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domenica 21 marzo 2021

Zorba il greco - Nikos Kazantzakis



Titolo originale: Βίος και πολιτεία του Αλέξη Ζορμπά (Víos kai politeía tou Aléxi Zormpá) - 1946
Titolo inglese: Zorba the Greek

"Lo conobbi al Pireo... Parole, risate, balli, ubriacature, preoccupazioni, quiete conversazioni al tramonto, occhi sgranati che mi fissano con tenerezza e disprezzo, come se mi dessero ad ogni istante il benvenuto, come se ad ogni istante mi dicessero addio, per sempre". Zorba il greco è il romanzo di Nikos Kazantzakis da cui venne tratto il fortunato film con Anthony Quinn e Irene Papas, proposto ai lettori italiani in traduzione dal greco e in versione integrale. "Sicuramente il cuore dell'uomo è una fossa chiusa di sangue, e quando si apre corrono ad abbeverarsi e a riprendere vita tutte le inconsolabili ombre assetate... Corrono a bere il sangue del nostro cuore, perché sanno che altra risurrezione non esiste. E più avanti di tutti corre oggi Zorba con le sue grandi falcate, e scansa le altre ombre, perché sa che è per lui oggi la commemorazione. Facciamo tutto quanto è in noi perché riviva ancora per un po' questo crapulone, beone, lavoratore instancabile, donnaiolo e zingaro. L'anima più grande, il corpo più saldo, il grido più libero che abbia mai conosciuto in vita mia". (ibs.it)

Volevo leggere un libro sulla Grecia e ho optato per questo classico da cui è stato tratto un famosissimo film che, ammetto, non ho visto!
Ho letto recensioni entusiaste di questo libro e quindi mi sento un po' in imbarazzo a dire che, sinceramente, ho fatto fatica. Zorba è sicuramente un personaggio interessante, che ha vissuto tante esperienze di petto, con la semplicità di una persona che non ha studiato e che non guarda al futuro ma vuole vivere l'oggi. Contrapposto a lui c'è il suo "padrone" (che verrà sempre chiamato così per tutto il libro) un "topo di biblioteca", come l'ha definito il suo amico, e che ha comprato la miniera ma in realtà vuole completare un libro sul Buddha che sta facendo fatica a finire. Zorba vive di impulsi, il padrone vive di libri e ragione, difficile per lui lasciarsi andare.
Siamo a Creta, nel 1930. Il libro è narrato in prima persona dal padrone, alter ego dell'autore.
Zorba e lui si conoscono sull'imbarcazione diretta a Creta e Zorba si propone di lavorare per lui. La simpatia nei confronti di questo bizzarro personaggio è immediata, e Zorba ricambia lavorando alacremente alla miniera, cucinando e a volte suonando il suo salterio. I due scambiano lunghe chiacchierate sulla vita di Zorba, sulla religione, sulla Patria, sulla vita, con opinioni spesso opposte che però rafforzano la loro amicizia. Non sono molto convinta delle teorie di Zorba sulle donne, ma ci stanno col personaggio.
Il libro è sicuramente interessante. Zorba non è un personaggio completamente positivo, a mio parere, ma si fa benvolere per la sua semplicità. Tuttavia, la lettura è stata un po' pesante. Non so cosa mi aspettavo, perchè anche l'altro libro che ho letto di Kazantzakis mi ha creato difficoltà proprio nella lettura. Verso il finale poi ci sono tante scene tristi, come l'uccisione della vedova con cui tutto il paese ha il dente avvelenato perchè si è suicidato uno che era innamorato di lei, oppure la morte di Madame Hortense che non ha ancora chiuso gli occhi e già le depredano la casa e gli animali in cortile. Sinceramente, ad un certo punto l'ho proprio finito perchè volevo arrivare in fondo, ma è stata dura. Quello che mi è piaciuto è l'amicizia tra questi due uomini così diversi in tutto, amicizia che resiste agli anni e alle distanze... almeno finchè il padrone si rifiuta di andare a vedere una pietra verde...
Faticoso.
Mio voto: 7 / 10

p.s. ho considerato questo libro nella "while I was reading challenge" alla categoria "a book you've been avoiding" (un libro che stavi evitando) perchè da anni avevo una mezza idea di leggerlo ma un po' me lo sentivo che sarebbe stato piuttosto faticoso...

sabato 3 gennaio 2015

Nikos Kazantzakis - L'ultima tentazione


Gesù di Nazareth, figlio di Maria e Giuseppe (invalido a causa di un fulmine), lavora come falegname. Non è amato dalla sua gente perchè costruisce le croci con cui vengono crocifissi i presunti Messia.
Gesù ha un incubo ricorrente, un uomo dai capelli rossi (Giuda) che lo insegue e che gli ricorda che è giunta l'ora.
E' una battaglia dura quella che si combatte in Gesù, lui che vorrebbe solo avere una famiglia con la donna a cui era promesso (Maria Maddalena, che per dimenticarlo diventa una prostituta) e i segnali che Dio gli manda.
Il libro racconta la lotta di Gesù, fino al momento in cui prende piena coscienza della sua missione e comincia a predicare l'Amore. Fino al momento della crocefissione, in cui il Demonio lo tenta per un'ultima volta mostrandogli come sarebbe la sua vita se si salvasse. Ma Gesù rinuncia, compiendo la sua missione fino in fondo.

Ho fatto una sintesi molto breve, perchè la storia è nota. Kazantzakis ha specificato di non aver scritto una biografia, bensì una confessione dell'uomo che lotta. E il suo amore per Gesù traspare da ogni pagina di questo libro, pieno di descrizioni dettagliate su cosa può essere successo, di cosa possono aver provato o pensato Gesù, Maria, i discepoli, Maddalena, ecc.
La storia è molto bella e la narrazione è piacevole. Però ammetto di aver fatto una certa fatica. Un po' perchè all'inizio Gesù viene presentato come un uomo odiato anche da quelli che poi lo seguiranno. Diciamo che ho seguito la storia con un po' di scetticismo, poiché è tendenzialmente frutto dell'immaginazione dell'autore, anche se segue gli eventi narrati del Vangelo.
Non l'ho trovato un libro così scandaloso. La parte più assurda credo sia la tentazione finale, la visione che il demonio gli prospetta quando è già sulla croce, in cui dopo aver amato e vissuto con Maria Maddalena, si ritrova ad amare in contemporanea Marta e Maria, le sorelle di Lazzaro, gareggiando a chi delle due genera più figli. Mah.
Lo stesso scetticismo che mi ha accompagnato nella lettura mi accompagna a “giudicarlo”. Interessante, piacevolmente scritto, ma forse non sono riuscita a farmi coinvolgere, pur sentendo l'ardore con cui lo scrive Kazantzakis.
Mio voto: 7 e mezzo / 10.