lunedì 23 giugno 2014

Azalea rossa - Anchee Min



Il libro è l'autobiografia della scrittrice.
Nella prima parte, Anchee racconta la storia della sua infanzia a Shanghai durante gli anni '60, sotto il governo di Mao, studentessa brillante e molto fiduciosa nell'insegnamento di Mao. Ma il suo primo conflitto con la realtà maoista avviene quando la sua insegnante preferita (Foglia d'autunno) viene processata per spionaggio e lei è costretta a testimoniare contro di lei.
“Quando avevo 17 anni la mia vita ebbe una svolta improvvisa. Avevo 17 anni. Ero piena di sacro furore. Ero ansiosa di dedicarmi ad una causa. Non vedevo l'ora di affrontare le difficoltà” . “Finalmente il mio nome apparve sulla gloriosa lista rossa della scuola. Fui assegnata alla Fattoria fuoco rosso, che era situata nella zona costiera del mare cinese orientale”

Nella seconda parte viene raccontata la vita di Anchee nella fattoria (campo di lavoro) dove vigono orari e modi di comportamento rigidissimi, in particolare è vietato intraprendere relazioni con persone dell'altro sesso. Qui, la sua fiducia nel maoismo viene ulteriormente messa alla prova. Una notte d'estate vengono svegliate per perlustrare i campi di grano, in cui vengono trovati in atteggiamento intimo la sua amica, Piccola Verde, con un uomo. Dopo 4 giorni di lavaggio del cervello, ed un processo pubblico ed umiliante, la ragazza è costretta a dichiarare di essere stata stuprata. Il suo innamorato viene invece condannato a morte. Dopo l'esecuzione, Piccola verde smette di lavarsi e comincia a dare segni di pazzia. Intanto Anchee viene promossa a capo del plotone numero quattro e viene trasferita a dormire nella stanza con gli altri capi. Anchee matura una venerazione verso la sua comandante, Yan, continuamente provocata dalla sua vice, Lu.
Anchee e Yan cominciano a vedersi di notte da sole, si scambiano confidenze. Con la scusa che hanno troppo freddo e poche coperte, Yan e Anchee cominciano a dividere lo stesso letto sotto le tendine, diventando amanti. Lu intanto inizia a diventare particolarmente diffidente e le tiene costantemente d'occhio.
Un giorno arrivano alla fattoria alcuni uomini che, si scopre in seguito, sono lì per cercare giovani da avviare alla carriera di attori, su ordine della compagna di Mao. Una settimana dopo Anchee viene scelta e deve partire per gli studi cinematografici di Shanghai.

Nella terza parte si parla della formazione come attrice di Anchee. Erano cinque le ragazze in lizza per il ruolo di azalea rossa: Anchee, Legna da fuoco, Lancia festosa, Campanellino, Ape Ouyang. Avevano un anno per imparare tutto da zero, sotto gli sguardi di Sovietica Wang e Rumor di pioggia. Solo allora il Supervisore prenderà la sua decisione su chi interpreterà quel ruolo.
“Lancia festosa mi ricordava spesso Lu. A quanto pareva mi era difficile sfuggire a quel tipo di persona. Solo più tardi capii che il tipo Lu era diffuso in tutta la cina. Era proprio come diceva un vecchio detto, la povertà crea malvagità”
Poi arrivò la notizia, era il 2 settembre 1976, Mao era morto. Si disse che era stata la compagna Jiang Qing ad ucciderlo e si cominciò a parlare di impiccare la strega. 
“Un giorno del 1983 arrivò una lettera da oltre oceano da una giovane amica che avevo conosicuto alla scuola di recitazione. Aveva lasciato la Cina tre anni prima, e adesso viveva a Los Angeles. Mi chiedeva se avessi mai pensato di andare a vivere in America. L'idea suonò strana: era come se mi avessero chiesto di andare a vivere sulla luna, la luna come la descriveva mio padre: ghiacciata, senza aria e senza rumori. Ma la disperazione mi rese ardita. Benchè non parlassi una parola di inglese capivo che l'America era la mia sola soluzione. Feci di tutto per riuscirsi, e arrivai in America il primo settembre del 1984”

Un bel libro ambientato nella Cina di Mao, con una protagonista a lui devota che però comincia a veder sgretolare la sua fiducia in questa ideologia. Una bella storia anche di omosessualità al femminile, di amori clandestini e condannati, di gelosie e vendette, con diverse scene di cattiveria, piuttosto tristi.
Il finale sembra un po' frettoloso, ma il resto della storia è ben dettagliato. Un bel libro, comunque.

Mio voto: 8 / 10.


Il viaggio di Felicia - William Trevor


Felicia, orfana di madre è sul traghetto della sera. E' scappata di casa per andare a cercare il ragazzo che ama e da cui aspetta un figlio, Johnny, che le ha detto di lavorare in una fabbrica di falciatrici vicino Birmingham. Però la fabbrica pare non esistere, nessuno sa aiutarla.
L'unica persona che incontra e che si dimostra molto premurosa e protettiva con lei, è un uomo grassoccio, Joseph Ambrose Hilditch, responsabile del servizio catering in uno stabilimento. 54 anni, 120 chili, gioviale e simpatico con tutti i suoi colleghi, ma con un oscuro segreto.
Felicia per un po' vive nella comunità di predicatori della signora Calligary. Qui è accolta con calore e ogni mattina riparte con le sue ricerche inutili. Ma un giorno si accorge che il suo denaro è sparito e decide di tornare a casa del signor Hilditch per chiedergli i soldi per il biglietto di ritorno.

Non vado oltre nel riassumere la trama, perchè è un bellissimo thriller in cui sono fondamentali le psicologie dei personaggi che si rivelano man mano che si procede nella lettura. Felicia è una ragazza irlandese ingenua, alla ricerca di un ragazzo che l'ha sedotta e che l'ha lasciata dicendo che l'avrebbe chiamata, senza avere il suo numero. Ma lei crede nel suo amore, nonostante Johnny le abbia detto solo bugie, ad incominciare dal luogo in cui ha detto di lavorare. Felicia scappa da una famiglia che la considera una poco di buono, finendo in Inghilterra, dove incontra diverse persone con cui si trova ad interagire, tra cui il signor Hilditch, gentile e fin troppo premuroso, che la convince a risolvere il suo problema e da lì comincia per Felicia un vero e proprio incubo.
E' un romanzo molto bello. Belli i personaggi, ben caratterizzati. Bella storia, ben raccontata, con una scrittura facile e asciutta che a poco a poco rivela tutto l'orrore che sta dietro ad Hilditch, mostrandone anche l'estrema solitudine e portandoci quasi ad averne pena.
Mio voto: 9 / 10

mercoledì 11 giugno 2014

L'arte di ascoltare i battiti del cuore - Jan-Philipp Sendker



A Kalaw, una tranquilla città annidata tra le montagne birmane, vi è una piccola casa da tè dall’aspetto modesto, che un ricco viaggiatore occidentale non esiterebbe a giudicare miserabile. Entrando, sulla parete di fronte è possibile scorgere una vetrina con biscotti e dolcetti di riso sui quali si posano mosche a dozzine. Accanto, un fornello a gas con sopra un bollitore nero di fuliggine con l’acqua per il tè. Negli angoli, cataste di cassette di legno con bottigliette piene di una bibita arancione. Il caldo poi è soffocante, così come gli sguardi degli avventori che scrutano ogni volto a loro poco familiare con fare indagatorio. Julia Win, giovane newyorchese appena sbarcata a Kalaw, se ne tornerebbe volentieri in America, se un compito ineludibile non la trattenesselì, in quella piccola sala da tè birmana. Suo padre, avvocato di successo, marito fedele e genitore integerrimo, è scomparso. Un giorno, semplicemente, non è più rincasato, e nei mesi successivi non ha dato alcuna notizia di sé, nemmeno un breve cenno di commiato. Solo il silenzio più assurdo e crudele. La polizia ha fatto le sue indagini e tratto le sue conclusioni. Tin Win, arrivato negli Stati Uniti dalla Birmania con un visto concesso per motivi di studio nel 1942, diventato cittadino americano nel 1959 e poi avvocato newyorchese di grido… un uomo sicuramente dalla doppia vita se le sue tracce si perdono nella capitale del vizio, a Bangkok. L’atroce sospetto che una simile ricostruzione della vita di suo padre potesse in qualche modo corrispondere al vero si è fatto strada nella mente e nel cuore di Julia fino al giorno in cui sua madre, riordinando la soffitta, non ha trovato una lettera di suo padre. La lettera era indirizzata a una certa Mi Mi residente a Kalaw, in Birmania, e cominciava con queste struggenti parole: «Mia amata Mi Mi, sono passati cinquemilaottocentosessantaquattro giorni da quando ho sentito battere il tuo cuore per l’ultima volta». Una pura, indimenticabile lettera d’amore che ha scosso profondamente Julia. Il desiderio di scoprire i segreti del padre, e magari persino di ritrovarlo, si è fatto così irresistibile che Julia ha deciso di partire immediatamente per Kalaw, quella piccola città annidata tra le montagne, dove tutto ora le appare estraneo: la luce, i profumi, i rumori, le persone. La giovane figlia di Tin Win non sa ancora che proprio a Kalaw, in quella modesta casa da tè, conoscerà per bocca del più miserabile dei suoi avventori, un vecchio dalla camicia ingiallita e dai sandali di gomma, una storia meravigliosa fatta del destino segnato dalle stelle, di forza della fede, di misteri e saggezza buddhista e di un amore sconfinato… Romanzo che ci conduce nel cuore segreto della Birmania, L’arte di ascoltare i battiti del cuore ha svelato sulla scena letteraria internazionale il talento di Jan-Philipp Sendker. (da www.neripozza.it) 

Ho spudoratamente copiato la presentazione che ne fa la casa editrice. Quando penso a questo libro mi viene in mente subito la parola: "meraviglioso". Uno tra i più belli che abbia mai letto. Julia, si mette sulle tracce del padre, sparito subito dopo la sua laurea. Lei non si capacita di come e perché lo abbia fatto, ma non si dà pace, deve trovare una risposta. E la va a cercare nella città natale del padre, Kalaw, in Birmania. Qui le si avvicina un vecchio che, con molta calma, le racconta una bellissima storia d'amore, mai finita nonostante il tempo e la distanza. E Julia scoprirà molto sul padre.
Non so che dire, si respira la pace, si respira l'amore in queste righe.
La scrittura è scorrevole, la storia meravigliosa ed intensa.
Mio voto: 10 / 10. Assolutamente.

Il linguaggio segreto dei fiori - Vanessa Diffenbaugh



Victoria è orfana. Ha passato i suoi primi 8 anni di vita sballottata da una famiglia all'altra, per poi esserne sempre rifiutata. Finchè viene data in affido ad Elizabeth e un po' alla volta riesce a mettere da parte le paure e le diffidenze collezionate in anni di rifiuti. Poi, per troppa paura distrugge tutto e passa i restanti anni in una comunità. Una volta maggiorenne si trova in mezzo ad una strada, sola, senza cibo e senza soldi. Ma grazie al linguaggio dei fiori che le ha insegnato Elizabeth riesce a farsi apprezzare come fioraia e dare una svolta alla sua vita. Anche se la paura è sempre in agguato, e soprattutto è sempre in agguato la convinzione di non poter avere rapporti con le persone che durino più di qualche mese.

Volevo leggere questo libro da tanto, e il concorso di Elle me ne ha dato l'occasione. Mi è piaciuto molto. Divorato in pochi giorni perchè è scorrevole e di piacevole lettura. Tutta la parte del linguaggio dei fiori, anche se non univoco nei significati, è molto intrigante. Caso strano, sulla copertina che ho ricevuto io c'è la mimosa, sensibilità, caratteristica che mi identifica veramente tanto.
Ho seguito la storia di Victoria, sperando che alla fine riuscisse a credere in se stessa e nell'amore che, seppur non aveva mai accettato, era lì pronto per essere solo accolto da lei.
Il lieto fine le conferisce un po' l'aspetto di una favola. Ma sono favole che ti riappacificano con la cattiveria della vita.
Mio voto: 8 / 10

Follia - Patrick McGrath


“Le storie d'amore catastrofiche contraddistinte da ossessione sessuale sono un mio interesse professionale ormai da molti anni”
Dall'interno di un tetro manicomio criminale vittoriano, Peter Cleave, psichiatra, comincia a esporre il caso clinico più perturbante della sua carriera: la passione tra Stella Raphael, moglie di un altro psichiatra criminale nonchè vicedirettore del carcere (Max), ed Edgar Stark, artista detenuto per aver ucciso la moglie a martellate.
Era l'estate del 1959. Max voleva restaurare la vecchia serra in fondo all'orto della nuova abitazione. E' proprio in quella occasione che Stella conosce Edgar Stark, artista, che si è proposto per riparare la struttura. Tra i due nascerà subito un certo feeling, di cui Stella si renderà pienamente conto durante il ballo del carcere. Un giorno lui le propone senza tante cerimonie di fare sesso con lui nella serra. Era una idea che già si stava agitando nella mente di Stella e lei accetta.
“Stella si disse che era stato un momento di follia, nient'altro; e che, naturalmente, non si sarebbe più ripetuto. Eppure la preoccupava l'idea che prima o poi Edgar sarebbe ritornato in giardino, e che allora, volendo, avrebbe saputo dove trovarlo”. 
Riprendono a frequentarsi, senonchè uno degli infermieri li tiene particolarmente d'occhio e loro cominciano a vedersi nel capanno del cricket, di cui lei ha le chiavi. Ma Edgar diventa decisamente sfacciato fino al punto di introdursi addirittura in camera di Stella. “Trovava divertente che Edgar fosse venuto in camera sua. Lo trovava divertente, spaventoso, eccitante. Capii che le situazioni rischiose la eccitavano”. Quando Edgar scappa via, Stella nota che ha rubato alcuni vestiti di Max, ma non capisce cosa vuole farci. In serata si accorgono che Edgar è evaso. Edgar poi troverà il modo di mettersi in contatto con Stella, convincendola a scappare da lui. Ma la vita con Edgar non è così facile. E' geloso, possessivo, sta lavorando ad una scultura che non viene come vuole e questo lo rende frustrato e in collera, spesso anche violento. Intanto Stella è presa dai rimorsi per aver abbandonato suo figlio, Charlie.
E' una donna distrutta quella che Peter decide di prendere in cura, ma forse lui stesso, accecato dall'affetto che prova per lei, non si rende conto della parte che Stella sta recitando.

Viene definito un romanzo psicologico. In effetti, al centro dell'attenzione c'è anche ovviamente la storia passionale tra Stella ed Edgar, ma soprattutto le menti, i pensieri di loro due. Sono personaggi che hanno bisogno di emozioni eccessive e contrastanti per sentirsi vivi.
E' un romanzo intrigante, la scrittura è piacevole. Credo sia anche il fallimento più grande dello psicologo voce narrante.
Mio voto: 7 e mezzo / 10

Mare al mattino - Margaret Mazzantini


Farid non ha mai visto il mare. Abita in una delle ultime oasi del sahara. I suoi antenati erano beduini nomadi. Poi si erano fermati. Il padre, Omar, installa antenne delle tv.
Farid fa amicizia con una gazzella che, giorno dopo giorno, si avvicina fino a prendere il cibo dalle sue mani.
Finchè una mattina di primavera, le truppe lealiste iniziano a sparare sulla popolazione. Omar muore. La madre di Farid, Jamila, lo prende e si dirigono verso il mare, su un camion carico di altri profughi. Jamila ha poco più di vent'anni, suo figlio porta al collo un amuleto.
Tutti i soldi che hanno li danno ad uno scafista, che li stipa in una barca vecchia, imposta il gps, e poi quando la barca prende il largo lui scende e li abbandona al loro destino.

Sulla sponda Italiana, invece, troviamo Vito e la madre Angelina.
Angelina aveva vissuto in Libia, finchè tutti i coloni di origini italiane erano stati imbarcati e ricacciati in patria. Ma lei “pensava soltanto a quello. Riportare la sua vita a quel punto”.
Madre e figlio decidono di tornare in Libia, in gita. E tutto è ormai così diverso.  

Farid muore nel viaggio, Jamila continua a stringerlo, a cantare. Non vuole che gli altri se ne accorgano, ormai sono cattivi. I morti li buttano a mare. Tutto sommato lei è contenta di non essere morta prima di suo figlio per non averlo quindi abbandonato da solo su quel barcone.

La madre di Vito, da quando è tornata da Tripoli “ha cercato solo la gioia. S'è messa a cucinare, crostate di fichi, pasta al forno, a sistemare ciuffi di ginestre nei vasi. Vuole lasciargli de ricordi. La sensazione di una casa alle spalle dove tornare ad occhi chiusi, solo per respirare.”
Vito invece non sa cosa fare della sua vita. Vito passa ore sulla spiaggia a raccogliere ciò che il madre butta fuori. Fa un pannello con tutti questi ricordi; pensa che un giorno qualcuno li guarderà e troverà la traccia dei suoi antenati. La madre guarda il sacchetto di cuoio inchiodato al centro, sa che è un portafortuna, sa che le madri li mettono al collo dei bambini per scacciare gli occhi cattivi della morte.


Il libro è molto corto. La scrittura non mi è sembrata particolarmente fluida e anche la storia va seguita abbastanza con attenzione. Non si concentra molto sui personaggi, le loro vite sono quasi tratteggiate.
Questo libro l'abbiamo letto col gruppo di lettura e sono abbastanza d'accordo con quanto detto da una signora: sembra scritto di fretta, sull'onda dell'avvenimento. Sembra quasi la sceneggiatura di un film. Carino.
Mio voto: 6 / 10

Il profumo - Patrick Suskind



Il romanzo narra la vita di Jean-Baptiste Grenouille, nato il 17 luglio 1738 nel quartiere più povero e maleodorante di Parigi, Il Cimitière des Innocents, partorito in mezzo agli scarti dei pesci da una madre che sperava nascesse morto come i suoi precedenti figli. Ma il bambino non è morto, e anzi, manifesta la sua esistenza cominciando a gridare a gran voce e facendo arrestare e giustiziare la madre.  
La prima balia si stanca presto di Grenouille perchè mangia con troppa voracità e lo porta al convento di Saint-Merri. La balia confessa a Padre Terrier che il bambino non odora come i normali bambini, ma anzi non ha proprio alcun odore e secondo lei è un figlio del diavolo.
Padre Terrier, che conosceva diverse balie, decide di affidare Grenouille a Madame Gaillard, che in seguito ad un colpo di attizzatoio ricevuto da bambina aveva perso l'olfatto e qualsiasi senso di calore umano e qualsiasi passione.
Qui Grenouille cresce completamente disinteressato alla compagnia umana, sopravvive al morbillo, alla dissenteria, alla varicella, al colera. Grenouille viene paragonato ad una zecca, che vive incapsulato in sé aspettando tempi migliori. Grenouille è affascinato dalla moltitudine di odori che il suo potentissimo olfatto riesce a sentire. Riesce a sentire persino dove sono nascosti i soldi e senti odori attraverso le pareti. Madame Gaillard comincia a sospettare che sia un veggente, e quindi un essere demoniaco, e decide di venderlo come bracciante ad un conciatore di pelli chiamato Grimal.
Grenouille esegue gli ordini alla lettera, adattandosi a qualsiasi cibo e qualsiasi richiesta gli viene fatta dal padrone. Riesce addirittura a superare una malattia chiamata carbonchio, di cui gli rimangono delle cicatrici.
Grenouille immagazzina gli odori di tutta la città, inseguendoli con la passione e la perseveranza di un pescatore con la lenza. Una sera, Grenouille fiuta il profumo di una ragazza e, anziché provare il disgusto che normalmente gli causano gli odori umani, lo trova sublime, non riesce a vivere senza e uccide la ragazza per poi annusarla voracemente.
A quel tempo a Parigi c'erano almeno una dozzina di profumieri. Uno tra i più famosi in passato era Giuseppe Baldini, che aveva vissuto di rendita grazie a due profumi prodotti nel passato, ma che al momento stava finendo in rovina perchè un giovane profumiere di nome Pelissièr ad ogni stagione riusciva a lanciare un nuovo profumo che diventava di moda. Baldini, disperato perchè non è nemmeno in grado di copiare il nuovo profumo di Pelissièr che si chiama “Amore e psiche” decide che l'indomani sarebbe andato dal notaio a vendere la casa e ritirarsi dalla professione. Senonchè quella stessa sera, bussa alla sua porta Grenouille, mandato da Maitre Grimal per consegnare delle pelli di capretto. E chiede a Baldini di lavorare per lui, dando subito prova di riuscire a copiare il profumo di Pelissièr pur non conoscendo la tecnica, ma solo col fiuto.

“la zecca aveva fiutato il sangue. Per anni era stata immobile, incapsulata in sé, e aveva aspettato. Ora si sarebbe lasciata andare, nella buona e nella cattiva sorte, senza alcun rimedio”

Con l'acquisizione di Grenouille, la Casa Giuseppe Baldini ottiene una considerazione addirittura europea. Grenouille creava profumi nuovi, meravigliosi, al punto che a volte Baldini faceva fatica a scegliere quello da lanciare. Ovviamente nessuno sapeva che era il ragazzo il vero ideatore dei profumi. Grenouille era furbo al punto che a volte commetteva apposta degli errori per fare in modo che Baldini li notasse, cullandolo nell'illusione di aver bisogno della sua supervisione.  
Dopo tre anni, e il diploma di garzone ottenuto da Baldini, Grenouille lascia Parigi. Baldini si crogiola nel fatto di essersi scritto tutte le formule dei profumi creati da Grenouille e quindi ora le può continuare a produrre anche da solo. Senonchè, la notte successiva, senza apparente motivo crolla uno dei piloni del ponte su cui si trova il negozio di Baldini. Lui e la moglie Teresa muoiono inghiottiti dalla Senna.
Grenouille, lasciata Parigi, decide di allontanarsi il più possibile dagli uomini e si ritrova nel massiccio centrale dell'Auvergne. È il punto in cui sente più lontani gli odori degli uomini. Trova una grotta che diventa la sua casa, da cui esce solo per urinare e mangiare.

“giaceva nella tomba di roccia come il cadavere di se stesso, respirando appena, quel tanto da far battere il suo cuore... e tuttavia viveva in modo così intenso e sfrenato, come mai un uomo di mondo aveva vissuto nel mondo”

In questo luogo Grenouille sogna mondi in cui vive solo lui e che esala solo i profumi che vuole lui. Mette in scena una specie di rappresentazione del suo teatro interiore. Sette anni va avanti in questo modo. Finchè un giorno, dopo un sogno catastrofico, decide di lasciare la montagna e viene inizialmente accolto dal marchese de la Taillade-Espinasse, autore di bizzarre teorie pseudoscientifiche, che lo usa come cavia per dimostrare la sua teoria del “fluidum letale”. Qui Grenouille riesce a creare un profumo che simula l'odore dell'essere umano e si accorge che usandolo non viene più evitato o ignorato dagli altri uomini per la sua assenza di odore, come succede normalmente. Inizia così a meditare (come atto di puro disprezzo verso gli uomini) la creazione di un profumo talmente meraviglioso che costringa l'umanità intera ad amarlo e idolatrarlo.
Giunge infine a Grasse, dove trova lavoro presso il laboratorio di profumiere di Madame Arnulfi, e dove, nonostante il lavoro massacrante e la paga minima, è lieto di apprendere l’arte dell’enfleurage, un metodo per estrarre l’odore degli oggetti tramite immersione nel grasso. Qui Grenouille scopre la presenza di una fanciulla, Laure Richis, dotata di un profumo ancora migliore di quella uccisa a Parigi. Decide che ella sarà l'ingrediente fondamentale del profumo meraviglioso che ha in mente di creare.
 
Grenouille, tuttavia, non riesce a provare piacere di fronte all'amore che è riuscito a scatenare nelle persone, perché egli prova per gli uomini solo odio e ripugnanza. Arriva alla conclusione di non provare più alcun interesse per la vita. Torna quindi a Parigi, al Cimitière des Innocents, di notte popolato da malviventi di ogni genere. Qui si versa addosso tutto quanto il profumo. Sotto l'effetto del profumo, pieni di desiderio, i malviventi si avventano su di lui, lo fanno a pezzi e lo divorano.


Il romanzo è molto particolare. La prima parte, fino al diploma, è molto molto bella. Andando avanti, attraversa dei momenti di vero e proprio delirio, passando per scene abbastanza cruente, per terminare con un finale che, per quanto sia raccapricciante, in realtà è un vero atto d'amore.
Facendo una media tra le parti più belle e le parti che proprio ho mal digerito, direi che arrivo a questa conclusione:
mio voto: 7 e mezzo / 10

La libreria degli amori inattesi - Lucy Dillon



Michelle ha deciso di ricominciare e vuole dare una svolta alla sua vita. Finisce così in un paesino abbastanza lontano da poter provare a dimenticare il suo passato, in particolare il matrimonio con un uomo terribilmente opprimente e pieno di sè. In questo paesino rileva prima un negozio di articoli per la casa, e successivamente, insieme all'amica Anna, appassionata lettrice, rileva anche la libreria locale, il cui proprietario è finito alla casa di riposo. E un giorno, mentre è intenta a riordinare gli ultimi scaffali, all'improvviso dietro uno scatolone colmo di libri spunta un buffo musetto. È Tavish, il cane del vecchio libraio: nessuno può più occuparsi di lui e il negozio è ormai la sua casa. In cerca di un padrone, non ha dubbi e sceglie Michelle. Prendersi cura di un cane è l'ultima cosa di cui ha bisogno. Eppure, dire di no a quei grandi e dolci occhi scuri è impossibile: non c'è altra scelta che tenerlo, in affido condiviso con Rory, un avvocato che abita nell'appartamento sopra la libreria. 
Quando il passato torna a bussare alla sua porta, Michelle scopre la forza di questa nuova amicizia. Perché l'uomo che l'ha fatta soffrire ha deciso di tormentarla ancora e lei sta per sprofondare di nuovo nelle proprie insicurezze. Ma la zampa di Tavish è lì pronta a portarla in salvo. Ormai non è più sola a risanare le ferite del suo cuore. E ad attenderla dietro l'angolo c'è qualcosa di inaspettato che ha il sapore dell'amore.

Leggo che questo libro, appena uscito, ha avuto un enorme successo, per il connubio uomo-animale, che piace sempre molto. Io stessa ammetto di averlo comprato perché il musetto del cane in copertina mi diceva "non lasciarmi qui dai". In effetti, la cosa che mi ha un po' deluso, è che il cane ha sì un ruolo fondamentale nel far avvicinare Michelle e Rory, ma avrei voluto che avesse più spazio nel racconto.
La storia è carina, si legge bene, da relax. Non è un capolavoro della letteratura romantica, ma è piuttosto piacevole.
Mio voto: 7 / 10.

La ragazza in blu - Susan Vreeland




Strana giornata, questa del funerale del preside Merril! Mai e poi mai Richard avrebbe pensato di ritrovarsi, dopo la cerimonia, nella gelida casa di Cornelius Engelbrecht, il suo collega insegnante di matematica, seduto sulla sua poltrona di cuoio rosso, a conversare con quell’uomo dall’aspetto così insignificante da celare di certo un cuore incandescente o forse, in un angolo riposto della sua anima, qualche inconfessabile segreto.
Scapolo, vestito sempre con colori indefinibili, sostenitore del circolo degli scacchi di Philadelphia, conoscente discreto di tutti piuttosto che amico di qualcuno, costantemente sulle sue e appartato nella sala dei professori, Engelbrecht si è sempre guardato bene dall’invitare chicchessia a casa sua. È con malcelato stupore perciò che Richard lo guarda accendere il camino, sorridere e, con gesti eccitati, illuminare un quadro posto davanti alla poltrona: un dipinto straordinario in cui una ragazza con un grembiule blu siede a un tavolo accanto a una finestra aperta.
« Guarda. Guarda l’occhio. È una perla», dice Engelbrecht.
«Le perle erano elementi ricorrenti in Vermeer. E osserva la luce di Delft…»
« Notevole», dice Richard. «Indubbiamente nello stile di Vermeer. Un’imitazione sconcertante.»
«È un Vermeer», sussurra Cornelius Engelbrecht… Così comincia questo straordinario romanzo che, come una preziosa scatola cinese, di capitolo in capitolo, ci conduce davanti al destino di una grande opera e delle persone, umili e potenti, nobili e arroganti, amanti dell’arte o del suo potere, che l’hanno avuta lungo i secoli.
Ecco allora Amsterdam, durante gli anni Quaranta, e le tragiche vicende della famiglia ebrea che possedeva La ragazza in blu; ecco la felice coppia olandese cui il dipinto apparteneva anni prima e che finisce col dividersi nell’istante in cui uno dei due ammette che la ragazza del quadro gli ricorda un vecchio amore; ecco, ancora più indietro, la vita di una fattoria olandese durante la grande inondazione del 1717; ecco, infine, Vermeer che, angustiato dai debiti, decide, in un momento di rilassatezza e di gioia, di dipingere la figlia. 
(da www.neripozza.it)

Un quadro che passa nelle mani di diversi personaggi in diverse epoche storiche, facendo da filo d'unione per otto racconti. L'idea era molto intrigante. Senonchè la lettura non mi ha entusiasmato particolarmente. Il linguaggio in alcuni punti lo ricordo contorto, al punto che alcune vicende non mi sono risultate proprio del tutto chiare. Carino.
Mio voto: 6 e mezzo.

martedì 10 giugno 2014

La porta - Magda Szabò


Magda, scrittrice, non riesce a seguire la carriera letteraria e la vita domestica. Le consigliano di chiedere aiuto alla vecchia Emerenc Szeredàs, la quale mette subito in chiaro che è lei che sceglie da chi lavorare, in che tempi e in che modi. La discrezione di Emerenc è una dote che il marito di Magda apprezza molto.
Emerenc è una donna ruvida, tuttofare instancabile, che riposa solo qualche ora su un loversit e che non permette a nessuno di valicare la porta dietro alla quale si nasconde la sua casa e la sua vita.
Emerenc è schiva, distaccata, ma sempre pronta ad aiutare chiunque (persona o animale) si trovi in difficoltà. A poco a poco scopriamo alcune delle vicende del suo passato che ne hanno condizionato la vita e l'hanno portata in questa specie di solitudine.
Magda invece ama la socialità, vorrebbe instaurare un dialogo con Emerenc che invece rimane sempre a distanza.
Sarà proprio Magda, preoccupata, che aprirà la porta, quella che doveva restare assolutamente chiusa per tutti e che svelerà lo stato di devastazione in cui è caduta Emerenc, e da lì comincerà la rovina della vecchia e della sua vita. Perchè Emerenc non voleva essere aiutata e men che meno voleva morire coperta di vergogna. 

Ho grosse difficoltà a commentare questo libro. All'inizio mi è piaciuto, era intrigante il rapporto di scontro tra queste due donne, ed Emerenc è veramente un personaggio, con il suo modo di fare. Poi si scoprono due vicende in particolare che daranno una svolta alla vita di Emerenc. Il primo, quando le dame della carità nella distribuzione del vestiario si dimenticano della sua presenza e pretendono di rimediare dandole un abito coi lustrini, episodio questo che le farà cadere ogni attaccamento alla religione. Il secondo, la barbara uccisione del suo gatto da parte di un vicino di casa. Ma potrei aggiungerne una terza, la mucca Viola che per correre incontro a Emerenc bambina, cade dal treno, si rompe due zampe e viene abbattuta. (A questo punto avevo fatto il pieno di cose tristi)
A poco a poco, a modo suo, Emerenc accorcia la distanza che tiene con Magda, al punto da maturare un amore quasi materno nei suoi confronti. 
Più la conoscevo e più apprezzavo Emerenc, con la sua generosità nei confronti di chiunque ne avesse bisogno. (Poi, scoprire che è una gattara ha aumentato la mia simpatia eh eh). 
Più conoscevo Magda invece e più provavo antipatia nei suoi confronti, fino al culmine in cui ha rivelato al mondo il segreto di Emerenc, rovinandole la dignità che si era costruita in anni di sacrifici e lavoro, oltre che mandando a morte certa i gatti che Emerenc adorava. In quel momento l'ho odiata. E poi è scappata a prendersi il suo premio che non si è nemmeno goduta.
E' un libro che lascia tanti spunti di riflessione, ma anche una enorme tristezza.
Mio voto: 7 / 10

lunedì 9 giugno 2014

Fine di una storia - Graham Greene



"un racconto non ha nè principio nè fine: si sceglie arbitrariamente un certo momento dell'esperienza dal quale guardare indietro, o dal quale guardare in avanti"

Londra, 1946. Maurice Bendrix decide di fare una passeggiata per bere qualcosa al bar e nota Henry, sulle sponde del fiume Common, sotto la pioggia senza ombrello, e lo va a salutare. Finiscono a casa di Henry, dove lui gli dice che è preoccupato per Sara, sua moglie. Teme che abbia un altro e un conoscente gli ha suggerito di rivolgersi ad un poliziotto privato, ma Henry si vergogna troppo e Maurice si offre di farlo al posto suo, spacciandosi per un amante geloso. Henry in realtà alla fine si convince di lasciar perdere, mentre Maurice decide di andare comunque da un certo Parkis il quale, accompagnato dal figlio, si mette alle calcagna di Sara.
Rivedere Sara a casa di Henry, ha riscatenato in Bendrix tutti i sentimenti che provava per lei. Aveva conosciuto Sara ed Henry perchè stava scrivendo un romanzo su un funzionario statale (cosa che era Henry). Poi Bendrix e Sara erano diventati amanti. Un rapporto che Maurice, sentendo che prima o poi avrebbe avuto una fine, viveva alternando amore e rabbia, 

“io mi rifiutavo di credere che l'amore potesse prendere qualsiasi altra forma che la mia: misuravo l'amore dalla estensione della mia gelosia, e standoa quella misura essa non poteva amarmi affatto”

“l'incertezza è la peggior sensazione che provino gli amanti: a volte il matrimonio più monotono e senza desiderio sembra preferibile. L'incertezza storce i significati e avvelena la fiducia”

“mi ero imbattuto in questa avventura ad occhi aperti, sapendo che un giorno avrebbe dovuto finire, e nondimeno, quando quel senso di incertezza, quella consapevolezza logica di un avvenire senza speranza, scendeva su di me sotto forma di malinconia, io la tormentavo e ritormentavo, come se desiderassi far entrare ora quell'avvenire che era alla porta, ospite prematuro e indesiderato”

Maurice comincia a pensare che Sara abbia altri uomini e la immagina in loro copagnia rodendosi dalla gelosia. Per un attimo comincia anche a pensare al suidcidio. Arriva anche ad andare a casa di Richard Smythe, oratore anti cattolico, con una enorme macchia su una guancia, dove Sara si recava spesso.
Ma ad un certo punto, Parkis riesce a trovare e trafugare il diario di Sara e lo consegna a Bendrix, il quale pensava di trovare scritte le prove della sua colpevolezza, mentre invece scopre il motivo per cui, dopo uno dei loro incontri clandestini, Sara lo aveva lasciato senza alcuna spiegazione.

“quando ho cominciato a scrivere, ho detto che questa era una storia di odio, ma non ne sono convinto.”

Bendrix scopre così che mentre la casa in cui si erano incontrati veniva bombardata, Sara aveva fatto un voto a Dio: promise che se Maurice fosse stato vivo lo avrebbe lasciato per sempre e avrebbe amato solo Dio.
Ma Sara scrive anche di aver fatto un sogno in cui c'era Maurice e non era più in pace. "Lo voglio come lo volevo nei giorni andati. Voglio mangiare quei panini con lui. Bere con lui nel bar. Sono stanca e non voglio più soffrire. Voglio Maurice. Voglio il comune corrotto amore umano. Buon Dio, Tu sai che voglio volere la Tua sofferenza, ma non la voglio ora. Allontanamela per un poco e dammela un'altra volta”
Maurice, scoprendo che Sara lo ama ancora, comincia a tormentarla dicendo di lasciare la sua casa e andare con lui. E Sara lo prega di smettere di insistere e che nella sua attuale casa non resterà per molto.
Maurice resta quindi in attesa di una telefonata. Ma quando otto giorni dopo squilla il telefono, all'altro capo c'è Henry che gli comunica che Sara, molto malata, è morta.
Maurice odia Dio, e pensa a vendicarsi impedendo a Sara, che voleva farsi cattolica, di avere una sepoltura cattolica. Ma Sara sembra comunque vegliare su di lui, impedendo di fare del male ad una ragazza che conosce al funerale. Mentre diverse persone che hanno conosciuto Sara, sembrano quasi aver ricevuto dei miracoli da lei.
"Tu hai preso lei, ma me non mi hai preso ancora. ... Ma io non voglio la Tua pace e non voglio il Tuo amore. Volevo qualcosa di molto semplice e molto facile: volevo Sara per la vita e Tu me l'hai tolta. Coi Tuoi grandi progetti Tu rovini la nostra felicità, come la mietitura rovina la tana di un topo: io Ti odio, Dio, Ti odio come se Tu esistessi"

"ho scritto, cominciando, che questo era un racconto di odio, e mentre camminavo lì accanto a Henry, verso il nostro bicchiere di birra serale, trovai l'unica preghiera che sembrava si addicesse all'atmosfera invernale: Oh Dio, Tu hai fatto abbastanza, Tu mi hai derubato abbastanza; io sono troppo vecchio e stanco per imparare ad amare; lasciamo in pace per sempre"


Si legge bene, la scrittura è scorrevole; è un libro triste, pesante per chi ha conosciuto una situazione come quella narrata. Io capisco bene il rapporto di amore-odio che lega Maurice e Sara. Oltre all'amore tra i due protagonisti, appassionato e rabbioso, al centro della storia c'è anche Dio. Quel Dio che Sara adora, quello stesso Dio che Maurice odia perchè lo accusa di avergli tolto l'unica persona da cui voleva essere amato e ricambiato. Un Dio che lui nega, ma che a poco a poco, probabilmente insinua il lui il dubbio. E che, nonostante cerchi di vendicarsi nei Suoi confronti non concedendo a Sara la sepoltura cattolica, è proprio a Lui che rivolge la sua ultima preghiera, di lasciarlo in finalmente in pace. Mi hanno lasciata perplessi i "miracoli" (posso chiamarli così?) che Sara fa sulle persone che ha intorno, ma probabilmente erano indispensabili per far nascere il dubbio di Bendrix.
Mio voto: 7 e mezzo / 10.

giovedì 5 giugno 2014

La bambina che diceva sempre di sì - Maud Lethielleux



Ninon ha nove anni. I suoi genitori si separano e, anzichè rimanere a vivere con la madre, la sorellina Agathe e il nuovo compagno della madre, decide di andare a vivere col padre, perchè lei capisce che deve prendersi cura di lui.
E' una vita molto spartana quella del padre, in una casa costruita nel bosco, dove la bambina lo aiuta a fare formaggi di capra che poi vendono al mercato. Una vita "autarchica", come la definisce lei. Un amore totale per il papà che è stato abbandonato anche da quasi tutti gli amici che frequentavano prima della separazione dalla moglie.

Questo libro sembra più una favola. Faccio molta fatica a pensare che, nella realtà, una bambina di nove anni potrebbe essere lasciata a vivere in mezzo al bosco, in una casa-caseificio, andando a scuola quando le va.
Però è un libro molto tenero, raccontato in prima persona dalla bambina, col suo candore. Anche se in diversi passaggi, per le parole utilizzate, si capisce che dietro alla voce narrante della bambina c'è un'autrice di altra età, non una bambina.
Mio voto: 7 / 10

Da qui a cent'anni - Anna Melis



"A cent'anni, bambino, non come me che voglio vivere poco, e in quei cent'anni ricordati sempre del tuo fratello balente". Questo è l'augurio che Graziano rivolge al fratellino neonato Ninniù. Graziano il balente, Ninniù il fifone.

Anna Melis ci parla di una saga familiare, ambientata in sardegna, dove chi è fortunato muore di vecchiaia o di malattia, ma principalmente è una terra dove si muore di faida. Una faida che per le famiglie Mele e Corrias è vecchia come la notte dei tempi, e su cui nemmeno un matrimonio tra le due famiglie riesce a mettere la parola fine. 
L'ambientazione è nuova, non avevo letto libri di questa terra prima d'ora, ma la trama è abbastanza trita, poco importa se questa volta si svolge in Sardegna. Famiglie che si odiano, matrimoni riparatori, il ragazzo bello e dannato, l'amore impossibile, i ripetuti tradimenti,....
Una cosa apprezzatissima è che in fondo al libro si trova una serie di termini sardi tradotti per chi come me il sardo non lo capisce, anche se alcune parole che ripete più spesso (ad esempio il termine "balente") rimangono invece senza spiegazione.
Interessante il continuo paragone che viene fatto tra Dio e Graziano, il ragazzo che sembra un demonio ma che ha un cuore d'oro in realtà.
La scrittura è abbastanza fluida, ma il libro non è proprio riuscito a prendermi. Abbastanza noioso in certi tratti.

Mio voto: 5 / 10