Titolo originale: Une vie (1883)
Titolo in inglese: A woman's life
Una vita, pubblicato per la prima volta nel 1883, ripercorre l'esistenza di una giovane sensibile e sognatrice, Jeanne le Perthuis, un «cuore semplice» di grande candore, con un'inesauribile capacità di amore e sacrificio. Raccontando un destino femminile che corre verso la sventura con intima compassione senza mai cadere nel patetico, Maupassant ha disegnato una delicata trama narrativa, di cui Natalia Ginzburg è riuscita a rendere tutta la ferma e sommessa poesia, aderendo ai ritmi sapienti del testo originale. (goodreads)
Ultimamente arrivo sempre lunghissima a leggere i libri del gruppo di lettura della biblioteca. Non so se sia questo uno dei motivi per cui, anche stavolta, il libro ha avuto altissimi consensi ma a me non ha fatto impazzire. O forse sono io che ho problemi con gli autori dell'ottocento francese. Mah.
Maupassant ci mostra come poteva essere la vita di una donna nel 1800. Cresciuta nella chiusura di un convento, tenuta volutamente all'oscuro di ciò che accade nel mondo dal padre, lei si abbandona a sogni romantici, tipici in realtà di una ragazza (secondo me di qualsiasi epoca). Comunque, esce dal convento e finalmente tutta la sensazione di libertà le esplode nel petto, gioisce della natura, di tutto ciò che la circonda. E' una ragazza piena di speranze e sogni e non aspetta altro che incontrare il principe col quale condividerà la sua vita e il suo futuro. E il principe in effetti arriva, nella forma di un ragazzo curato, molto gentile, ma che ha avuto l'occhio lungo sapendo che lei ha decisamente più soldi di lui. Lei cade subito nella rete, si invaghisce di questo principe che però non si rivela tale, anzi, già dalla prima notte di nozze si mostra abbastanza rude ("la possiede con violenza"). C'è giusto il periodo del viaggio di nozze in cui sembra gentile, poi però comincia fin da subito a voler amministrare (a suo modo) anche i soldi di lei.
Insomma la situazione capitava spesso in quel periodo, i matrimoni erano spesso combinati dai genitori (almeno così traspare da molti libri) e spesso anche senza chiedere il parere della ragazza. In questo caso poi si erano ingannati sia il padre sia la figlia.
A parte che avevo trovato un ebook dove sono stati italianizzati anche i nomi e ho cercato un'altra edizione. Ho avuto enormi difficoltà con la scrittura che ho trovato barocca, con descrizioni pesanti e ricercate, troppo per i miei gusti. La storia in sè è abbastanza noiosa e scontata, più volte avevo capito cosa sarebbe successo dopo (tipo la storia di Rosalie e di Gilberte).
L'inizio del libro mi ha molto richiamato Madame Bovary (non a caso Maupassant era molto amico di Flaubert) almeno per la descrizione della fanciulla piena di sogni. Le uscite con l'altra coppia mi hanno ricordato le affinità elettive di Goethe (ho controllato, il libro di Goethe è decisamente precedente a questo).
La storia prende un po' animo con l'arrivo del giovane prete "inquisitore" e il paragone, innato, che si scaturisce tra i due preti. Il vecchio prete sa che certe cose succedono e cerca di porvi rimedio; il giovane prete invece è intransigente e coi paraocchi. Riesce in un primo momento a irretire Jeanne che è in un momento di crisi, ma il padre di lei è ben accorto invece a fargli guerra. Raccapricciante la scena di quando il prete uccide a ombrellate la cagna che sta partorendo, l'avrei ucciso io. Un personaggio disgustoso. Maupassant è stato molto bravo a caratterizzarlo bene, così come anche gli altri personaggi sono ben caratterizzati. E ogni personaggio nasconde dei comportamenti segreti che però sembrano tipici del periodo (praticamente tutti hanno avuto un amante tranne Jeanne).
Nel finale, quando Jeanne crolla, c'è una donna che la riporta a casa. E non poteva che essere Rosalie, sua sorella di latte, che si prende cura di Jeanne e dei suoi affari, e soprattutto interrompe la catena di opportunismo che ha messo in atto il figlio di Jeanne, che continua ad accumulare debiti e chiede i soldi alla madre praticamente lasciandola in rovina. Ci penserà Rosalie e la neonata nipote (che il figlio letteralmente le sbologna) a farle trovare un motivo di rinascita. Sono di Rosalie le parole finali del libro in cui dice che la vita non è nè tutta buona nè tutta cattiva.
Molto triste la figura della zia Lison, che cerca solo un po' di affetto e nessuno la nota.
Libro potenzialmente interessante ma che mi ha lasciato poco.
Mio voto: 6 e mezzo / 10
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