venerdì 31 agosto 2012

Colazione da Tiffany - Truman Capote


Titolo originale: Breakfast at Tiffany's (1958)

“Mi sono accorta che per sentirmi meglio mi basta prendere un taxi e farmi portare da Tiffany. È una cosa che mi calma subito, quel silenzio e quell'aria superba: non ci può capitare niente di brutto là dentro, non con quei cortesi signori vestiti così bene, con quel simpatico odore d'argento e di portafogli di coccodrillo. Se riuscissi a trovare un posto vero e concreto dove abitare che mi desse le medesime sensazioni di Tiffany, allora comprerei un po' di mobili e darei un nome al gatto”.
Holly Golightly una attricetta alla costante ricerca del suo posto giusto nel mondo, in costante fuga dal passato. Finchè il passato la raggiunge, il presente la soffoca e lei scappa di nuovo.

Mah. Mi aspettavo di meglio. Abbastanza diverso da ciò che ricordo del film. Trovo il libro ben scritto, ma la storia è abbastanza noiosa. La protagonista è quasi insopportabile. Insolente, egocentrica. E' giusto simpatica l'ingenuità (o stupidità?) che la porta a cacciarsi nel guaio degli stupefacenti e in pochi altri passaggi della storia. Ma per il resto non provo alcuna simpatia per lei. A maggior ragione nel finale quando si libera del gatto per poi pentirsene (e grazie al cielo lui trova una famiglia migliore..).
Decisamente inferiore alle aspettative.

Mio voto: 3/10

lunedì 6 agosto 2012

Rivoluzione N.9 - Silvio Muccino + Carla Vangelista


1964. Sofia ha quattordici anni, ama alla follia Paul McCartney al punto da dargli vita tra le pareti della sua cameretta. Sofia ha due genitori che litigano in continuazione e una grossa crisi interiore dovuta al suo corpo che cambia e che lei vede solo brutto. Sofia vorrebbe essere considerata dai ragazzi, vorrebbe indossare le calze da donna e la minigonna anzichè i calzini da bambina.
1997. Matteo. Orfano di padre, con una sorella che lo deride sempre, una madre possessiva ed egoista che cerca di fare l'artista senza averne alcuna capacità, e riversa sul figlio il compito di conforto che sarebbe dovuto toccare al marito defunto. Matteo, frustrato tra ciò che vorrebbe fare e ciò che la madre gli concede di fare, alla scoperta del sesso, con una voglia smisurata di crescere e diventare libero.
“L'adolescenza è una rivoluzione che ti scoppia dentro. L'unico modo per sopravvivere è portarla fuori”.
Purtroppo, a volte, ci si lascia prendere dai pregiudizi sugli autori dei romanzi. Questo è stato il caso per me. La prima cosa che mi sono detta è stata “Muccino scrive anche libri?”. Il romanzo invece si è rivelato estremamente piacevole, ben scritto, scorrevole. Aggiungo anche mai banale, pur trattando un argomento che banale non è ma è stato trattato migliaia di volte. Due adolescenti di epoche differenti, ma alla fine con gli stessi problemi, la stessa voglia di scoprire l'amore, di essere liberi, di non essere più trattati come bambini. Due adolescenti i cui genitori non si rendono conto del bisogno affettivo che i figli hanno di loro, perchè sono troppo concentrati a vederli come dei bambini e troppo presi dai propri problemi. Per fortuna che esistono la nonna di Sofia e la sorella di Matteo. E Daniele. Questo burbero ma affettuoso uomo che ha conosciuto entrambi i ragazzi e a cui ha saputo fare da “sostegno” per il loro bisogno di parlare. Daniele che ha sofferto i pregiudizi dell'essere omosessuale.
Il libro è composto da capitoli brevi, e passa dagli anni dei Beatles a quelli più recenti con una estrema facilità di lettura e senza alcuna confusione.

Lo ritengo davvero un bel libro. Consiglierei di leggerlo ai genitori che hanno figli adolescenti per ricordare loro cosa significa avere 15 anni e tanta paura di essere inadeguati.

Mio voto: 9/10

Il male quotidiano - Massimo Gardella


Capitolo primo: un piccolo bastardino assetato viene fagocitato da una enorme creatura fluviale. 
Capitolo secondo: sul fiume viene ritrovato un pesce siluro di oltre tre metri, dalla cui bocca sporge la manina di una bambina. 
Diciamo che avevo poca voglia di vedere cosa succedeva nel resto dei capitoli. Ma il libro l'ho letto tutto.
L'ispettore Remo Jacobi, mezzo rumeno e mezzo italiano, divorziato e disilluso dalla vita, viene incaricato di seguire le indagini del caso. Ma all'inizio sembra quasi che non esista un caso. Nessuno pare aver denunciato la scomparsa di questa bambina e addirittura nessun giornale riporta un solo trafiletto riguardo la notizia.
Jacobi si imbatte nell'articolo di una giornalista riguardante il pescaturismo abusivo e comincia a seguire questa pista, in realtà collezionando un niente di  fatto finchè la giornalista non rende pubblica la notizia e si movimentano un po' le acque...
La parte migliore del romanzo è il rapporto tra Remo e l'anziano padre. La loro difficoltà a dirsi quanto si vogliono bene. Jacobi è l'ennesimo ispettore in piena crisi personale, dove il caso da risolvere ha quasi un secondo piano rispetto alla sua vita privata, e alla sua idea di fatalismo del male, che esiste e non può essere sconfitto. Non a caso, sono diversi i casi seguiti da lui che ha chiuso semplicemente affossandoli. Ma questo caso lo tocca nel profondo portandogli alla mente ricordi dolorosi che lui ha volutamente cercato di relegare ad una vita parallela che non vuole più condurre. E in qualche modo prova a risolverlo.
Il romanzo alterna delle descrizioni molto belle ad alcune in cui ho avuto la sensazione che l'autore abbia volutamente cercato parole altisonanti che però non aggiungono intensità al racconto. 
La storia era anche interessante ma mi dà l'impressione che sia in più punti un po' forzata. Anche i flashback a volte sono stati collocati in parti del romanzo che non c'entravano nulla, con nessun riferimento, come un lampo che però mi ha lasciato in bocca il sapore del “perchè adesso? Che c'entra?”.
Si riscatta decisamente negli ultimi capitoli, quando la vicenda inizia a dipanarsi e la storia acquista più avventura. Non posso considerarlo un capolavoro, piuttosto un romanzo piacevole.

Mio voto: 7/10

La masnà - Raffaella Romagnolo




La trama non è nuova. Una saga al femminile, in cui le donne non contano nulla e devono sottostare alle decisioni degli uomini di casa, padri, mariti o fratelli che siano. Perchè l'uomo "sa cosa fare". Le donne sono sempre considerate "masnà", bambine. Finchè l'oppressore non muore, e la donna trova il modo di riscattare un po' di quella libertà che non ha mai avuto. Tre generazioni di donne che vivono la loro condizione di masnà con rassegnazione (Emma), con sogni costantemente accantonati (Luciana) e con la ribellione di chi vuole cambiare le cose che non capisce (Anna).

Questo romanzo trovo che si divida in due parti: una più confusionaria, con molti salti spazio-temporali a volte anche difficoltosi da seguire, soprattutto nel racconto della storia di Emma Bonelli e di Luciana; e una seconda parte più fluida e decisamente avvincente dalla nascita di Anna in poi. Pagine, quelle della seconda parte, in cui sono delineati meglio anche i sentimenti delle protagoniste e vengono dipanate alcune vicende che chiariscono la storia intera.
Il linguaggio dell'autrice non è molto facile, e aver introdotto molte espressioni dialettali senza traduzione rende un po' faticoso mantenere l'attenzione per chi non le capisce.
Sono molto dubbiosa sulla valutazione da darne... Alla seconda parte, più chiara, più leggibile, più piena di introspezione darei un otto. Ma la prima parte è a tratti molto pesante, difficile da seguire, e non riesco ad andare oltre il sei. Alla fine, forse è giusto un sette di media, anche se penalizza molto le pagine più belle del romanzo.


Mio voto: 7/10