speranza del piccolo James di andare al faro. La signora Ramsey è presente anche quando è assente. Anni dopo la sua morte, nello stesso posto, Lily Briscoe non riesce a fare a meno di pensare a lei, prima con un certo astio nei suoi confronti, e solo quando riesce in qualche modo ad accettarla, solo allora riesce a completare quel quadro che era rimasto in sospeso da tutto quel tempo.
Il romanzo è diviso in tre parti. Nella prima c'è questa riunione di persone, e sono diversi i flussi di pensieri che si accavallano gli uni agli altri. In alcuni punti è faticoso capire chi sta parlando, bisogna entrare un po' nel meccanismo e rimanere concentrati. La seconda parte l'ho trovata un po' delirante, e ho l'impressione che sia stata scritta solo per dire che il tempo è passato e la custode della casa si trova a doverla sistemare in breve tempo dopo che è stata abbandonata per anni. E' la parte che mi è piaciuta meno perchè, appunto, piena di immagini troppo caotiche. Nella terza parte si alternano i pensieri di Lily in giardino e la barca su cui si trovano Ramsey e i figli. Lily principalmente sfoga il suo rancore, diciamo così, nei confronti della signora Ramsey, cerca di capirla, di capire perchè ci tiene tanto a far sposare tutti quelli che ha intorno, a cosa ci trova nella vita matrimoniale. Non ho capito se Lily pensa che il signor Ramsey voglia mettersi con lei, questo è un punto che mi è rimasto ostico, ma ha poca importanza. Quello che importa è che Lily ha trovato quel qualcosa che le fa svegliare l'ispirazione per concludere finalmente il suo quadro. Una sorta di rielaborazione di se stessa per arrivare a capirsi. 

"E riposando, vagando con lo sguardo da una cosa all'altra, la vecchia domanda che traversava perpetuamente il cielo dell'animo, la domanda vasta, generale rimase sospesa, indugiò, si fece cupa su di lei. Qual è il significato della vita? Tutto lì - una domanda semplice, una domanda che, col passare degli anni, metteva con le spalle al muro. La grande rivelazione non era mai arrivata. La grande rivelazione, forse, non arrivava mai. C'erano invece piccoli miracoli quotidiani, illuminazioni, fiammiferi che s'accendevano inaspettatamente nel buio"

"Le donne sono tutte così, pensò; i loro pensieri sono incurabilmente vaghi; non era mai riuscito a spiegarsene il perchè, ma era proprio così. Era così anche lei - sua moglie. Incapaci di fissarsi chiaramente un pensiero in testa. Ma aveva fato male a prendersela con lei. Oltretutto, non era forse vero che lui trovava attraente quella stoltezza femminile? Era parte del loro fascino straordinario"

Non posso dire che questo libro mi abbia fatto impazzire. Ho fatto fatica a leggerlo in diversi punti. Ne riconosco il valore catartico per l'autrice. Sicuramente non ha una gran trama ma ha un forte potere evocativo per quanto riguarda le atmosfere.
Mio voto:  6 e mezzo / 10

mercoledì 1 aprile 2020

w…w…w…wednesdays #150


"w…w…w…wednesdays" è una rubrica con la quale posso aggiornarvi sulle mie letture attuali, passate e prossime.  

Non è detto che gli aggiornamenti siano settimanali, perché non sempre leggo un libro in una settimana eh eh…
Ovviamente, se vi va, sono ben accetti i vostri interventi per condividere con me le vostre letture ;-)

Partecipare è facile, basta rispondere a queste domande:
1) cosa stai leggendo?
2) cosa hai appena finito di leggere?
3) quale pensi sarà la tua prossima lettura? 

*******

Le mie risposte (150^ puntata - mercoledì 01 aprile 2020)

1) cosa stai leggendo?
- gita al faro - Virginia Woolf

3) quale pensi sarà la tua prossima lettura?  
- ultime della notte - Markaris

La paziente scomparsa - Liz Lawler


Titolo originale: I'll find you - 2018

Emily Jacobs è appena stata ricoverata nell'ospedale dove lavora come infermiera, per una piccola operazione. Quando si sveglia nel cuore della notte, ancora confusa dall'anestesia, fatica a capire bene cosa stia succedendo. Per un momento le sembra quasi che un medico stia cercando freneticamente di rianimare la paziente nel letto a fianco, ma la spossatezza dovuta ai medicinali ha la meglio ed Emily si riaddormenta. Al risveglio chiede spiegazioni, ma la risposta è che il letto accanto al suo è sempre stato vuoto. Una volta tornata al lavoro, Emily è decisa a non dare più peso alla cosa, ma il ritrovamento di un braccialetto riporta a galla tutte le sue inquietudini. Potrebbe essere della donna scomparsa? Più ci pensa e più si convince che i suoi colleghi nascondano un terribile segreto. Potrebbe sbagliarsi, è vero. Forse per colpa di un trauma del suo passato che rischia di influenzarla... E se invece avesse ragione? Chi altro sarebbe in pericolo? (www.anobii.com)

Trama interessante. Emily è una infermiera che si fa in quattro per aiutare gli altri, è caparbia, è preparata, è brava in quello che fa. Ma la scomparsa della sua amata sorella minore la fa uscire di testa per il dolore. Ed è questo che cercano di farle credere tutte le persone che ha intorno, che le sue capacità mentali sono troppo provate e che non c'è mai stata nessuna ragazza nella stanza con lei. Ma Emily non ci sta, non si dà per vinta, è sicura di ciò che ha visto ed andrà fino in fondo fino a scoprire cosa è esattamente successo, rischiando anche la pelle.
Leggendo il prologo mi ero un po' spaventata, temevo che fosse più horror che thriller. 
La storia è avvincente, ho letto il libro in due giorni (ammetto che questa quarantena sta aiutando molto nella lettura..), ero curiosa di vedere come si sviluppava la vicenda, perchè con una storia così è un attimo fare uno scivolone. Tasto dolente del libro: la scrittura. Non so se sia "solo" un problema di traduzione, ma il linguaggio ha bisogno di essere affinato un altro po'. Questa storia in mano ad un giallista navigato sarebbe spettacolare. E poi si sente molto che l'autrice ha fatto l'infermiera per tanti anni, perchè utilizza termini e procedure mediche un po' troppo tecniche.
Nel complesso il libro mi è piaciuto abbastanza, anche se il finale è un po' deludente e semplicistico. Ho passato tutto il libro a chiedermi cosa fosse successo a Zoe e poi ... ? 
Mio voto: 7 e mezzo / 10