Premio Nobel per la letteratura nel 1988, in questo libro autobiografico, Mahfouz ci racconta 78 "mini biografie" di personaggi che vivevano nel suo quartiere quando era bambino.
Difficile fare un riassunto, perchè ogni storia ha vita a sè. Tutte molto corte, solo raramente si trova qualche personaggio già conosciuto. Un po' come quando giri per strada con un ospite e gli parli un po' delle persone che incontri.
Il libro è narrato dalla voce di un ragazzino. La scrittura è piacevole. Sullo sfondo dei racconti, l'Egitto di inizio 1900, in particolare Il Cairo, divisa in quartieri, ognuno governato da un futuwwa. Storie di vita di un paese in cui prevalgono ancora le tradizioni: i matrimoni combinati per ceto sociale, il dirimere le questioni con la forza bruta, la gente che sparisce nel nulla e non ricompare più, l'affidarsi a Dio (qui mi sono un po' persa.. se sono islamici non dovrebbe avere un altro nome?).
I racconti, in generale, non mi sono mai piaciuti. Ho fatto fatica a stare dietro ai personaggi proprio perchè in questo libro sono tutti racconti e tutti abbastanza scollegati tra loro. Il racconto finale riprende invece il primo del libro.
Diciamo che lo spaccato di vita mostrato è interessante, anche se questo modo frammentario di raccontarlo porta ad un certo punto ad avere l'impressione che alcune storie siano un doppione di altre già sentite. Penso che in futuro mi piacerebbe leggere altro di questo autore.
Ah, una curiosità.. Anobii e wikipedia lo chiamano Naguib Mahfouz, sulla copertina del libro è chiamato Nagib Mahfuz... ho deciso di considerare come "giusta" la copertina del libro...
Ah, una curiosità.. Anobii e wikipedia lo chiamano Naguib Mahfouz, sulla copertina del libro è chiamato Nagib Mahfuz... ho deciso di considerare come "giusta" la copertina del libro...
Mio voto: 6 e 1/2 su 10
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