Visualizzazione post con etichetta 2015 New author challenge. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta 2015 New author challenge. Mostra tutti i post

giovedì 10 dicembre 2015

La lettrice di fiori - Elizabeth Loupas



Titolo originale: The flower reader (2012)

Corte di Scozia, 1560. Rinette Leslie di Granmuir, figlia di cortigiani, possiede un’abilità unica e preziosa: pratica la floromanzia, l’antica arte di predire il futuro leggendo i fiori. Eppure questo dono non la metterà al riparo da ciò che sta per accadere: la regina, in punto di morte, le consegna uno scrigno che contiene alcune lettere cifrate con i più oscuri segreti della casa reale e la prova degli intrighi dei nobili di corte. Nel cofanetto si trova anche una pergamena con una profezia firmata da Nostradamus che minaccia il destino della monarchia. La giovane Rinette ha il compito di consegnarlo a Maria Stuarda, la futura regina, ma commetterà un errore fatale: poco prima di recarsi dalla nuova sovrana, si confiderà con il proprio amato, mettendolo inconsapevolmente in pericolo. Alcuni cortigiani senza scrupoli, che hanno spiato la conversazione, pur di entrare in possesso del prezioso oggetto, fanno sparire misteriosamente l’uomo. Ma quali importanti segreti potrà mai contenere lo scrigno? E quale sarà il destino del Regno di Scozia? Distrutta dal dolore e circondata da gente di cui non può fidarsi che complotta dietro di lei, Rinette avrà un solo modo per sottrarsi alle loro sordide trame: affidarsi ai fiori, al loro magico potere e alla loro forza profetica. Riuscirà a rimanere immune ai pericoli che incombono su di lei e a ritrovare un amore perduto? 
(da http://www.newtoncompton.com/libro/la-lettrice-di-fiori)

Cercavo un libro che potesse andare bene per l'ultimo mese della "monthly keyword" e sono incappata nella floromanzia, l'arte di predire il futuro leggendo i fiori, di cui sinceramente non avevo mai sentito parlare.
Devo però fare una precisazione sulla trama scritta dalla casa editrice: non sono i cortigiani senza scrupoli che ascoltano la conversazione, bensì è proprio Alexander che va a spifferarlo ai quattro venti nella speranza di guadagnarci...
Trama interessantissima, anche se la lettura dei fiori ad un certo punto sparisce quasi completamente, per riapparire un pochino verso la fine.
E' una strana sensazione quella che ho a libro finito; mi è piaciuto, ma non da dargli un voto altissimo. La scrittura è scorrevole, piacevole, anche se le prime pagine risultano un po' contorte. Riesce a conciliare bene l'ambientazione storica con la parte romanzata, senza addentrarsi troppo nella storia del periodo (mi piacciono i romanzi con ambientazione storica, ma odio profondamente quando diventano dei manuali di storia).
La protagonista, non so, ad un certo punto mi sono chiesta come mai continuasse (testardamente) a voler vendicare un marito che è stato veramente un farabutto. E' anche vero che se avesse consegnato subito il cofanetto non ci sarebbe stato il romanzo...
Trame e intrighi alla corte della capricciosa e volubile Maria Stuarda, dove i personaggi sono veramente troppi (oltretutto, la Stuarda aveva nel suo seguito solo donne che si chiamavano Maria..)
Ho provato una simpatia immensa per Nicolas De Clerac, raffinato confidente della regina, probabilmente è il personaggio a cui mi sono affezionata di più.
Nel complesso, il libro l'ho letto volentieri e anche in fretta ma, ripeto, non mi ha lasciato una grande emozione, nonostante la storia d'amore (l'ultima ovviamente) è veramente tenera (forse perchè è molto tenero lui..).
Mio voto: 7 e mezzo / 10

martedì 17 novembre 2015

Memorie di una geisha - Arthur Golden


Titolo originale: Memoirs of a Geisha (1997)

La piccola Chiyo vive, assieme ai genitori e alla sorella maggiore Satsu, in un piccolo villaggio di pescatori chiamato Yoroido, in una casa tutta storta che lei chiama la «casa ubriaca». La madre è molto malata, al punto da essere costretta sempre a letto. Il proprietario della Compagnia Ittica per la quale lavora il padre, il signor Tanaka, pare affezionarsi a Chiyo, al punto che la bambina pensa che voglia adottare lei e la sorella. In realtà. il signor Tanaka le consegna ad uno dei dipendenti dell'okiya Nitta perché le porti a Gion, il quartiere delle geishe di Kyoto. Poi, giunte a destinazione, vengono separate. Chiyo rimane nell'okiya Nitta, mentre Satsu viene destinata ad un bordello.
Nell'okiya vivono la Madre (la proprietaria dell'okiya e geisha in pensione), Zietta (la "sorella minore" della Madre e geisha fallita), la Nonna (la geisha che  molto tempo prima ha adottato le due precedenti donne), Hatsumomo (l'unica geisha della casa), Zucca (una bambina quasi coetanea di Chiyo) e le domestiche. Chiyo viene dapprima impiegata come domestica ed è costretta a subire le angherie di Hatsumomo. Durante questi primi mesi Chiyo e Zucca diventano molto amiche.
Ad un certo punto, Chiyo comincia le lezioni per diventare geisha anche se il suo unico desiderio è quello di ricongiungersi con la sorella e tornare a casa. Dopo molto tempo riesce a mettersi in contatto con Satsu e decidono di scappare insieme, ma Chiyo, cercando di scappare dal tetto, cade a terra rompendosi un braccio e non arriverà all'appuntamento. Per punirla del suo tentativo di fuggire, la Madre decide di non investire più soldi nella sua educazione e la fa lavorare solo come domestica. Un giorno il signor Tanaka le scrive una lettera, informandola che il suo assistente e Satsu sono fuggiti da Yoroido e che entrambi i suoi genitori sono morti. Chiyo è disperata. Mentre si trova nei pressi del teatro, in lacrime, incontra il Presidente. E' un incontro che cambierà il suo destino perchè da quel giorno Chiyo decide che non le rimane altra scelta se non quella di cercare in tutti i modi di diventare una geisha, nella speranza di incontrare nuovamente il Presidente.
Chiyo viene contattata dalla geisha più famosa di Gion, Mameha, disprezzata da Hatsumomo, che la adotta come sorella minore, facendola diventare un'apprendista e preparandola per diventare una brava geisha. Come apprendista geisha, Chiyo deve quindi cambiare nome e diventa Sayuri. Inizialmente la sua carriera procede molto a rilento a causa di Hatsumomo che cerca in tutti i modi di ostacolarla (Hatsumomo ha preso come sorella minore Zucca). Sayuri spera con tutto il cuore di poter intrattenere il Presidente, ma le vicende la portano invece a stare sempre più insieme al suo socio in affari, Nobu, scontroso eroe di guerra senza un braccio che si invaghisce davvero di lei.
Grazie all'abilità di Mameha, il mizuage di Sayuri (la sua verginità) viene venduto ad un prezzo record, tale da estinguere tutti i debiti contratti con l'okiya. La Madre, grande affarista, decide di adottarla (al posto di Zucca) e pone così fine alle persecuzioni di Hatsumomo che in seguito sarà anche cacciata dall'okiya.
Con lo scoppio della seconda guerra mondiale, il quartiere delle geishe viene chiuso e le donne vengono spedite a lavorare in fabbrica. Sayuri viene salvata da questo grazie a Nobu che la fa andare da un suo amico creatore di kimono.
Un giorno, dopo la fine della guerra e la riapertura del quartiere delle geishe, Nobu la va a trovare e richiede la sua presenza per intrattenere il vice ministro delle finanze che ha il compito di controllare l'operato della fabbrica di Nobu e del Presidente. Nobu, inoltre, si è proposto come suo danna (protettore), e lei, pur essendo grata di tutto ciò che lui ha fatto per lei, è troppo ossessionata dall'idea del Presidente e arriva ad attuare un piano per allontanare definitivamente Nobu. Decide di concedersi al primo ministro e chiede a Zucca di accompagnare Nobu a sorprenderli. Ma Zucca (che cova dell'astio per Sayuri essendo stata adottata al posto suo) porta con sé il Presidente.
Tempo dopo, il Presidente richiede la presenza di Sayuri in una casa da tè. Qui Sayuri gli spiega il motivo del suo gesto e lui le confida che Nobu ha deciso di rifiutare di diventare il suo danna, mentre le rivela che Mameha l'aveva presa sotto la sua ala quando era una bambina grazie a lui e che la desidera più di ogni altra donna. Il Presidente diventa quindi suo danna, la libera dall'okiya e la libera anche dal lavoro di geisha. Successivamente, Sayuri si trasferisce a New York dove apre un'elegante casa da tè per uomini d'affari giapponesi, continuando a vedere il suo amato Presidente tutte le volte in cui egli si recherà in America per affari (e dalla storia si intuisce che hanno anche un figlio).

Mi sono un po' dilungata nella trama perchè il romanzo è molto ricco e non volevo liquidarlo con due semplici righe. Avevo comprato il libro subito dopo aver visto il film al cinema, ma come tanti altri libri era rimasto intonso.
Leggere il libro dopo aver visto il film mi ha fatto dare un volto ai personaggi.
La trama è, di fondo, una lunghissima storia d'amore di una bambina povera che cambia il suo destino diventando una rinomatissima e richiestissima geisha, fino al giorno in cui riesce ad avere davvero l'uomo di cui si era innamorata.
Il libro è oltre 400 pagine ma si legge molto bene. Ogni volta che viene citato un termine in giapponese l'autore si premura si spiegarci cosa significa. La storia è coinvolgente e scorrevole. Ci sono alcune pagine un po' contorte nel finale, dallo stile deduco che siano volutamente contorte.
Unico enorme dispiacere che mi rimane è per il povero Nobu, che purtroppo si è innamorato della persona sbagliata e ne è rimasto ferito. Non se lo meritava.
Mio voto: 9 / 10

giovedì 5 novembre 2015

Mi fido di te - Massimo Carlotto, Francesco Abate



Titolo originale: Mi fido di te (2007)

Gigi Vianello, con un occhio verde ed uno azzurro, appartiene ad una famiglia medio borghese del Veneto. Ha poca voglia di studiare e molta di fare soldi facili: approda così allo spaccio d'ecstasy nelle discoteche del nord-est. Finchè "l'incontro" con Ilario Sambin, padre di Sabrina, una delle sue sballate clienti, gli cambierà la vita. Dopo la valanga di botte ricevute, Gigi viene incredibilmente accolto in famiglia e coinvolto negli affari dell'uomo, ufficialmente imprenditore nel settore ittico, ma in realtà attivissimo distributore di alimenti contraffatti. Il nuovo universo della contraffazione alimentare affascina fin da subito Vianello: rispetto allo spaccio i rischi sono praticamente azzerati e le prospettive di guadagno decuplicate. Uomo senza scrupoli, Gigi si libererà in un solo colpo di tutta la famiglia Sambin, evitando uno sgradito matrimonio ed intascando un cospicuo gruzzolo. Si trasferisce quindi in Sardegna, dove mette in piedi un giro d'affari milionario riciclando e smistando partite di cibo avariato. Cibo che va nei discount, dove è costretto a fare la spesa chi non può andare troppo per il sottile. O nelle mense dei poveri. O nelle case di cura.
Ma per tutti, Gigi Vianello è l'affascinante proprietario del "Chez Momò", il ristorante gourmet nel quale serve solo prodotti di altissima qualità e salutistici.
Tutto va bene nella sua vita, fino a che qualcosa non si blocca nell'ingranaggio, perchè si mette contro un potente locale e in una foto, piccola piccola, compare anche la sua faccia in lontananza. Ma sarà sufficiente a far riemergere qualcosa che è legato anche al suo passato di traditore. Nuovi e vecchi nemici iniziano ad assediarlo. E per lui inizia una discesa nell'abisso, senza alcuna esclusione di colpi. 
 

Ho letto questo libro per il gruppo di lettura e l'ho trovato terribilmente interessante. 
E' principalmente un romanzo di denuncia nello stile del noir.
La scrittura è molto piacevole, si legge tutto d'un fiato. La parte dedicata all'adulterazione alimentare è incredibilmente angosciante, ma si capisce chiaramente che gli autori non stanno inventando delle storie purtroppo. Poi la storia si allontana un po' dal discorso delle sofisticazioni alimentari, per concentrarsi su Gigi e il suo "tracollo". La seconda parte ha sicuramente più colpi di scena, con anche l'entrata in scena della mafia russa. 
Una cosa che mi ha messo una certa inquietudine è che, ad un certo punto, per quanto sia carogna (non lo si può definire in altro modo..), si finisce quasi per provare "pietà" per Vianello, attorniato da personaggi ben più carogne di lui. Si rischia quasi di provare pietà per un criminale, perchè anche lui è un egoista criminale. 
Alcuni momenti nella storia sono quasi ironici e fanno sorridere. E' un po' un sorriso amaro. Lo stesso titolo "mi fido di te", in realtà è abbastanza grottesco, perchè nel corso del libro viene detto da personaggi da cui proprio è meglio guardarsi alle spalle.
Lettura consigliatissima (ma preparatevi perchè dopo guarderete gli alimenti con tutt'altro occhio).
Mio voto: 8 / 10

lunedì 12 ottobre 2015

Un mattino a Irgalem - Davide Longo


Titolo originale: un mattino a Irgalem (2001)

Etiopia, 1937. Pietro, avvocato torinese, si ritrova col grado di tenente, inAfrica per una missione spinosa: difendere un uomo che tutti vogliono morto. Il sergente Prochet, condottiero dei cosiddetti gruppi esploratori, ha sgozzato, squartato, devastato. Due pattuglie inviate nel deserto per recuperarlo sono svanite nel nulla. Ora è solo un personaggio scomodo, chiuso in una buia cella di Addis Abeba. E non dice una parola. Pietro tenta di aprire un varco nel silenzio ostinato di Prochet, per alcuni un eroe della guerra che ha dato all'Italia un impero, secondo i più "un matto, una bestia, uno che l'Africa gli ha fatto male".
Scortato da un “ragazzino dagli occhi azzurri, in una divisa cachi troppo grande”, incalzato dai superiori, che vogliono il caso chiuso al più presto. Accompagnato dalle partite a scopa e dalle conversazioni con il tenente medico Viale, gay e amico di vecchia data rifugiatosi nell'altipiano per non incappare nell'intransigenza fascista.
La vampata di passione per Teferi, splendida “donna d'ambra” figlia del ciabattino, non lo distoglie dal ricordo nostalgico delle fughe amorose con Clara, simbolo della bella vita torinese.
Ma... perché hanno affidato proprio a Pietro quel caso a cinquemila chilometri dal suo Paese?
Si sale sul treno polveroso dei militari, al primo capitolo, e fra una sigaretta fumata “stretta” da Pietro e un ruvido paesaggio africano, non si scende fino all'epilogo.(da: copertina)

Davide Longo è molto bravo nel calarci tra i militari e il senso di disagio che prova questo avvocato militare che da Torino viene spedito in Etiopia per salvare un sergente che è già condannato prima del processo. Si sente addosso la polvere della città, l'odore di fango quando piove.
Le descrizioni del romanzo sono molto belle, essenziali ma coinvolgenti. Il linguaggio in genere è abbastanza asciutto, pochi fronzoli, eppure riesce perfettamente ad essere descrittivo.
La storia, secondo me, parte molto bene. Il viaggio in treno dei soldati che sono quasi euforici. Pietro invece che è tormentato dai dubbi e dalle riflessioni su Clara, una donna sposata che frequenta a Torino.
Poi però tutto diventa un po' più piatto. Ci troviamo in un mondo in cui le cose in realtà non possono essere cambiate. Pietro capisce che Prochet è in realtà stata una pedina dei superiori che hanno sfruttato la sua innata violenza per tagliare teste. Prochet stesso sa che non serve che si difenda, e infatti passa gli incontri con l'avvocato stando seduto a terra e guardando il muro.
Nel frattempo, Pietro si invaghisce di una donna chiamata Teferi, che purtroppo è già la donna di un altro militare, Sancho. Qui Pietro si lascia andare ad un impulso improvviso e inatteso, forse l'unico colpo di scena nella storia. Ma quando Pietro pensa di poter tornare alla sua vita si rende conto che il destino gli ha giocato un brutto scherzo.
La lettura è stata piacevole ma mi rimane una sensazione strana del libro. La storia nel complesso è tutta molto fatalistica, un po' troppo “le cose dovevano andare così”. Parte con uno stile descrittivo molto piacevole, ma ad un certo punto sembra voglia creare della suspance che non riesce a creare. Prochet è insalvabile. Quello che ha fatto quel mattino nel villaggio è raccapricciante, ma per esempio non viene spiegato che fine hanno fatto le squadre che lo sono andate a cercare. Non c'è nessuno che lo conosce in caserma e quindi nessuno che possa parlare di lui. Solo verso la fine appunto viene raccontata la storia del bambino. Verso la fine, Pietro stesso viene colto dal raptus della violenza, se vogliamo “mitigato” dal desiderio di salvare Teferi probabilmente. E sembra quasi che lui stesso venga “punito”.
La vera domanda che non trova risposta è “perché hanno affidato proprio a Pietro quel caso a cinquemila chilometri dal suo Paese?”. A questo non si trova risposta.
Mio voto: 6 e mezzo / 10


mercoledì 7 ottobre 2015

9 giorni - Gilly MacMillan



Titolo originale: Burnt paper sky (2015)

Rachel Jenner è sconvolta ed in preda al panico: suo figlio Ben, di soli otto anni, è scomparso e lei non sa come affrontare questa tragedia.
Inoltre, a peggiorare la situazione, ci sono gli obiettivi della stampa e le telecamere delle TV che la seguono ovunque vada. 
E' vero, ha commesso una leggerezza: ha perso per un attimo di vista Ben e lui è sparito, perciò tutto il Paese ora pensa che lei sia una madre terribile e che vada condannata.
Ma cosa è successo veramente in quel tragico pomeriggio?
Stretta fra il dramma di aver perso suo figlio, le indagini della polizia sempre più serrate e la pubblica gogna dei media, Rachel deve affrontare un'altra agghiacciante realtà: tutto quello che sa di sè e dei suoi cari si rivelerà una gigantesca bugia. 
E non c'è più nessuno, nemmeno nella sua famiglia, di cui la donna possa fidarsi. 
Il tempo stringe e forse il piccolo Ben potrebbe essere ancora salvato, ma l'opinione pubblica ha già deciso.
E tu, da che parte stai?

Qualche settimana fa ho visto un post su facebook in cui si parlava di iscriversi al "club dei lettori" della Newton Compton. Ovviamente non me lo sono fatto ripetere, e dopo solo un paio di giorni mi sono trovata il corriere alla porta con questo libro che uscirà in libreria l'8 ottobre.
Parlare di un thriller senza scendere troppo nei dettagli è sempre difficile, ma proverò a stare sul generico.
La prima sensazione che questo libro mi ha provocato è stata di angoscia. Rachel, non tanto per leggerezza ma per provare al bambino che si fida di lui, lascia che la preceda fino alle altalene, un posto dove sono sempre andati. Ma quando arriva alle altalene, Ben non c'è. Non c'è nel bosco, non risponde, si trova solo il cagnolino, che lo accompagnava sempre, ferito. Seguono nove giorni di angoscia per la madre e di febbrili ricerche da parte della polizia, per trovare Ben, sapendo di essere in ritardo sui tempi delle statistiche. Il tutto condito dall'astio che l'opinione pubblica prova nei confronti della madre, secondo i più, vera e unica colpevole.
L'angoscia è un po' il filo conduttore di tutta la storia. Principalmente perchè si è troppo curiosi di sapere cosa è successo al bambino e se verrà trovato vivo o morto. Perchè sì, tra le ipotesi c'è anche quella che il rapitore gli abbia fatto del male.
La scrittura è molto piacevole, il libro si fa divorare. Si ha voglia di andare avanti e scoprire cosa è successo a Ben. La narrazione è divisa in 11 parti (si parte da un prologo relativo ad un anno dopo la vicenda, poi si susseguono i nove giorni e infine un ultimo capitolo ad un anno e 4 mesi dopo), a loro volta suddivise in capitoli brevissimi, alcuni in cui parla Rachel, la madre, e altri in cui parla Jim, il poliziotto incaricato delle indagini. Entrambi con un passato difficile alle spalle, ed un presente instabile. Il salto di narratore non crea problemi nella lettura. Poi ci sono alcuni capitoli, all'incirca alla fine di ogni giorno, in cui ci sono i resoconti della psicologa che segue Jim. Ammetto che questi, pur presentandoci meglio il personaggio del poliziotto, sono un po' noiosi.
Nel complesso la lettura è molto piacevole, la scrittura sembra quasi "leggera" in relazione alla durezza dell'argomento trattato, ma è uno dei pregi. 
In alcuni momenti mi è sembrato che la vicenda fosse scritta in modo perfetto per essere rappresentata sul grande schermo. Se un giorno ne vorranno fare un film direi che saranno pochi gli adattamenti da fare. 
Sono molto grata alla casa editrice Newton Compton per avermi dato la possibilità di leggere questo libro in anteprima. Probabilmente, se avessi letto la trama in libreria, non lo avrei preso. Invece è stata una lettura molto bella che consiglio!
Mio voto: 9 / 10

mercoledì 16 settembre 2015

Quel che resta del giorno - Kazuo Ishiguro


Titolo originale: the remains of the day (1989)

Oxfordshire, 1956. Mr Stevens è un maggiordomo inglese, figlio di un maggiordomo inglese. Ha lavorato per la maggior parte della sua vita a Darlington Hall. Una vita dedicata con fedeltà al suo padrone, in un ruolo da vivere con la massima dignità possibile per potersi avvicinare a quelli che erano i grandi maggiordomi della storia. Trent'anni al servizio di Lord Darlington, gentiluomo inglese, finito in disgrazia per le sue frequentazioni filo-fasciste negli anni '20-'30. Uomo buono e ingenuo che non si è reso conto di essere stato usato e che, pur avendo preso le distanze dai fascisti appena capite le loro intenzioni, ha visto finire il suo nome nel fango.
Darlington Hall, ora, è stata comprata da un americano, Mr Farraday, il quale suggerisce a Mr Stevens di prendersi alcuni giorni di riposo. E Mr Stevens decide di andare a trovare Miss Keaton, governante a Darlington Hall proprio negli anni '20-'30, con la quale ha avuto un rapporto un po' burrascoso. Stevens, infatti, ha ricevuto una lettera di Miss Keaton in cui lei dice che il suo matrimonio sta finendo, e lui coglie l'occasione di questo viaggio per incontrarla e capire se potrebbe tornare a lavorare con lui.
Il viaggio nella campagna inglese si rivela essere anche un viaggio nel suo stesso passato, ricordando il padre e gli avvenimenti di importanza storica che si compivano a Darlington Hall.

Anni fa vidi il film tratto da questo libro, ma ammetto che torniamo talmente indietro nel tempo che ricordavo soltanto i volti dei protagonisti, la storia la ricordavo poco.
La vicenda è narrata in prima persona da Mr Stevens, e il linguaggio creato dall'autore è perfetto per farci capire che siamo davanti a un maggiordomo inglese, di quelli che non sanno fare battute di spirito ma che sanno che l'argenteria pulita può essere un dettaglio che rende memorabile una cena e magari rendere di buon umore un personaggio politico arrivato per trattare problemi serissimi.
Un uomo che mette una cura maniacale nella professione, alla costante ricerca della grandezza. Cos'è che fa grande un maggiordomo? è la domanda che ci accompagna per diverse pagine di riflessione di Mr Stevens.
Il viaggio che compie Mr Stevens, diventa un'occasione di riflessione su quella che è stata la sua vita. E vengono fuori persone del suo passato, come il padre che è morto mentre a Darlington Hall si svolgeva un importantissimo ricevimento di importanza mondiale. Oppure Lord Darlington, gentiluomo che vuole redimere i conflitti internazionali nel salotto della sua villa, nella speranza di portare la pace tra le nazioni che hanno combattuto la prima guerra mondiale, e non si accorge di diventare una pedina nel gioco dei fascisti, che possono contare su Darlington Hall come "base" per trattative che il governo non voleva concedere. O ancora, Miss Keaton, con cui c'è sempre stato un rapporto di conflitto, e a mio parere era abbastanza lampante che avevano un interesse anche personale reciproco. Ma Mr Stevens non può farsi distrarre dal suo ruolo, che è poi la sua ragione di vita. 
A volte vorresti vederlo reagire, calare questa maschera di perfezione che diventa a tratti quasi assurda (tipo quando Miss Keaton entra nel suo salottino e lo vede leggere, e lui si infuria perchè un maggiordomo non può farsi vedere "fuori servizio" da nessuno eccetto se stesso). Ma i maggiordomi sono così, o almeno è così che ci si immagina un vero maggiordomo inglese, e Mr Stevens è esattamente quello.
Tuttavia, la vita va avanti, la vecchiaia incombe, e i tempi cambiano. I giovani maggiordomi non hanno più quella cura maniacale che avevano quelli del suo tempo. Guardare indietro e vivere di nostalgia è inutile.
Un perfetto sconosciuto con cui scambia due parole sul molo, nel momento in cui accendono le luci, lo farà riflettere sul fatto che la parte migliore della giornata è la sera, quando la gente riposa, esce con gli amici o si dedica alla famiglia. E gli suggerisce di godersi la pensione e il meglio degli anni che verranno. Ma ce la farà Stevens a mettere in pratica questo proposito? Questo non lo sapremo mai…
Un libro interessante, in cui veniamo pienamente calati nella persona del maggiordomo e della sua devozione al lavoro. E tuttavia non è proprio una lettura scorrevole, o almeno, io ho fatto abbastanza fatica perchè a tratti diventa quasi noioso. Eh sì, mi spiace dirlo, ma ogni tanto questa irreprensibilità, questo contegno di Mr Stevens mi ha dato un po' sui nervi, e allora accantonavo il libro e lo riprendevo in seguito. E' un libro da leggere con un po' di concentrazione. Diciamo che, se lo "premio" per l'ambientazione che ha ricreato, devo però anche considerare che i momenti noiosi ci sono e quindi non riesco a considerarlo un capolavoro. Detto questo, sono però molto curiosa di leggere qualcos'altro di questo autore in futuro.
Mio voto: 7 / 10.

venerdì 4 settembre 2015

Adibas - Zaza Burchuladze



titolo originale: Adibas (2009)

Tbilisi, 2008. La guerra imperversa 
in Georgia. I bombardieri di Putin saettano nel cielo. Eppure i cultori del relax, dalla piscina più chic della città, ne avvertono appena il fremito come lieve increspatura sulla superficie dell’acqua. 
Video su YouTube, slogan pubblicitari, il sorriso del presidente sull’ultimo calendario fotografico ritoccato con Photoshop… Non vi è una singola scena di combattimento nel romanzo: la guerra è in nessun luogo e in ogni dove, ma a Tbilisi non sembra più percepirsi alcuna differenza fra reale e contraffatto. 
adibas è una satira della Boemia urbana. Shako, cinico giornalista chiamato come testimonial per lo spot pubblicitario della Georgian Pepsi, descrive la progressiva contraffazione del proprio ambiente e stile di vita: dai prodotti di marca al sesso imperante e alla guerra mediatica – dal “fuck me(fottimi) al “fake me(falsificami). 
I valori dell’occidente remixati in un ironico e spietato banchetto in tempo di peste. (www.meridianozero.info)



Adibas.
1 – scarpe adidas contraffatte;
2 – surrogato o imitazione in generale;
3 – qualsiasi cosa falsa o contraffatta; oggetto, situazione, evento o altro.

Sulla copertina appare questo commento di Tweed's: “un ritratto desolato, cinico e divertente di una società fottuta”.
In effetti non saprei definirlo meglio. Il libro, piccolo e piuttosto scorrevole, diviso in capitoletti molto corti, è uno spaccato della vita a Tbilisi, che non sembra sconvolta più di tanto dalla guerra, nonostante le notizie alla tv e gli aerei che passano sulla testa. La vita a Tbilisi va avanti, nella piscina che è luogo di ritrovo, nelle strade, nei quartieri che vendono abbigliamento contraffatto. Il personaggio narrante, aggirandosi per la città ci mostra tutti questi spaccati del paese. Un paese i cui abitanti (i Georgiani) hanno già un'autostima talmente bassa che non può abbassarsi ulteriormente.
L'autore ha un linguaggio piuttosto crudo, tendenzialmente abbastanza volgare (soprattutto quando parla delle sue donne e del suo membro...), ma credo si inserisca molto bene nel contesto di cui racconta.
La storia è incentrata nella data particolare del 08/08/2008 (che dovrebbe essere il giorno più fortunato dell'anno).

Mio voto: 7 e mezzo / 10.

lunedì 31 agosto 2015

Un'arancia ad orologeria - Anthony Burgess



Titolo originale: A clockwork orange (1962)

Alex è un quindicenne che con i suoi "soma" Pete, Georgie e Bamba, trascorre il tempo per le strade di Londra dedicandosi a pestaggi, furti, stupri e altri atti di violenza gratuita, il tutto accompagnato dalla bevuta di latte corretto con droghe.
Dopo l'irruzione in una villa (chiamata "casa mia"), in cui i tre pestano lo scrittore F. Alexander e ne stuprano la moglie, cominciano i dissidi nel gruppo. Cominciano a chiedersi chi debba essere considerato il capo, mentre Alex dà per scontato di essere lui a ricoprire questo ruolo. Ma i compagni non ci stanno. Decidono di compiere un altro colpo, l'aggressione ad una donna che vive con molti gatti. Alex in quel frangente viene "tradito" dai compagni, che lo lasciano prendere dalla polizia. E poichè la donna in seguito alle percosse muore, Alex finisce per prendersi 14 anni di carcere.
La vita in carcere non è facile. Alex cerca di farsi ridurre la pena per buona condotta, frequentando la biblioteca del carcere ed ingraziandosi il cappellano del carcere. Scopre l'esistenza di una cura chiamata "cura Ludovico" che però il cappellano gli sconsiglia perchè in quel modo, non potendo più essere libero di esprimere scelte, sarà come se non fosse più un uomo.
Dopo un paio di anni di carcere, Alex ha un alterco con un altro prigioniero, un nuovo arrivato non accettato da nessuno perchè la cella è già piena. Tutti picchierano questo uomo, ma quando muore, i compagni di cella incolperanno Alex, tradendolo di nuovo.
Alex viene considerato idoneo per sperimentare la cura Ludovico, che consiste nella somministrazione di farmaci in contemporanea alla visione di film pieni di sesso e violenza. In pratica, ogni volta che Alex si troverà in una situazione del genere, gli verrà una nausea tale che passerà solo quando metterà in atto comportamenti gentili. Dopo 15 giorni di questo trattamento, Alex viene rilasciato. Ma la realtà fuori non è facile. I suoi genitori hanno affittato la sua stanza ad un tizio che si rivela piuttosto scontroso nei confronti di Alex. Viene picchiato da Bamba e Billy Boy (che era di una band rivale) ora diventati poliziotti, e vagando ferito si ritrova proprio a "casa mia", dove lo scrittore Alexander lo aiuta. L'uomo non riconosce Alex, ma decide, insieme ad alcuni suoi amici, di utilizzarlo come esempio nella sua lotta politica contro il governo oppressivo. I tre politici arrivano addirittura a fargli tentare il suicidio. Questo trauma però servirà solo a far tornare indietro il vecchio Alex, che riprende la vita di prima con altri 3 compagni di cui vuole sempre fare il capo. Dei suoi vecchi compagni, infatti, oltre a Bamba diventato poliziotto, Georgie è morto e Pete sta per sposarsi.
Arrivato a 18 anni, però, Alex inizia a sentire che qualcosa dentro di lui è cambiato. Comincia a desiderare di trovare una donna e mettere su famiglia.

Ho deciso di leggere questo romanzo per la monthly motiv. Conoscevo il film (che non ho visto) e sapevo che era tratto da questo libro. Ho fatto abbastanza fatica. Il libro è anche abbastanza corto, ma il linguaggio è terribile. Un misto di slang simil russo, dove diventi scemo a capire cosa vuol dire una parola. A proposito, se sento qualcuno pronunciare la parola "cinebrivido" lo pesto! Comunque, questa scrittura disturba molto la lettura.
La storia è piena di violenza gratuita. Furti, stupri, pestaggi al primo che passa. Genitori inesistenti alla mercè del figlio (Alex). Per alcuni brevi momenti mi sono trovata anche a dispiacermi per Alex, continuamente tradito dalle persone che ha intorno, senza pensare che questo ragazzo ha inflitto male gratuito a così tante persone che non c'entravano nulla. Assolutamente geniale il fatto che la stessa persona a cui lui ha tolto così tanto, è la stessa che lo accoglie dopo essere stato pestato dalla polizia e poi lo "usa" come strumento politico.
Sinceramente non mi è piaciuto. Anche il finale buonista, che ha tutto un altro stile rispetto al resto del libro mi ha convinto il giusto. Sembra quasi che tutti gli adolescenti debbano passare da una fase di teppismo finchè non si risvegliano col desiderio di una famiglia (o diventano dei poliziotti violenti)
Sicuramente un libro "audace", con una scrittura "sperimentale", di grande impatto. Ma se devo dire che lo consiglierei a qualcuno, quello proprio no.
Mio voto: 5 / 10

martedì 4 agosto 2015

Istituto di bellezza Margaret Thatcher - Marsha Mehran



Titolo originale: The Margaret Thatcher School of Beauty (2014)

Buenos Aires, primavera del 1982. Al numero 1796 di avenida de Florida si erge l’Anna Karenina, uno splendido palazzo storico che ospita un gruppo di fuoriusciti iraniani. Cuore e anima della piccola comunità è Haji Khanoum, donna dal passato misterioso, che esegue ogni mattina la danza rotante dei sufi. È grazie a lei che nel condominio fa la sua comparsa una giovane donna con la figlia. Zadi, così si chiama la ragazza, ha appreso in Iran l’antica arte del band andazi, la depilazione con il filo, e decide di aprire un salone di bellezza proprio nel palazzo, che da quel momento si anima magicamente. Un altro inquilino, chiamato il Capitano, inizia a raccogliere intorno a sé i suoi connazionali appassionati di poesia, e le serate al numero 1796 di avenida de Florida diventano il centro di aggregazione per gli iraniani di tutta Buenos Aires che non vogliono recidere il legame con il loro tormentato paese.
Emergono così le storie degli abitanti della piccola enclave. Quella di Haji Khanoum, ad esempio, e del grande amore della sua vita. O quella del Capitano Soheil Bahrami, che dopo quasi trent’anni trascorsi nel famigerato carcere di Evin vive ora con la figlia Sheema, una studentessa di medicina innamorata di una naturalista americana. E ancora, quella di Parastoo, l’apprendista di Zadi, sposata con un uomo che le ha fatto credere di poter fare fortuna in America, e che adesso la tiranneggia. Oppure quella di Homa e Reza, che di giorno lavorano al mercato e la sera dipingono miniature; o, infine, quella del giovane rivoluzionario Houshang, infatuato di Zadi, della politica e di Cartesio.
E mentre l’Inghilterra di Margaret Thatcher dichiara guerra all’Argentina per le Falkland, una nuova inquilina si presenta al numero 1796 di avenida de Florida. Dice di chiamarsi Farzaneh Soltani, ma somiglia moltissimo all’attivista per i diritti delle donne iraniane Farzaneh Farahanguiz, scomparsa dal suo paese in modo misterioso. E gli abitanti del palazzo, tra amori segreti, confessioni commoventi, riflessioni profonde e ricordi di un tempo perduto per sempre, aiutati dalla loro «antica arte del raccontare storie, percorrono il viaggio della vita rafforzati dall’unità e dalla comunanza». ( http://www.neripozza.it/ )

Ho trovato questo libro in biblioteca e la trama mi aveva incuriosita. Dava l'idea di qualcosa di brioso e invece è ben lontano da ciò. Siamo davanti ad un gruppo di esuli iraniani che si ritrovano a declamare poesie della tradizione persiana e a parlare delle proprie storie. Storie che sono tendenzialmente molto tristi, soprattutto quelle delle donne. Uno spaccato della vita da cui sono scappati e che comunque rimpiangono, nella speranza, comunque,  di cominciare una nuova vita.
La narrazione è complessa. Non l'ho trovato particolarmente scorrevole. Le poesie che inframmezzano il racconto sono molto complesse anche loro.
L'idea era interessante senonché ho fatto una fatica tremenda a cercare di non perdermi tra nomi simili e storie che si accavallavano. Forse, delusa dalle aspettative, non l'ho letto con l'attenzione che avrebbe meritato. Sinceramente, non era il genere di libro per cui l'avevo preso. Oltretutto, ero contenta di poter segnare un libro argentino nella mia sfida degli 80 libri, e invece di Argentina non c'è nulla, a parte, va beh, sapere che è ambientato a Buenos Aires, ma i personaggi non mettono mai piede fuori dal quinto piano...
Mio voto: 6 e mezzo / 10