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venerdì 18 novembre 2016

Sotto gli alberi - Thomas Hardy


Titolo originale: Under the Greenwood Tree - 1872

Scritto nel 1872 e periodicamente revisionato, "Sotto gli alberi" è un romanzo dai toni allegri e idilliaci, in cui la storia d'amore tra Dick Dewy, figlio di un carrettiere e suonatore di violino, e Fancy Day, affascinante direttrice della scuola del paese, s'intreccia con la battaglia per la sopravivvenza del vecchio coro della chiesa di Mellstock, che Mr Maybold, il nuovo vicario, giovane e intraprendente, vorrebbe rimpiazzare con un organo meccanico. (www.ibs.it)

Mi serviva un romanzo che avesse la parola "tree" nel titolo e ho scelto questo di Hardy. Di suo avevo già letto Tess dei d'Urberville, romanzo molto triste ma bello. Qui sono rimasta un bel po' delusa. Innanzitutto è un romanzo pieno di descrizioni paesaggistiche che alla lunga diventano un po' "stancanti"; nelle prime pagine poi illustra tutti insieme i componenti del coro e ho trovato difficile ricordarmi chi era chi e cosa faceva. Il linguaggio in genere è un po' ostico, cosa che non avevo ravvisato in Tess.
E' vero, se lo sintetizziamo all'osso, questo alla fine è un romanzo d'amore, senza troppi drammi e col lieto fine. Parte con delle pagine un po' malinconiche, con questo coro che tutto sommato accetta di buon grado di essere soppiantato da un organo. Mi aspettavo che i cantori dessero un pochino più di battaglia al vicario e invece niente. La vicenda si sposta subito su Dick, che si innamora della nuova direttrice scolastica (e pare sia ricambiato). Senonchè, ho trovato il personaggio di Fancy veramente sciocco e frivolo, ama essere corteggiata dagli uomini, e va beh, non è un male, ma arriva al punto di fare promesse sapendo già di non poterle rispettare. I respinti, comunque, prendono la notizia con molta tranquillità. Un giorno che Dick le chiede di andare a raccogliere le noci con lui, lei gli dice di farle finire alcune cuciture in un vestito e lo fa aspettare l'intero pomeriggio! Poi ci rimane male se Dick prende e se ne va da solo? Ed è solo uno degli episodi in cui questa ragazza ha dimostrato di essere veramente troppo egoista. No, il personaggio femminile non mi è piaciuto affatto. 
Il libro in sè, nel complesso è abbastanza noioso, e capisco perchè sia rimasto uno dei romanzi minori di Hardy.
Mio voto: 6 / 10

giovedì 17 novembre 2016

Domanda di grazia - Gabriele Romagnoli



Titolo originale: Domanda di grazia - 2013

Un giorno Gabriele Romagnoli entra in corte d'assise, a Bologna. È lì per l'imputato: Andrea Rossi. Non lo vede da anni, sa che ha sei figli, ha ereditato dal padre uno studio e fa il commercialista. Ma Romagnoli lo ricorda ancora adolescente, campione di pallavolo, popolare tra le ragazze, pieno di talenti e speranze. Adesso Andrea Rossi è invece accusato dell'omicidio di Vitalina Balani, settantenne ex-infermiera che aveva sposato un ricchissimo imprenditore immobiliare, invalido al 100 per cento. In due anni Vitalina aveva prestato ad Andrea due milioni di euro. Prove non ce ne sono, ma il movente e molti indizi portano gli inquirenti ad abbandonare in fretta le altre piste e a considerare il caso risolto. È assurdo, difficilissimo far combaciare l'immagine di quel ragazzo buono e sempre gentile con quella di uno spietato assassino. Se è lui il colpevole, come può starsene lì seduto, con aria mansueta, proclamandosi innocente? E se davvero è innocente, perché di fatto rinuncia a difendersi degnamente? Romagnoli ricostruisce il caso con la lucidità del reporter, la profondità dello scrittore e l'umanità dell'amico, e dà vita a una riflessione sulla giustizia e sul destino, sulle ragioni e le colpe che intessono l'esistenza umana. Con pazienza smantella ogni certezza, affidando al fallibile giudizio umano il mistero di un delitto e del suo castigo, e chiedendo infine che per Andrea Rossi si apra una possibilità di grazia. (www.amazon.it)

''Penso che la sua colpevolezza non sia stata provata oltre ogni dubbio. Ma penso che la sua innocenza sia stata ancor meno dimostrata''.

Non sono solita leggere libri di giornalismo investigativo, ma me ne serviva uno per la "monthly reading" di novembre e ho scelto questo, che era stato suggerito durante un incontro in biblioteca da un ospite.
E' un libro molto corto, un centinaio di pagine, abbastanza fluenti. Non conoscevo Gabriele Romagnoli, è un giornalista che ha intervistato molti personaggi famosi anche esteri (tipo il Dalai Lama). L'omicidio è avvenuto a Bologna, ma ammetto che non ricordo assolutamente la vicenda.
In questo libro, Romagnoli riscrive minuziosamente il processo del suo amico d'infanzia Andrea, che non vede da anni, e che è stato accusato di aver ucciso una pensionata settantenne. Nel fare questo, Romagnoli rievoca i momenti trascorsi con Andrea e suo fratello Stefano. Figli di una famiglia perbene, educati a parlare in modo forbito fin da piccoli. Stefano, alla fine, ha condotto una vita un po' sbandata, mentre Andrea si è sposato, ha avuto sei figli e fa il commercialista. Ma l'accusa prova anche che truffava i clienti facoltosi.
Romagnoli smonta pezzo per pezzo l'intera conduzione del processo, dove non arriva ad assolvere il suo amico, ma fa notare che il processo è stato quasi roccambolesco, con avvocati che non hanno tutelato il proprio cliente. Andrea, alla fine viene comunque condannato senza che in realtà si sia mai cercato seriamente un altro colpevole.
Romagnoli non vuole difendere l'amico, punta decisamente l'accento sul processo, cominciato con già una sentenza praticamente definitiva.
E' una lettura interessante, e si sente molto il coinvolgimento emotivo dello scrittore (è probabilmente il suo bello). In pratica, il libro è una domanda di grazia rivolta all'allora Presidente della Repubblica Italiana, a cui è dedicato.
Mio voto: 8 / 10.

giovedì 29 settembre 2016

Il muro invisibile - Harry Bernstein


Titolo originale: The invisible wall - 2006

Harry è un ragazzino di quattro anni, il più piccolo di cinque fratelli. Il padre, un ebreo immigrato dalla Polonia, lavora alle manifatture tessili, sperperando gran parte del suo salario al pub e sfogando sui figli la rabbia per una vita di stenti. La madre manda avanti la famiglia come può, ricorrendo a mille espedienti. La loro povera casa si allinea con altre simili su una strada di ciottoli di una cittadina industriale nel nord dell’Inghilterra. Una strada come tante, ma solo in apparenza, perché al suo centro scorre un muro invisibile: gli ebrei da una parte, i cristiani dall’altra. Due mondi con usanze, credenze, pregiudizi diversi si fronteggiano, quasi non fossero parte di un’unica realtà, quella della miseria. La Prima Guerra Mondiale incombe, e con essa eventi che cambieranno per sempre la vita della famiglia, e quella della strada. Ma solo l’amore contrastato di Lily, la sorella maggiore di Harry, per Arthur, un ragazzo cristiano, sarà in grado di aprire una crepa nel muro, lasciando filtrare un raggio di luce. (http://www.edizpiemme.it/)

Harry Bernstein ha scritto questo romanzo, che è il suo primo romanzo, all'età di 94 anni, rievocando la sua infanzia in una cittadina inglese dei primi del 900.
Tanto di cappello. Il romanzo è veramente bello, scritto con uno stile fluido, scorrevole, si legge piacevolmente. Sembra di ascoltare il racconto di un nonno, e le parole sembrano quelle di un bambino, semplici, piene di descrizioni senza diventare pesanti, piene di sentimenti.
Non posso commentare gli avvenimenti, nel senso che, trattandosi di una biografia, posso solo rattristarmi di fronte a una vita che non è stata per niente facile. Una vita di povertà estrema, dove una madre anche un po' ingenua, si arrabattava in ogni modo per dar da mangiare ai figli. Un padre poco presente (per fortuna) ma violento ed egoista, al punto da negare alla figlia Lily di poter studiare (con una borsa di studio) anzichè costringerla al lavoro in fabbrica su cui è costretto a chinare il capo ogni giorno lui. Un uomo che ha alle spalle un passato di cattiveria, è vero, abbandonato dalla famiglia quando era bambino, ma che nega anche ai propri figli la possibilità di un futuro migliore. Un uomo che sembra addolcirsi un attimo quando nasce il sesto figlio, ma che poi ritorna nella sua scontrosità.
E poi l'avvento della prima guerra mondiale, che chiama al fronte molti dei ragazzi della strada, a cui solo in pochi faranno ritorno. Freddy, mutilato di entrambe le gambe sul campo, che viene trattato come un sacco di patate, rimpallato tra la sorella e la madre della ragazza con cui ha avuto una relazione (e forse un figlio?), che decide di togliersi dai piedi suicidandosi. Una scena veramente triste. Un altro reduce della guerra è Arthur, il ragazzo amato da Lily, che fregandosene dei pregiudizi e dei muri ha il suo lieto fine con la ragazza amata. Raccapricciante, a mio parere, l'idea che se un'ebrea sposa un cristiano debba essere considerata morta.
I veri muri sono quelli che si creano nel cuore delle persone.
La vera protagonista del libro, alla fine, mi è sembrata la madre di Harry. Una donna che vive col sogno che i parenti del marito, emigrati in America, le spediscano i biglietti per andare a loro volta nella terra in cui credono di trovare fortuna. Una donna che vive di espedienti pur di dare un futuro ai figli, sottomessa al marito. Una donna che piange la figlia, morta per aver sposato un cristiano, e che ad un certo punto si rende conto che la figlia non è morta, ma ancora viva e può riabracciarla.
Intenso e commovente. Un libro che consiglio assolutamente. Spero appena possibile di leggere i due successivi libri, in cui prosegue la biografia.
Mio voto: 9 / 10

mercoledì 28 settembre 2016

La promessa - Friedrich Durrenmatt




Titolo originale: Das versprechen - 1956

"Promisi sulla mia coscienza di trovare l'assassino, solo per non essere costretto a vedere ancora il dolore di quei genitori... e ora devo mantenere la mia promessa." Il freddo e infallibile investigatore, il commissario Matthäi, è vincolato all'impegno preso, e obbligato a risolvere il caso di una bambina di sette anni brutalizzata e uccisa in un bosco. Ma "La promessa", "antiromanzo giallo", liquida con un massimo di crudeltà e finezza il genere poliziesco colpendolo proprio alla radice, cioè nella sua favolosa e assoluta consequenzialità. Gli elementi del genere ci sono tutti: i colleghi, ottusi o altezzosi, che si rifiutano di prestare fede alle sorprendenti intuizioni del commissario; un delitto raccapricciante con drammatici precedenti; un presunto colpevole; e la sorpresa finale, con lo scioglimento del mistero e la rivelazione dell'autentico assassino. Tutto viene però parodisticamente distorto e deformato nella celebrazione funebre del personaggio del detective e del racconto giallo tradizionali. Dürrenmatt sostituisce alla morale pratica di ogni poliziotto (il delitto non paga) una morale metafisica in cui regna l'assurdo: il razionale non prevale affatto sul caos, o almeno non fatalmente, e chi fa affidamento sulla razionalità finisce per esserne la prima incompresa vittima. (www.ibs.it)

Attenzione Spoiler!

Sinceramente, a me questo libro non è piaciuto molto. Innanzitutto, l'autore mi ha praticamente dato la soluzione nella seconda o terza pagina. Sì, perchè se mi dice che Matthai sta ancora aspettando l'assassino, allora vuol dire che la promessa non l'ha mantenuta. Poco importa che questa attesa l'abbia portato alla pazzia, ma la promessa non l'ha mantenuta.
Secondo. Quando leggo un giallo, mi piace cogliere gli indizi per vedere se arrivo alla soluzione. In questo caso, la soluzione è data da un semplice caso fortuito e questo mi ha spiazzato oltre che avermi lasciato perplessa. Se la vecchia signora non si fosse confessata in punto di morte, non avremmo saputo nulla di ciò che era successo.
Terzo. Incontriamo una serie di personaggi veramente meschini. Per un po' ho provato simpatia per Matthai, per la sua tenacia nell'arrivare alla soluzione. Poi sono rimasta scioccata quando decide di accasarsi con una donna che ha una bambina simile a quella uccisa, per utilizzarla come esca per l'assassino.
Ho fatto una enorme fatica nella lettura. Sembra che sia scritto da due persone differenti, come stile. Parte con un linguaggio che proprio non mi ha conquistato, non mi invogliava a leggere. Poi prende un pelo più vita quando viene raccontata la vicenda principale. E poi chiude con lo stile dell'inizio, poco scorrevole. Mi ha un po' deluso.
Mio voto: 5 / 10

giovedì 22 settembre 2016

Il magico potere del riordino - Marie Kondo



ENG: The life-changing magic of tidying up - 2014

Un'infinità di oggetti di ogni tipo (abbigliamento, libri, documenti, foto, apparecchi elettrici, ricordi...) ci sommergono all'interno di abitazioni e uffici sempre più piccoli. Col risultato che non troviamo mai quello che davvero ci serve. Nel libro Miya Kondo ha messo a punto un metodo che garantisce l'ordine e l'organizzazione degli spazi vitali (locali, armadi, cassetti...). E anche la serenità, perché nella filosofia zen il riordino fisico è un rito che produce anche incommensurabili vantaggi spirituali: aumenta la fiducia in sé stessi, libera la mente, solleva dall'attaccamento al passato, valorizza le cose preziose, induce a fare meno acquisti inutili. Rimanere nel caos significa invece voler allontanare il momento dell'introspezione e della conoscenza. (www.lafeltrinelli.it)

Questo libro ha subito attirato la mia attenzione perchè io sono un caso di disordine senza speranza.. sigh.. La mia speranza era che mi potesse dare qualche buona indicazione per vedere di migliorare la mia casa e, di riflesso, anche la mia vita.
Il libro si legge scorrevolmente, poi è anche corto. Trovo diventi un po' ripetitivo a circa due terzi, cioè quando, dopo aver parlato delle cose da buttare e dell'ordine in cui farlo, prosegue con alcune considerazioni più generali, che in effetti ribattono sui concetti già ampiamente espressi.
Sicuramente, Marie Kondo vive in un'altra cultura, molto diversa dalla nostra, una cultura "della gratitudine" anche nei confronti degli oggetti che ci stanno intorno. Io non credo mi sentirei molto a mio agio ad inginocchiarmi in mezzo al corridoio per ringraziare la mia casa del fatto che mi dia un riparo, ma questo non vuol dire che io non sia infinitamente grata per averne una. E nemmeno sarei in grado, ogni volta che torno a casa, di svuotare completamente la borsa per riempirla quando mi serve di nuovo; sicuramente dimenticherei qualcosa di fondamentale.
La lettura, comunque, da alcune indicazioni interessanti su come sfruttare lo spazio o sul fatto che dovremmo vivere circondati solo da quegli oggetti che ci danno emozioni; inutile conservare cose in fondo ai cassetti se poi non ci ricordiamo nemmeno che esistono.
Una cosa che mi ha lasciato perplessa, è che la Kondo suggerisce di buttare anche i libri già letti. Ecco, non credo ne sarei in grado. Sto cercando di smaltire la mia libreria, inscatolando i libri letti o che ho in ebook, per metterli in cantina. L'idea di buttarli in effetti mi fa orrore.
Ad un certo punto ho avuto l'impressione che il riordino, per la Kondo, sia un po' troppo un'ossessione (finire in ospedale per eccesso di riordino??). Ma qualcuno dei suoi consigli voglio provare a metterlo in pratica. Il succo del libro è: buttare ciò che non serve (ciò che non dà più emozione) e trovare un posto per ciò che rimane. E per fare questo va seguito un ordine ben preciso: vestiti, libri, carte, fotografie e ricordi (perchè sono quelli più difficili da gestire). Il tutto è fattibile in un tempo di sei mesi.
Mio voto: 7 e mezzo / 10

mercoledì 21 settembre 2016

Il libro della giungla - Rudyard Kipling



Titolo originale: The jungle book - 1984

Ecco qui un altro grande classico che ancora non avevo letto. Ovviamente ho visto il famoso cartone animato, e ovviamente conoscevo a grandi linee la trama perchè è anche l'ambientazione dei Lupetti (Scout). E ho anche visto il film uscito a gennaio di quest'anno (comunque il libro è molto diverso dagli adattamenti cinematografici). Mi mancava il libro.
Io non amo i racconti, lo sapete. Ho trovato un po' strana la configurazione di questo libro. I primi racconti sono dedicati a Mowgli, il branco, Baloo, Baghera, ecc. Dopo di che ci sono alcuni racconti che fanno vita a parte. Per qualche motivo, ho sempre pensato che invece il libro della giungla fosse un racconto unico, e questo "pregiudizio" mi ha un po' spiazzato. Si legge abbastanza scorrevolmente, ogni racconto è intervallato da una specie di canto/poesia che si riferisce al racconto appena letto.
Tra i racconti, sono veramente belli quelli della mangusta Rikki-Tikki-Tavi e della foca bianca Kotick. Bella la danza degli elefanti, ma il resto del racconto è un po' noioso.
Forse è un libro che va letto da piccoli, perchè merita.
Mio voto: 7 e mezzo / 10

lunedì 29 agosto 2016

La fuga. Maze runner 2 - James Dashner



Titolo originale: The Scorch trials - 2010

Il Labirinto e i viscidi Dolenti sono ben poca cosa se paragonati alla lunga marcia che la malefica organizzazione denominata C.A.T.T.I.V.O. ha pianificato per i pochi sopravvissuti che tiene prigionieri, i Radurai, attraverso la Zona Bruciata. La squallida landa inaridita da un sole accecante è sferzata da tempeste di fulmini, e popolata da esseri umani che l'Eruzione, il temibile morbo che rende folli, ha ridotto a zombi assetati di sangue. Nelle due settimane in cui dovranno percorrere i centocinquanta chilometri che li separano dal porto sicuro, la loro meta, tra cunicoli sotterranei infestati da sfere metalliche affamate di teste umane e creature senza volto dagli artigli letali, i Radurai dovranno dar prova del loro coraggio e dar voce al loro istinto di sopravvivenza. In questo scenario di desolazione, superando le insidie di città fatiscenti e foreste rase al suolo, il viaggio verso il luogo misterioso in cui potranno ottenere la cura che salverà loro stessi e il mondo diventerà per Thomas, Brenda, Minho e gli altri un percorso di scoperta del proprio mondo interiore, del limite oltre il quale è possibile spingere le proprie paure. (www.ibs.it)

Scorrevole e intrigante come il primo capitolo della serie, anche se questo secondo libro è pieno di "zombie/spaccati" e di scene abbastanza horror.
E' un libro che non ha una fine, si capisce che è volutamente inconcludente e che fa un po' da "collegamento" tra il primo e l'ultimo capitolo. Scopriamo che i gruppi di ragazzi (e i relativi labirinti) erano in realtà due, uno con tutti ragazzi più Teresa, l'altro con tutte ragazze più Aris. Teresa appare e scompare, è un personaggio che non mi è piaciuto fin da subito e non riesce a piacermi nemmeno in questo secondo episodio. Sarà anche "costretta" a fare il doppio gioco ma le riesce troppo bene. Compare anche un po' di "amore" in questo capitolo, con l'arrivo di Brenda, ma sono contenta che sia rimasto in secondo piano rispetto al tema principale.
La scrittura, dicevo, è scorrevole, si divorano i capitoli uno dopo l'altro, si sente addosso il caldo della zona bruciata, si vive coi ragazzi l'ansia di arrivare al porto sicuro. Alcune scene sono un po' "già viste" nel labirinto (davvero dovevano tornare fuori i dolenti?? non era così indispensabile). E poi ho avuto la sensazione che in alcuni punti abbia voluto sfoltire un po' il gruppo (in modi anche barbari..).
Comunque, chiuso il secondo libro non si può fare altro che prendere il terzo e vedere come finisce la storia.  
Mio voto: 7 e mezzo / 10

giovedì 11 agosto 2016

Il labirinto. Maze runner 1 - James Dashner


Titolo originale: The maze runner (2009)

Quando Thomas si risveglia, le porte dell'ascensore in cui si trova si aprono su un mondo che non conosce. Non ricorda come ci sia arrivato, né alcun particolare del suo passato, a eccezione del proprio nome di battesimo. Con lui ci sono altri ragazzi, tutti nelle sue stesse condizioni, che gli danno il benvenuto nella Radura, un ampio spazio limitato da invalicabili mura di pietra, che non lasciano filtrare neanche la luce del sole. L'unica certezza dei ragazzi è che ogni mattina le porte di pietra del gigantesco Labirinto che li circonda vengono aperte, per poi richiudersi di notte. Ben presto il gruppo elabora l'organizzazione di una società disciplinata dai Custodi, nella quale si svolgono riunioni dei Consigli e vigono rigorose regole per mantenere l'ordine. Ogni trenta giorni qualcuno si aggiunge a loro dopo essersi risvegliato nell'ascensore. Il mistero si infittisce quando - senza che nessuno se lo aspettasse - arriva una ragazza. È la prima donna a fare la propria comparsa in quel mondo, ed è il messaggio che porta con sé a stupire, più della sua stessa presenza. Un messaggio che non lascia alternative. Ma in assenza di qualsiasi altra via di fuga, il Labirinto sembra essere l'unica speranza del gruppo... o forse potrebbe rivelarsi una trappola da cui è impossibile uscire. (www.amazon.it) 

Ero curiosa di leggere questo libro perchè mesi fa ero incappata per caso, facendo zapping, sul film e, nonostante alcune scene un po' troppo da "ansia" per i miei gusti, la trama in sè era interessante. La storia del labirinto è intrigante, la lettura è molto scorrevole, finisci un capitolo e hai voglia di leggere il seguito. In alcuni tratti mi sono detta: "possibile che dopo due anni arrivi Thomas e risolva ciò che gli altri non sono riusciti a risolvere in tanto tempo?". D'altronde, se il protagonista principale è lui, non poteva essere diversamente...
Una cosa un po' particolare è che nessuno dei ragazzi viene caratterizzato più di tanto in maniera fisica; viene accennato qualcosa di Thomas, viene detto che Teresa ha i capelli neri e gli occhi azzurri, che Chuck è cicciottello, ma tutti gli altri rimangono abbastanza un mistero, così uno può "crearseli" a suo piacere. Non so se sia un bene o un male; sicuramente, ognuno di noi si immagina dei personaggi completamente differenti. E' anche vero che troppe descrizioni avrebbero appesantito una trama già abbastanza complessa. Peraltro, mentre diversi dei ragazzi hanno una personalità interessante, la presenza di Teresa mi è parsa un po' "vuota", nel senso che poi rimane in coma per quasi tutta la storia e non è che aggiunga molto al racconto. Probabilmente tornerà utile nei romanzi successivi.
Alcune delle parole che si inventano i radurai fanno un po' sorridere e alla lunga sembrano un po' sciocche, ma non danno particolarmente fastidio.
Dicevo, la trama è intrigante, la lettura piacevole, però ho chiuso il libro con un po' di perplessità. Questa cosa dei test di comportamento dove tutto è deciso da studiosi al di fuori del mondo mi lascia un po' perplessa, appunto. Ma probabilmente potrò tirare le fila solo alla fine della saga... 
Mio voto: 7 e mezzo / 10

venerdì 5 agosto 2016

La farmacia dei libri - Tiziano Cornegliani



Titolo originale: La farmacia dei libri. Rimedi per l'anima - 2014

Ventiquattro grandi temi della vita, dell’esistenza dell’essere umano (amore, amicizia, bellezza, dolore, famiglia, figli…): per ciascuno di questi vengono indicati i libri più belli o più significativi, o quelle letture che sono entrate nell’immaginario collettivo. Ogni libro suggerito viene presentato e commentato. Indicazioni di lettura che vogliono essere di stimolo e di guida a quanti desiderano leggere libri – come direbbe Flaubert – “non per divertirsi, come fanno i bambini, o per istruirsi, come fanno gli ambiziosi, ma semplicemente per vivere”. (www.amazon.it)

Non so esattamente cosa mi aspettassi da questo libro, però quando l'ho chiuso sono rimasta un po' delusa. Per ogni tema della vita, l'autore fa un breve commento, citando alcuni libri che vengono poi elencati tutti insieme alla fine del capitoletto. La lettura è abbastanza rapida ma non l'ho trovata particolarmente scorrevole. Diciamo che, ad un certo punto, la cosa è diventata un po' "noiosa", lo dico tra virgolette perchè in fondo un libro simile non poteva che avere una struttura simile. E' quasi più un libro da "consultazione", nel senso da aprire quando si vogliono trovare proposte su un determinato tema; letto come un "romanzo" è sicuramente più monotono.
Alcuni dei libri si ripetono e vengono citati in più capitoli (tipo Anna Karenina, che pare quasi essere il libro perfetto per eccellenza); altre volte ci sono stati suggerimenti interessanti da cui potrei anche prendere spunti.
Non so, probabilmente la cosa che mi lascia perplessa è che i libri citati sono principalmente libri annoverabili tra i classici, sono pochi i riferimenti a libri recenti. Ecco, forse mi sarei aspettata un pochino più di riferimenti a "novità", perchè che "il giovane Holden" è un libro di formazione o che "Anna Karenina" è un libro di amore, famiglia e morte, beh insomma lo sapevo anche io...
Mio voto: 6 e mezzo / 10

martedì 19 luglio 2016

Una cosa divertente che non farò mai più - David Foster Wallace


Titolo originale: A supposedly fun thing I'll never do again - 1996


A un giovane scrittore viene commissionato il reportage di una settimana in crociera extralusso nei Caraibi. Lo scrittore è David Foster Wallace e la permanenza sulla "meganave" si trasforma in un'esilarante cronaca, ma anche in un acido ritratto dell'americano in vacanza, delle sue abitudini ottuse, della sua eleganza pacchiana e - naturalmente - della sua ricerca di un forzato e artificiale relax. La critica pungente, e insieme scanzonata, di questi «cittadini americani adulti e ricchi» è accompagnata da una sferzante ironia e da uno stile pirotecnico e piacevolmente dispersivo che confermano l'enorme talento di un autore, come è stato detto, «capace di scrivere veramente di qualsiasi cosa».

Ho fatto la mia prima crociera un paio di mesi fa, per scelta, senza che nessuno me la commissionasse, ed era anche una cosa molto ridotta rispetto a questa extralusso di Wallace. Molte delle situazioni che racconta, in effetti, le ho ritrovate. Ho anche avuto alcuni spunti di riflessione; per esempio, non mi ero mai soffermata a pensare che il personale in realtà potrebbe odiare i passeggeri, ma li tratta con il massimo garbo per paura delle rappresaglie dei superiori.
Ho letto questo libro pensando che fosse molto spassoso (così veniva descritto in più siti), ma devo dire che non è la definizione che ne darei io. Quello che racconta è ovviamente molto ironico, ma forse è la scrittura che non rende molta giustizia all'ironia. In alcuni tratti diventa anche abbastanza noioso. Qualche risata si fa, ma non cose da scompisciarsi. Carino.
Mio voto: 6 e mezzo / 10

mercoledì 13 luglio 2016

L'acustica perfetta - Daria Bignardi




Titolo originale: L'acustica perfetta (2014)

Arno e Sara si incontrano da ragazzini e istintivamente si amano. Un pomeriggio d'estate lei lo lascia, dicendogli che le «piacciono gli amori infelici». Si ritrovano molti anni dopo, decidono di sposarsi: sono allegri, innamorati, sembrano felici. Arno ama la sua vita così com'è: suona il violoncello alla Scala, ha avuto tre figli dalla donna della sua vita, non si fa domande. È convinto di dare a Sara tutto se stesso e non si spiega le malinconie e le bugie che affiorano poco a poco. Ma il disagio della moglie col tempo aumenta, finché una mattina Arno non sarà costretto da un evento inconcepibile a chiedersi chi è davvero la donna che ama da sempre. Con titubanza, inizia a seguire una pista di ferite giovanili e passioni soffocate e, con crescente sgomento, ritrova il bandolo di storie insospettabili. Costruito secondo la vertiginosa spirale di una fuga, L'acustica perfetta ha la delicatezza di un romanzo di formazione – la formazione di un uomo adulto, di un amore – e la rapinosa potenza di un romanzo d'indagine, di un viaggio nel profondo, dentro i silenzi e i segreti delle nostre vite. (da http://www.librimondadori.it)

Libro letto per il gruppo di lettura. Partiamo dalle cose positive: è un libro di facile lettura, molto scorrevole. Scivola via perchè siamo spinti a capire dove portano le ricerche di Arno. Però credo che la trama in diversi punti sia abbastanza inverosimile. 
La storia è raccontata in prima persona proprio da Arno, il quale, abbandonato su due piedi da Sara, tre giorni prima di Natale, è costretto a prendere in mano la sua famiglia e far sì che tutto vada avanti. Nel frattempo, comincia una ricerca forsennata di Sara, andando a cercare le persone che nel passato hanno condiviso qualcosa di lei, scoprendo segreti di cui lei non gli ha mai parlato.
Ho trovato il personaggio di Sara abbastanza fastidioso. Arno avrà anche avuto tutti sti difetti che lei gli "rinfaccia", ma è anche vero che è molto comodo buttargli addosso tutte le colpe senza aver mai parlato, senza aver mai mostrato il proprio disagio. Mi sembra un po' troppo facile. Lei voleva essere capita e aiutata, ma in verità non ha fatto nulla per chiedere aiuto.
Dicevo che alcune cose sono abbastanza inverosimili secondo me. Per esempio, l'atteggiamento dei figli; la mamma sparisce di casa e loro sono totalmente tranquilli? Mah. Ti viene quasi il dubbio che loro abbiano un qualche contatto segreto con la madre.. ma davvero sono così bravi che non gli scappa mai nessun riferimento? Mah.
Poi va beh, il finale, in cui lui arriva addirittura a ringraziare Sara perchè con la sua fuga gli ha fatto capire qual è davvero il grande amore della sua vita e anzi, Arno spera che lei sia felice con il loro amico… Terzo mah.
Probabilmente, la scorrevolezza della lettura fa un po' perdere il senso di profondità che probabilmente l'autrice voleva trasmettere.
Mio voto: 6 e mezzo / 10

venerdì 10 giugno 2016

22/11/'63 - Stephen King



Titolo originale: 11/22/63 - 2011


Jake Epping ha trentacinque anni, è professore di inglese al liceo di Lisbon Falls, nel Maine, e arrotonda lo stipendio insegnando anche alla scuola serale. Vive solo, ma ha parecchi amici sui quali contare, e il migliore è Al, che gestisce la tavola calda. È proprio lui a rivelare a Jake il segreto che cambierà il suo destino: il negozio in realtà è un passaggio spaziotemporale che conduce al 1958. Al coinvolge Jake in una missione folle - e follemente possibile: impedire l'assassinio di Kennedy. Comincia così la nuova esistenza di Jake nel mondo di Elvis, James Dean e JFK, delle automobili interminabili e del twist, dove convivono un'anima inquieta di nome Lee Harvey Oswald e la bella bibliotecaria Sadie Dunhill. Che diventa per Jake l'amore della vita. Una vita che sovverte tutte le regole del tempo conosciute. E forse anche quelle della Storia. (www.ibs.it)

Che libro! Non avevo mai letto nulla di Stephen King finora perchè non amo per niente il genere horror (e, in effetti, questo non è un horror). Questo libro però mi attirava, anche perchè ho visto le prime puntate della serie tv ed era intrigante.
La scrittura è scorrevolissima, 700 pagine che ho divorato per la curiosità di vedere come andava avanti. Una scrittura facile, quasi "discorsiva", tante descrizioni che però non diventano mai "troppo".
La storia è molto interessante, si segue bene. Non vorrei svelare troppo... ma le pagine di come si è modificato il mondo sono un po' contorte e sicuramente assurde. Va beh che il passato tende a creare un effetto farfalla sulle cose che sono state cambiate, ma a mio parere la situazione che trova Jake è un po' esagerata. Molto tenero il finale...
Che dire, mi è piaciuto molto e lo consiglio. Non gli do dieci solo perchè ha perso un po' di scorrevolezza nel punto di cui parlavo prima.
Mio voto: 9 / 10