martedì 17 aprile 2018

Premi Pulitzer 2018

Sono stati assegnati ieri, 16 aprile, i premi Pulitzer del 2018, gli importanti premi americani per il giornalismo, la letteratura e la musica.
La prima categoria, quella del giornalismo, è quella per cui è più famoso e autorevole il premio, che fu istituito da Joseph Pulitzer nel 1917 e che è gestito dalla Columbia University di New York. La giuria è composta da 19 persone che fanno parte del mondo dell’informazione, o del mondo accademico e letterario. (non metto l'elenco, se vi interessa lo trovate qui).


Premi per letteratura, teatro e musica:

Fiction – Narrativa 
A Andrew Sean Greer per il romanzo "Less", che parla di amore e invecchiamento. 

Drama – Teatro 
A Martyna Majok per "Cost of Living", un’opera teatrale divertente e istruttiva sulle disabilità e gli stereotipi. 

History – Storia 
A Jack E. Davis per il saggio "The Gulf", sulla storia del Golfo del Messico fino ai disastrosi danni all’ambiente provocati dall’incidente alla petroliera Deepwater Horizon del 2010. 

Biography or Autobiography – Biografie e autobiografie 
A Caroline Fraser per "Prairie Fires", biografia di Laura Ingalls Wilder, scrittrice statunitense famosa per aver scritto la serie La casa nella prateria. 

Poetry – Poesia 
A Frank Bidart per "Half-Light", una raccolta di cinquant’anni di poesie. Bidart ha 78 anni ed è uno dei più importanti poeti contemporanei statunitensi. 

General Nonfiction – Non-fiction 
A James Forman Jr. per "Locking Up Our Own", un libro che racconta le incarcerazioni di massa contemporanee degli afroamericani negli Stati Uniti. Forman Jr. – che è al suo primo libro – è un professore universitario a Yale e il cofondatore di una scuola per ragazzi usciti dal circuito scolastico ufficiale a Washington. È il figlio di un famoso attivista per i diritti civili. 

Music – Musica 
Al rapper Kendrick Lamar per il disco DAMN. Lamar è nato nel 1987 a Compton, una città della contea di Los Angeles famosissima nella cultura hip hop, ed è considerato quasi all’unanimità il miglior artista contemporaneo nel suo genere. 

giovedì 12 aprile 2018

La mia Africa - Karen Blixen


Titolo originale (danese): Den afrikanske farm - 1937
Titolo inglese: Out of Africa

Se non ricordo male, questo libro all'inizio venne pubblicato utilizzando lo pseudonimo di Isak Dinesen (vero cognome della scrittrice).
Premetto che non ho mai visto il film, e quindi nella sua lettura almeno non sono stata influenzata.
Si tratta di un romanzo autobiografico, scritto quando ormai la scrittrice era rientrata in Danimarca, in cui ripercorre alcuni degli avvenimenti che le sono capitati mentre era nella sua fattoria in Kenia, vicino Nairobi, alle pendici delle colline Ngong.
L'attività principale della fattoria è la coltivazione di caffè, in una terra che non è mai stata particolarmente adatta fin dal principio; una parte del terreno, non coltivato, ospita una comunità di indigeni, principalmente di etnia Kikuyu, che vivono presso la fattoria e lavorano nei campi. Nei dintorni ci sono altri indigeni, fra cui Masai e Somali.
La fattoria è completamente gestita dalla Blixen (intorno a metà romanzo mi sono resa conto che esiste anche un marito, il quale però si interessa più alla caccia che alla fattoria. Di egli parla veramente poco).
Il romanzo è piuttosto frammentario, nel senso che sono tanti ricordi senza una cronistoria vera e propria. Nelle ultime pagine poi i capitoli sono molto brevi, a differenza dell'inizio dove i capitoli sono decisamente più lunghi.
La scrittrice ripercorre episodi avvenuti durante la sua permanenza in Africa (fino al 1931). Molti sono episodi che riguardano la vita (e la mentalità) degli indigeni, che la Blixen impara gradualmente a conoscere e comprendere. Altri riguardano incontri con altri europei che passano per la fattoria, fra i quali Denys Finch Hatton, un cacciatore, con cui la Blixen vive una relazione romantica (che in realtà nel libro non viene mai descritta in termini espliciti, a differenza di quanto ho letto che succede nel film).
Il tema dominante del romanzo è il sentimento profondo che lega la Blixen all'Africa, alla popolazione locale e alla natura. In particolare, sono ricorrenti le figure di Kamante, un ragazzo indigeno che la Blixen cura e che diventa il cuoco della fattoria e la figura di Farah il suo servo/amico somalo. Molte sono le riflessioni fatte, per esempio, sul destino, che da sempre spaventa gli europei, mentre viene accettato con tranquillità dagli indigeni che ad esso si affidano

Ammetto di aver fatto molta fatica a leggere questo libro. Ammetto che mi sono annoiata spesso e che non vedevo l'ora di arrivare alla fine. Ci sono delle bellissime descrizioni dei paesaggi africani, ma a volte diventano fin troppo prolisse. Ci sono alcune scene di caccia ai leoni che mi hanno fatto ribrezzo, così come un paio di situazioni relative alle giraffe. Ci sono delle bellissime riflessioni sugli indigeni e su alcuni animali, per esempio quando si sofferma a pensare a come gli uomini hanno schiavizzato i buoi dando loro una vita di solo duro lavoro. Ci sono troppe persone che passano per la fattoria e poi spariscono, soggiornano o bevono solo il tè; ad un certo punto ho smesso di chiedermi se erano nuovi arrivati o vecchie conoscenze. 
Quello che traspare è sicuramente l'amore della scrittrice per l'Africa, per i suoi "servi" che lei tratta sempre con molta magnanimità (ben diversamente da altri colonizzatori europei e non). Anche prima di andarsene definitivamente dall'Africa, il suo ultimo pensiero è cercare di sistemare i suoi animali e gli ex dipendenti per non abbandonarli da soli.
Però nel complesso non mi ha coinvolto troppo. Non so se mi aspettavo qualcosa di diverso o se, come altri libri, è stato letto in un momento sbagliato. 
Mio voto: 6 e mezzo / 10

lunedì 9 aprile 2018

Premio Strega Europeo 2018: ecco i 5 libri finalisti

Il Premio Strega Europeo è nato nel 2014 in occasione del semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’Unione Europea per diffondere la conoscenza di alcune tra le voci più originali e profonde della narrativa contemporanea. 
Concorrono a ottenere il riconoscimento, del valore di 3mila euro, cinque romanzi recentemente tradotti in Italia, provenienti da aree linguistiche e culturali diverse, che hanno vinto nei Paesi europei in cui sono stati pubblicati un importante premio nazionale. 
 Il riconoscimento sarà assegnato da una giuria composta da oltre venti scrittori vincitori e finalisti del Premio Strega, a cui si aggiungono Beatrice Covassi, Capo della Rappresentanza in Italia della Commissione europea, Lucio Battistotti, consigliere della Commissione europea, Maria Ida Gaeta, direttore della Casa delle Letterature di Roma e del Festival Internazionale Letterature, Giovanni Solimine e Stefano Petrocchi, presidente e direttore della Fondazione Bellonci. 

Gli autori finalisti al Premio Strega Europeo interverranno al Salone Internazionale del Libro di Torino, dove presenteranno i loro rispettivi libri, ciascuno in un incontro individuale, tra sabato 12 e domenica 13 maggio. 
La cerimonia di premiazione avrà luogo domenica 13 maggio alle ore 18.30 

Questi i 5 finalisti: 
- Fernando Aramburu, Patria (Guanda) - Spagna 
- Olivier Guez, La scomparsa di Josef Mengele (Neri Pozza) - Francia 
- Lisa McInerney, Peccati gloriosi (Bompiani) - Irlanda 
- Audur Ava Ólafsdóttir, Hotel Silence (Einaudi) - Islanda 
- Lize Spit, Si scioglie (E/O) - Belgio 

 I VINCITORI DELLE SCORSE EDIZIONI: 
-2017 Jenny Erpenbeck, Voci del verbo andare (Sellerio) 
-2016 Annie Ernaux, Gli anni (L’orma) 
 -2015 Katja Petrovskaja, Forse Esther (Adelphi) 
 -2014 Marcos Giralt Torrente, Il tempo della vita (Elliot)