mercoledì 1 febbraio 2023

Herscht 07769 - László Krasznahorkai


Titolo originale: Herscht 07769 (2021)

Kana sembra una delle tante cittadine dimenticate della Turingia, e proprio la sua remota desolazione ha attratto un manipolo di neonazisti. Gli abitanti li guardano con timore e sospetto. Solo Florian Herscht è convinto di avere amici da entrambe le parti. È un uomo robusto, gentile, chiaroveggente in virtù della sua innocenza, che crede devotamente in Bach, ha paura dei tatuaggi, è convinto che l’universo sia condannato a perdersi nel nulla e per informare tutti della catastrofe scrive lettere in modo ossessivo, persino ad Angela Merkel, che non gli risponde mai. All’improvviso al limitare della foresta arrivano i lupi: la fine del mondo si avvicina. Modulando l’umorismo malinconico che è un tratto inconfondibile della sua straordinaria scrittura, László Krasznahorkai spiazza ancora una volta i lettori con un romanzo di terribile attualità, che parla di una piccola città ma ha il respiro universale della grande letteratura.

Faccio molta molta fatica a capire un libro simile.
Lo stile narrativo mi ha irritato. Quando mi sono resa conto che dopo diverse pagine non c'era ancora mai stato un punto di fine frase, mi è venuto male. Pensavo che almeno si fermasse a fine capitolo ma non è così. Il libro è un unico tutt'uno, senza alcun punto. Se è vero che questo stile dà l'idea della concitazione, è abbastanza fluido, scorrevole, c'è da dire che non c'è mai un punto in cui fermarsi. Banalmente, avevo difficoltà a capire dove interrompere quando volevo interrompere. Ci sono delle pseudo suddivisioni in capitoli ma del tutto fittizie, in quanto sì c'è una frase scritta in un formato più grosso e va a capo, ma in realtà il discorso prosegue autonomamente. Stile sicuramente singolare ma boh. Non so se è il suo stile usuale o se l'ha usato solo per questo libro.
Ci sono espressioni in tedesco non tradotte e che, ovviamente, non le ho capite.
La storia più o meno direi che l'ho capita. Il protagonista è questo gigante bambinone, buono e servizievole con tutti, che è stato portato via "dall'istituto" (ipotizzo un orfanotrofio) da questo personaggio che viene chiamato Boss, che gli dà una casa, un lavoro e che se lo porta dietro alle riunioni del comitato di neofascisti che guida. Questo Boss è un personaggio un po' manesco ed irascibile, ma nei fatti non è che fa molto oltre a tirare qualche scapellotto a Florian e fare delle paternali all'orchestra paesana perchè non sono in grado di suonare degnamente Bach, di cui lui è un estimatore fanatico. E' colui che va a salvare due paesani che sono stati attaccati dai lupi. E' anche il personaggio che si accolla il costo del funerale dei due "brasiliani" che gestiscono la stazione di servizio quando questa salta per aria e loro muoiono. Questo è l'episodio centrale della svolta, secondo me. Perchè tutto il paese comincia ad accusare il Boss e i suoi scagnozzi, mentre Florian, che per la prima volta in vita sua alza la voce, lo difende a spada tratta e si chiede come mai nessuno guardi alle cose buone che ha fatto. Sennonchè, poco prima di morire, il Boss gli aveva regalato un cellulare Nokia, e Florian era impazzito di gioia perchè non glielo aveva mai lasciato comprare prima, ma quando il Boss muore, Florian non sa più che farsene del telefono e, anzi, gli rimbalzano in testa le parole di quando il Boss glielo ha regalato, perchè gli dice che se qualcuno lo chiede deve dire che la sera dell'esplosione lui (Florian) aveva chiamato il Boss per ben 5 volte e quindi non era sulla scena del crimine. Florian scorre le chiamate sul cellulare, ed effettivamente quelle cinque telefonate al Boss ci sono, ma sa di sicuro di non averle fatte lui perchè ancora non aveva il telefono. Questa cosa gli ronza in testa al punto che per provare a distrarsi comincia ad usare il cellulare per fare delle foto e quando le riguarda scopre che ce ne sono altre fatte in precedenza, non da lui. C'è anche un video in cui si vede chiaramente che gli scagnozzi del Boss stanno appiccando fuoco alla stazione di servizio. Questo crea in Florian un corto circuito, non riesce a unire tutti questi elementi e la sua parte dei muscoli prende il sopravvento su quella del cervello, e comincia una caccia a tutti i fascisti, che intanto si sono separati in varie località, per ucciderli uno ad uno con la sola forza bruta. L'ultima rimasta è Karin, piccola di statura ma di cattiveria infinita, e nelle ultime pagine ha luogo lo scontro finale tra loro due.
In tutto questo, ci sono alcuni personaggi di contorno, coi loro pensieri, problemi, ecc.: il padrone di casa, la bibliotecaria, i gestori del bistrot, l'ex professore di scienze che capisce troppo tardi che Florian ha fatto sue delle teorie sulle particelle elementari ma le ha rielaborate a proprio modo ed è convinto che stia arrivando la fine del mondo e che deve avvisare la Cancelliera Angela Merkel.
E' un libro che parte allegro, molto ironico, soprattutto c'è questa convinzione di Florian di dover avvisare la Cancelliera della imminente fine del mondo, per cui le scrive lettere (assurde e incomprensibili), la va addirittura a cercare a Berlino (ma ovviamente non gliela faranno avvicinare). Poi c'è la svolta dell'esplosione e Florian ha altro a cui pensare e si trasforma in un animale selvatico. Il finale diventa teso, tragico, anche lì un po' amaramente tragico.
Nessuno in paese riesce a capire perchè tutti questi omicidi, e quando il sospettato diventa proprio Florian, c'è chi comincia a chiedersi come aveva fatto a non accorgersene e cosa sarebbe successo se avesse ucciso lui, e chi, come la signora Ringer, non riesce proprio a capacitarsene e cerca un avvocato che lo possa aiutare. Nel finale muoiono anche altre quattro persone, di morte naturale in realtà, ma uno dietro l'altro, e chi rimane ha un suo differente modo di affrontare il lutto; il marito di Jessica si dispera e smette di parlare, la signora Ringer si accorgerà di non voler assolutamente morire e rimetterà in sesto la biblioteca.
Ho anche trovato qualche punzecchiatura alle autorità come l'ente che si occupa dei lupi (incompetenti e, si scoprirà poi, con secondi fini), o i poliziotti che non sanno da che parte partire, ma anche il sindaco che concede i fondi per la biblioteca perchè è sotto periodo elettorale...
La storia nel complesso è anche interessante. Ammetto di non aver capito proprio del tutto il discorso dei lupi, se c'è dietro una qualche metafora io non l'ho capita; a meno di paragonare i lupi che sono stati accecati dall'uomo e vivono d'istinto, a Florian che ad un certo punto viene guidato e dominato dal suo istinto. E' vero che il libro non è incentrato solo su Florian ma sulla comunità del paese, ma secondo me su alcune parti poteva anche un po' tagliare (molto triste il discorso del miele ma a che pro?).
Lo stile narrativo invece è molto pesante. 
Mio voto: 7 / 10

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