Titolo originale: The tattooist of Auschwitz - 2018
Il cielo di un grigio sconosciuto incombe sulla fila di donne. Da quel momento non saranno più donne, saranno solo una sequenza inanimata di numeri tatuati sul braccio. Ad Auschwitz, è Lale a essere incaricato di quell’orrendo compito: proprio lui, un ebreo come loro. Giorno dopo giorno Lale lavora a testa bassa per non vedere un dolore così simile al suo finché una volta alza lo sguardo, per un solo istante: è allora che incrocia due occhi che in quel mondo senza colori nascondono un intero arcobaleno. Il suo nome è Gita. Un nome che Lale non potrà più dimenticare.
Perché Gita diventa la sua luce in quel buio infinito: racconta poco di lei, come se non essendoci un futuro non avesse senso nemmeno un passato, ma sono le emozioni a parlare per loro. Sono i piccoli momenti rubati a quella assurda quotidianità ad avvicinarli. Dove sono rinchiusi non c’è posto per l’amore. Dove si combatte per un pezzo di pane e per salvare la propria vita, l’amore è un sogno ormai dimenticato. Ma non per Lale e Gita, che sono pronti a tutto per nascondere e proteggere quello che hanno. E quando il destino tenta di separarli, le parole che hanno solo potuto sussurrare restano strozzate in gola. Parole che sognano un domani insieme che a loro sembra precluso. Dovranno lottare per poterle pronunciare di nuovo. Dovranno conservare la speranza per urlarle finalmente in un abbraccio. Senza più morte e dolore intorno. Solo due giovani e la loro voglia di stare insieme. Solo due giovani più forti della malvagità del mondo.
ATTENZIONE: contiene spoiler sul finale
E' sempre difficile giudicare un libro tratto da una storia vera, soprattutto quando viene raccontato un altro tassello di una delle più grandi tragedie dell'umanità. Questo libro, infatti, l'ho scelto in occasione della Giornata della Memoria, è un po' di anni che in questo periodo cerco di leggere qualcosa a tema con l'Olocausto.
La storia narrata è la storia di Lale e Gita che si conoscono e si innamorano nel campo di concentramento di Birkenau (o Auschwitz II).
Lale ha un solo obiettivo: uscire vivo da quell'inferno e vivere il resto dei suoi giorni con Gita. E questo è ciò che gli fa sopportare le atrocità che è costretto a vedere e vivere ogni giorno. Per Lale, "se ti svegli al mattino, è una buona giornata".
Per sopravvivere, Lale è deciso a lavorare a testa bassa, e grazie a Pepan, che ha tatuato il suo numero sul braccio, arriva a fargli da assistente e a sostituirlo quando questo "sparirà". Questo incarico gli concede alcuni privilegi, come una camera tutta sua e razioni di cibo maggiori che lui condivide con le persone che conosce. Nel giro di qualche tempo, osservando quello che accade intorno a sè, riesce a crearsi un giro di scambi grazie a due lavoratori esterni che gli procurano cibo e medicinali in cambio di soldi e gioielli che le ragazze che smistano gli oggetti personali gli fanno avere. E' un triste commercio, basato su ciò che ai deportati viene portato via, ma Lale in questo modo riesce ad aiutare molti prigionieri.
Lale e Gita riusciranno a condividere alcuni momenti molto teneri, nonostante tutto. E (va beh, ve lo anticipo) riusciranno a ritrovarsi e finalmente vivere insieme dopo che il campo sarà liberato dall'armata russa.
L'argomento è terribile, potete immaginarlo. E' un lucido racconto della voglia di vivere, che ti costringe a dover far male ai tuoi connazionali per poter arrivare vivo alla mattina dopo. Lale non è l'unico prigioniero che è costretto a lavorare per i tedeschi (anche alcune guardie vengono prese dai prigionieri, alcuni torturatori del blocco 11 sono presi tra i prigionieri. Questa è una cosa che non sapevo). Lale è costretto a profanare il braccio delle persone, se non lo fa lui lo farà qualcun altro; almeno prova ad essere il più gentile che può in questo suo terribile compito.
L'autrice ha una scrittura molto fluida. Il libro si legge tutto d'un fiato, forse perchè si è anche curiosi di vedere come andrà a finire. Ci sono spaccati molto esplicativi della vita nel campo, del terrore, del dolore. Ci sono personaggi che ti rimangono impressi, come Leon (che subirà una tortura terribile), come Jakub, il gigante ebreo che tortura i prigionieri, come Baretski, l'ufficiale delle SS che a suo modo si "affeziona" a Lale.
La narrazione si modifica decisamente dopo che Lale riesce a scappare dal campo di concentramento. Sembra che diventi più "sbrigativa". Posso immaginare che rispecchi anche il racconto che Lale da vecchio ha fatto alla giornalista, posso immaginare che si sia soffermato sui dettagli del campo perchè sono quelli che gli sono rimasti più dentro e che voleva far conoscere; infatti, nel giro di poche decine di pagine, dopo che scappa da Birkenau viene ingaggiato dai russi per procurare loro delle donne, poi scappa e riesce ad arrivare a casa, dove la sorella lo manda a cercare Gita. Queste pagine sono comunque permeate dal suo desiderio di ritrovare Gita e di tornare a casa, ma la narrazione arriva meno in profondità. Non so come spiegarmi altrimenti.
E' una lettura che consiglio, anche a lettori giovani.
Mio voto: 8 / 10
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