sabato 29 giugno 2019

Il gatto che giocava all'ufficio postale - Lilian Jackson Braun


Titolo originale: The cat who played Post Office - 1987 

Jim Qwilleran eredita inaspettatamente le immense ricchezze di una vecchia signora e il suo palazzo-museo a Pickax, un paesino all’estremo nord-est degli Stati Uniti. Vi si trasferisce quindi, assieme ai due amati gatti siamesi, Koko e Yum Yum, e assume subito uno staff di eccentrici servitori. Però la scomparsa di una cameriera e subito dopo un delitto gettano una luce inquietante sulla nuova vita che lo aspetta...

Avevamo lasciato Qwill col dubbio se accettare o meno l'eredità di zia Fanny e trasferirsi in questo paesino "600 km a nord di ogni dove". Dopo un po' di titubanza, ovviamente decide di accettare.
La residenza ereditata è una specie di museo, pieno di arredi di pregio, al punto che, avendo bisogno di una governante, Qwill decide di assumere la signora Cobb, che in passato ha gestito un negozio di antiquariato e che sa quindi il valore degli oggetti che lui ha ereditato. Qwill comincia ad inserirsi nella vita di paese, finchè un giorno si sveglia in ospedale, stordito, dopo aver sfiorato un frontale con un furgone. E' stato davvero un incidente? Ovviamente no, e, grazie anche all'amico Arch Riker arrivato al suo capezzale, a poco a poco la memoria gli torna e si rende conto che qualcuno non vuole che lui vada ad indagare su una vecchia storia, successa anni prima, di una ragazza che lavorava per Fanny e che era misteriosamente scomparsa.
Per fortuna che c'è Koko, perchè altrimenti non sarebbe arrivato alla soluzione del caso e probabilmente non sarebbe nemmeno sopravvissuto al libro...
Forse, più che in altri libri, la soluzione del caso è abbastanza chiara, anche se viene fornita a Qwill su un piatto d'argento (o meglio, su una lettera). Koko che gioca a fare il postino è molto divertente. Senza di lui, Qwill non arriverebbe mai a capo degli omicidi.
Lettura tranquilla e rilassante.
Mio voto: 7 e mezzo / 10

*************************

Serie "Il gatto che...":


2) Il gatto che mangiava i mobili  
3) Il gatto che accendeva il registratore  

mercoledì 26 giugno 2019

w…w…w…wednesday #132


"w…w…w…wednesdays" è una rubrica con la quale posso aggiornarvi sulle mie letture attuali, passate e prossime.  

Non è detto che gli aggiornamenti siano settimanali, perché non sempre leggo un libro in una settimana eh eh…
Ovviamente, se vi va, sono ben accetti i vostri interventi per condividere con me le vostre letture ;-)

Partecipare è facile, basta rispondere a queste domande:
1) cosa stai leggendo?
2) cosa hai appena finito di leggere?
3) quale pensi sarà la tua prossima lettura? 

*******

Le mie risposte (132^ puntata - mercoledì 26 giugno 2019):

1) cosa stai leggendo?
-  Il gatto che giocava all'ufficio postale

3) quale pensi sarà la tua prossima lettura?
considerando anche le sfide da portare avanti, ho una piccola lista di libri che vorrei leggere a breve:
- Morituri te salutant - Danila Comastri Montanari
- Jane e lo spirito del male - Stephanie Barron
- Percy Jackson e gli dei dell'olimpo, il ladro di fulmini - Rick Riordan
- Il santuario dei delitti - C.L. Grace
- Il vecchio e il gatto - Nils Uddenberg
- Passenger - Alessandra Bracken (forse)
The Time Travelling Cat and the Roman Eagle - Julia Jarman
- Guai in paradiso - Katie Fforde

Alla fine dell'arcobaleno - Irene Pistolato


Titolo originale: Alla fine dell'arcobaleno (2016)

Per trovare il tesoro a volte bisogna seguire la strada più strana. Cayley Lewis vive e lavora a Londra, ama la confusione della città, il rumore e avere sempre tante persone attorno. La sua fedeltà al lavoro, però, le causa dei problemi nella vita sentimentale. Ma quando la soluzione alle sue beghe amorose si palesa sotto forma di un'offerta di lavoro alquanto originale, Cay tentenna: trasferirsi in un luogo desolato per fare la guardiana del faro, lei che adora stare in mezzo al caos e alla gente? Eppure a volte stravolgere tutto è la soluzione per rimettere tutto a posto. Nel lavoro, e nell'amore…
Una spassosa commedia romantica che farà farà sognare, sorridere e venire voglia di lasciare tutto per ricominciare da zero. Magari su un'isola deserta. (www.amazon.it)

Cercavo un romanzo "da spiaggia" che magari si potesse adattare alla "color coded challenge" e sono incappata in questa breve storia (sono un centinaio scarso di pagine). Mi intrigava molto la storia. Cayley lavora in un ristorante frequentato da ricconi, e tutta la sua vita è concentrata lì, al punto che anche il fidanzato ad un certo punto si stanca perchè non si vedono mai e la lascia. Tutta la sua vita gira intorno al lavoro, tempo per se stessa zero. Finchè le arriva questa strana mail in cui selezionano persone che vadano a fare il custode del faro di un'isola sperduta per un mese. E Cayley mette dentro i suoi dati così per scherzo, finchè poi non viene davvero selezionata e allora decide di partire. Ecco, qui mi aspettavo che Cayley facesse un po' di lavoro su se stessa, magari riflettendo sulla sua vita o le sue scelte. E invece poco dopo compare questo Tod, che si presenta come un personaggio piuttosto sgradevole, al punto che lei prende su e torna sulla terraferma. Ma anche sulla terraferma ritroverà Tod, con atteggiamenti completamente diversi da quelli tenuti sull'isola, e ovviamente sarà amore.
La storia di fondo è carina, molto romantica. E' divertente il modo in cui viene architettata tutta la vicenda (io credevo che il proprietario dell'isola si sarebbe innamorato di lei, almeno prima di scoprire chi è...). Tuttavia, mi è apparso molto strano che mettano su un'isola deserta un uomo e una donna che non si conoscono (e se lui fosse stato un maniaco???). E poi, lui pensava di conquistarla rubandole i biscotti al cioccolato? Mah.. diciamo che queste due cose mi hanno lasciato un po' perplessa. Sì, probabilmente il tempo che passano insieme dal faro va letto in chiave ironica, però non è che avviene così linearmente, cioè a me la parte ironica di Tod non è arrivata. Decisamente meglio dopo, quando tornano sulla terraferma entrambi e cominciano a conoscersi. Bello il discorso che fa Tod sull'arcobaleno. Lettura gradevole.
Mio voto: 7 e mezzo / 10

Sugar money - Jane Harris


Titolo originale: Sugar money (2017)

Saint-Pierre della Martinica, Antille Occidentali, 1756. Lucien e suo fratello Emile sono schiavi creoli al servizio dei Frères de la Charité. Coltivano la canna da zucchero, coi proventi della quale i frati riescono a far fronte ai debiti accumulati per mantenere in vita l’ospedale locale e prendersi cura dei malati. Un giorno padre Cléophas, un uomo dallo sguardo sfuggente e pieno di malizia, li convoca per affidare loro un delicato incarico: recarsi a Grenada e, con la scusa di dover consegnare alcune piante medicinali, ritornare in Martinica con i quarantadue schiavi rimasti sotto il dominio inglese dopo l’occupazione. Il momento è ideale per riportarli nella terra cui appartengono di diritto: il trattato di pace con gli inglesi sembra reggere e tra Grenada e la Martinica vi è libero passaggio. Riavere i quarantadue di Grenada a Saint-Pierre è, per i Frères de la Charité, essenziale. La febbre ha decimato gli uomini negli ultimi tempi e la terra da disboscare e mettere a coltura è ancora tanta, per non parlare della distilleria da avviare. Emile e Lucien conoscono Grenada, hanno entrambi servito i Frères dell’ospedale di Fort Royal e, soprattutto, Lucien parla un po’ di inglese. Padre Cléophas affida loro una procura ad agire per conto dell’ordine, un documento che, dice, garantisce il consenso degli inglesi all’espatrio degli schiavi. Ma quando sono a bordo della Daisy, l’imbarcazione che li attende per condurli a Grenada, Emile rivela la verità a Lucien: Cléophas ha mentito, la procura non ha alcun valore e quello che ci si aspetta da loro è che «rubino» gli schiavi proprio sotto al naso degli inglesi. Una missione pericolosa, se non impossibile.
Con la prosa ricca ed evocativa che l’ha resa maestra di suspense ne I Gillespie e ne Le osservazioni, Jane Harris consegna al lettore un magnifico romanzo storico, ispirato a una vicenda vera, che tiene con il fiato sospeso fino alla fine. Una storia profonda e commovente sul legame tra fratelli e sul valore della libertà. (www.anobii.com)

Libro basato su una storia vera. Molto bella l'ambientazione, non avevo ancora letto nulla ambientato in Martinica (le prime 70 pagine circa) nè a Grenada. La scrittura è piuttosto scorrevole, anche se ogni tanto compaiono dei termini in francese (o creolo?) che non sono riuscita a capire, e questa è sempre una cosa che mi dà fastidio.
La storia è narrata dal fratello minore, Lucien, in prima persona. Lucien è un ragazzino che non vede il fratello da molto tempo, e vorrebbe che lui lo considerasse un amico, un "grande", mentre Emile fa di tutto per tenerlo al sicuro, ovviamente per proteggerlo. Il rapporto tra i due  fratelli è molto bello.
Il libro ci dà una visione della schiavitù nelle isole caraibiche. Gli inglesi sono brutali al punto che gli schiavi preferirebbero tornare sotto i frati francesi, che comunque non sono stinchi di santi. Oltretutto, molti frati sono veramente poco frati, avendo figli dalle ragazze che importunano senza ritegno (gli stessi Emile e Lucien sono figli di uno dei più cattivi frati inglesi).
Non ho gradito troppo le ultime pagine, in cui sembra che il libro sia arrivato a questo fantomatico curatore, anche se in effetti completano un attimo la vicenda, che era finita piuttosto tristemente.
Ammetto che sono un po' in difficoltà a commentare questo libro, che mi è piaciuto ma non mi ha fatto impazzire come pensavo dalla trama. E' un bel libro di avventura, una storia di affetti sullo sfondo di due terre brutali con gli schiavi. Lo consiglio sicuramente perchè è interessante.  
Mio voto: 8 / 10

sabato 15 giugno 2019

Molto rumore per nulla - William Shakespeare


Titolo originale - Much ado about nothing (1599)

La vicenda è ambientata a Messina, dove il principe Pedro d'Aragona si reca in visita al governatore Leonato, che ha per figlia Ero e per nipote Beatrice. Al seguito del principe vengono anche Claudio, che si innamora di Ero e la chiede in sposa, e Benedetto, che pur fingendo distaccata e ironica indifferenza nei confronti di Beatrice in realtà nutre per lei un segreto e corrisposto sentimento d'amore. Nel frattempo il fratellastro del principe, Don Giovanni, geloso del favore di cui gode Claudio, decide di vendicarsi rovinando il suo matrimonio. Manda perciò il servo Borraccio da Ero, anche se in realtà gli si presenta la damigella di Ero, Margherita, travestita da padrona. Il dialogo amoroso tra i due viene udito dal principe e da Claudio, che il giorno delle nozze in chiesa accusa Ero di tradimento. Lei sviene e la si fa credere morta. Intanto Borraccio ubriaco svela l'inganno e arrestato confessa la verità. Claudio pentito di aver calunniato la ragazza chiede perdono a Leonato che gli propone di riparare al torto sposando una cugina di Ero. Nel lieto fine, si scoprirà che la cugina è Ero stessa sotto mentite spoglie, si sposeranno anche Beatrice e Benedetto e Don Giovanni sarà punito. (www.feltrinellieditore.it)

Ammetto che Shakespeare era un genio. Costruire una storia simile (intendo, in particolare, la storia tra Benedetto e Beatrice) intorno ad uno scherzo, è una cosa esilarante. Anche se i due soggetti in questione direi che avevano solo bisogno di una spinta per rendersi conto di quello che già provavano. Le loro schermaglie sono veramente fantastiche.
Leggere il libro in lingua originale non è stato facile, perchè è un inglese abbastanza arcaico, e infatti ad un certo punto ho ripiegato sulla versione italiana. Ammetto che davanti agli occhi avevo il film con Kenneth Branagh ed Emma Thompson, questo mi ha facilitato molto la lettura.
Che dire, sono molto affezionata a questa storia, anche se ammetto che leggendola non è sicuramente il miglior Shakespeare (a mio parere ovviamente). Senza il ricordo del film, in alcuni punti avrei fatto un po' fatica, forse perchè la vicenda è breve ed anche il suo svolgimento. Il frate che suggerisce di far credere Ero morta mi ha un po' ricordato Romeo e Giulietta...
Mio voto: 7 / 10

giovedì 13 giugno 2019

La principessa sposa - William Goldman


Titolo originale: The princess bride (1973) 

Un celebre sceneggiatore è disperatamente a caccia di una copia del romanzo chiave della propria infanzia. Quel romanzo gli aveva spalancato orizzonti impensati, rivelato uno strumento strepitoso: la lettura. Darebbe un occhio pur di trovarlo, vorrebbe regalarlo al figlio viziato e annoiato, sperando che il prodigio si ripeta. Quando ne agguanta una copia, si rende conto che molti capitoli noiosi erano stati tagliati dalla sapiente lettura ad alta voce del padre. Decide di riscriverlo. Togliere lungaggini e divagazioni. Rendere scintillante la "parte buona". La magia si realizza. Il risultato è straordinario. Si parte da una cotta clamorosa, un amore eterno tra un garzone di stalla e la sua splendida padrona, che sembra naufragare a causa di una disgrazia marittima. C'è poi il di lei fidanzamento con un principe freddo e calcolatore. Poi c'è un rapimento, un lungo inseguimento, molte sfide: il ritmo cresce, l'atmosfera si arroventa. Il trucco della riscrittura - arricchito da brillanti "fuori campo" dell'autore - l'incanto di personaggi teneri o diabolici, i dialoghi perfetti, fanno crescere il romanzo a livelli stellari. Disfide, cimenti, odio e veleni, certo. Ma anche vera passione, musica, nostalgia. (www.anobii.com) 

L'autore parte con un artificio: trova il libro che suo padre gli leggeva da piccolo e si accorge che suo padre, leggendoglielo, saltava dei pezzi perchè non erano interessanti o perchè erano troppo pesanti. Quindi decide di riscrivere la storia, semplicemente eliminando questi pezzi e conservando solo quelli che gli leggeva suo padre. Poi, durante la narrazione, in parentesi aggiunge alcuni suoi commenti dove spiega che in quel punto c'erano tot pagine che parlavano di un argomento "ics" e che lui ha tolto. 
Ho letto questo libro perchè mi ispirava un po' la trama fantasy ed è stato scritto nel mio anno di nascita. Probabilmente, per il periodo in cui è stato scritto, il libro era molto "avanti", molto fantasioso, molto avventuroso. Io ammetto di averlo trovato piuttosto noioso, soprattutto mi hanno molto infastidito proprio le parti tra parentesi, perchè è inutile che mi dici "qui c'erano trenta pagine di descrizione di come era vestita Buttercup" e poi in pratica me le stai riassumendo; o salti o riassumi, e in questa seconda ipotesi allora è inutile che mi fai delle parentesi di quindici righe. 
Tutti i personaggi che incontriamo sono un po' bizzarri. Per prima Buttercup, questa contadina rozza ma bellissima, che mi è parsa abbastanza stupida; si accorge che ama il suo garzone Westley, poi però decide di sposare il principe tanto è sicura che Westley la salverà in tempo e mentre il prete sta lì a celebrare il matrimonio lei pensa ad altro così si ritrova sposata senza neanche accorgersene. Mah. 
Westley che, via da casa, diventa quasi un supereroe, che riesce a battere la forza e l'abilità di Inigo e Fezzik, l'intelligenza del siciliano Vizzini. Poi abbiamo il super cattivo, il principe Humperdinck, aiutato dal suo alleato il conte Rugen con sei dita. 
L'idea di fondo era interessante, però lo svolgimento non mi ha assolutamente preso. 
Il finale è, in realtà, un non finale. O, meglio, un finale con tre possibilità. Un lieto fine come leggeva il padre, il finale del Morgenstern o il finale di Goldman, a libera scelta. Però è interessante la morale: 

"Voglio dire che penso veramente che l'amore sia la cosa più bella del mondo, dopo le pasticche per la tosse. Ma devo anche dire, per l'ennesima volta, che la vita non è giusta. E' appena un filo più decente della morte, tutto qui" 

Da questo libro è stato anche tratto un film che si intitola "la storia fantastica" (che non ho visto).
Mio voto: 6 / 10

mercoledì 12 giugno 2019

La cinquina del Premio Strega 2019

Sono finalmente noti i cinque libri finalisti al Premio Strega per il 2019:
* Antonio Scurati, M. Il figlio del secolo – 312 voti;
* Benedetta Cibrario, Il rumore del mondo - 203 voti;
* Marco Missiroli, Fedeltà -189 voti;
* Claudia Durastanti, La straniera – 162 voti;
* Nadia Terranova, Addio fantasmi - 159 voti;

Rimasti fuori dalla cinquina:
* Paola Cereda, Quella metà di noi -133 voti;
* Eleonora Marangoni, Lux - 127 voti;
* Mauro Covacich, Di chi è questo cuore - 126 voti;
* Valerio Aiolli , Nero ananas – 109 voti;
* Cristina Marconi, Città irreale – 94 voti;
* Marina Mander, L’età straniera – 89 voti;
* Pier Paolo Giannubilo, Il risolutore  – 73 voti.


La finale dell’edizione 2019 del premio Strega è in programma giovedì 4 luglio al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia (con diretta su Rai 3).

A vincere lo Strega Giovani 2019 è stato Marco Missiroli con "Fedeltà", che ha ottenuto 55 preferenze su 408 voti espressi. "Fedeltà" è stato il libro più votato da una giuria composta da ragazze e ragazzi di età compresa tra i 16 e i 18 anni. Al secondo e al terzo posto si sono classificati ex aequo i libri di Marina Mander, "L’età straniera", e di Nadia Terranova, "Addio fantasmi", che hanno ottenuto 45 voti.

mercoledì 5 giugno 2019

w…w…w…wednesdays #131


"w…w…w…wednesdays" è una rubrica con la quale posso aggiornarvi sulle mie letture attuali, passate e prossime.  

Non è detto che gli aggiornamenti siano settimanali, perché non sempre leggo un libro in una settimana eh eh…
Ovviamente, se vi va, sono ben accetti i vostri interventi per condividere con me le vostre letture ;-)

Partecipare è facile, basta rispondere a queste domande:
1) cosa stai leggendo?
2) cosa hai appena finito di leggere?
3) quale pensi sarà la tua prossima lettura? 

*******

Le mie risposte (131^ puntata - mercoledì 05 giugno 2019):

1) cosa stai leggendo?
-  La principessa sposa - William Goldman

2) cosa hai appena finito di leggere?
L'allegria - Giuseppe Ungaretti
- Via col vento - Margaret Mitchell

3) quale pensi sarà la tua prossima lettura?
- Sugar money - Jane Harris  

martedì 4 giugno 2019

Via col vento - Margaret Mitchell


Titolo originale: Gone with the wind (1936)

Rossella O'Hara è la viziata e capricciosa ereditiera della grande piantagione di Tara, in Georgia. Ma l'illusione di una vita facile e agiata si infrangerà in brevissimo tempo, quando i venti della guerra civile cominceranno a spirare sul sud degli Stati Uniti, spazzando via in pochi anni la società schiavista. Il più grande e famoso romanzo popolare americano narra così, in un colossale e vivissimo affresco storico, le vicende di una donna impreparata ai sacrifici: la tragedia della guerra, la decimazione della sua famiglia, la necessità di dover farsi carico della piantagione di famiglia e di doversi adattare a una nuova società. E soprattutto la sua lunga, travagliata ricerca dell'amore e la storia impossibile con l'affascinante e spregiudicato Rhett Butler, avventuriero che lei comprenderà di amare solo troppo tardi... (www.ibs.it)

Credo che tutti conosciamo il film da cui è tratto questo romanzo. Io l'ho visto che ero poco più di una bambina e mi ricordo che mi faceva paura perchè (non ricordo se alla fine della prima parte o all'inizio della seconda) c'era un incendio che non finiva più, e la cosa mi terrorizzava. Ammetto che lo ricordo a grandi linee.
Erano un po' di anni che volevo leggere il romanzo, anche se la sua mole è decisamente impegnativa. Ma stavolta mi torna utile per alcune sfide.
La storia è molto interessante. Intendo proprio il periodo storico che sottende al libro: la guerra di secessione, il punto di vista dei meridionali (il romanzo è ambientato in Georgia), i soprusi degli yankees, la nascita del ku klux klan, ecc. ecc. Ci sono cose che non sapevo ed è stato interessante scoprirle. Per esempio, il rapporto tra i bianchi e i neri, che secondo quanto ci fa vedere la Mitchell non erano di vera e propria schiavitù; i neri erano parte della famiglia, accuditi, sfamati, certo dovevano lavorare, ma non erano frustati in continuazione come possiamo immaginarci noi. E' interessante una cosa che dice Rossella su questo argomento:

"Rossella Pensò: che strana gente questi yankees! Quelle donne avevano l'aria di credere che zio Pietro, essendo nero, non avesse occhi per udire e sentimenti per comprendere. Ignorano che i negri devono essere trattati gentilmente, come dei bambini; diretti, lodati, accarezzati, sgridati. Eppure coloro hanno fatto la guerra per liberarli. E dopo averli liberati non vogliono aver rapporti con loro: non li amano, non li comprendono, non se ne fidano; eppure non hanno fatto altro che dire che i meridionali non sapevano trattarli" (p. 622)

Ovviamente, nel leggere il libro, avevo sott'occhio i personaggi del film, dove Rossella era interpretata da Vivien Leigh e Rhett da Clark Gable. Rossella è un personaggio in realtà abbastanza negativo, perchè è tirannica, egoista, egocentrica, capricciosa, ma tutto sommato alla fine ti affezioni a lei. Forse perchè comunque ha sempre trovato la grinta e le risorse per sopravvivere, e anche per aiutare alcuni dei personaggi a lei più vicini.
Contrapposta a lei troviamo Melania, molto meno bella e non appariscente, buonissima, dolce, che però quando serve sa sfoderare tutta la sua grinta nascosta per salvare le persone che ama.
Poi Ashley, marito di Melania, amore (molto idealizzato) di Rossella, in realtà è un uomo troppo fragile per una donna come lei. A lui contrapposto invece c'è Rhett, della stessa pasta di Rossella al maschile, opportunista, carismatico. Devo ammettere che mi è piaciuto molto di più il personaggio del libro piuttosto che Clark Gable. E l'ho trovato di una tenerezza infinita con la figlia Diletta. Effettivamente, è il tipo di uomo che ti fa sentire amata e protetta.
Ci sono anche tanti altri personaggi che ruotano intorno a loro, tutti molto ben definiti e caratterizzati.
La scrittura è piuttosto fluida, nonostante la traduzione abbia alcuni passaggi aberranti, soprattutto nelle coniugazioni dei verbi; sarebbe interessante leggere la versione in lingua originale, ma non credo proverò a farlo (non a breve, almeno). Il libro è lunghissimo, però ammetto che si legge molto volentieri e la narrazione si mantiene piuttosto forte sempre. Il finale è veramente tristissimo. Però il messaggio che lascia è semplice: a volte siamo talmente concentrati in noi stessi e in quello a cui ambiamo, che non ci rendiamo conto (e quindi non apprezziamo a pieno) ciò che già abbiamo.
Mio voto: 9 / 10