"A cent'anni, bambino, non come me che voglio vivere
poco, e in quei cent'anni ricordati sempre del tuo fratello balente".
Questo è l'augurio che Graziano rivolge al fratellino neonato Ninniù. Graziano
il balente, Ninniù il fifone.
Anna Melis ci parla di una saga familiare, ambientata in
sardegna, dove chi è fortunato muore di vecchiaia o di malattia, ma
principalmente è una terra dove si muore di faida. Una faida che per le
famiglie Mele e Corrias è vecchia come la notte dei tempi, e su cui nemmeno un
matrimonio tra le due famiglie riesce a mettere la parola fine.
L'ambientazione è nuova, non avevo letto libri di questa
terra prima d'ora, ma la trama è abbastanza trita, poco importa se questa volta
si svolge in Sardegna. Famiglie che si odiano, matrimoni riparatori, il ragazzo
bello e dannato, l'amore impossibile, i ripetuti tradimenti,....
Una cosa apprezzatissima è che in fondo al libro si trova
una serie di termini sardi tradotti per chi come me il sardo non lo capisce,
anche se alcune parole che ripete più spesso (ad esempio il termine
"balente") rimangono invece senza spiegazione.
Interessante il continuo paragone che viene fatto tra Dio
e Graziano, il ragazzo che sembra un demonio ma che ha un cuore d'oro in
realtà.
La scrittura è abbastanza fluida, ma il libro non è proprio
riuscito a prendermi. Abbastanza noioso in certi tratti.
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