lunedì 28 ottobre 2013

Giallo uovo - Carlo Flamigni

 
 
Un “mistery” romagnolo che si rifà agli schemi classici del romanzo giallo. C'è un cattivo di cui tutti hanno paura, misterioso e taciturno, il Padrone, che ha una figlia grassa, gretta e astiosa chiamata Minerva ma soprannominata Pallade, sposata con Giacomo Vattalà detto il Pirinciolla, figlio di trafficoni che l'ha sposata solo per interesse. Poi c'è l'amante di Giacomo, Amalia detta Antavleva, figlia di anarchici che vuole dare un colpo di coda al suo ruolo nella “Casa”, mettendo al mondo un figlio maschio di Giacomo senza che lui sappia della gravidanza. E per fare ciò chiede l'aiuto di uno degli scagnozzi del Padrone, Primo Casadei detto Terzo, uno che sembra capitato per caso in questa combriccola di cattivi e che col suo gruppo di strani amici riesce a trovare Maria, una ragazza cinese che accetta di dare il suo utero in “affitto”.
La storia quindi si sviluppa tra colpi di scena e imprevisti anche piuttosto demenziali, rendendo il tutto piuttosto complicato e anche bagnato di sangue. Ma Primo riuscirà intelligentemente a trovare il bandolo della matassa.

Carlo Flamigni a Bologna è conosciuto per essere un famoso ginecologo. In alcuni punti del romanzo sembra infatti di essere nello studio di un dottore che parla di inseminazione assistita.
Personalmente trovo i romagnoli simpatici, ed anche i protagonisti del romanzo rispecchiano questa simpatia, soprattutto Primo e Proverbio. Il fatto di dare un soprannome è tipico anche delle mie parti, però a volte rischia di creare molta confusione, soprattutto quando ci sono tanti personaggi che girano intorno alla vicenda. Flamigni poi fa un enorme uso di dialetto, e apprezzo almeno che abbia messo la traduzione in fondo alla pagina; penso che per chi abita in zone più lontane possa diventare un problema altrimenti.
Il romanzo in sé non è niente di che, anche se carino. Si legge abbastanza scorrevolmente, è scritto con un linguaggio molto semplice. La prima volta che l'ho preso in mano mi ha fatto venire in mente lo stile di Shakespeare, ma SOLO per il fatto che fa l'introduzione di ogni capitoletto e mi ricordava le tragedie del bardo. Poi, appunto, alcuni personaggi sono talmente simpatici che ti fanno sorridere. Però non riesco a considerarlo più di una lettura piacevole.

Mio voto: 6 e mezzo / 10

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