sabato 13 maggio 2023

Un altro eden - Paul Harding



Titolo originale: This other eden (2023)

Dalla fine del Settecento fino al 1912, l’isola di Malaga accolse una comunità di pescatori composta da afroamericani, bianchi poveri e altre etnie che avevano trovato rifugio su quel lembo di terra nel Golfo del Maine. Nel 1912, il governatore dello Stato decretò «lo sgombero dei quarantasette residenti e la traslazione delle salme dei loro defunti». Un atto che sancí con efferata violenza la fine di quella comunità. In Un altro Eden , con la grazia della sua impeccabile scrittura, Paul Harding ritorna su quella vicenda crudele per narrare una magnifica storia «fatta di poesia e luce solare», come ha scritto il New York Times. (goodreads)

ATTENZIONE: contiene spoiler sulla trama

Il romanzo è diviso in quattro parti.

Il romanzo si apre nel 1793 con l’arrivo ad Apple Island di Benjamin Honey, nero nato in schiavitú, e di sua moglie Patience, irlandese di Galway. Benjamin Honey sbarca sull’isola con dodici sacchetti di iuta contenenti semi di diverse varietà di mele e (non con questi semi, ma con altri) riesce a creare il suo piccolo Eden: un frutteto di trentadue meli. Piú di un secolo dopo, nel 1911, una manciata di esseri umani vive sull’isola: i discendenti di Benjamin e Patience Honey: Esther Honey e suo figlio Eha, i figli di Eha; le sorelle McDermott, che passano le giornate a lavare i panni e ad accudire tre orfani; i fratelli Lark, che vivono come marito e moglie, e i loro quattro figli, che sembrano spettri; la vecchia Annie Parker e Zachary Hand to God Proverbs che vive in un albero cavo.
Vediamo, quindi, come gli abitanti comducono la loro semplice vita. Nell'isola arriva anche Matthew Diamond, missionario bianco, che ha messoin piedi una scuola per insegnare ai bambini. Il missionario sa cosa sta succedendo, cioè che le autorità vedono di cattivo occhio questa comunità un po' promiscua, e convince Eha a lasciare che suo figlio segua la vocazione artistica e si trasferisca sul continente, ospite di un suo amico di seminario, Thomas Hale. La verità taciuta è che l'isola sta per essere sgomberata e gli abitanti segregati in istituti, ma Ethan non ha tratti da nero, ha la pelle chiara, gli occhi chiari e i capelli chiari; in questo modo il missionario, che in realtà prova repulsione per i neri, è convinto di aiutare Ethan a sfuggire ad un destino terribile.
Nella seconda parte, Ethan arriva a casa del signor Hale e comincia a dipingere. Qui abita anche Bridget, una domestica di origini irlandesi, circa sua coetanea, con la quale nasce una relazione. Finchè un giorno lei scopre alcuni disegni e una foto e rimane sconvolta nel vedere che i suoi parenti sono neri. I due proseguono la relazione finchè il signor Hale non capisce cosa sta succedendo e caccia Ethan, di cui non si avranno più notizie.
Nella terza parte, le autorità decidono che Apple Island debba essere liberata dagli abitanti. Per primi vengono portati via i Lark, ma durante le operazioni succedono dei tafferugli per cui le guardie alzano i manganelli e la bambina dei Lark muore. Lo sceriffo chiede di continuare senza creare ulteriori problemi, la famiglia viene portata via.
Intanto ad apple island arriva Bridget (incinta), che sperava di trovare lì Ethan. Gli Honey decidono di smontare la loro casa e costruire una zattera per andarsene. Anche altri abitanti se ne andranno dopo di loro.
Nell'ultima parte, alcuni personaggi ingaggiati per lo scopo, sono incaricati di scavare nell'isola e disseppellire i morti degli ex abitanti per portare i resti altrove. Un lavoro che quasi tutti non riescono a portare a termine neanche dietro compenso. L'unico che non ha mai abbandonato l'isola è Zachary Hand to God Proverbs, che si rende conto che con le sue miniature incise nell'albero, non è riuscito a far capire quello che voleva dire e brucia il suo albero prima di dirigersi verso l'acqua.

Un romanzo molto interessante che ha preso spunto da una storia vera accaduta nell'isola di Malaga nel Maine.
La storia è molto triste. L'uomo bianco, seguendo le teorie razziste ed eugenetiche dell'epoca, decide di sbarazzarsi di un gruppo di persone che, è vero vive in modo molto promiscuo, ma in realtà vive la sua vita senza dare fastidio a nessuno. Chi, grazie agli incroci multi etnici, ha la pelle molto chiara, riesce a scappare dall'isola senza far sorgere dubbi sul proprio passato. Gli altri saranno costretti a soccombere. La scena in cui vanno a prendere la famiglia Lark è veramente molto triste, anche perchè la madre-sorella inciampa e il suo barcollare viene preso per un tentativo di ribellione che scatena una serie di eventi assurdi durante i quali viene uccisa la piccola Rabbit. Un momento straziante.
Molto bella la scrittura di Harding, di cui non avevo ancora letto nulla. A parte un paio di punti dove diventa eccessivamente prolisso per i miei gusti (perchè descrive minuziosamente ogni singolo oggetto presente nella stanza), la scrittura è delicata, scorrevole. Molte le citazioni e i parallelismi con la Bibbia.
Mio voto: 7 e mezzo / 10

domenica 30 aprile 2023

Fuori i libri! Aprile 2023

Aprile è stato un mese più scarso rispetto ai precedenti...

Il primo libro che ho letto è stato "L'isola degli alberi scomparsi" di Elif Shafak. Era sia tra i suggerimenti per la world challenge sia nella lista dei libri del bookclub di Reese Whiterspoon. Gran bel libro, oltretutto ambientato a Cipro, paese che mi ha sempre affascinato. 

Un bel giallo soft perchè ne ho bisogno... "Il gatto che conosceva il cardinale" di Lilian Jackson Braun. 

Per la monthly key word ho trovato "La donna che realizzava i sogni" di Phaedra Patrick. Trama intrigante, realizzazione con qualche pecca.

Ultimo libro del mese, visto che per la monthly motif volevano un libro oltre le 400 pagine, ho recuperato "La signora Potter non è esattamente Santa Claus" di Laura Fernàndez, che di pagine ne ha 576 e credo proprio che sarà il libro più lungo di quest'anno... Tante aspettative, ma sono rimasta delusa. Oltretutto, ci ho messo quindici giorni per leggerlo...


La donna che realizzava i sogni - Phaedra Patrick


Titolo originale: The Library of Lost and Found (2019)

C'è una cosa che Martha, bibliotecaria di indole affabile e generosa, non riesce a fare: dire di no. Abituata a mettere al primo posto gli altri, cerca sempre di realizzare i desideri di chi la sceglie come confidente. Eppure, da qualche tempo, questo «secondo lavoro» ha iniziato a starle stretto e ha quasi prosciugato la sua abilità di tessitrice di storie. Finché un giorno le viene recapitato un misterioso pacco; all'interno, un vecchio libro di fiabe con una dedica firmata da sua nonna Zelda. Qualcosa non quadra: la dedica risale a tre anni dopo la sua scomparsa. Potrebbe trattarsi di un errore, ma Martha non può fare a meno di pensare che qualcuno le abbia mentito sulla fine di Zelda. Forse la donna, pecora nera della famiglia, è ancora viva. Se così fosse, non aspetterebbe neanche un istante per mettersi a cercarla. Perché a quell'anziana esuberante e un po' sopra le righe deve tutto ciò che ha imparato: l'amore per la letteratura, l'arte di viaggiare con la fantasia, la capacità di stupirsi di fronte alle sorprese della vita. Senza badare troppo alla paura, Martha decide per la prima volta di pensare a sé stessa. Seguendo gli indizi nascosti tra le pagine del libro, intraprende una caccia al tesoro che la porta, tra librerie antiquarie, a scoprire un lato della nonna che non credeva esistesse. E a imbattersi in un segreto che spetta solo a lei portare alla luce. Un segreto che la aiuterà a capire chi è davvero e a scrivere il lieto fine della sua storia. Dopo il successo internazionale dell'Uomo che inseguiva i desideri, amatissimo da lettori e librai e rimasto in vetta alle classifiche mondiali per mesi, Phaedra Patrick torna a incantare con la sua penna brillante e mai scontata. La storia di Martha ci illumina sui misteri che si nascondono tra le pagine di un libro: dietro le parole c'è un mondo diverso per ognuno di noi, a cui possiamo accedere liberando l'immaginazione oltre i confini della realtà quotidiana. (ibs)

Lettura gradevole, ma... Non so, manca quel qualcosa che ti riempie di emozione, come un libro del genere potrebbe fare. La storia è carina, Martha è una specie di Cenerentola che ha dovuto lasciare il fidanzato per poter accudire i genitori anziani e malati, sacrificando sè stessa; ha una sorella capace di pensare solo a sè stessa; lavora come volontaria in una biblioteca dove ha più volte provato a fare domanda per essere assunta ma ovviamente il capo preferisce assumere ragazzine giovani; e non sa dire di no a nessuno, per cui ha la casa piena di oggetti che si è offerta di aggiustare per conto degli altri. Finchè il libro con la firma di sua nonna non le dà una ragione per scuotersi un po'.  E comincia questa caccia alle tracce della nonna finchè non scopre che davvero non è morta. In realtà, i due misteri della vicenda (perchè la nonna è stata cacciata dalla famiglia e perchè il padre è sempre stato freddo con lei) sono abbastanza indovinabili ben presto. Mi è piaciuto però vedere come, conoscenti di Martha siano in realtà molto più vicini a lei di quanto credeva.
In realtà il titolo italiano, come spesso accade, è fuorviante.
Come dicevo, mi manca qualcosa per farla diventare la storia emozionante che mi aspettavo dalla trama. Lettura gradevole ma migliorabile.
Mio voto: 7 / 10

Il gatto che conosceva il cardinale - Lilian Jackson Braun


Titolo originale: The Cat Who Knew a Cardinal (1991)

Qwill, Koko e Yum Yum vanno finalmente a stabilirsi a Pickax, amena località dove il giornalista ha ereditato un antico granaio ristrutturato. Jim Qwilleran ha intenzione di rilassarsi nella quiete della campagna. Ma la gente e gli animali di Pickax hanno altre idee. Vicini invadenti vanno a trovarlo non invitati. Un delizioso uccellino, il cardinale rosso, ogni mattina lo sveglia con il suo canto. I gatti si comportano in maniera strana, per non dire indegna. E come se questo non bastasse, pare che l'amica del cuore di Qwill, la bibliotecaria Polly, si sia innamorata di un altro uomo. Ma la cosa più drammatica è che Qwill trova un cadavere nel suo orto, tra gli alberi di mele. Nessuno, a Pickax sembra piangere la morte di Hilary VanBrok, l'odiato direttore della scuola superiore locale, un uomo solitario con la passione per tutto ciò che concerne l'estremo oriente, dalle piante agli oggetti di arredamento. Tutti, nella piccola località, avrebbero avuto un movente e Qwill teme che il caso possa venire archiviato. Ma quando un amico viene fortemente sospettato il giornalista parte lancia in resta, deciso a scagionare il presunto colpevole e a riconquistare il cuore di Polly. (goodreads)

Polly è stata invitata ad un matrimonio e Qwill si accinge a godersi la serata coi suoi coinquilini felini, quando il viale di casa sua è riempito di macchine e tutti i membri del cast del teatro irrompono a festeggiare la buona riuscita dell'Enrico VIII a casa sua. Tutto bene, se non fosse che a fine serata Qwill si accorge che una macchina non è andata via e quando va a controllare scopre che è quella del preside della scuola e lui è accasciato sul volante con una pallottola nella nuca. Nessuno in realtà piange molto questo uomo che è piuttosto tirannico e arrogante, e oltretutto nasconde anche grosse bugie dietro di sè. Qwill vuole restarne fuori, tuttavia quando viene sospettato un suo amico, comincia a frugare il naso in qua e in là. Tra una corsa di cavalli e un disastroso concorso felino, Qwill riuscirà a capire chi è il reale colpevole e anche a chiarire le cose con Polly.
Mi piace sempre leggere le avventure di Qwill e i siamesi. Forse non è la storia più lineare che ho letto finora, però alla fine tira bene le fila del discorso ed è chiaro sia chi è l'assassino sia le sue motivazioni.
I gialli della Braun sono sempre incastonati nelle vicende della cittadina di Pickax e anche in questo abbiamo tanti elementi di disturbo (come il concorso felino) ed è anche molto lungo il discorso sulle prove teatrali, anche se aiutano ad inquadrare il preside defunto. Però è anche gradevole seguire le vicende del paese.
Mio voto: 7 / 10

L'isola degli alberi scomparsi - Elif Shafak


Titolo originale: The Island of Missing Trees (2021) 

Nata e cresciuta a Londra, Ada Kazantzakis, sedici anni, non sa niente del passato dei suoi genitori. Non sa che suo padre Kostas, greco e cristiano, e sua madre Defne, turca e musulmana, negli anni Settanta erano due adolescenti in quell'isola favolosa di acque turchine e profumo di gardenie chiamata Cipro. Non sa che i due si vedevano di nascosto in una taverna di Nicosia, dalle cui travi annerite pendevano ghirlande d'aglio e peperoncini. Non sa che al centro di quella taverna, testimone dei loro incontri amorosi, svettava un albero di fico. E non sa che l'albero, con le fronde che uscivano da un buco sul tetto, era lì anche quando l'eterno conflitto dell'isola, spaccata in due lungo la «linea verde», si era fatto più sanguinoso e i due ragazzini non erano più venuti. Ora quello stesso albero, nato da una talea trafugata anni prima a Londra, cresce nel giardino dietro la casa di Ada: unico, misterioso legame con una terra dilaniata e sconosciuta, con quelle radici inesplorate che, cercando di districare un tempo lunghissimo fatto di segreti, violente separazioni e ombrosità, lei ha bisogno di trovare e toccare, per poter crescere. (goodreads) 

Una storia d'amore nata in un luogo dove non poteva nascere: a Cipro, tra un ragazzo greco-cristiano troppo sensibile e una ragazza ribelle turco-musulmana. Un amore nato di nascosto, sullo sfondo di un Paese in cui comincia la guerra civile. Vicini di casa che tutto d'un tratto diventano nemici e nazionalismi esasperati. Laddove Cipro credeva di essere europea, l'Europa la pensava diversamente, e dopo la partenza degli inglesi che avevano mantenuto la calma per anni, tutta la violenza si scatena. Siamo nel 1974. Kostas, con uno stratagemma, è costretto da sua madre, ad andare a vivere da uno zio a Londra, e non riuscirà a tornare per decenni. Defne rimane sola a Cipro, a sopravvivere a quello che succede. 
La storia si sviluppa tra il 1974, gli inizi degli anni 2000 quando Kostas ritorna a Cipro e ritrova Defne, e la fine degli anni 2010 in cui Defne muore e la loro figlia Ada comincia a chiedersi qualcosa sul passato. 
Il filo tra i tre periodi storici è molto ben congegnato. Spesso prende voce anche la pianta di fico, quella che stava all'interno della taverna a Cipro e di cui Kostas ha portato a Londra una talea. Attraverso la pianta ci vengono raccontati dettagli della storia che ha vissuto lei e che lei ha ascoltato tramite gli uccellini o gli insetti che la visitano. Nel finale capiremo anche come mai questa pianta sembra proprio essere innamorata di Kostas.  
L'autrice è stata molto brava a mescolare romanzo con avvenimenti storici senza che diventassero pesanti nella storia. Quello che è successo a Cipro rimane sempre molto sconosciuto, anche a scuola si parlava brevemente del fatto che l'isola fosse divisa in due, ma niente di che. Questo libro mi ha insegnato delle cose che non sapevo e che ho appreso con dolore ma con molto interesse.  
Molto bello anche il richiamo alle tradizioni e alle credenze popolari che ci viene fatto soprattutto con la zia Meryem. 
E' un libro che forse indugia un po' troppo su troppe cose, soprattutto quando parla la pianta e ci racconta di insetti che, alla fine, non aggiungono molto alla storia già complessa di suo. 
Quando il dolore è così radicato nel passato di una persona, si fa fatica a venirne fuori.  
Lettura molto gradevole. 
Mio voto: 8 / 10

La signora Potter non è esattamente Santa Claus - Laura Fernández


Titolo originale: La señora Potter no es exactamente Santa Claus (2021)

A Kimberly Clark Weymouth nevica sempre e fa sempre freddo. Sarebbe un trascurabile puntino sulla mappa se non fosse stato per l'eccentrica scrittrice Louise Feldman, che ha consegnato fama duratura a questa cittadina dal clima ostile scegliendola per ambientare il suo classico per ragazzi "La signora Potter non è esattamente Santa Claus". I suoi avidi lettori ne affollano le vie a caccia di emozioni: per accontentarli Randal Peltzer ha aperto un negozio di souvenir, trasformando l'ossessione per la signora Potter in un business molto redditizio. Ma cosa accadrebbe se Billy, suo figlio, stufo di un destino che non ha scelto, decidesse di chiudere e trasferirsi altrove? Kimberly Clark Weymouth riuscirebbe a smettere di essere il posto che è sempre stato per diventare qualcos'altro? Con i suoi intrecci, intrighi e dicerie, il caleidoscopio di personaggi, le bufere di neve e l'eterna atmosfera natalizia, Kimberly Clark Weymouth intrappola il lettore all'interno di un minuscolo universo dove i confini tra realtà e finzione sfumano in un ingegnoso gioco di specchi. Tra modelli in scala di città sommerse, dipinti di remoti paesaggi immaginari, quaderni che racchiudono la vita degli altri, città costruite a immagine e somiglianza di un romanzo, e una dose massiccia di umorismo, assurdità e incantesimi, "La signora Potter non è esattamente Santa Claus" mette in dubbio la natura stessa della narrazione. La scrittura rutilante di Laura Fernández ci coinvolge in una riflessione profonda e sensibile sulla creazione letteraria: rifugio dal fallimento, dalla solitudine, dalle emozioni contraddittorie che la maternità alimenta e da quelle ferite dell'infanzia che ogni adulto nasconde dentro di sé. Così, ogni capitolo si trasforma in una sorpresa e un regalo, un viaggio in un territorio magico che riconosciamo e dove vogliamo tornare, perché in fondo ci assomiglia. (ibs)

Libro del gruppo di lettura online della libreria che non ero riuscita a leggere durante le vacanze di Natale e l'ho recuperato adesso.
Grandi aspettative molto deluse. L'ho finito perchè mi completava alcune sfide ma l'ho trovato terribilmente noioso. Non ho capito cosa mi voleva dire. Non ho capito le duemila storie che si intrecciano. L'unica che mi è un po' interessata è quella di Bill, abbandonato da bambino dalla madre pittrice (con le riflessioni dolorose sul perchè l'ha abbandonato).
Lettura faticosissima anche per uno stile narrativo strano, con alcuni termini infilati tra parentesi senza senso.
Dalla trama mi aspettavo una vicenda con brio che, davvero, non ho capito. Ci sono alcuni passaggi che buttano lì delle riflessioni, ma per il resto mi è parso tutto con poco senso.
Mio voto: 6 / 10

domenica 2 aprile 2023

Fuori i libri! Marzo 2023

Primo libro del mese letto: "Grottesco" di Patrick McGrath, per il gruppo di lettura della biblioteca. Da leggere cogliendo l'ironia delle scene descritte, il grottesco. Mai titolo fu più azzeccato in effetti.

Poi ho proseguito con "Acqua rossa" di Jurica Pavicic, che mi completava diverse sfide. Un poliziesco ambientato in Croazia. Gradevole. Oltre al giallo ci spiega anche qualcosa della storia Croata.

Per la monthly key word ho trovato "La via del bosco" di Litt Woon Long. Avevo paura che fosse troppo triste, dal momento che parlava dell'elaborazione del lutto dell'autrice, ma in verità diventa praticamente un mini trattato sui funghi.

Per il gruppo della libreria, "Rumore bianco" di Don DeLillo. Non c'è un gran feeling tra me e questo autore...

Poi finalmente ho letto "Daisy Jones & the Six" di Taylor Jenkins Reid. Gran bella scoperta, mi è piaciuto molto.

Il libro del gruppo di lettura online mi è tornato comodo anche per la world challenge di marzo: "Trasparenti" di Ondjaki, ambientato in Angola.

Ultimo libro del mese, quello per il gruppo di lettura della biblioteca: "Il pastore d'Islanda" di Gunnar Gunnarsson. Molto tenero. Un gran bel personaggio, questo pastore.

Il pastore d'Islanda - Gunnar Gunnarsson


Titolo originale: Aðventa (1936)
Titolo inglese: The good shepherd

Il Natale può essere festeggiato in tanti modi, ma Benedikt ne ha uno tutto suo: ogni anno la prima domenica d’Avvento si mette in cammino per portare in salvo le pecore smarrite tra i monti, sfuggite ai raduni autunnali delle greggi. Nessuno osa sfidare il buio e il gelo dell’inverno islandese per accompagnarlo nella rischiosa missione, o meglio nessun uomo, perché Benedikt può sempre contare sull’aiuto dei suoi due amici più fedeli: il cane Leó e il montone Roccia. Comincia così il viaggio dell’inseparabile terzetto, la «santa trinità», come li chiamano in paese, attraverso l’immenso deserto bianco, contro la furia della tormenta che morde le membra e inghiotte i contorni del mondo, cancellando ogni certezza e ogni confine tra la terra e il cielo. È qui che Benedikt si sente al suo posto, tra i monti dove col tempo ha sepolto i suoi sogni insieme alla paura della morte e della vita, nella solitudine che è in realtà «la condizione stessa dell’esistenza», con il compito cui non può sottrarsi e che porta avanti fiducioso, costi quel costi, in un continuo confronto con gli elementi e con se stesso, per riconquistare un senso alla dimensione umana. Nella sua semplicità evocativa, Il pastore d’Islanda è il racconto di un’avventura che diventa parabola universale, un gioiello poetico che si interroga sui valori essenziali dell’uomo, un inno alla comunione tra tutti gli esseri viventi. Esce per la prima volta in Italia un classico della letteratura nordica che ha fatto il giro del mondo e sembra aver ispirato Hemingway per Il vecchio e il mare, considerato in Islanda il vero canto di Natale. (goodreads)

Questo è il libro che abbiamo scelto per il gruppo di lettura di aprile. Mi è piaciuta molto la figura di questo uomo (definito anziano, che ha solo 54 anni!! e sono 27 anni che va lassù) che ogni inverno decide di andare a cercare le pecore che i "legittimi" pastori hanno abbandonato sui monti. Lui non ha nessun tornaconto da questa attività, solo che è profondamente convinto che sia giusto farlo, sfidando la furia degli elementi naturali, non può abbandonare degli esseri viventi a morire di freddo o sbranati dalle volpi. E quando, purtroppo, questo succede, lui è preso da una grandissima tristezza.

"Quel viaggio era come una poesia, con rime e parole magnifiche che restavano nel sangue. E come una poesia, col tempo s'imparava a memoria e poi si sentiva il bisogno di tornare, per accertarsi che nulla fosse cambiato. E così era: tutto era ancora estraneo e inaccessibile, eppure familiare e inevitabile. Benedikt si sentì invadere da una pace assoluta"

"Non ha preoccupazioni, o meglio una sola: non riesce proprio a immaginare chi seguirà le sue tracce, dopo di lui. Ma qualcuno dovrà pur venire. Perchè non poteva essere la volontà del Creatore - quando Benedikt non ci fosse più stato - di abbandonare al proprio destino quelle povere bestie che sfuggivano ai grandi raduni autunnali e si perdevano sulle montagne. Erano solo percore, certo, ma pur sempre creature vive di carne e sangue; carne sangue e anima. Oppure no? Bisognava pensare che Roccia, Leò e Faxe non avessero un'anima? La loro fiducia innocente valeva meno della fede incostante degli uomini?"

L'uomo e gli animali sono esseri viventi, che possono vivere insieme in armonia e rispettandosi. Se non ci avessero detto che Roccia e Leò sono due animali, avremmo dato per scontato che si tratta di un gruppo di tre uomini: Roccia quello rude e affidabile, Leò quello burlone ma indispensabile nel momento del bisogno.
Ho trovato molto tenero questo racconto. Credo sia davvero un inno alla comunione tra tutti gli esseri viventi. Un inno all'aiuto reciproco. Un inno al valore della vita degli animali, che si affidano ciecamente all'uomo il quale invece fa presto ad abbandonarli.
Mio voto: 8 / 10