(contiene spoiler)
La vita degli abitanti di Berlino durante la seconda guerra mondiale. Civili che soffrono la fame, la sete, costretti a vivere come spettri nella propria città dove c'è solo terrore e bombardamenti, palazzi in fiamme e cadaveri per le strade.
Il tutto visto con gli occhi di Helga, una bambina di 5 anni la cui madre, dopo la nascita del secondo figlio Peter, si arruola nelle SS. E' l'autunno del 1941 e le forze tedesche se la passano male sul fronte russo.
Helga e Peter si trovano a dover vivere con la matrigna, per loro praticamente una sconosciuta. Ma mentre Peter viene accolto davvero come un figlio, tra Ursula ed Helga ci solo incomprensioni che col tempo diventano vere e proprie ostilità.
Helga viene prima rinchiusa in un istituto che si rivela essere un lager, un deposito per fanciulli non desiderati o ritenuti indegni di appartenere alla razza ariana. Successivamente, viene mandata in un collegio rieducativo per bambini caratteriali, che lei ricorda con una sorta di calda gratitudine, dove vengono trattati con fermezza affettuosa e i ragazzi sono impegnati in lavori utili per la comunità.
Il ritorno a Berlino fa scoprire ad Helga la vita fuori da Eden, uno scenario sconsolante: la città sembra un immenso rogo.
Da quel momento la vita di Helga si svolge nella casa di famiglia di Hilde. Quando urlano le sirene corrono in cantina; una volta cessato l'allarme ritornano alle case. Un continuo andare su e giù per le scale.
Fame, sete, freddo, terrore, insonnia, sporcizia, debolezza, apatia, senso di abbandono e di impotenza: questi sono gli ingredienti della quotidiana esistenza trascorsa in cantina, nel costante progredire dei bombardamenti sopra di loro. Costretti a vivere con persone che non si erano scelti. In questo clima, solo la presenza di Opa, il padre della matrigna, è la sola che trasmette ad Helga un po' di affetto.
Poi, la fine della guerra. La gente si riversa in strada “come spettri ubriachi di gioia”.
Berlino quando finalmente le armi tacciono è una distesa di rovine ardenti, le strade gremite di cadaveri, una latrina a cielo aperto, senza elettricità, né gas, né acqua, né riscaldamento, né alcuna distribuzione di viveri o medicinali.
Helga ripone molto speranze nel ritorno del padre dopo il congedo. Ma lui si rivela essere un uomo introverso e di poche parole.
Finchè arriva il momento dell'addio a Berlino, il ritorno in Austria, patria del padre. Helga si ritrova a piangere la città che tanto le ha tolto, in un commovente finale.
Ho letto questo libro per il gruppo di lettura della biblioteca. Non volevo leggerlo poi l'ho fatto. L'ho praticamente divorato. E devo ammettere che mi è piaciuto molto, nonostante gli argomenti pesanti che tocca.
Un libro con scene terribili ovviamente, con immagini che dovrebbero essere un monito per non farle mai più accadere. Raccontato attraverso i ricordi di una bambina. Si capisce chiaramente dal linguaggio che il libro è stato scritto quando Helga non era più una bambina, con alcuni passaggi che sono obiettivamente “filtrati” dalla mente di una persona adulta che ha rielaborato le sue esperienze. Ma non per questo sono meno incisivi ed efficaci.
Un linguaggio semplice, che è probabilmente la sua forza.
Una testimonianza che nonostante la crudezza dell'argomento, offre alcune scene anche molto tenere.
Un libro adatto da far leggere ai giovani, a mio parere.
mio voto: 8/10
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