Titolo originale: Cuore - 1886
English title: Heart
Lo ammetto, non lo avevo ancora letto completamente. Ho visto il cartone animato da piccola (ah lo adoravo), ma il libro è rimasto lì in un cantone.
E' un libro figlio del suo tempo, nel senso che è stato scritto poco dopo l'Unità d'Italia, ed è pienamente intriso di patriottismo e di senso di unità. Se De Amicis vedesse com'è finita la sua Italia dopo poco più di un secolo, si rivolterebbe nella tomba.
Il libro è scritto da Enrico Bottini, di famiglia borghese, figlio di un ingegnere, ed è in pratica il suo diario durante l'anno in terza elementare (tra il 17 ottobre 1881 e il 10 luglio 1882). Enrico scrive ogni giorno qualcosa che lo ha colpito, scrive i racconti mensili che il maestro fa alla classe (tipo la piccola vedetta lombarda, il piccolo scrivano fiorentino); poi ci sono alcune pagine scritte dal padre e dalla madre (e una volta sola dalla sorella Silvia).
Partiamo subito dal primo giorno di scuola, Enrico è nella classe del maestro Perboni, un uomo che al primo sguardo appare più burbero del precedente maestro di seconda, ma che entra subito nel cuore dei ragazzi.
"Mostratemi che siete ragazzi di cuore; la nostra scuola sarà una famiglia e voi sarete la mia consolazione e la mia alterezza"
Troviamo alcuni dei compagni di scuola a cui Enrico si affeziona: Garrone, il più grande e grosso, che aiuta tutti quelli che vengono derisi o che si trovano in difficoltà; Derossi, il primo della classe, che aiuta e fa regali agli altri e non fa pesare la sua bravura; Robetti, che si è gettato sotto l'omnibus per salvare un bambino e ora gira con le stampelle; Precossi, piccolo e timoroso, che pur di non disonorare il padre, non ammette con nessuno che suo padre si ubriaca e lo picchia; il muratorino, il calabrese, e tanti altri.
Poi c'è anche Franti, il cattivo, il prepotente, che ride quando vede gli altri star male.
Di Enrico, in realtà, non si sa molto. Per esempio non scrive come va a scuola e nell'elenco dei promossi di fine anno non dice che voto ha preso (ma si dà per scontato che sia stato promosso).
Mi è piaciuto tantissimo che il padre di Enrico vuole che lui inviti a casa un compagno di scuola diverso, per conoscerli tutti.
E' un libro dove c'è un gran fervore nei confronti dello studio. La scuola è una seconda mamma, e i maestri sono come dei padri, delle persone di famiglia, esigenti ma comprensivi verso le difficoltà in cui si trovano alcuni ragazzi. L'istruzione non è messa in discussione da nessuno, e tutti, dal più povero al più abbiente, sono incentivati a studiare e far di conto. Addirittura, molti dei genitori che lavorano, frequentano la scuola serale. I maestri vanno addirittura a casa a trovare gli alunni ammalati.
Poi troviamo tanto patriottismo, come ho già detto. Anche tutti i racconti che il maestro Perboni fa alla classe, hanno sempre come protagonisti dei loro coetanei che si comportano con sacrificio e abnegazione, che diventano eroi, che fanno grandi imprese e ne vanno fieri, anche a costo della loro vita (peraltro, molti di essi sono orfani o in qualche modo comunque allontanati dai genitori...).
Ho trovato molto moralismo, anche eccessivo. Ad esempio, i bambini gioiscono per la neve ma il padre di Enrico ricorda loro che ci sono bambini meno felici a cui la neve porta miseria e morte. E va beh, santo cielo, falli sfogare un attimo dai. Poi d'accordo, quelli erano genitori che effettivamente, pur coi loro problemi, educavano ed erano presenti (su alcune cose un po' asfissianti, ma forse meglio così che totalmente assenti). Purtroppo per noi, nel mondo attuale sta decisamente dominando l'atteggiamento di Franti (senza madre disperata e dispiaciuta al seguito).
E' un libro che aveva intenti pedagogici, in cui venivano esaltate l'obbedienza, l'umiltà, la sopportazione delle disgrazie, il rispetto nei confronti del prossimo. Tutte cose che abbiamo perso, purtroppo.
La scrittura è sicuramente un po' ostica, decisamente datata.
Credo che leggere questo libro senza considerare il contesto in cui è stato scritto, porti a reputarlo abbastanza noioso. Se teniamo conto, invece, del periodo storico e dell'intento, è sicuramente un bel ritratto dell'epoca. Però, sinceramente, io non lo farei leggere ad un bambino finchè a scuola non arriva allo studio di quel periodo.
Mio voto: 6 e mezzo / 10.
Nessun commento:
Posta un commento