martedì 4 agosto 2015

Istituto di bellezza Margaret Thatcher - Marsha Mehran



Titolo originale: The Margaret Thatcher School of Beauty (2014)

Buenos Aires, primavera del 1982. Al numero 1796 di avenida de Florida si erge l’Anna Karenina, uno splendido palazzo storico che ospita un gruppo di fuoriusciti iraniani. Cuore e anima della piccola comunità è Haji Khanoum, donna dal passato misterioso, che esegue ogni mattina la danza rotante dei sufi. È grazie a lei che nel condominio fa la sua comparsa una giovane donna con la figlia. Zadi, così si chiama la ragazza, ha appreso in Iran l’antica arte del band andazi, la depilazione con il filo, e decide di aprire un salone di bellezza proprio nel palazzo, che da quel momento si anima magicamente. Un altro inquilino, chiamato il Capitano, inizia a raccogliere intorno a sé i suoi connazionali appassionati di poesia, e le serate al numero 1796 di avenida de Florida diventano il centro di aggregazione per gli iraniani di tutta Buenos Aires che non vogliono recidere il legame con il loro tormentato paese.
Emergono così le storie degli abitanti della piccola enclave. Quella di Haji Khanoum, ad esempio, e del grande amore della sua vita. O quella del Capitano Soheil Bahrami, che dopo quasi trent’anni trascorsi nel famigerato carcere di Evin vive ora con la figlia Sheema, una studentessa di medicina innamorata di una naturalista americana. E ancora, quella di Parastoo, l’apprendista di Zadi, sposata con un uomo che le ha fatto credere di poter fare fortuna in America, e che adesso la tiranneggia. Oppure quella di Homa e Reza, che di giorno lavorano al mercato e la sera dipingono miniature; o, infine, quella del giovane rivoluzionario Houshang, infatuato di Zadi, della politica e di Cartesio.
E mentre l’Inghilterra di Margaret Thatcher dichiara guerra all’Argentina per le Falkland, una nuova inquilina si presenta al numero 1796 di avenida de Florida. Dice di chiamarsi Farzaneh Soltani, ma somiglia moltissimo all’attivista per i diritti delle donne iraniane Farzaneh Farahanguiz, scomparsa dal suo paese in modo misterioso. E gli abitanti del palazzo, tra amori segreti, confessioni commoventi, riflessioni profonde e ricordi di un tempo perduto per sempre, aiutati dalla loro «antica arte del raccontare storie, percorrono il viaggio della vita rafforzati dall’unità e dalla comunanza». ( http://www.neripozza.it/ )

Ho trovato questo libro in biblioteca e la trama mi aveva incuriosita. Dava l'idea di qualcosa di brioso e invece è ben lontano da ciò. Siamo davanti ad un gruppo di esuli iraniani che si ritrovano a declamare poesie della tradizione persiana e a parlare delle proprie storie. Storie che sono tendenzialmente molto tristi, soprattutto quelle delle donne. Uno spaccato della vita da cui sono scappati e che comunque rimpiangono, nella speranza, comunque,  di cominciare una nuova vita.
La narrazione è complessa. Non l'ho trovato particolarmente scorrevole. Le poesie che inframmezzano il racconto sono molto complesse anche loro.
L'idea era interessante senonché ho fatto una fatica tremenda a cercare di non perdermi tra nomi simili e storie che si accavallavano. Forse, delusa dalle aspettative, non l'ho letto con l'attenzione che avrebbe meritato. Sinceramente, non era il genere di libro per cui l'avevo preso. Oltretutto, ero contenta di poter segnare un libro argentino nella mia sfida degli 80 libri, e invece di Argentina non c'è nulla, a parte, va beh, sapere che è ambientato a Buenos Aires, ma i personaggi non mettono mai piede fuori dal quinto piano...
Mio voto: 6 e mezzo / 10

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