Victoria è orfana. Ha passato i suoi primi 8 anni di vita
sballottata da una famiglia all'altra, per poi esserne sempre rifiutata. Finchè
viene data in affido ad Elizabeth e un po' alla volta riesce a mettere da parte
le paure e le diffidenze collezionate in anni di rifiuti. Poi, per troppa paura
distrugge tutto e passa i restanti anni in una comunità. Una volta maggiorenne
si trova in mezzo ad una strada, sola, senza cibo e senza soldi. Ma grazie al
linguaggio dei fiori che le ha insegnato Elizabeth riesce a farsi apprezzare
come fioraia e dare una svolta alla sua vita. Anche se la paura è sempre in
agguato, e soprattutto è sempre in agguato la convinzione di non poter avere
rapporti con le persone che durino più di qualche mese.
Volevo leggere questo libro da tanto, e il concorso di Elle me ne
ha dato l'occasione. Mi è piaciuto molto. Divorato in pochi giorni perchè è
scorrevole e di piacevole lettura. Tutta la parte del linguaggio dei fiori,
anche se non univoco nei significati, è molto intrigante. Caso strano, sulla
copertina che ho ricevuto io c'è la mimosa, sensibilità, caratteristica che mi
identifica veramente tanto.
Ho seguito la storia di Victoria, sperando che alla fine
riuscisse a credere in se stessa e nell'amore che, seppur non aveva mai
accettato, era lì pronto per essere solo accolto da lei.
Il lieto fine le conferisce un po' l'aspetto di una favola. Ma sono favole che ti riappacificano con la cattiveria della vita.
Il lieto fine le conferisce un po' l'aspetto di una favola. Ma sono favole che ti riappacificano con la cattiveria della vita.
Mio voto: 8 / 10
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