lunedì 10 novembre 2014

La felicità sta in un altro posto - Sara Loffredi


Calabria 1904. Caterina è orfana e vive nel convento dell'Immacolata Concezione, appena fuori Reggio Calabria. Qui ha due amiche a cui è particolarmente legata, Giovanna e Cristina, e ama suonare il pianoforte insieme a Suor Antonia. 
Caterina crede di possedere il dono della maledizione, perché più volte alcune cose brutte che ha augurato si sono avverate.
La musica è per lei un qualcosa a cui non sa resistere e Suor Antonia progetta di farle fare l'esame di ammissione al Real Collegio per la musica di Palermo. Ma la notte del 28 dicembre 1908, un terribile terremoto si scatena su Reggio, radendo al suolo la città. Caterina si ritrova così su una nave militare trasformata in ospedale, dove riceve le prime cure addirittura dalla Regina Elena, la quale poi disporrà che i feriti vengano portati in ospedale a Napoli. Caterina si ritrova con una cicatrice in una gamba, ma totalmente abbandonata a se stessa. Decide quindi di seguire Annarella, una prostituta, a casa sua, dove la aiuta nei lavori domestici, spiandola di nascosto durante i suoi incontri con gli uomini. Finchè uno di questi uomini si accorge della ragazza semi nascosta e vedendola così giovane e bella decide di prendersela con la forza. Annarella non può permettersi di perdere clienti per una ragazza più giovane e le dice di rivolgersi ad una sua amica che gestisce un posto chiamato "le tre vecchierelle". Caterina all'inizio si dedica ai lavori domestici, ma Donna Assunta dopo sette giorni le chiede di cominciare a lavorare, procurandole dei documenti falsi in cui si sostiene che ha venti anni anziché sedici. Caterina, ribattezzata Domenica, ottiene un grande successo tra i clienti e questo le crea molta invidia tra le colleghe, che una notte mentre dorme le riempiono i capelli di pece e lei è costretta a tagliarli cortissimi. Un giorno, un cliente, ricco commerciante caduto in rovina, dice a Caterina che è troppo bella e raffinata per un bordello così infimo, sostenendo che sarebbe perfetta per lavorare alla Maison Rouge e suggerendole di farsi chiamare Mimì. 
Mimì prova a recarsi in questa Maison, dove le apre la donna più bella che abbia mai visto ma che non la fa entrare. Cosa che però riesce a fare di soppiatto al terzo tentativo. Donna Luisa dapprima la rifiuta, ma quando Mimì si ferma a suonare rabbiosamente al pianoforte, cambia idea e la accetta. Comincia una nuova vita, in un bordello di lusso, dove ad un certo punto Mimì si rende conto di provare qualcosa di forte e ricambiato da una sua collega, Mariasole, la quale arriva anche a smettere di cercare la compagnia maschile perché non lo sopporta più. Ma vivere apertamente un amore lesbico non è consentito, e Mariasole decide di uscire dalla Maison sposandosi.

La prima cosa che mi viene da dire su questo romanzo è che gli autori non possono dare per scontato che io conosca tutti i dialetti d'Italia e, quindi, se devono usare espressioni dialettali perché servono ad ambientare il racconto, dovrebbero però considerare di fare un'appendice magari con la traduzione. Molti dei termini napoletani li ho capiti, ma altri no, e se è pur vero che riuscivo a capire il contesto, sinceramente non mi piace leggere una cosa che devo provare ad indovinare. Questa trovo che sia la pecca maggiore nella scrittura, che nelle parti italiane invece è abbastanza scorrevole, piena di descrizioni, anche se ha fatto fatica a coinvolgermi totalmente. Il personaggio principale risulta a tratti terribilmente egoista e non sono riuscita a provare "sintonia" né particolare "pietà" per lei. Forse i momenti che ho apprezzato di più sono le pagine piene d'amore per Mariasole, un amore profondo e travolgente anche se da tenere nascosto. Per il resto, ero più curiosa di capire come sarebbe finita la storia più di leggerne lo svolgimento. Fin dalle prime pagine del romanzo, alternate al racconto di Caterina, ci sono alcune lettere scritte da un uomo che ho fatto fatica a capire chi fosse per quasi tre quarti del libro, questo ha contribuito abbastanza a frantumare la narrazione. 
Mi spiace "stroncare" tanto questo libro, che come storia era anche nuova perché non avevo mai sentito parlare del terremoto di Reggio Calabria. Ma, se anche ben scritto, non è riuscito a coinvolgermi né ad appassionarmi particolarmente.
Mio voto: 6 / 10

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