Edith Hope, scrittrice di narrativa romantica con una vaga
somiglianza fisica con Virginia Woolf, è stata costretta a una breve
pausa di riposo dopo aver compiuto "quel terribile gesto"
(si scoprirà a metà libro di cosa si tratta). Gli amici vogliono
assicurarsi che lei sia tornata pienamente in se stessa prima di
riaccoglierla a casa.
E così Edith si ritrova in Svizzera, all'Hotel du Lac, che essendo
ormai verso la fine della stagione accoglie poche persone, per lo più
donne (Iris Pusey con la figlia Jennifer, che sono lì solo per fare
shopping; Madame de Bonneuil; Monica col cagnolino Kiki).
In questo esilio forzato, Edith non smette per un istante di pensare
a David, l'uomo sposato di cui è stata l'amante e che ama ancora
immensamente. A lui scrive costantemente tenere lettere che però non
spedisce.
Lentamente, approfondisce un po' i rapporti con queste donne e si
accorge che pur avendo sempre creato i suoi personaggi dei romanzi,
in realtà non è una buona conoscitrice delle persone reali.
Finchè, in occasione di un convegno (o qualcosa di simile) l'hotel
si riempie di uomini e tra questi, Philip Neville, che manifesta
interesse nei confronti di Edith, portandola in un paio di occasioni
a passeggiare. Nasce un rapporto un po' strano con questo uomo che sa
leggerle dentro e capire bene, senza che lei dica niente, il motivo
per cui è in quel luogo.
"Quello di cui lei ha bisogno, Edith, non è l'amore. Quello che
le serve è la posizione sociale. Quello che le è necessario è il
matrimonio"
Il soggiorno all'hotel du Lac diventa così la scusa per fermarsi a
riflettere sugli avvenimenti che l'hanno condotta lì.
Ho trovato questo libro sullo scaffale dei libri suggeriti in
biblioteca. Era accattivante e me lo sono preso. Un romanzo d'amore
durante l'estate ci sta sempre bene. Senonchè l'ho trovato
terribilmente lento e anche abbastanza noioso. La riflessione di
Edith sulla sua vita non riesce ad essere profonda quanto lo
sarebbero gli argomenti da trattare. Si approfondiscono un attimo nel
momento in cui entra in scena il signor Neville, che sembra un uomo
così riflessivo, così intuitivo, e poi ne esce con un egoismo
notevole. Egoismo presente un po' in tutti i personaggi di contorno,
come ad esempio la signora Pusey che invita Edith perchè non le
piace vedere la gente da sola poi però la intontisce di parole senza
ascoltare quello che invece lei potrebbe aver da dire.
In effetti, le parti più tenere e romantiche del romanzo sono le
lettere che Edith scrive (e non spedisce) a David.
Al capitolo 9 si scopre il fattaccio, che non vi racconto per
lasciarvi almeno un po' di sorpresa (a meno che non leggiate
l'interno della copertina...).
Ho letto che Edith è una eroina degna della penna di Jane Austen. Ma
per carità. Questo libro avrà anche vinto il Booker Prize nel 1984,
ma lasciamo perdere il confronto con Jane Austen!
Mio voto: 6/10
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