Titolo originale: Le Bureau des affaires occultes (2021)
Un bambino corre, a piedi nudi, nella notte. Corre senza meta nelle viuzze buie e strette della Parigi cenciosa che festeggia l’ascesa al trono di Luigi Filippo. Il suo cuore è un tamburo impazzito. La mente, occupata da un solo pensiero: sfuggire agli artigli del Vicario, che è lì da qualche parte, nell’oscurità, pronto a dargli la caccia tutta la notte. In un vicoletto, il bambino scorge un coccio di bottiglia tra le immondizie. Lo afferra per tagliare il tendone più vicino. Un taglio discreto, giusto per entrare. Una volta dentro, lo accolgono visi da incubo, emersi dal nulla, in un terrificante labirinto di specchi da cui è impossibile uscire…
Dall’altra parte della città, in uno dei quartieri ricchi della capitale, nella residenza di Charles-Marie Dauvergne, deputato alla Camera di fresca nomina, si festeggia il fidanzamento di Lucien Dauvergne con la figlia di un industriale normanno. Lucien è un giovane frivolo, un dandy elegante e bohémien. Nel corso della serata, sale al piano superiore della casa e scompare letteralmente dalla festa. Temendo un capriccio del suo incorreggibile rampollo, Madame Dauvergne si avventura anche lei al primo piano, e vede il figlio inginocchiato dinanzi a un grande specchio di Venezia con la cornice dorata. Il giovane si alza, abbozza un saluto, poi avanza con passo risoluto verso la finestra e si getta serenamente nel vuoto.
L’inchiesta su una tragica, illogica morte del figlio di un personaggio illustre suscita sempre non pochi timori nelle alte sfere del potere. Alla Süreté viene perciò convocato e istruito in tutta fretta Valentin Verne, giovane ispettore della Buon costume, il servizio di protezione della morale. A Valentin, che sotto la sua apparenza eterea cela una durezza, una determinazione tagliente quanto il filo di una lama, non resta che accettare il nuovo incarico, anche se comporta, per il momento, la rinuncia a venire in aiuto di Damien, un orfano indifeso caduto nelle grinfie del mostro che si fa chiamare il Vicario.
Accolto in Francia da uno straordinario successo di critica e di pubblico, L’ufficio degli affari occulti è un romanzo irresistibile in cui i generi si uniscono in un intrico fatto di esoterismo e scienza, di misteri e codici da decifrare insieme al protagonista delle sue pagine: Valentin Verne, responsabile dell’Ufficio degli affari occulti della Süreté di Parigi. (goodreads)
"Quando ho cominciato ad immaginare le avventure di un poliziotto incaricato di indagare su casi misteriosi, che mi avrebbero fornito un pretesto per evocare le numerose scoperte o invenzioni del XIX secolo, il periodo della monarchia di Luglio (1830-1848) è stata una scelta quasi naturale. Quegli anni furono determinanti sotto molti punti di vista. I progressi scientifici, lo sviluppo della tecnica contribuirono a stimolare la grande espansione economica che si sarebbe consolidata nel Secondo impero. Allo stesso tempo, la miseria delle classi sociali più povere e i numerosi contrasti sociali crearono una grande instabilità politica e portarono al logorio delle istituzioni ereditate dall'Ancien Régime. Un terreno fertile per la scrittura di un romanzo."
Valentine Verne, giovane ispettore della Buon Costume di Parigi, ha metodi un po' particolari per portare avanti le sue indagini. Tutto il suo lavoro ha come scopo di riuscire a trovare il Vicario, un sordido personaggio a cui piace accalappiare ragazzini e abusare di loro. Ma la Sureté decide che proprio Verne è il poliziotto giusto per portare avanti una delicata indagine sul suicidio di Lucien Dauvergne, figlio di un deputato della Camera. Si teme infatti che questo suicidio possa avere effetti politici destabilizzanti. Verne si lancia nelle indagini e riesce ad entrare in un mondo di esoterismo e pratiche mediche sperimentali, arrivando a scoprire cosa è successo e scoprendo, capitolo dopo capitolo, anche qualcosa di sè. Il libro si apre con un bambino che sta scappando da qualcosa e finisce per smarrirsi nella tenda degli specchi, ma non sappiamo fino a fine libro che cosa effettivamente gli sia successo.
Ammetto che mi hanno intrigato il titolo e la copertina del libro. L'ispettore Verne mi piace, solitario, com metodi particolari, e con una grande missione, quella di sconfiggere il Male assoluto, quello che ha fatto soffrire lui e Damien Combes. Nel corso delle sue indagini rischierà di lasciarci la pelle almeno cinque o sei volte e abbiamo modo di scoprire molto del suo passato.
L'ambientazione storica è molto intrigante però ammetto che ho fatto un po' fatica a seguire le vicende storiche citate (che sono tendenzialmente vere) e alla fine ho deciso di seguire solo le indagini di Verne, perchè mi sono un po' persa tra monarchici, repubblicani ecc..
La storia ha un certo brio, ammetto che mi ha catturato ed ero curiosa di capire come andava a finire e cosa ne era stato di Damien. Non mi ero aspettata il "colpo di scena" che si trova intorno alla metà del libro mentre avevo un po' nasato il "colpo di scena" finale.
L'atmosfera è molto cinematografica, credo che da questo libro verrebbe bene un film.
Ammetto che, ad un certo punto, la sensazione è che il finale sia stato un po' tirato per le lunghe, potevano esserci una trentina di pagine in meno, perchè la vicenda e la soluzione erano già praticamente note. E' un giallo che prova ad essere thriller ma non crea tutto questo pathos forse perchè lascia tutto troppo alla scienza.
Gradevole comunque.
Mio voto: 7 e mezzo / 10
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