Titolo originale: Umi no futa (2004)
Titolo inglese: Lid of the sea
Mari si è appena laureata ed è tornata a vivere nel suo paese natale, dove ha deciso di aprire un piccolo chiosco di granite. Quest'estate sua madre ospita Hajime, la figlia di una cara amica, che sta attraversando un periodo molto difficile a causa della morte della nonna. Mari non è affatto entusiasta: è indaffarata col chiosco appena avviato e pensa di non avere tempo per fare compagnia a una ragazzina così piena di problemi. Oltre a brutte cicatrici che le ricoprono il corpo, dopo la morte della nonna, Hajime si rifiuta di mangiare e di uscire di casa. Ciononostante le due ragazze a poco a poco diventano amiche e Hajime inizia ad aiutare Mari nel lavoro. Il resto del tempo lo trascorrono tra nuotate in mare, passeggiate sulla spiaggia e lunghe chiacchierate, sempre sullo sfondo di un incantevole paesaggio marino. E il mare sembra essere il vero protagonista del romanzo, con i suoi misteri e le creature che si celano negli abissi, una presenza costante e rassicurante nella vita di Mari, e un balsamo per l'anima ferita di Hajime. Sul finire dell'estate, quando l'acqua diventa di giorno in giorno più fredda e il vento sulla spiaggia solleva i granelli di sabbia tiepida luce di settembre, Hajime parte per fare ritorno a casa. Mari è molto triste, ma il ricordo della loro amicizia l'aiuterà a superare anche la solitudine dei lunghi mesi invernali. Forse non è riuscita a risolvere del tutto i problemi dell'amica, ma sicuramente l'ha aiutata a guardare al futuro con maggiore fiducia e ottimismo. (www.anobii.com)
"Di qui in avanti io
incontrerò ancora molte persone
....
in questo mondo senza te..."
Avevo letto questo libro anni fa e mi era piaciuto. Finora è sicuramente quello che preferisco di Banana Yoshimoto. L'ho riletto principalmente perchè speravo che potesse rientrare nella categoria "libro che ha passato il Bechdel test" della popsugar challenge, ma non è così, perchè purtroppo le ragazze parlano anche di uomini. Pazienza. E' un libro che ho riletto volentieri perchè poi non lo ricordavo benissimo.
Il primo aggettivo che mi viene appena l'ho terminato è "emozionante".
Mari ama il suo paese al punto che desidera con tutto il cuore che la gente torni a visitarlo, ad apprezzarlo come faceva in passato. Decide di aprire un chiosco di granite con gusti particolari, senza utilizzare gli sciroppi che si comprano già fatti, tritando il ghiaccio a mano. Una scelta coraggiosa, e perseguita con tenacia.
L'amicizia con Hajime, "forzata" dalla madre che decide di ospitarla, in realtà nasce con molta spontaneità, perchè le ragazze hanno subito qualcosa in comune. E di fronte a questo feeling, le cicatrici sul viso di Hajime sembrano quasi non esistere.
E' un libro pieno di momenti malinconici. Hajime soffre per la perdita della nonna e per il fatto che la famiglia dello zio ha impugnato il testamento per avidità. Mari soffre perchè vorrebbe che il suo mare fosse ancora pieno di pesci. E' un libro molto attuale perchè parla del fatto che l'urbanizzazione delle città non ha considerato gli effetti negativi che avrebbe avuto sul mare, sui paesaggi naturali in genere.
E' un libro che apre anche alla speranza, perchè laddove abbiamo un sogno, se ci crediamo e lo portiamo avanti con tenacia, allora potrebbe avverarsi.
"Fino a qualche tempo fa nella pineta non c'era nessun locale in cui servissero granite. Fino a poco fa, poi, questo pupazzo era una creatura che viveva soltanto nella mia fantasia. Eppure adesso esistono entrambi... un cambiamento che ha un che di straordinario, pensai"
"Mi veniva da piangere. All'idea di quanto breve fosse l'esistenza del nostro corpo. Vista la sua brevità, mi rendevo conto di essere troppo attaccata alla vita."
Mi sono commossa nel finale, lo ammetto. Forse mi sono un po' vista in Hajime che trova la sua strada confezionando pupazzi. Un qualcosa di simile vorrei fare io nella mia vita. Lei ci ha sicuramente creduto di più (va beh, è un libro, ma mi ha toccato).
Mio voto: 9 / 10
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