Estate 1944. A Newark si
diffonde una epidemia di polio. In particolare, la zona dove si
registra il maggior numero di casi è la zona di Weequahic, dove
Bucky Cantor, ventitreenne, è animatore di un campo giochi che
raccoglie i ragazzini dei dintorni.
Bucky fa di tutto per
sottrarre i ragazzini alla paura della malattia, cercando di tenerli
lontani dall'isteria e facendoli continuare a giocare sorvegliandoli
strettamente.
Ma la malattia dilaga in
tempi rapidissimi, portando anche alla morte alcuni di loro. E Bucky
si trova a riflettere su cosa può fare lui, sul perchè questa
malattia si porta via i giovani... sul perchè Dio ha creato la polio
(e la sofferenza in genere..) e su quale divertimento ci trova in una
tragedia del genere. Un Dio che torna spesso nelle sue riflessioni,
ed è sempre un Dio cattivo che si diverte a circondare Bucky di
dolore, fin da quando ha lasciato che sua madre morisse di parto.
Bucky, infatti, è stato allevato dal nonno ad essere forte,
responsabile, quasi ossessionato dal senso del dovere e trova la sua
colpa in ogni cosa che non può risolvere. Bucky che vorrebbe essere
in guerra al fianco dei suoi due migliori amici ma che non è stato
accettato nell'esercito e ne prova una immensa vergogna. E non
riconosce invece che anche lui ha una guerra che gli tocca di
combattere.
Il libro è molto triste,
ma molto bello. Al centro del racconto questo animatore che considera ogni cosa che non riesce a fare come una propria colpa. Un ragazzo che è
esempio, leader e fratello di un gruppo di ragazzini altrimenti
destinati a vivere nell'isteria collettiva che la polio si porta
dietro. Eppure è un ragazzo tormentato dai sensi di colpa,
dall'inadeguatezza di non arrivare mai ad essere ciò che vorrebbe.
Con questa continua ricerca di Dio che considera solo un nemico che
si diverte a prendergli tutto quello che ha intorno.
E' un libro difficile da leggere prima
di dormire, perchè solleva tanti interrogativi che te li porti nel
sonno. E forse, se non avessi dovuto leggerlo per il gruppo di
lettura, dopo aver letto la trama lo avrei riposto sullo scaffale. Ma
devo ammettere che è stato molto bello, piacevole la scrittura che
riesce ad essere “leggera” e scorrevole nonostante l'argomento
che tratta. Credo di dovermi sbilanciare e dargli un otto.
Mio voto: 8/10.
Nessun commento:
Posta un commento