giovedì 10 gennaio 2019

Il senso di Smilla per la neve - Peter Hoeg


Titolo originale: Frøken Smillas fornemmelse for sne (1992)
Titolo in inglese: Smilla's sense of snow

Per la polizia non ci sono dubbi: è stato un incidente. Il piccolo Esajas correva sul tetto innevato quando è caduto, precipitando nel vuoto. Ma Smilla non è convinta: lei viene dalla Groenlandia, la neve la conosce bene, e ora quelle impronte le dicono chiaramente che non si è trattato di un incidente... Mentre Copenaghen si prepara a celebrare il Natale, Smilla inizia a indagare, trovandosi pericolosamente a confronto con una serie di inquietanti personaggi, coinvolta in un'indagine destinata a portarla lontano, in viaggio su una nave la cui meta misteriosa è un punto deserto della calotta polare. Perché là, fra quei ghiacci che conosce, teme e rispetta, è nascosta la verità che Smilla cerca. La verità che forse, inconsciamente, ha sempre saputo... (www.amazon.it)

"Tutto comincia e finisce con un essere umano che cade da un tetto.
Ma ogni tanto affiora una serie di legami che forse non saranno mai spiegati" 

Mah. Non so bene cosa mi aspettassi da questo libro piuttosto famoso. Nel complesso non mi è piaciuto. Già è un po' strana la partenza. Smilla, solo guardando le orme del bambino sul tetto, capisce che non è stato un incidente ma che ci deve essere dietro un intrigo. E comincia ad infilare una serie di collegamenti assurdi, dal medico che va a visitare il bambino ogni mese, alle spedizioni in Groenlandia del 1966 e del 1991, alla società della criolite, alla droga, al meteorite, al verme che potrebbe estinguere la razza umana (tranne il bambino caduto dal tetto).
La vicenda è piuttosto contorta. Quando poi Smilla si trasferisce a bordo del Kronos (una imbarcazione con una missione segreta anche per l'equipaggio) diventa tutto molto cinematografico. Smilla diventa una specie di combattente degna del miglior film d'azione, una Indiana Jones in gonnella, con trucchi imparati chissà dove. Della nave viene fatta una incredibile descrizione, minuziosa al punto da diventare noiosa, con anche tanti termini tecnici. Coi personaggi ad un certo punto mi sono persa, perchè sono tanti e non si capisce bene da che parte stanno. Non ho molto gradito, poi, il fatto che il cuoco della nave parlasse principalmente tedesco (senza una traduzione) così non ho capito quasi mai cosa diceva.
Ho probabilmente apprezzato di più la prima parte, quella "a terra" e un po' il finale con il confronto con Tork e col meccanico, dove si capisce cosa è successo. In effetti, la morte del bambino mi è parsa molto insignificante rispetto a tutto il resto della vicenda.
No, non mi ha appassionato. Alcune parti (soprattutto le descrizioni degli anfratti della nave) le ho lette un po' sorvolando. Sinceramente non vedevo l'ora di finirlo.
Peccato perchè l'ambientazione è anche suggestiva, e poi c'è l'interessante tema della discriminazione sociale dei danesi nei confronti dei groenlandesi.
Mio voto: 5 e mezzo / 10

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