Un “mistery” romagnolo che si rifà
agli schemi classici del romanzo giallo. C'è un cattivo di cui tutti
hanno paura, misterioso e taciturno, il Padrone, che ha una figlia
grassa, gretta e astiosa chiamata Minerva ma soprannominata Pallade,
sposata con Giacomo Vattalà detto il Pirinciolla, figlio di
trafficoni che l'ha sposata solo per interesse. Poi c'è l'amante di
Giacomo, Amalia detta Antavleva, figlia di anarchici che vuole dare
un colpo di coda al suo ruolo nella “Casa”, mettendo al mondo un
figlio maschio di Giacomo senza che lui sappia della gravidanza. E
per fare ciò chiede l'aiuto di uno degli scagnozzi del Padrone,
Primo Casadei detto Terzo, uno che sembra capitato per caso in questa
combriccola di cattivi e che col suo gruppo di strani amici riesce a
trovare Maria, una ragazza cinese che accetta di dare il suo utero in
“affitto”.
La storia quindi si sviluppa tra colpi
di scena e imprevisti anche piuttosto demenziali, rendendo il tutto
piuttosto complicato e anche bagnato di sangue. Ma Primo riuscirà
intelligentemente a trovare il bandolo della matassa.
Carlo Flamigni a Bologna è conosciuto per essere un famoso ginecologo. In alcuni punti del romanzo sembra infatti di essere nello studio di un dottore che parla di inseminazione assistita.
Personalmente trovo i romagnoli
simpatici, ed anche i protagonisti del romanzo rispecchiano questa
simpatia, soprattutto Primo e Proverbio. Il fatto di dare un
soprannome è tipico anche delle mie parti,
però a volte rischia di creare molta confusione, soprattutto quando
ci sono tanti personaggi che girano intorno alla vicenda. Flamigni
poi fa un enorme uso di dialetto, e apprezzo almeno che abbia messo
la traduzione in fondo alla pagina; penso che per chi abita in zone
più lontane possa diventare un problema altrimenti.
Il romanzo in sé non è niente di che, anche se carino.
Si legge abbastanza scorrevolmente, è scritto con un linguaggio
molto semplice. La prima volta che l'ho preso in mano mi ha fatto
venire in mente lo stile di Shakespeare, ma SOLO per il fatto che fa
l'introduzione di ogni capitoletto e mi ricordava le tragedie del
bardo. Poi, appunto, alcuni personaggi sono talmente simpatici che ti
fanno sorridere. Però non riesco a considerarlo più di una lettura
piacevole.
Mio voto: 6 e mezzo / 10
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