L'isola appariva
vicinissima, ma era un'illusione. Lo stretto era percorso da correnti
tali che anche le imbarcazioni solcavano il mare con fatica.
Sulla motonave ci sono
Paolo, vedovo, ex professore di filosofia e Luisa, contadina, madre
di cinque figli. Paolo va a trovare il figlio terrorista, Luisa va a
trovare il marito pluriomicida.
Paolo e Luisa sono gli
unici visitatori del carcere speciale.
Mentre il furgone riporta
Paolo e Luisa, dopo i colloqui, verso l'imbarco della motonave, un
incidente li costringe a restare intrappolati sull'isola, sotto lo
sguardo dell'agente carcerario Nitti. Hanno così modo di scambiarsi
confidenze e il loro rapporto, nelle poche ore che trascorrono lì,
diventa in breve tempo così profondo che li unirà per il resto
della loro vita.
Paolo non aveva mai avuto
rapporti stretti con i parenti degli altri detenuti, ma preferiva
fuggire nel proprio, familiare, dolore; e, nonostante le barbarie che
ha commesso il figlio, continua a volergli bene e stare male per lui.
Luisa da anni non ricorda
cosa vuol dire essere trattata con gentilezza, al punto che sapere il
marito in carcere è più un sollievo che un dolore.
Il libro mi è piaciuto
molto. Tratta una storia di sofferenza (o, meglio, tante storie di
sofferenza)con molta delicatezza. Il rapporto che si crea tra Paolo e
Luisa è molto tenero. La lettura è scorrevole. Forse il finale,
trent'anni dopo, sembra un po' messo tanto per chiudere la storia.
C'è da dire che raccontare tutte le vicende dei carcerati durante
questi trent'anni probabilmente avrebbe reso il libro molto pesante e
noioso.
Mio voto: 8/10