lunedì 6 agosto 2012

Il male quotidiano - Massimo Gardella


Capitolo primo: un piccolo bastardino assetato viene fagocitato da una enorme creatura fluviale. 
Capitolo secondo: sul fiume viene ritrovato un pesce siluro di oltre tre metri, dalla cui bocca sporge la manina di una bambina. 
Diciamo che avevo poca voglia di vedere cosa succedeva nel resto dei capitoli. Ma il libro l'ho letto tutto.
L'ispettore Remo Jacobi, mezzo rumeno e mezzo italiano, divorziato e disilluso dalla vita, viene incaricato di seguire le indagini del caso. Ma all'inizio sembra quasi che non esista un caso. Nessuno pare aver denunciato la scomparsa di questa bambina e addirittura nessun giornale riporta un solo trafiletto riguardo la notizia.
Jacobi si imbatte nell'articolo di una giornalista riguardante il pescaturismo abusivo e comincia a seguire questa pista, in realtà collezionando un niente di  fatto finchè la giornalista non rende pubblica la notizia e si movimentano un po' le acque...
La parte migliore del romanzo è il rapporto tra Remo e l'anziano padre. La loro difficoltà a dirsi quanto si vogliono bene. Jacobi è l'ennesimo ispettore in piena crisi personale, dove il caso da risolvere ha quasi un secondo piano rispetto alla sua vita privata, e alla sua idea di fatalismo del male, che esiste e non può essere sconfitto. Non a caso, sono diversi i casi seguiti da lui che ha chiuso semplicemente affossandoli. Ma questo caso lo tocca nel profondo portandogli alla mente ricordi dolorosi che lui ha volutamente cercato di relegare ad una vita parallela che non vuole più condurre. E in qualche modo prova a risolverlo.
Il romanzo alterna delle descrizioni molto belle ad alcune in cui ho avuto la sensazione che l'autore abbia volutamente cercato parole altisonanti che però non aggiungono intensità al racconto. 
La storia era anche interessante ma mi dà l'impressione che sia in più punti un po' forzata. Anche i flashback a volte sono stati collocati in parti del romanzo che non c'entravano nulla, con nessun riferimento, come un lampo che però mi ha lasciato in bocca il sapore del “perchè adesso? Che c'entra?”.
Si riscatta decisamente negli ultimi capitoli, quando la vicenda inizia a dipanarsi e la storia acquista più avventura. Non posso considerarlo un capolavoro, piuttosto un romanzo piacevole.

Mio voto: 7/10

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