lunedì 13 febbraio 2012

Amsterdam - Ian McEwan




Il libro inizia con il funerale di Molly.
Clive Linley, Vernon Halliday, Julian Garmony e George Lane sono stati gli uomini della vita di Molly, morta in seguito ad una malattia degenerativa.
Clive è un famoso compositore sinfonico, Vernon dirige un quotidiano chiamato “The Judge”, Julian è un politico xenofobo e forcaiolo, George è un ricco editore nonché marito di Molly.
Clive e Vernon sono amici di lunga data. Entrambi probabilmente provano ancora amore per Molly e detestano gli uomini che lei ha avuto dopo di loro. Amici che si promettono a vicenda di aiutare l'altro a farla finita nel caso in cui dovessero ritrovarsi incapaci di intendere e di volere.
Clive sta componendo una sinfonia commissionatagli per celebrare il nuovo millennio, ma non trova la musica che cerca ed è disposto ad ignorare la richiesta di aiuto di una donna nel momento in cui ha una illuminazione.
Vernon si crede investito dell'incarico di salvare la nazione dalla politica di Garmony, cercando di rovinargli la reputazione screditandolo con foto scabrose.
Grandi amici che ad un certo punto si trovano a litigare furiosamente proprio su questioni di “etica”, parola di cui, a guardare bene, entrambi dimostrano di conoscere poco il significato.
Amsterdam diventa il luogo dello scontro finale della loro amicizia, in un finale decisamente interessante e quasi grottesco.

Mi piace molto la scrittura di McEwan. È avvincente, è intrigante. Ha sempre degli spunti interessanti..
Libro che ho divorato in un giorno e mezzo!!
mio voto: 8/10

sabato 11 febbraio 2012

Vergogna - J. M. Coetzee



(contiene spoiler)
“Per un uomo della sua età, cinquantadue anni, divorziato, gli sembra di avere risolto il problema del sesso piuttosto bene”
David Lurie è un professore universitario, senza una relazione fissa ma con una fissa per il sesso che sfoga senza voler mettere in piedi rapporti stabili.
O, meglio, senza voler nulla di ufficiale, perchè in un certo modo anche il rapporto che crea con la “sua” prostituta alla fine è abbastanza “stabile”, almeno finchè non lo “distrugge” per troppa invadenza.
Allora David si guarda intorno e si invaghisce di una sua studentessa, Melanie Isaacs, con la quale ha una relazione, ma che poco tempo dopo lascia l'università e lo accusa di molestie sessuali.
Nonostante le rassicurazioni del vice preside sulla discrezione in merito al fatto, la vicenda di David finisce sui giornali, oltre che sulle bocche di tutta la città. David viene quindi allontanato dall'università.
Decide allora di andare a trovare la figlia Lucy, che gestisce da sola una fattoria nella cittadina di Salem, nella parte orientale della Provincia del Capo.
La trova una donna sicura, ben incastonata nella sua nuova vita. David è piacevolmente colpito da questo.
A poco a poco David si abitua alla vita di campagna, aiutando Lucy come può e dando addirittura una mano alla clinica veterinaria gestita da Bev Shaw, che scopre in realtà essere non tanto un luogo di guarigione, ma l'ultima spiaggia per animali che nessuno vuole, o perchè vecchi o ammalati o perchè semplicemente sono troppi!
Un giorno però, mentre tornano da una passeggiata, David e Lucy trovano ad aspettarli tre uomini che con la scusa di dover telefonare li aggrediscono.
David non si capacità però del motivo per cui Lucy non vuole denunciarli per stupro, ma tiene per sé questo fatto e alla lunga lei ne trova una spiegazione in una sorta di “dazio” da pagare per abitare nella loro terra. In tutto questo, probabilmente è coinvolto, o quanto meno informato dei fatti, il socio di Lucy, Petrus.

Un libro pieno di argomenti su cui si potrebbe discutere per giorni, ma che appena finito mi ha fatto pensare che, forse, i premi nobel, vengono assegnati per motivi non solo letterari...
La scrittura è molto piacevole, scorrevole, il libro si lascia leggere bene. Però a volte ho avuto la sensazione che siano come due storie abbastanza slegate: la prima delle (presunte) molestie di David a Melanie, e la seconda dello stupro di Lucy. Non ho capito se l'autore voleva fare una sorta di parallelismo tra queste due storie, che non riesco a trovare perchè Melanie, diciamolo, era comunque consenziente, magari non contentissima ma non ha mai detto di no a David. O forse voleva saltare fuori un discorso di “punizione divina” per le azioni sbagliate commesse? Un po' troppo fatalistico un concetto del genere però...
David mi pare un personaggio molto rassegnato al sopravvivere, piuttosto che al vivere. Viene accusato di molestie e non fa nulla per difendersi, non ci pensa neanche lontanamente a scusarsi, prende e se ne va, cambia aria. E invece pretende di dare consigli alla figlia su come comportarsi in una terra che lui non ha capito come funziona. Un personaggio che a tratti mi è piaciuto (l'umanità con i cadaveri dei cani, è a suo modo toccante) e a tratti avrei voluto prendere a schiaffi per dirgli di muoversi, di smetterla di rassegnarsi, di fare qualcosa per cambiare la sua vita. E il finale? Aveva l'occasione per riscattarsi, per mostrare affetto, umanità e invece niente di nuovo.
Poi, sicuramente sto diventando molto insofferente nei confronti dei libri in cui, vuoi per cultura o per qualsiasi altro motivo, vedo degli animali soffrire; non ce la posso fare.
Ultima nota: in inglese il libro si intitola "disgrace", in Italiano è stato tradotto con "vergogna"; ma sarebbe stato molto più azzeccato, soprattutto per le vicende narrate tradurlo con "disgrazia", lo stato in cui cade David con la sua arrendevolezza.

mio voto: 7/10

lunedì 6 febbraio 2012

Sarrasine - Honoré de Balzac



(contiene spoiler)
C'è un motivo per cui alcuni scrittori vengono definiti dei maestri. Balzac ha messo su carta una storia breve, affascinante, con belle descrizioni anche dei sentimenti di Sarrasine, al punto da capire esattamente cosa prova. Nel leggerla mi sembrava di essere lì e partecipare allo svolgimento della vicenda. Certo, a tratti il linguaggio è un po' datato, ma di piacevole e facile lettura.
Il racconto, breve, è diviso in due parti.
La prima parte si svolge nella villa parigina dei ricchi conti di Lanty. Il narratore, guardando fuori dalla finestra, nota uno stridente contrasto fra la pomposità degli arredi e degli invitati da un lato, e il freddo invernale con gli alberi spogli coperti di neve dall'altro. “Alla mia destra, dunque, la cupa e silenziosa immagine della morte; alla mia sinistra, i decenti baccanali della vita”.
Il narratore è in compagnia di Béatrix de Rochefide, una donna allegra (e a mio parere un po' sciocca) la quale è spaventata dall'aspetto spettrale di un vecchio invitato che pare essere tanto caro ai padroni di casa, che però mantengono assoluto riserbo sulla sua vita.
La seconda parte si svolge l'indomani a casa di Béatrix, con il narratore che le racconta la storia del vecchio.
Ernest-Jean Sarrasine, figlio di un procuratore della Franca-Contea, si dedica alla scultura opponendosi ai desideri del padre che lo avrebbe voluto magistrato. Allievo di Bouchardon, che gli voleva bene come ad un figlio e che riesce a contenere la sua esuberanza commissionandogli continuamente nuovi lavori, il giovane Sarrasine, a ventidue anni, vince un concorso promosso dal marchese de Marigny, e può recarsi in Italia. A Roma, nel 1758, il giovane Sarrasine si innamora alla follia di Zambinella, cantante d'opera, che vede come la quintessenza della bellezza e fa di tutto per poterla avvicinare. Sarrasine però ignora che la donna che tanto ama è in realtà un castrato. Se ne rende conto solo una sera che Zambinella canta presso lo stato pontificio, nel quale in nessun modo sono ammesse donne. Quando Zambinella confessa a Sarrasine la sua vera natura, ammettendo di averlo ingannato per far divertire i colleghi alle sue spalle, Sarrasine è tentato dal vendicarsi, ma viene ucciso dai sicari del cardinal Cicognara, protettore di Zambinella.
Il vecchio dall'aspetto spettrale che si aggira fra gli ospiti della festa da ballo parigina è in realtà l'ormai decrepito Zambinella, imparentato con i Lanty.
mio voto: 8/10

domenica 5 febbraio 2012

L'occhio più azzurro - Toni Morrison



Pecola era una bambina di undici anni che il tribunale affidò alla famiglia di Claudia e Frieda finchè la sua famiglia non potè riunirsi. Il padre Cholly era finito in prigione, la madre viveva presso la famiglia a cui faceva le pulizie e il fratello Sammy era presso un'altra famiglia.
Pecola aveva un unico desiderio: avere gli occhi azzurri, dei begli occhi azzurri come quelli della bambina sull'incarto delle caramelle o come quelli di Shirley Temple. Ogni notte questa era la preghiera che faceva a Dio.
Pecola, una bambina piuttosto bruttina, derisa dai compagni di scuola, ignorata dalla famiglia, abusata dal padre. La tragedia che già vive Pecola di voler essere meno brutta è aggravata dal linciaggio morale del vicinato che a poco a poco la porta letteralmente ad impazzire.

La diversità etnica e la difficoltà di accettazione, il pregiudizio, il dolore di una bambina che vuole solo essere bella secondo lo stereotipo di bellezza dominante. Il libro è pieno di argomenti dolorosi di riflessione.
Bel libro, bel linguaggio, abbastanza scorrevole tranne in 3 o 4 passaggi in cui l'autrice con alcuni “salti temporali” spiega la vita di alcuni personaggi (tipo la madre e il padre di Pecola) perchè veramente parte da talmente lontano che arrivi a chiederti “ma di chi sta parlando???” prima di riuscire a capirlo, e spesso partendo “dal nulla” (nel senso che nella fine del capitolo precedente stava parlando di altro) così stroncano molto la storia prima di riuscire a riprendere il filo...
Un libro che in diversi passaggi mi ha fatto sorridere di tenerezza verso l'ingenuità delle bambine, una ingenuità che è poi “adeguata” a quell'età ma scritta con molta tenerezza.
Le descrizioni dei personaggi, dei paesaggi, delle situazioni sono veramente molto belle
Dimenticavo una cosa: sto iniziando a diventare un po' insofferente alle scene di cattiveria sugli animali, sia che siano dovute alla cultura sia a qualsiasi altra spiegazione. Di conseguenza, ci sono un paio di personaggi di questo libro che mi hanno irritato molto...
mio voto: 7/10

sabato 4 febbraio 2012

Il rogo di Berlino - Helga Schneider



(contiene spoiler)
La vita degli abitanti di Berlino durante la seconda guerra mondiale. Civili che soffrono la fame, la sete, costretti a vivere come spettri nella propria città dove c'è solo terrore e bombardamenti, palazzi in fiamme e cadaveri per le strade.
Il tutto visto con gli occhi di Helga, una bambina di 5 anni la cui madre, dopo la nascita del secondo figlio Peter, si arruola nelle SS. E' l'autunno del 1941 e le forze tedesche se la passano male sul fronte russo.
Helga e Peter si trovano a dover vivere con la matrigna, per loro praticamente una sconosciuta. Ma mentre Peter viene accolto davvero come un figlio, tra Ursula ed Helga ci solo incomprensioni che col tempo diventano vere e proprie ostilità.
Helga viene prima rinchiusa in un istituto che si rivela essere un lager, un deposito per fanciulli non desiderati o ritenuti indegni di appartenere alla razza ariana. Successivamente, viene mandata in un collegio rieducativo per bambini caratteriali, che lei ricorda con una sorta di calda gratitudine, dove vengono trattati con fermezza affettuosa e i ragazzi sono impegnati in lavori utili per la comunità.
Il ritorno a Berlino fa scoprire ad Helga la vita fuori da Eden, uno scenario sconsolante: la città sembra un immenso rogo.
Da quel momento la vita di Helga si svolge nella casa di famiglia di Hilde. Quando urlano le sirene corrono in cantina; una volta cessato l'allarme ritornano alle case. Un continuo andare su e giù per le scale.
Fame, sete, freddo, terrore, insonnia, sporcizia, debolezza, apatia, senso di abbandono e di impotenza: questi sono gli ingredienti della quotidiana esistenza trascorsa in cantina, nel costante progredire dei bombardamenti sopra di loro. Costretti a vivere con persone che non si erano scelti. In questo clima, solo la presenza di Opa, il padre della matrigna, è la sola che trasmette ad Helga un po' di affetto.
Poi, la fine della guerra. La gente si riversa in strada “come spettri ubriachi di gioia”.
Berlino quando finalmente le armi tacciono è una distesa di rovine ardenti, le strade gremite di cadaveri, una latrina a cielo aperto, senza elettricità, né gas, né acqua, né riscaldamento, né alcuna distribuzione di viveri o medicinali.
Helga ripone molto speranze nel ritorno del padre dopo il congedo. Ma lui si rivela essere un uomo introverso e di poche parole.
Finchè arriva il momento dell'addio a Berlino, il ritorno in Austria, patria del padre. Helga si ritrova a piangere la città che tanto le ha tolto, in un commovente finale.

Ho letto questo libro per il gruppo di lettura della biblioteca. Non volevo leggerlo poi l'ho fatto. L'ho praticamente divorato. E devo ammettere che mi è piaciuto molto, nonostante gli argomenti pesanti che tocca.
Un libro con scene terribili ovviamente, con immagini che dovrebbero essere un monito per non farle mai più accadere. Raccontato attraverso i ricordi di una bambina. Si capisce chiaramente dal linguaggio che il libro è stato scritto quando Helga non era più una bambina, con alcuni passaggi che sono obiettivamente “filtrati” dalla mente di una persona adulta che ha rielaborato le sue esperienze. Ma non per questo sono meno incisivi ed efficaci.
Un linguaggio semplice, che è probabilmente la sua forza.
Una testimonianza che nonostante la crudezza dell'argomento, offre alcune scene anche molto tenere.
Un libro adatto da far leggere ai giovani, a mio parere.
mio voto: 8/10

giovedì 2 febbraio 2012

Mille anni che sto qui - Mariolina Venezia



Grottole, nei pressi di Matera: dall'Unità d'Italia ai giorni nostri, le vicende straordinarie e quotidiane dei Falcone, una famiglia lucana cui il destino dona tutto e non risparmia niente, dalla guerra all'emigrazione, dalla fame alla ricchezza, passando per scandali pubblici e furori individuali. Dal capostipite Don Francesco con i suoi barili d'oro sepolti e mai più ritrovati alla piccola Gioia che fugge di casa un secolo dopo per dimenticare tutto e tutti, mille e ancora mille storie d'amore, morte, gelosia, amicizia, mentre intorno infuriano le tempeste della Storia e si susseguono le generazioni passandosi silenziosamente il testimone.
Letto x il gruppo di lettura della mia biblioteca. Non mi è dispiaciuto ma non mi ha fatto impazzire.
Un buon inizio, con una saga familiare immersa nella vita della campagna, poi un finale che sembra scritto da un'altra persona per quanto è totalmente diverso come stile.
Alcune parti mi hanno dato proprio fastidio, come le parti in dialetto che non capivo, le espressioni eccessivamente scurrili che non aggiungevano nulla alla narrazione (le bestemmie poi non ne parliamo), alcune scene di vita (tipo l'uccisione del maiale.. o la cattiveria sugli uccellini appena nati..).
Peccato perchè si trovano anche alcune espressioni molto delicate, molto poetiche soprattutto in alcune descrizioni dei paesaggi.
Un libro a tratti molto caotico. Duemila personaggi appena tratteggiati quando poi la storia si sofferma principalmente solo su alcuni. Un personaggio, Gioia, che inizia ad apparire per caso in alcune frasi ma di cui si arriverà a parlare solo nell'ultima parte del libro. Alcuni capitoli della vita di Gioia poi sono addirittura deliranti e non si capisce esattamente dove sia o cosa stia facendo..
Un finale che mi ha lasciato un po' con l'amaro in bocca per la sua "scontatezza" forse.
Diciamo che non è un libro orribile, nonostante la mia descrizione possa portare in questa direzione, ma sinceramente non lo rileggerei due volte.
mio voto: 6/10

Rosso come una sposa - Anilda Ibrahimi



"Saba viene data in sposa, appena quindicenne, al più maturo Ymer, già vedovo di sua sorella. La giovane, malvista da suocera e cognate, dovrà imparare da sola a gestire marito e figli, specialmente dopo lo sterminio dei suoi fratelli da parte dei nazisti. Nel difficile compito, Saba ha come alleate dapprima le figlie e poi le nipoti, in un'epopea tutta al femminile che attraverserà anche la lunghissima parentesi del comunismo. La fine del comunismo è raccontata dalle sue discendenti, non senza rimpianti, perché per loro, pur tra tanti lati oscuri, la dittatura riuscì a sollevare l'Albania da uno stato di arretratezza feudale. Le vicende più vicine a noi sono raccontate da una nipote di Saba. " (da www.unilibro.it)
Ho letto questo libro per una iniziativa della mia biblioteca.
Mi è piaciuto. L'autrice, albanese di origine, scrive in italiano molto sintetico ma scorrevole.
Il libro parla di donne albanesi in una società matriarcale, dove le donne contano solo se sono suocere, mentre quando nascono nessuno si accorge di loro.
E' molto interessante la prima parte, di ricordi relativi a questa Saba, sposa giovanissima di un uomo vedovo di sua sorella. Una donna che sembra non valere niente e invece con astuzia e tenacia tira avanti la sua famiglia.
Tutta una serie di usanze e superstizioni tipiche di quelle terre (e non solo) che non conoscevo e che ho letto con curiosità.
Perde un po' di fascino nella seconda parte, secondo me, quando la storia si sposta ai giorni nostri ed è un insieme poco coerente di racconti, infatti ho fatto fatica a proseguire, a differenza della prima parte.
Nel complesso un libro piacevole
mio voto: 7/10

L'anno della lepre - Arto Paasilinna



Vatanen è un giornalista quarantenne a Helsinki, con un lavoro di cui è stanco e una moglie insopportabile. Una sera, tornando in macchina da un servizio fuori città con un collega, investono una lepre, che fugge ferita nella campagna. Vatanen scende dall’auto, la trova, la cura e sparisce con lei nei boschi. Da quel momento inizia il racconto delle stravaganti, spesso esilaranti peripezie di Vatanen, trasformato in un vagabondo che parte all’avventura nelle sconfinate foreste finniche.

Tenerissimo il rapporto che si crea con questa lepre a lui totalmente devota.
Un libro che mi è piaciuto tanto. Per il senso di avventura, per la natura sconfinata, per il vivere quello che la vita ti porta senza obblighi, senza strutture eppure con rispetto di ciò che hai intorno e di chi incontri.
Alcune parti poi sono veramente ironiche.
mio voto: 9/10