lunedì 6 agosto 2012

Rivoluzione N.9 - Silvio Muccino + Carla Vangelista


1964. Sofia ha quattordici anni, ama alla follia Paul McCartney al punto da dargli vita tra le pareti della sua cameretta. Sofia ha due genitori che litigano in continuazione e una grossa crisi interiore dovuta al suo corpo che cambia e che lei vede solo brutto. Sofia vorrebbe essere considerata dai ragazzi, vorrebbe indossare le calze da donna e la minigonna anzichè i calzini da bambina.
1997. Matteo. Orfano di padre, con una sorella che lo deride sempre, una madre possessiva ed egoista che cerca di fare l'artista senza averne alcuna capacità, e riversa sul figlio il compito di conforto che sarebbe dovuto toccare al marito defunto. Matteo, frustrato tra ciò che vorrebbe fare e ciò che la madre gli concede di fare, alla scoperta del sesso, con una voglia smisurata di crescere e diventare libero.
“L'adolescenza è una rivoluzione che ti scoppia dentro. L'unico modo per sopravvivere è portarla fuori”.
Purtroppo, a volte, ci si lascia prendere dai pregiudizi sugli autori dei romanzi. Questo è stato il caso per me. La prima cosa che mi sono detta è stata “Muccino scrive anche libri?”. Il romanzo invece si è rivelato estremamente piacevole, ben scritto, scorrevole. Aggiungo anche mai banale, pur trattando un argomento che banale non è ma è stato trattato migliaia di volte. Due adolescenti di epoche differenti, ma alla fine con gli stessi problemi, la stessa voglia di scoprire l'amore, di essere liberi, di non essere più trattati come bambini. Due adolescenti i cui genitori non si rendono conto del bisogno affettivo che i figli hanno di loro, perchè sono troppo concentrati a vederli come dei bambini e troppo presi dai propri problemi. Per fortuna che esistono la nonna di Sofia e la sorella di Matteo. E Daniele. Questo burbero ma affettuoso uomo che ha conosciuto entrambi i ragazzi e a cui ha saputo fare da “sostegno” per il loro bisogno di parlare. Daniele che ha sofferto i pregiudizi dell'essere omosessuale.
Il libro è composto da capitoli brevi, e passa dagli anni dei Beatles a quelli più recenti con una estrema facilità di lettura e senza alcuna confusione.

Lo ritengo davvero un bel libro. Consiglierei di leggerlo ai genitori che hanno figli adolescenti per ricordare loro cosa significa avere 15 anni e tanta paura di essere inadeguati.

Mio voto: 9/10

Il male quotidiano - Massimo Gardella


Capitolo primo: un piccolo bastardino assetato viene fagocitato da una enorme creatura fluviale. 
Capitolo secondo: sul fiume viene ritrovato un pesce siluro di oltre tre metri, dalla cui bocca sporge la manina di una bambina. 
Diciamo che avevo poca voglia di vedere cosa succedeva nel resto dei capitoli. Ma il libro l'ho letto tutto.
L'ispettore Remo Jacobi, mezzo rumeno e mezzo italiano, divorziato e disilluso dalla vita, viene incaricato di seguire le indagini del caso. Ma all'inizio sembra quasi che non esista un caso. Nessuno pare aver denunciato la scomparsa di questa bambina e addirittura nessun giornale riporta un solo trafiletto riguardo la notizia.
Jacobi si imbatte nell'articolo di una giornalista riguardante il pescaturismo abusivo e comincia a seguire questa pista, in realtà collezionando un niente di  fatto finchè la giornalista non rende pubblica la notizia e si movimentano un po' le acque...
La parte migliore del romanzo è il rapporto tra Remo e l'anziano padre. La loro difficoltà a dirsi quanto si vogliono bene. Jacobi è l'ennesimo ispettore in piena crisi personale, dove il caso da risolvere ha quasi un secondo piano rispetto alla sua vita privata, e alla sua idea di fatalismo del male, che esiste e non può essere sconfitto. Non a caso, sono diversi i casi seguiti da lui che ha chiuso semplicemente affossandoli. Ma questo caso lo tocca nel profondo portandogli alla mente ricordi dolorosi che lui ha volutamente cercato di relegare ad una vita parallela che non vuole più condurre. E in qualche modo prova a risolverlo.
Il romanzo alterna delle descrizioni molto belle ad alcune in cui ho avuto la sensazione che l'autore abbia volutamente cercato parole altisonanti che però non aggiungono intensità al racconto. 
La storia era anche interessante ma mi dà l'impressione che sia in più punti un po' forzata. Anche i flashback a volte sono stati collocati in parti del romanzo che non c'entravano nulla, con nessun riferimento, come un lampo che però mi ha lasciato in bocca il sapore del “perchè adesso? Che c'entra?”.
Si riscatta decisamente negli ultimi capitoli, quando la vicenda inizia a dipanarsi e la storia acquista più avventura. Non posso considerarlo un capolavoro, piuttosto un romanzo piacevole.

Mio voto: 7/10

La masnà - Raffaella Romagnolo




La trama non è nuova. Una saga al femminile, in cui le donne non contano nulla e devono sottostare alle decisioni degli uomini di casa, padri, mariti o fratelli che siano. Perchè l'uomo "sa cosa fare". Le donne sono sempre considerate "masnà", bambine. Finchè l'oppressore non muore, e la donna trova il modo di riscattare un po' di quella libertà che non ha mai avuto. Tre generazioni di donne che vivono la loro condizione di masnà con rassegnazione (Emma), con sogni costantemente accantonati (Luciana) e con la ribellione di chi vuole cambiare le cose che non capisce (Anna).

Questo romanzo trovo che si divida in due parti: una più confusionaria, con molti salti spazio-temporali a volte anche difficoltosi da seguire, soprattutto nel racconto della storia di Emma Bonelli e di Luciana; e una seconda parte più fluida e decisamente avvincente dalla nascita di Anna in poi. Pagine, quelle della seconda parte, in cui sono delineati meglio anche i sentimenti delle protagoniste e vengono dipanate alcune vicende che chiariscono la storia intera.
Il linguaggio dell'autrice non è molto facile, e aver introdotto molte espressioni dialettali senza traduzione rende un po' faticoso mantenere l'attenzione per chi non le capisce.
Sono molto dubbiosa sulla valutazione da darne... Alla seconda parte, più chiara, più leggibile, più piena di introspezione darei un otto. Ma la prima parte è a tratti molto pesante, difficile da seguire, e non riesco ad andare oltre il sei. Alla fine, forse è giusto un sette di media, anche se penalizza molto le pagine più belle del romanzo.


Mio voto: 7/10

lunedì 11 giugno 2012

Per legge superiore - Giorgio Fontana




Un magistrato ed un dubbio enorme: è forse innocente l'uomo che sta per essere processato in appello?
Roberto Doni ha 65 anni, è un sostituto procuratore di Milano, integerrimo, fissato con l'idea di scrivere il suo testamento, non tanto per distribuire i suoi beni, quanto per far capire agli altri ciò che pensa e su che basi ha condotto la sua vita. Un magistrato che vive completamente fuori dalla realtà, dalla vita di città, che fa del palazzo di giustizia, traballante per esser stato costruito sulla sabbia e tenuto insieme da chiodi, una sua seconda casa.
Il suo motto: "eccezioni sempre, errori mai". Sullo sfondo, una Milano molto presente, molto protagonista anch'essa del romanzo.
Una vita tranquilla, "normale", un po' abitudinaria, una moglie di cui è ancora innamorato e una figlia con cui ha rapporti conflittuali e che vive all'estero.
Finchè un giorno viene contattato da una giornalista freelance che insinua in lui il dubbio che Khaled Ghezal, di cui ricorre il processo in appello a breve, sia totalmente innocente perchè addirittura non presente sul luogo del crimine. E questo magistrato si lascia trasportare nella vita di via Padova, scoprendo una Milano interrazziale su cui non si è mai dilungato molto a riflettere. Un contatto con la realtà che lo porta a mettere in dubbio non solo la sua carriera ma addirittura il suo futuro familiare.

La trama del romanzo è accattivante. La storia ha alcuni tratti abbastanza inverosimili ma è scorrevole, si lascia leggere volentieri. La scrittura è curata, piacevole, fluida. Il paragone con Sciascia lo trovo però decisamente eccessivo. Il romanzo ha dei begli spunti, sia per quanto riguarda la storia, sia per quanto riguarda la psicologia del personaggio, ma mi dà l'idea di rimanere sempre abbastanza superficiale ad entrambe le cose. Sembra sempre voler creare un pathos che alla fine non riesce a creare. Anche i dubbi che attanagliano il protagonista sono trattati un po' "all'acqua di rose" e in più di una occasione ho avuto la sensazione che si senta molto la differenza di età tra l'autore e il personaggio a cui vuole dare vita, credo che un trentenne faccia fatica ad immedesimarsi in un uomo che ha il doppio dei suoi anni e che inizia a tirare un bilancio della sua esistenza.
Una giornalista spuntata dal nulla, che "non si fida" dell'avvocato difensore così va a contattare direttamente il magistrato dell'accusa, che si lascia trascinare sulle strade di quartiere forse più per voglia di avventura che per reale interesse al caso, al punto che anche lui si rende conto che tutto ciò che mette in discussione lo fa sulla base di ipotesi e non di veri e propri fatti. Khaled è un uomo buono. Questo è tutto ciò che dicono le persone con cui parla. E noi questo lo crediamo anche. Ma anche l'unica persona che potrebbe davvero scagionare Khaled non va oltre il "era con me". Salvo essere ucciso forse dai reali colpevoli e a questo magari poteva essere dato un po' più di risalto.
Nel complesso un romanzo piacevole. Ma l'impressione che mi rimane è che gli manchi qualcosa per diventare bellissimo.
Mio voto: 7/10

martedì 24 aprile 2012

L'inventore di sogni - Ian McEwan




Quando Peter Fortune aveva dieci anni, i grandi dicevano che era un bambino difficile perchè se ne stava sempre zitto e amava starsene da solo.
La sua mente era costantemente rapita da sogni che gli facevano perdere il contatto con la realtà.
Crescendo, Peter capì che siccome la gente non può sapere cosa ti passa nel cervello, la cosa migliore per farsi capire è dirglielo. E così cominciò a scrivere alcune delle avventure che gli capitavano nei sogni, diventando uno scrittore.
Nel romanzo vengono quindi raccontati otto sogni che ha fatto Peter.
Le bambole della sorella che rivendicano il diritto ad avere una stanza tutta loro.
Peter che per qualche ora si incarna nel gatto William.
La pomata svanilina, che Peter trova in un cassetto della cucina, e con la quale fa sparire tutta la sua famiglia.
Peter e come sconfigge il bambino prepotente della scuola.
Come Peter smaschera il ladro che sta ripulendo la strada in cui abita.
Peter che si trasforma nel cuginetto Kenneth per un incantesimo della sorella.
Peter che per qualche ora si trasforma in un adulto e si innamora.

Delizioso. Tenero. Sono i primi aggettivi che mi vengono in mente chiudendo questo libro.
Un libro per bambini/ragazzini, pulito, ironico, fantasioso.
McEwan sa stupirmi per come la sua scrittura riesca ad essere bellissima sia che scriva per adulti sia che scriva per bambini.

Mio voto: 9/10

lunedì 23 aprile 2012

Le braci - Sàndor Màrai




Quarantuno anni e quarantatre giorni. Il tempo in cui il generale, Henrik, ha maturato la sua vendetta nei confronti del suo migliore amico di gioventù, un quasi fratello con cui ha vissuto e convissuto gli anni più belli della sua vita. Fino al giorno in cui l'amico, Konrad, un ragazzo di famiglia povera che deve diventare militare perchè è quello che sognano i genitori mentre lui ha la passione della musica, incomprensibilmente fugge ai tropici, dopo aver puntato alla testa di Henrik una pistola ma non essere riuscito a premere il grilletto. Ed Henrik si trova di fronte una realtà che non aveva nemmeno lontanamente immaginato e su cui si arrovellerà per quarantuno anni e quarantatre giorni, finchè Konrad lo va a trovare.
E finalmente assapora il gusto della vendetta, addirittura riarredando la casa come era l'ultimo giorno in cui si sono visti, mangiando gli stessi cibi per cena.
Che cosa vuoi da quell'uomo? Gli chiese la balia
Lui vuole la verità. Una verità che forse è chiara a tutti ma che lui non vuole semplicemente ammettere.

Lento e pretenzioso sono le prime cose che mi vengono da pensare dopo aver chiuso questo libro.
Un conto è voler creare il pathos, ma cercare di crearlo dove non lo si trova risulta molto una forzatura.
Per oltre cento pagine mi sono chiesta cosa potesse mai essere questo segreto che mina l'amicizia di due uomini che erano come fratelli. Poi a pagina 108, finalmente, un accenno di cosa potrebbe essere. Ma è in realtà soltanto la punta di un iceberg che lui non aveva mai visto e contro cui si trova a sbattere nel momento in cui Konrad scappa, rivelando una seconda vita che non avrebbe mai potuto immaginare.
Ciò che ha rotto l'amicizia tra questi due uomini non ha in realtà nulla di diverso da quanto successo a migliaia di altre coppie di amici. Avevo già capito di cosa si poteva trattare dal primo capitolo, nonostante i tentativi dell'autore di voler creare appunto quel pathos che non ho trovato da nessuna parte.
Un lungo soliloquio di un uomo che ha aspettato per quarantun anni la sua vendetta, che si materializza in un stancante monologo a cui l'altro partecipa con qualche accenno ogni tanto. Una rivincita che doveva risarcirlo dei torti subiti in passato, rispondere a due interrogativi che aveva studiato per quarantun anni, e si rivela invece un niente di fatto.
Di buono c'è che la scrittura è piacevole e scorrevole. Ma non posso ritenerlo un capolavoro.
Mio voto: 6/10

sabato 21 aprile 2012

Body Art - Don DeLillo



Mah. Quando chiudo un libro e la prima cosa che mi viene da dire è “mah”, allora c'è qualcosa che non va.
Avevo letto delle belle recensioni, addirittura entusiastiche, su questo libro, ma ciò che ne penso io non è di quel genere.
Intanto il titolo. Irrilevante per ciò di cui parla il libro. Che sia una body artist o meno, non cambierebbe la sostanza. Il suo mestiere viene citato un paio di volte, ma senza che abbia davvero una grande importanza per la storia.
Il libro inizia raccontando una mattinata in cucina, con la routine tra due coniugi che parlano ma non si ascoltano a vicenda.
Poi lui, Rey Robles, regista, esce di casa, si reca ad insaputa di tutti nell'appartamento di Manhattan della sua prima moglie e si spara. La body artist, Lauren Hartke, è la sua terza moglie.
Comincia allora la vita di Lauren dopo la morte di Rey, e la solitudine che prova.
Lauren passa il tempo a pulire, rifornire la dispensa, tagliare la legna, guardare per innumerevoli ore una webcam puntata su una strada a due corsie di una cittadina finlandese chiamata Kotka, organizzando “il tempo fino a quando non avrebbe potuto ricominciare a vivere”.
Finchè una mattina sente nuovamente quel rumore di cui aveva spesso parlato a Rey, pensando si trattasse di uno scoiattolo che non erano mai riusciti a vedere. Ma questa volta Lauren trova un piccolo uomo seduto sul bordo del letto di una stanza usata come ripostiglio. Un uomo che non parla se non riproducendo con la stessa voce di Rey, alcune frasi da lui dette quando era in quella casa e che lei decide di chiamare Mr. Tuttle, per la somiglianza con un professore di scuola che glielo ricordava. “Forse era solo pazzo. Un matto che tenta di vivere attraverso le voci di altre persone”. E tutto sommato Lauren si “affeziona” a questa presenza che le riporta “in vita” il suo Rey.
Quello che ne segue è il rapporto ambiguo che si crea con questo uomo, che lei tratta quasi come un bambino. Pagine deliranti di sofferenza, a tratti un po' confusionarie. 
E sinceramente la rappresentazione teatrale che ne fa mi ha lasciato spiazzata. 
Mi “concedo” il beneficio del dubbio di non averlo capito come meritava. 
Mio voto: 5/10

mercoledì 4 aprile 2012

La signora dei funerali - Madeleine Wickham



Fleur Daxeny è una affascinante quarantenne che ha il vizio di imbucarsi ai funerali indicati dal Times per conquistare il ricco vedovo, spillargli più soldi possibili e poi darsi alla fuga.
Con la solita tecnica, quindi, Fleur conosce Richard Favour al funerale della moglie Emily e rapidamente entra a far parte della sua vita. Un uomo molto gentile, che ama il golf, che non le fa pressioni sessuali e che, tuttavia, dopo diverse settimane non si è ancora lasciato sfuggire quanti soldi abbia. Ma a poco a poco Fleur comincia ad apprezzare il suo comportamento da gentiluomo e si inserisce bene nella nuova famiglia, con i figli di lui, Philippa ed Antony, e la sorella di Emily, Gillian. Mentre il marito di Philippa dimostra di non sopportarla molto e a poco a poco si scopre che la dolce Emily non era poi tale come credeva Richard.
Quando poi alla porta di The Maples bussa anche la figlia tredicenne di Fleur, Zara, una ragazzina magra come un chiodo che immediatamente si inserisce nella famiglia e nel cuore di Antony, le cose cominciano a diventare molto complicate.
Riuscirà Fleur a portare a termine il suo solito piano o finirà per mettere radici a The Maples?
La risposta non ve la dico :-)
Il libro è delizioso. Divertente, ironico, mai volgare. Un libro da lettura rilassante.
Non avevo letto ancora nulla della Kinsella (in questo libro non aveva ancora cambiato nome) e sono contenta che mi sia capitato questo libro tra le mani.

Mio voto: 8/10