lunedì 27 febbraio 2023

Cronache di un gatto viaggiatore - Hiro Arikawa


Titolo originale: 旅猫リポート (2012)
Titolo inglese: The travelling cat chronicles

Un gatto che non si fida di nessuno
Un’amicizia più forte di tutto
Un viaggio speciale attraverso il Giappone
«Ho guardato in alto verso le spighe di susuki: ancora più su, col sole alle spalle, c’era Satoru che mi ha individuato. Nell’istante stesso in cui i nostri sguardi si sono incrociati, il suo viso teso si è rilassato tutto d’un colpo. E poi anche nello sguardo si è allentata la tensione… Senza dire una parola, Satoru si è inginocchiato a terra e mi ha abbracciato stretto.»
Nana è un gatto randagio che vive di espedienti. Con la sua bizzarra coda a forma di sette, è fiero della sua indipendenza. Ma un giorno ha un incidente. A salvarlo e a prendersi cura di lui è Satoru. Nana all’inizio non si fida di lui, graffia e si ritrae. Non è abituato all’affetto degli uomini. Anche Satoru da tanto tempo non permette a qualcuno di avvicinarsi. Eppure capisce subito come far cambiare idea a Nana: un po’ di cibo, una cuccia calda, qualche coccola furtiva. E tra i due nasce un’amicizia speciale che riempie la loro vita.
Fino al giorno in cui Satoru, dopo aver perso il lavoro, deve trasferirsi e non può più occuparsi di Nana. È allora che i due decidono di fare un viaggio, su una vecchia station wagon color argento, per trovare un nuovo padrone tra le amicizie di Satoru. Tra filari di betulle bianche, peschi e canne di bambù, attraverso un Giappone pieno di colori, profumi e panorami dal fascino infinito, incontrano il migliore amico di Satoru da bambino, la prima donna che ha amato e poi perso e il suo compagno di scorribande delle medie. Ma nessuno di loro può prendersi cura di Nana. Sarà invece quest’ultimo ad arricchire le loro vite ricordando quali sono le cose importanti, quelle che regalano gioia e serenità. E quando il viaggio è quasi alla fine, il gatto e il suo padrone capiscono che non possono fare a meno l’uno dell’altro. E che, qualunque cosa accada, vogliono stare insieme. Nonostante tutto. Nonostante ci sia una verità che Satoru non ha il coraggio di dire a Nana. Eppure non ha più importanza. Perché il loro legame durerà per sempre.
Cronache di un gatto viaggiatore è un caso editoriale che dal Giappone ha raggiunto tutto il mondo. Dopo l’enorme successo in patria, l’eco di questa storia unica è arrivata alle case editrici europee e americane che hanno fatto di tutto per averlo. Un gatto che credeva di non aver bisogno di nessuno. Un ragazzo che ha scelto di stare solo per paura di soffrire. Un viaggio nella magia del Giappone per scoprire che la loro amicizia non potrà mai finire. (goodreads)

Nana è un gatto randagio che ama particolarmente stare su una macchina color argento da cui nessuno lo scaccia. Col passare dei mesi, vicino alla macchina gli vengono anche dati dei croccantini e il proprietario della macchina prova un po' ad avvicinarlo. Ma Nana non ama farsi avvicinare. Finchè una sera viene investito e una sua gamba subisce un grosso colpo. Nana riesce ad avvicinarsi alla macchina e miagolare disperatamente fino a richiamare il proprietario della macchina color argento, Satoru, che subito lo porta dal veterinario e se lo tiene in casa per la convalescenza. Ma una volta che il gatto si è ristabilito, Satoru deve decidere cosa fare perchè nel suo palazzo non sono ammessi gli animali. E allora si trasferisce in un'altra casa, e Nana si rende conto che tutto sommato gli piace avere accanto questo ragazzo. Sarà Satoru a chiamarlo Nana, perchè il gatto ha una coda ad uncino che sembra un numero sette. Oltretutto, Nana assomiglia tantissimo al precedente gatto che Satoru aveva da bambino e da cui si è dovuto allontanare quando i suoi genitori sono morti e lui è stato affidato alla zia. Nasce questa amicizia tra Satoru e nana, finchè un giorno Satoru è costretto a separarsi da lui per motivi che non ci vengono detti, e quindi ricontatta alcuni dei suoi migliori amici del passato per chiedere se possono prendere Nana con loro. Tutte le volte qualcosa andrà storto, in realtà con un minimo di gioia anche di Satoru. Ma ad un certo capiamo perchè Satoru sta facendo questo lungo viaggio. Purtroppo è gravemente ammalato e vuole assolutamente trovare una sistemazione per Nana perchè non lo vuole abbandonare. Nel viaggio lungo il Giappone, da Tokyo a Sapporo, siamo anche noi contagiati dalla bellezza dei paesaggi che attraversano. 
L'affetto che lega Nana a Satoru è troppo grande e nonostante tutto gli resterà vicino fino alla fine.
Non riesco a scrivere il commento di questo libro senza mettermi a piangere, così come ho versato tantissime lacrime durante la lettura degli ultimi due capitoli. Il libro è molto molto commovente. Un amore grandissimo tra un uomo e un gatto. reciproco. Non so se siano verosimili i pensieri che l'autrice attribuisce al gatto, alcuni affettuosi, alcuni ironici. 
Durante tutti gli incontri con le persone, scopriamo la vita di Satoru, da bambino a ragazzo, con un finale molto tenero in cui si capisce anche il legame tra lui e la zia.
Punti deboli: in alcune parti non è proprio chiaro chi parla, soprattutto quando al gatto si sovrappongono altri animali.
Un libro davvero toccante.
Mio voto: 8 / 10

Il sarto volante - Etienne Kern


Titolo originale: Les envolés (2021)

Parigi, 4 febbraio 1912. Il giorno è appena sorto, e sotto la Torre Eiffel si è radunata una piccola folla di curiosi e giornalisti. Lassù, in piedi sul parapetto, si staglia contro il cielo la sagoma di un uomo ammantato da una strana imbragatura. È Franz Reichelt, sarto di origine boema e inventore dilettante che, a dispetto degli avvertimenti di chi ha cercato di scoraggiarlo, vuole testare il suo marchingegno: una tuta-paracadute. Sul posto ci sono anche due cineoperatori, chiamati a immortalare la realizzazione di un sogno e che invece consegnano alla Storia la dolente testimonianza di una crudele disfatta. «La prima vittima del cinema» scriverà, anni dopo, François Truffaut. Come alla ricerca di un impossibile appiglio, fra ricostruzione storica e dolorose ferite personali, Étienne Kern indaga nel passato per reinventare il mondo di affetti, esuberanze e ossessioni di Reichelt. Dalla Parigi della Belle Époque a quella di oggi, tra fede nel progresso, febbre del volo e vertigine del disastro, Il sarto volante è un inno alla speranza - anche la più folle - e un atto d'amore nei confronti di chi ha fallito. (ibs.it)

Del libro mi è piaciuto che è una storia nuova, nel senso che non l'avevo mai sentita prima, e ho imparato qualcosa di nuovo. Anche se questo tipo di storie, ibride tra verità storica e fantasia, mi destabilizzano un po' perchè tendo a chiedermi se ogni singola cosa è vera o no.
Mi è piaciuto molto lo stile "a flash", piccoli episodi come pennellate, senza indugiare in troppi dettagli nè allargarsi troppo e tuttavia ha reso benissimo l'atmosfera del periodo. 
Mi sono piaciute le pagine in cui l'autore parla col sarto. Sono rimasta però un po' perplessa dalla deviazione sul suicidio dell'amica M. Non ho capito se ha voluto far un parallelismo sul suicidio, anche se il sarto non si è suicidato. Al gruppo di lettura è stato trovato un parallelismo col discorso del "cadere"; visto così effettivamente ci può stare. 
Riflessioni che mi ha lasciato. La solitudine dello straniero, che rimane sempre e comunque straniero anche dopo aver abitato anni nel posto. Succede ancora adesso, anche da noi. I soldi come motivazione per fare cose stupide. La frenesia del periodo storico, delle invenzioni, del volo. Vedere i segni dove probabilmente non ci sono (la bambina forse non gli stava dicendo di proseguire ma voleva semplicemente il suo gioco).
Esiste un filmato, facilmente visionabile anche su wikipedia, dove si vede il lancio e gli ultimi istanti di vita di Reichelt. E' impressionante pensare che stiamo davvero guardando un uomo che muore, filmato in diretta.
Mio voto: 7 / 10

giovedì 16 febbraio 2023

Le vie dell'Eden - Eshkol Nevo


Titolo originale: Gever Nichnas Ba-Pardess (2012)

Non è dato a tutti uscire indenni dalle esperienze radicali della vita in cui un evento, una passione, una confessione, una rivelazione inaspettata, ci pongono davanti a un'intensità tale da esigere la più nuda verità su noi stessi e sul nostro mondo. Quattro persone entrarono nel Pardès, nel giardino dell'Eden, è scritto nel Talmud, ma soltanto una ne uscì incolume. Le vie dell'Eden, infatti, dove maturano i frutti più preziosi della vita, sono lastricate di pericoli. Lo sa bene Omri, il musicista che, nelle prime pagine di quest'opera, deve trovare il modo di confessare l'inconfessabile. Incalzato dal proprio avvocato, affida alla pagina la terribile vicenda che lo vede coinvolto. Tutto ha avuto inizio con il necrologio di un uomo con cui ha trascorso insieme a La Paz soltanto qualche ora.
Nel trafiletto sotto la foto si dice che Ronen Amirov, turista israeliano di ventotto anni, è rimasto ucciso in un incidente sulla «Strada della Morte», in Bolivia, mentre era in luna di miele. Ma quando Omri parte per andare in visita alla famiglia di Ronen riunita per la shivah, la settimana di lutto stretto, non lo fa per onorare il defunto, bensì per rivedere Mor Amirov, la moglie di Ronen. A cercare sollievo nella confessione è anche il dottor Asher Caro, attempato primario che, d'un tratto, prova uno strano interessamento per una giovane specializzanda, Liat Ben Abu. Che il segreto gelosamente custodito dall'uomo per lunghi anni abbia qualcosa a che fare con l'impulso irrefrenabile che Liat risveglia in lui, ovvero quello di proteggerla da chiunque osi ferirla? Una coppia di lungo corso va a camminare nei frutteti ogni sabato. Si alzano presto, indossano abiti sportivi, poi salgono in macchina e guidano fino a una sbarra da cui si prosegue solo a piedi.
Quel giorno sono in buona e camminano mano nella mano senza litigare, fino a quando, a fine salita, il marito consegna il telefono alla moglie, infilandosi fra due filari di alberi. Lei lo aspetta sulla strada, ma i minuti passano e dell'uomo non si ha più nessuna traccia. Eshkol Nevo indaga dietro le maschere che vestiamo per gli altri, ma anche su quelle che indossiamo quando ci troviamo di fronte a verità troppo difficili, o pericolose, da accettare. E, come in "Tre Piani", attraverso l'intreccio di tre storie interconnesse scandaglia le ombre dell'amore e delle relazioni, della colpa e dell'innocenza. (goodreads)

ATTENZIONE: contiene spoiler

Il libro è diviso in tre racconti, non legati più di tanto, nel senso che il primo è legato al secondo perchè viene citato l'uomo che muore sulla strada della morte, il secondo è legato al terzo perchè il medico dell'ospedale è il dottor Caro del secondo racconto e c'è un musicista che è Omri del primo racconto. Ma potrebbero essere totalmente scollegati che non cambierebbe molto.
Forse, il vero filo conduttore delle tre storie, è che quando ci sono dei figli di mezzo è difficile poter fare delle scelte senza pensare a loro. (Anche se mi sento di aggiungere che a volte non si è condizionati solo dai figli)

Ho trovato inquietante la prima storia di Omri e Mor. Si sono conosciuti mentre lei era in viaggio di nozze. Omri era un passante a cui chiedono informazioni, finiscono a bersi un caffè insieme e chiacchierano. Poi Mor lo raggiunge di notte nell'ostello in cui lui dorme. Si capisce che c'è qualcosa che non va nel matrimonio di Mor, ma Mor non ha capito che suo marito soffre di depressione, oltre ad essere terribilmente geloso. Durante una pedalata su questa "via della morte" scivola con la bicicletta in un punto dove sono già morte molte persone. Scivola cercando di portarsi dietro la moglie che però riesce a non cadere. O forse lei lo spinge giù? Non ci sono testimoni. Tempo dopo, Omri legge il necrologio sul giornale, riconosce l'uomo e decide di fare visita a Mor per fare le condoglianze. Sarà una pessima idea, perchè Mor, ingenuamente o furbescamente, lo trascina in una situazione terribile in cui lui si troverà in difficoltà su cosa decidere. 
Ho trovato molto fatalistico il secondo racconto. Il dottor Asher Caro, vedovo di Niva, comincia a provare un sentimento paterno nei confronti di una giovane specializzanda, Liat. Cominciano a parlare durante le pause pranzo. Poi lei comincia a frequentare un medico sciupafemmine e Asher per provare a "salvarla" da lui le manda dei messaggi dal telefono della moglie morta, spacciandosi per una ex del medico in questione dicendole di stargli lontano. Una sera, dopo che ovviamente il medico l'ha sedotta e abbandonata (come fa con tutte), Liat si presenta a casa del dottor Caro, per portargli uno stetoscopio e poi cominciano a parlare. Lei si appisola sul divano e lui, nel metterle addosso una coperta, le sfiora inavvertitamente il seno. Lei si sveglia, lo insulta e scappa via. Il giorno dopo gli fa rapporto per molestie in ospedale. Asher comincia a domandarsi come sia successo, lui è sicurissimo di provare dei sentimenti paterni e non di desiderio nei suoi confronti. Grazie ad un capello di lei che è rimasto sul divano, ed un test del dna, Asher scoprirà il perchè di quei sentimenti paterni. Tuttavia, decide di non rivelarlo al suo avvocato ma di rintracciare la madre di lei e di rivelarle che è lui il donatore di sperma da cui è nata Liat. La madre lo intima di non dire niente alla figlia, ma quando Asher si reca in tribunale scopre che la denuncia è stata ritirata.
Nel terzo episodio, Heli e Ofer sono a spasso. Ad un certo punto lui dice di dover fare pipì e sparisce in mezzo al frutteto senza tornare indietro. Lei comincia a cercarlo ma di lui non ci sono tracce. Si uniscono alla ricerca anche dei passanti, verrà chiamata la polizia, ma non c'è Ofer. Anzi, viene sospettata proprio Heli di averlo ucciso. Il caso viene chiuso perchè nonostante le ricerche non si trova il corpo, ma Heli e soprattutto la figlia Ori continuano a cercarlo provando di trovare degli indizi nei brani che lui pubblicava su un blog. Non troveranno Ofer, ma madre e figlia si riavvicineranno molto e in seguito anche l'altro figlio, dopo essersi buttato giù da una finestra del collegio sotto l'effetto di ketamina, ritroverà un rapporto con la madre da cui si era voluto allontanare perchè la incolpava di aver fatto scappare il padre. Un giorno Heli ripercorre il sentiero che hanno fatto lei e il marito quella mattina e viene attirata da una musica, la stessa che avevano sentito anche quel giorno; segue la musica e arriva ad un rave parti di nudisti impasticcati, a cui anche lei prende parte e le viene spiegato che il marito (malato di una rara malattia autoimmune) è probabilmente morto per colpa di una pasticca e hanno dovuto portarlo via perchè quella festa non è mai esistita. Ho trovato un po' troppo delirante questo terzo episodio, e abbastanza improbabile che Ofer abbia potuto arrivare alla festa, ballare, sballarsi, stare male, essere nascosto, e che sia sparita anche tutta la gente che era alla festa, in pochi minuti mentre decine di persone gli giravano intorno...

In tutte le storie, prima del fatto scatenante, ci sono delle relazioni che sembrano a posto e invece rivelano delle crepe, un qualcosa che non va di cui si capiscono gli avvisi solo a posteriori.
Alla fine del terzo racconto viene citato l'episodio del frutteto descritto nel Talmud, frutteto in cui entrano 4 maestri ma solo uno ne uscirà vivo. Non mi è chiarissimo questo episodio, sicuramente perchè mi manca la cultura ebraica, e non riesco proprio precisamente a collegarlo al titolo nè agli episodi di cui narra nei racconti. Forse che solo con la verità si può arrivare in fondo al dolore ed uscirne vivi? 
Nevo ha una bella scrittura, il libro si legge scorrevolmente e bene. E' molto bravo nel riuscire a calarsi anche nei pensieri delle donne. La cosa intrigante è che si è portati ad arrivare alla fine per vedere come proseguono le storie, quale decisione prenderà il protagonista. Perchè se è vero che sembrano vittime, c'è anche da dire che hanno fatto anche qualcosa per ritrovarsi in quella situazione, e quindi non è netta la demarcazione tra ciò che è il bene e ciò che è il male.
Il libro è gradevole però, nel complesso, non mi ha fatto impazzire.
Mio voto: 7 / 10

mercoledì 1 febbraio 2023

Fuori i libri! Gennaio 2023

 Ho cominciato l'anno nuovo col libro per il gruppo di lettura della ex biblioteca, "Eppure cadiamo felici" di Enrico Galiano. Carino ma non mi ha fatto impazzire.

Il secondo libro che ho letto è stato "La tua assenza è tenebra" di Stefànsson. Abbastanza fastidioso il formato del libro, ma la lettura è incredibilmente poetica. Leggerò sicuramente altro di suo.

A metà mese, ho avuto la possibilità di partecipare ad un incontro online con Sara Baume, autrice di "L'occhio della montagna". Libro scorrevolissimo, interessante, ma che non mi ha convinto del tutto.

Mi sono poi buttata su un classico per bambini (anche se non sono molto convinta di questa definizione): Black Beauty di Anna Sewell. Delizioso.

Per la monthly motif challenge ho trovato "La luce del domani" di Roxanne Veletzos, a tema olocausto. 
Anche il successivo "Avevano spento anche la luna" di Ruta Sepetys, credevo fosse a tema olocausto, invece parla sì di deportazioni del popolo lituano ma non ha niente a che vedere con la loro religione. Tosto ma molto bello.

In pratica mi sono accorta che nel solo mese di gennaio ho già completato la european reading challenge... (ma proseguirò, perchè il giro d'Europa mi piace sempre molto...)

Ultimo libro del mese, letto per il gruppo di lettura online: "Herscht 07769" di László Krasznahorkai. Non c'è un punto in tutto il libro. Mi ha lasciato alcune perplessità. 

Herscht 07769 - László Krasznahorkai


Titolo originale: Herscht 07769 (2021)

Kana sembra una delle tante cittadine dimenticate della Turingia, e proprio la sua remota desolazione ha attratto un manipolo di neonazisti. Gli abitanti li guardano con timore e sospetto. Solo Florian Herscht è convinto di avere amici da entrambe le parti. È un uomo robusto, gentile, chiaroveggente in virtù della sua innocenza, che crede devotamente in Bach, ha paura dei tatuaggi, è convinto che l’universo sia condannato a perdersi nel nulla e per informare tutti della catastrofe scrive lettere in modo ossessivo, persino ad Angela Merkel, che non gli risponde mai. All’improvviso al limitare della foresta arrivano i lupi: la fine del mondo si avvicina. Modulando l’umorismo malinconico che è un tratto inconfondibile della sua straordinaria scrittura, László Krasznahorkai spiazza ancora una volta i lettori con un romanzo di terribile attualità, che parla di una piccola città ma ha il respiro universale della grande letteratura.

Faccio molta molta fatica a capire un libro simile.
Lo stile narrativo mi ha irritato. Quando mi sono resa conto che dopo diverse pagine non c'era ancora mai stato un punto di fine frase, mi è venuto male. Pensavo che almeno si fermasse a fine capitolo ma non è così. Il libro è un unico tutt'uno, senza alcun punto. Se è vero che questo stile dà l'idea della concitazione, è abbastanza fluido, scorrevole, c'è da dire che non c'è mai un punto in cui fermarsi. Banalmente, avevo difficoltà a capire dove interrompere quando volevo interrompere. Ci sono delle pseudo suddivisioni in capitoli ma del tutto fittizie, in quanto sì c'è una frase scritta in un formato più grosso e va a capo, ma in realtà il discorso prosegue autonomamente. Stile sicuramente singolare ma boh. Non so se è il suo stile usuale o se l'ha usato solo per questo libro.
Ci sono espressioni in tedesco non tradotte e che, ovviamente, non le ho capite.
La storia più o meno direi che l'ho capita. Il protagonista è questo gigante bambinone, buono e servizievole con tutti, che è stato portato via "dall'istituto" (ipotizzo un orfanotrofio) da questo personaggio che viene chiamato Boss, che gli dà una casa, un lavoro e che se lo porta dietro alle riunioni del comitato di neofascisti che guida. Questo Boss è un personaggio un po' manesco ed irascibile, ma nei fatti non è che fa molto oltre a tirare qualche scapellotto a Florian e fare delle paternali all'orchestra paesana perchè non sono in grado di suonare degnamente Bach, di cui lui è un estimatore fanatico. E' colui che va a salvare due paesani che sono stati attaccati dai lupi. E' anche il personaggio che si accolla il costo del funerale dei due "brasiliani" che gestiscono la stazione di servizio quando questa salta per aria e loro muoiono. Questo è l'episodio centrale della svolta, secondo me. Perchè tutto il paese comincia ad accusare il Boss e i suoi scagnozzi, mentre Florian, che per la prima volta in vita sua alza la voce, lo difende a spada tratta e si chiede come mai nessuno guardi alle cose buone che ha fatto. Sennonchè, poco prima di morire, il Boss gli aveva regalato un cellulare Nokia, e Florian era impazzito di gioia perchè non glielo aveva mai lasciato comprare prima, ma quando il Boss muore, Florian non sa più che farsene del telefono e, anzi, gli rimbalzano in testa le parole di quando il Boss glielo ha regalato, perchè gli dice che se qualcuno lo chiede deve dire che la sera dell'esplosione lui (Florian) aveva chiamato il Boss per ben 5 volte e quindi non era sulla scena del crimine. Florian scorre le chiamate sul cellulare, ed effettivamente quelle cinque telefonate al Boss ci sono, ma sa di sicuro di non averle fatte lui perchè ancora non aveva il telefono. Questa cosa gli ronza in testa al punto che per provare a distrarsi comincia ad usare il cellulare per fare delle foto e quando le riguarda scopre che ce ne sono altre fatte in precedenza, non da lui. C'è anche un video in cui si vede chiaramente che gli scagnozzi del Boss stanno appiccando fuoco alla stazione di servizio. Questo crea in Florian un corto circuito, non riesce a unire tutti questi elementi e la sua parte dei muscoli prende il sopravvento su quella del cervello, e comincia una caccia a tutti i fascisti, che intanto si sono separati in varie località, per ucciderli uno ad uno con la sola forza bruta. L'ultima rimasta è Karin, piccola di statura ma di cattiveria infinita, e nelle ultime pagine ha luogo lo scontro finale tra loro due.
In tutto questo, ci sono alcuni personaggi di contorno, coi loro pensieri, problemi, ecc.: il padrone di casa, la bibliotecaria, i gestori del bistrot, l'ex professore di scienze che capisce troppo tardi che Florian ha fatto sue delle teorie sulle particelle elementari ma le ha rielaborate a proprio modo ed è convinto che stia arrivando la fine del mondo e che deve avvisare la Cancelliera Angela Merkel.
E' un libro che parte allegro, molto ironico, soprattutto c'è questa convinzione di Florian di dover avvisare la Cancelliera della imminente fine del mondo, per cui le scrive lettere (assurde e incomprensibili), la va addirittura a cercare a Berlino (ma ovviamente non gliela faranno avvicinare). Poi c'è la svolta dell'esplosione e Florian ha altro a cui pensare e si trasforma in un animale selvatico. Il finale diventa teso, tragico, anche lì un po' amaramente tragico.
Nessuno in paese riesce a capire perchè tutti questi omicidi, e quando il sospettato diventa proprio Florian, c'è chi comincia a chiedersi come aveva fatto a non accorgersene e cosa sarebbe successo se avesse ucciso lui, e chi, come la signora Ringer, non riesce proprio a capacitarsene e cerca un avvocato che lo possa aiutare. Nel finale muoiono anche altre quattro persone, di morte naturale in realtà, ma uno dietro l'altro, e chi rimane ha un suo differente modo di affrontare il lutto; il marito di Jessica si dispera e smette di parlare, la signora Ringer si accorgerà di non voler assolutamente morire e rimetterà in sesto la biblioteca.
Ho anche trovato qualche punzecchiatura alle autorità come l'ente che si occupa dei lupi (incompetenti e, si scoprirà poi, con secondi fini), o i poliziotti che non sanno da che parte partire, ma anche il sindaco che concede i fondi per la biblioteca perchè è sotto periodo elettorale...
La storia nel complesso è anche interessante. Ammetto di non aver capito proprio del tutto il discorso dei lupi, se c'è dietro una qualche metafora io non l'ho capita; a meno di paragonare i lupi che sono stati accecati dall'uomo e vivono d'istinto, a Florian che ad un certo punto viene guidato e dominato dal suo istinto. E' vero che il libro non è incentrato solo su Florian ma sulla comunità del paese, ma secondo me su alcune parti poteva anche un po' tagliare (molto triste il discorso del miele ma a che pro?).
Lo stile narrativo invece è molto pesante. 
Mio voto: 7 / 10

Avevano spento anche la luna - Ruta Sepetys


Titolo originale: Between Shades of Gray (2011)

Lina ha appena compiuto quindici anni quando scopre che basta una notte, una sola, per cambiare il corso di tutta una vita. Quando arrivano quegli uomini e la costringono ad abbandonare tutto. E a ricordarle chi è, chi era, le rimangono soltanto una camicia da notte, qualche disegno e la sua innocenza. È il 14 giugno del 1941 quando la polizia sovietica irrompe con violenza in casa sua, in Lituania. Lina, figlia del rettore dell’università, è sulla lista nera, insieme a molti altri scrittori, professori, dottori e alle loro famiglie. Sono colpevoli di un solo reato, quello di esistere. Insieme alla madre e al fratellino viene ammassata con centinaia di persone su un treno e inizia un viaggio senza ritorno tra le steppe russe. Settimane di fame e di sete. Fino all’arrivo in Siberia, in un campo di lavoro dove tutto è grigio, dove regna il buio, dove il freddo uccide sussurrando. E dove non resta niente, se non la polvere della terra che i deportati sono costretti a scavare, giorno dopo giorno. (goodreads)

Drammatico libro sulla deportazione dei cittadini Lituani ad opera dei sovietici nel 1941. Qui non si tratta di ebrei, ma di persone di qualsiasi religione che per un qualche motivo vengono iscritti nella lista (spesso persone colte sospettate di essere contro il regime). Lina, sua madre e il fratellino undicenne vengono stipati su un treno merci per giorni e portati in una cooperativa di coltivazione della barbabietola. In seguito verranno caricati su un camion e portati oltre il circolo polare artico, dove la notte polare dura sei mesi, in un campo di lavoro dove tutto è grigio e il freddo attanaglia ogni momento della vita.
Non sapevo nulla di quel periodo storico della Lituania. E' stato terribile apprendere queste nozioni e tuttavia molto utile per conoscere un lato della storia che mai avevo sentito. Oltretutto, è un tema che viene poco trattato perchè anche ai sopravvissuti è stato vietato di parlarne.
I protagonisti del libro, che sono Lina e la sua famiglia, ma anche alcune delle persone che hanno conosciuto in questo terribile viaggio, si fanno forza con la speranza e con l'aiuto reciproco. La madre è una vera eroina, che si prodiga come può per aiutare chi è in difficoltà e per trovare una parola di conforto per tutti. 
Il libro si legge velocemente, nonostante quello che racconta. La scrittura è semplice e forse sono stata mossa della voglia di vedere se Lina si salvava o meno e se avrebbe rincontrato Andrius.
Terribile per quello che scrive, ma scritto molto bene.
Contesto assolutamente il titolo. La luna non viene nemmeno mai nominata, mentre le sfumature di grigio ci sono eccome, sia nel paesaggio sia metaforicamente in alcune figure (soprattutto uno dei soldati che non è così come sembra).
Ruta Sepetys è di origini lituane e ha fatto una grande lavoro di ricerca e documentazione per raccontare questa storia che non è una storia vera, ma l'insieme di una serie di testimonianze e di fatti realmente accaduti. I personaggi sono inventati (ispirati a storie vere), tranne il medico che arriva nel campo di lavoro sul finale, che è davvero esistito. 
Intenso.
Mio voto: 8 / 10

La luce del domani - Roxanne Veletzos


Titolo originale: The girl they left behind (2018)

Bucarest, gennaio 1941. Un uomo e una donna corrono tra i vicoli insieme con la figlia. Sono ebrei, sanno che presto verranno catturati e per loro sarà la fine. Tuttavia c'è un modo per dare almeno una speranza alla bambina. Un modo terribile, che lacera il cuore. Ma non hanno scelta. L'uomo e la donna abbandonano la piccola dietro un portone e scompaiono nella notte.
Natalia è stata fortunata. Condotta in orfanotrofio, è stata poi adottata da una coppia di commercianti, Despina e Anton, che l’hanno fatta subito sentire amata e l’hanno protetta durante i terribili anni del regime nazista. Tuttavia la fine della guerra ha portato l’avvento dei comunisti e, da quando la cartoleria di Anton è stata confiscata dal governo, la famiglia è in gravi difficoltà economiche. Natalia ha lasciato gli studi e si è rassegnata a una vita stretta nella morsa di un Paese oppressivo e violento. Ma tutto cambia nel momento in cui riceve una lettera dai suoi genitori naturali, miracolosamente sfuggiti al pogrom e giunti in America. Quella lettera potrebbe essere la chiave per oltrepassare la Cortina di Ferro ed essere finalmente libera. Eppure la decisione sembra impossibile: se partisse, Natalia volterebbe le spalle alle persone che l'hanno amata e cresciuta; se restasse, rinuncerebbe a un futuro pieno di opportunità...
Sullo sfondo di un Paese schiacciato tra Hitler e Stalin, questo romanzo racconta la storia di due famiglie divise eppure unite dall’amore per una bambina, entrambe pronte a lottare con coraggio e a sacrificare ogni cosa, persino la loro vita, pur di far vedere a quella bambina la luce del domani. (goodreads)

Questo libro parte da una storia vera, la storia della madre dell'autrice, abbandonata, finita in orfanotrofio e poi adottata da una coppia, Anton e Despina. Ciò che soffrono a Bucarest durante la guerra è vero. Il resto invece è inventato o, meglio, non è successo a sua madre ma è successo ad altre persone. 
Il libro è diviso in tre parti. Nella prima, una coppia di ebrei costretti a scappare, si rende conto che l'unico modo per sperare che la loro figlia abbia un futuro è abbandonarla. La bambina ha quattro anni e viene trovata dalla custode dello stabile in cui è abbandonata. Condotta in orfanotrofio, con l'intercessione di Maria, cara amica di Despina, la bambina viene adottata da lei e dal marito Anton. Lui è proprietario di una catena di negozi e sono una coppia piuttosto agiata. La guerra arriva a Bucarest, però, e sulla città cominciano i bombardamenti degli alleati. Anton vorrebbe che Despina e la bimba si trasferissero in periferia, dove la guerra ancora non è arrivata, ma lei non vuole lasciarlo. Tuttavia, dopo essere sfuggite per miracolo ad un attacco aereo, molto a malincuore Despina si decide a partire. Nel frattempo la Romania, che prima combatteva a fianco della Germania, ritorna in mano alla monarchia che ribalta la dittatura militare e si allea contro la Germania, e quindi si intensificano i bombardamenti su Bucarest. 
Natalia si ammala e Despina fa di tutto per farla tornare in città e ci riesce solo grazie ad un soldato delle SS mosso a compassione. Natalia tuttavia ha una gravissima infezione e solo grazie a Stefan, amico di famiglia, e ad una porta "che non si sarebbe dovuta aprire", riescono ad ottenere la penicillina per salvare la bambina.
Nella seconda parte siamo nel nel 1948. Natalia ha circa tredici anni. Dopo che i russi sono riusciti a sconfiggere i tedeschi, instaurano una dittatura comunista nel paese. Anton è l'unico a non essere contento del regime sovietico. In effetti, comincia una caccia ai borghesi, ai quali vengono confiscati oggetti e proprietà. Anche Anton e Despina finiscono in una casa comune, condivisa con degli sconosciuti, faticando a mangiare perchè ad Anton non viene neanche concesso di poter lavorare.
Nella terza parte, Natalia ha ventidue anni e rincontra un vecchio amico di famiglia, Victor, un ragazzo che per Anton era come un figlio e che è diventato un pezzo grosso del partito. Natalia ha sempre avuto una cotta per lui e sarà lui che riuscirà a farla partire per New York, dove incontrerà i genitori che sono miracolosamente salvi.

Allora, questo libro mi ha mostrato l'ennesimo tassello storico sull'argomento. La lettura è molto scorrevole, nonostante l'argomento carico di dolore. Le prime due parti mi sono piaciute molto. La terza, quando Natalia rivede Victor, mi è piaciuta meno. L'ho trovata un po' artefatta, ed in effetti è la parte dove, mi è parso di capire, l'autrice ha più inventato, nel senso che il racconto sui genitori biologici non è vero. A mio parere cambia proprio un po' lo stile narrativo. 
Lettura gradevole.
Mio voto: 6 e mezzo / 10

Black beauty - Anna Sewell


Titolo originale: Black beauty (1877)

"Black Beauty, Nera Bellezza, si chiama lo splendido puledro narratore e quindi protagonista di questa storia. Non è nato nella prateria, ma in una stalla, vive tra uomini e cavalli: li perde, li incontra e li ritrova. La sua è una storia fatta di quiete e pericoli, salute e malattia, fortune e sventure: ma sì, non del tutto diversa da quella di ogni essere vivente, uomini compresi." (goodreads)

Black Beauty è un cavallo, e questo libro è la sua biografia da quando è un puledrino e vive con la sua mamma a quando diventa anziano. Nel mezzo, tanti cambi di proprietario, tanti lavori diversi a cui viene destinato, tante conoscenze con altri cavalli e col diverso modo in cui vengono trattati.
Anna Sewell ha scritto un solo libro, questo, con lo scopo di mostrare come vengono trattati i cavalli e, in generale, gli animali. Niente giustifica la cattiveria che alcuni uomini usano sugli animali perchè anche gli animali hanno sentimenti e, lei si sofferma in particolare sui cavalli, se vengono trattati bene i cavalli danno il massimo per il loro padrone.
Un libro tenerissimo, a mio parere non è davvero da bambini come viene indicato perchè ha tanti riferimenti storici e collegamenti che un bambino non sa ancora fare. In questa edizione ci sono a fine capitolo delle note in cui spiegano dettagliatamente alcuni argomenti trattati (tipo cos'era il morso e come funzionava, oppure che nell'800 in Inghilterra era diffusa la piaga dell'alcolismo).
Delizioso.
Mio voto: 9 / 10