giovedì 27 febbraio 2025

Anni d'oro - Arno Camenisch


Titolo originale: Goldene Jahre (2020)

Da 51 anni, Margrit e Rosa-Maria gestiscono un chiosco con tanto di bella insegna luminosa e pompa del carburante. È il punto di riferimento per l’intero paese e per chiunque si ritrovi a percorrere le strade di quelle montagne. Da Margrit e Rosa-Maria sono passate persone di ogni tipo e le due donne hanno visto di tutto: auto eleganti e vecchi ciclomotori, il Tour de Suisse, celebrità e persino truffatori, ma i loro preferiti sono gli innamorati che soffrono pene d’amore. È così che al chiosco tra un caffè, una rivista e un biglietto della lotteria ci si scambia confidenze, storie accorate, parole gentili, e si svela ciò che fa vibrare gli animi. Arno Camenisch racconta con grande ironia e una certa nostalgia un mondo che cambiamento dopo cambiamento rischia quasi di scomparire, ma fino a quando Margrit e Rosa-Maria gestiranno il loro chiosco quel mondo rimarrà meravigliosamente bello e luminoso. «Anni d’oro» è una storia dal valore universale nella quale un piccolo angolo di montagna diventa specchio dei nostri tempi e, allo stesso tempo, conferma Camenisch come una delle voci più originali della letteratura in lingua tedesca di oggi. (kellereditore.it)

La trama sintetizza bene cosa succede in questo libro, che praticamente è una lunga chiacchierata tra Margrit e Rosa-Maria, dove partono con un argomento, ne collegano un altro, ne collegano un altro ancora, e così via. Una chiacchierata tra due persone che parte da quando hanno aperto il chiosco con annessa pompa di benzina 51 anni prima (che nel 1969 erano viste come delle bestie rare mentre le altre donne stavano in casa a fare la calza), poi va a quando è passato di lì il Tour de Suisse, a quando la neve aveva ricoperto il chiosco e gli inverni erano freddi e si girava coi Moonboots, ai personaggi famosi che sono passati di lì, ai personaggi del paese che si fermano e fanno due chiacchiere sui loro problemi (e al fatto che loro conoscono fatti privati di molte persone), a quando c'è stata la valanga a Disentis, alla catastrofe di Chernobyl, al clima impazzito. Due donne che hanno preso in mano la loro vita, una cosa rivoluzionaria per i loro tempi, e che sono felici di quello che fanno e lo faranno finchè si sentiranno in salute. 
Lo svolgimento è interessante, anche perchè le due donne sono anche simpatiche. Purtroppo sono quei libri che dopo un po' mi vengono a noia perchè sono una specie di unico flusso di coscienza (tra due persone) con giusto qualche interlinea di stacco tra un argomento e l'altro, come se chi parla stesse facendo mente locale. Ci sono anche parti ironiche e, a ben guardare, si può sentire molta malinconia che si nasconde dietro a ricordi di cose che non potranno ripetersi o che sono cambiate negli anni.
Piacevole scrittura. 
Mio voto: 7 / 10

Gli undici inganni - Robert Gold


Titolo originale: Eleven liars (2023)

Ben Harper, un brillante giornalista d’inchiesta, è tornato a vivere a Had­dley, il tranquillo sobborgo di Londra in cui ha trascorso una burrascosa infanzia. Quando Ben aveva solo otto anni, i viali alberati, i grandi parchi e le eleganti villette di quel posto incantevole sono stati lo sfondo dell’assassinio di suo fratello, un dramma che il cronista sta ricostruendo per il suo nuovo podcast.
Una sera di ottobre, rientrando a casa, Ben si imbatte nelle fiamme che divampano al centro ricreativo della cinquecentesca chiesa di St Stephen. Avvicinandosi, si accorge che qualcuno è rimasto intrappolato nel rogo. Ben sfida il fuoco per cercare di trarre in salvo lo sconosciuto, che però fugge via senza farsi riconoscere né lasciare traccia. Una reazione inspiegabile, che diventa ancor più enigmatica quando la polizia rinviene tra le macerie dell’edificio i resti di un cadavere.
Cos’è successo, quella notte, alla parrocchia di St Stephen, prima che scoppiasse l’incendio? Chi o che cosa ha alimentato le fiamme? Mentre le voci e i sospetti si rincorrono, Ben si trova coinvolto in una rete di inganni e bugie che lo porterà indietro nel tempo. Perché tutti hanno qualcosa da nascondere. Ma alcuni segreti sono più pericolosi di altri.
Dopo il grande successo di I dodici segreti, Gold torna a intrappolare i lettori in un meccanismo narrativo impeccabile, attraversato da una suspense travolgente. Breve storia di un grande successo (goodreads)

Ben Harper si trova di nuovo coinvolto in un crimine cittadino. E stavolta vuole risolverlo per aiutare Dani, la sua amica poliziotta, affinchè lei abbia risposte sul suo passato. Ma Dani sta avendo anche grossi problemi a casa, perchè lei è stata promossa al reparto investigativo, mentre il marito che è rimasto paralizzato dalla vita in giù un anno prima in un aggressione al supermercato, fatica a rimanere in secondo piano (e gli viene pure organizzata una ricostruzione dal vivo di cosa successe il giorno della tragedia). Poi abbiamo Pamela, una vedova a cui piace osservare i ragazzini che vanno verso la scuola, e che ne prende particolarmente a cuore una al punto che rischia una denuncia. Poi abbiamo un prete, che capiamo subito che nasconde qualcosa, e una imprenditrice edile che il padre di Dani ha cercato per tutta la vita di far arrestare per spaccio di droga.
Insomma, i personaggi che compaiono sono davvero tanti e per molta parte del libro non si capiscono i collegamenti tra loro, sappiamo solo che per qualche motivo si odiano o nascondono del rancore per qualcosa.
Robert Gold ha un bello stile di scrittura, il libro si legge volentieri, si è invogliati ad andare avanti. I capitoli sono brevi. Non ho contato se gli inganni sono davvero undici, ipotizzo di sì. Però manca qualcosa, un po' di brio. L'idea di fondo non è male, la storia non è male, ma manca un po' di pathos. Alcune vicende sono tirate un po' per le lunghe, lasciate in sospeso, ma questo aiuta più a creare confusione che pathos, quindi per due terzi di libro ancora abbiamo troppe storie che rimangono storie a sè. Poi c'è un'accellerata nel finale e purtroppo diventa un po' caotica. L'unica cosa che rimane è che abbiamo un personaggio che ha tramato nell'ombra (e lo avevo capito anche io), ma non sappiamo perchè e come (immagino che verrà portato avanti nei prossimi libri).
Sicuramente leggerò i prossimi libri dell'autore perchè comunque sono piacevoli. Però credo che trarrebbe molto vantaggio dal calare il numero di personaggi che tira in ballo e dal non aggrovigliare l'ultima parte del libro.
Mio voto: 7 / 10

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Serie Ben Harper:
2 - Gli undici inganni

martedì 25 febbraio 2025

Le parole che mi hai lasciato - Rebecca Yarros


Titolo originale: The Last Letter (2019) 

Entrambi in cerca di un amico con cui confidarsi, Ella e Chaos non si conoscono, ma diventano amici di penna. Lui, senza famiglia, in missione al fronte, lei, ventiquattrenne, madre single di due gemelli, non avrebbero mai immaginato che tra loro nascesse un affetto profondo, e forse anche qualcosa di più. Ma la vita mette a dura prova la forza di Ella, già orfana, e quando le lettere di Chaos smettono di arrivare, finisce per credere di essere davvero rimasta sola al mondo. Ma Beckett, alias Chaos, sebbene non la conosca personalmente, si accorge ben presto di essersi innamorato della donna con cui si scrive da mesi, che è la sorella del suo migliore amico. E così, quando questi cade in battaglia e gli lascia scritto di tornare in America per starle vicino, Beckett non può fare altro che rispettare il suo volere. È disposto a tutto pur di sostenere la ragazza, ma non sarà mai in grado di dirle chi è veramente, anche se sa che lei odia i bugiardi. E se capissero che due anime spezzate, insieme, possono aiutarsi a guarire? (goodreads)

Cercavo un libro per il tema "rollercoaster" e questo era tra i suggerimenti di goodreads. Mi ispirava la trama. Credevo fosse il tipico libro in cui due personaggi, col cuore spezzato, cominciano ad avvicinarsi, a capire che esistono le seconde possibilità, i barlumi di speranza, e che essere felici insieme è possibile. Almeno finchè uno dei due (solitamente l'uomo) non fa qualcosa di stupido o si scopre che ha fatto qualcosa di stupido, crolla la fiducia, si lasciano poi un po' alla volta si rendono conto di essere innamorati e vivono felici e contenti. Questo non è uno spoiler, è abbastanza tipico di questo genere letterario. E così è stato anche questo libro, nonostante le tragedie che hanno passato i personaggi, l'amore riesce a fare breccia e congiungere due anime affini. Per il 95% del libro è stato così, gioisci con loro, speri con loro, gioisci di nuovo perchè l'amore trionfa. Poi nelle ultime (circa) trenta pagine, c'è un'altra tragedia, peggiore anche delle precedenti. E ti chiedi: perchè? Perchè in un libro che era già abbastanza denso di situazioni critiche devi anche infilarci questo? Per dire che non bisogna mai gioire troppo? Che non bisogna distrarsi dal "destino" perchè quando siamo troppo felici arriva con la mazzata? Mah. Sono rimasta molto amareggiata dal finale, perchè sembra davvero buttato lì. Peccato perchè la storia era stata molto tenera, nonostante due gemelli di sei anni che parlano come ragazzini di dodici e hanno quasi una maturità maggiore di quella degli adulti, nonostante alcuni dialoghi da latte alle ginocchia, nonostante alcuni avvenimenti li tiri un po' per le lunghe, nonostante lo stile leggero che ha avuto un po' tutta la narrazione (e che ci stava benissimo col tipo di trama) poi però mi tiri fuori un finale come questo. Sono veramente arrabbiata al punto che ho tolto un intero punto al mio voto. Certo, il "rollercoaster" di emozioni c'è stato, più per il finale così a tradimento. 
Mio voto: 7 / 10

Re bianco - Juan Gómez-Jurado


Titolo originale: Rey Blanco (2020) 
Titolo in inglese: White king 

"Spero che tu non ti sia già dimenticata di me. Giochiamo?". Quando Antonia Scott riceve questo messaggio, sa benissimo chi glielo ha inviato. Sa anche che questa partita è quasi impossibile da vincere. Ma ad Antonia perdere non piace e, se perde questa battaglia, le avrà perse tutte. È il momento della resa dei conti, dello scontro faccia a faccia con il suo nemico numero uno. E sarà uno scontro spietato, un ballo diabolico a un ritmo convulso, una crudele caccia al tesoro costellata di trappole mortali in cui ogni tappa è più pericolosa della precedente. I fili, come sempre, verranno mossi dall'alto: la regina è la figura più potente della scacchiera, ma un pezzo degli scacchi non deve mai dimenticare che c'è sempre una mano che lo dirige. Anche questo, però, è tutto da vedere. (goodreads)
 
Mentre Antonia è disperata per il rapimento di Jon a cui ha assistito impotente, Mentor è costretto a rivelarle che alcune Regine Rosse europee sono state uccise insieme al loro scudiero. 
Antonia viene convocata da White, raggiunto da Sandra Fajardo, il quale la costringe a dover risolvere tre casi di omicidio per lui. In cambio, le restituisce Jon Gutierriez, al quale è stata impiantata una bomba sulla schiena controllata da un gps nelle mani di White. Per ogni caso hanno un tempo stabilito da White, se falliscono lui fa saltare per aria Jon. 
Vediamo quindi Antonia e Jon alle prese con casi irrisolti, apparentemente senza alcun collegamento con White. Intanto Mentor ha riconosciuto una dello staff di White, una donna che dovrebbe essere rinchiusa in un ospedale psichiatrico e di cui lui era la persona di riferimento ma che è stata dimessa da quattro anni senza che lui sia stato avvisato. E ci sono molti flashback di quando Mentor ha trovato, tra le tante candidate, due potenziali regine rosse, ed entrambe sono state allenate separatamente all'insaputa dell'altra. 
Mi piace molto come scrive questo autore, nonostante il linguaggio piuttosto rude, a volte quasi telegrafico a volte prodigo di spiegazioni. Un misto di sarcasmo e tecnicismi. E mi piacciono molto i due personaggi che ha creato, Antonia e Jon (che immagino ben diversi dagli attori scelti per interpretare la serie tv, che ho visto solo nei trailer). 
Ho un po' l'impressione che abbia voluto creare il colpo di scena finale, quello che ti vuol far rimanere a bocca aperta, ma che in realtà, avendo tirato un po' per le lunghe le storie, alla fine succede esattamente quello che ti aspetti (o, almeno, che io mi aspettavo). Secondo me si è un po' incartato nell'ultima parte del libro. 

Ho poi scoperto, leggendo i ringraziamenti, che in realtà questa trilogia (regina rossa, lupa nera, re bianco) fanno parte di una pentalogia, che sarebbe il caso di leggere i due precedenti (il paziente, cicatrice) e l'autore dice che la storia cambierà davanti ai miei occhi. L'autore poi lascia il lettore col dubbio se Antonia e Jon torneranno oppure no. Chissà. 
Lettura gradevole, probabilmente leggerò altro di questo autore, appena possibile.
Mio voto: 7 e mezzo / 10 

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Serie con Antonia Scott: 
1. Il paziente 
2. Cicatrice 
5. Re bianco

Il giorno della civetta - Leonardo Sciascia


Titolo originale: Il giorno della civetta (1961) 
Titolo in inglese: The day of the owl

Leonardo Sciascia pubblicò questo romanzo nel 1961. Allora, nelle parole dell’autore stesso, «sulla mafia esistevano degli studi, studi molto interessanti, classici addirittura: esisteva una commedia di un autore siciliano che era un’apologia della mafia e nessuno che avesse messo l’accento su questo problema in un’opera narrativa di largo consumo». La stessa parola mafia era usata con tutte le cautele e quasi di malavoglia. Eppure noi sappiamo che proprio in quegli anni avveniva la radicale trasformazione che spostò la mafia dal mondo agrario a quello degli appalti, delle commesse e di altre realtà «cittadine», non più regionali ma nazionali e internazionali. Lo scrittore Sciascia irrompe dunque in questa realtà come nominandola per la prima volta. Basta leggere la pagina iniziale del Giorno della civetta per capire che essa finalmente cominciava a esistere nella parola. Sciascia sottopose il testo a un delicato lavoro di limatura, riducendolo ai tratti essenziali con l’arte del «cavare»: e, visto a distanza di anni, tale lavoro si rivela più che mai un’astuzia dell’arte. Qui infatti Sciascia ha scoperto, una volta per tutte, quel suo inconfondibile modo di narrare che non si concede ambagi e volute, ma fissa lo sguardo sempre e soltanto sulle nervature del significato, fossero anche in un minimo gesto o dettaglio. In questo senso, se Il giorno della civetta è diventato il romanzo più popolare di Sciascia, è anche perché lo rappresenta in una forma che, nel più piccolo spazio, raggiunge la massima densità. (goodreads) 

Libro coraggioso, il primo a parlare di mafia quando anche la politica la ignorava, e il primo a parlare di collusioni tra mafia e politica. 
Ho fatto un po' fatica con il linguaggio perchè salta un po' da una persona all'altra e ci vuole un po' a capire chi parla, così ho pensato di concentrarmi più sull'argomento piuttosto che su chi effettivamente dice le cose. 
E' un libro moderno, nel senso che parla di cose che tuttora funzionano nello stesso modo. Viene definito "giallo", ma a mio parere, pur essendoci degli omicidi, il capitano arriva al colpevole ma ciò che si svela è tutta la struttura sociale della mafia e il suo modo di operare. L'omertà delle persone che sanno o vedono ma fingono di non sapere e di non aver visto (nonostante il primo omicidio avviene alla fermata dell'autobus e sull'autobus ci sono molte persone). 
Mi è piaciuto molto il capitano Bellodi, parmense, ex partigiano, pieno di ideali, che utilizza metodi nuovi per ottenere le confessioni non ricorre alle maniere forti bensì alla gentilezza; capisce che non può incastrare il boss per omicidio e allora prova come in America ad incastrarlo per evasione fiscale. 
La scrittura riesce a rendere molto caratterizzati i personaggi. Ho apprezzato molto che pur essendo ambientato in Sicilia, a differenza di altri autori qui non troviamo termini dialettali, e laddove (negli interrogatori) se ne trovano, c'è il maresciallo che traduce in italiano per il capitano (e quindi anche per noi). Famosissima la frase che don Mariano Arena dice al capitano: 

«Io ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l'umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz'uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà… Pochissimi gli uomini; i mezz'uomini pochi, ché mi contenterei l'umanità si fermasse ai mezz'uomini… E invece no, scende ancor più giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi…E ancora più giù: i pigliainculo, che vanno diventando un esercito… E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, ché la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre… Lei, anche se mi inchioderà su queste carte come un Cristo, lei è un uomo…»

Libro molto attuale e molto interessante.
Mio voto: 7 e mezzo / 10

mercoledì 12 febbraio 2025

Fuori i libri! Gennaio 2025

Ho cominciato l'anno leggendo "In silenzio si uccide" di Indridason. Sempre piacevole.

Poi il libro del gruppo di lettura della biblioteca: "Il giovane Holden" di Salinger, un classico che non avevo mai letto. Una bella scoperta.

Dopodiche ho trovato in biblioteca due libri relativi a stati europei. Il primo "Accadimenti nell'irrealtà immediata" di Max Blecher. Mi ha ispirato il titolo ma è stato molto pesante da leggere. Il secondo "Accadde il primo settembre (o un altro giorno) di Pavol Rankov, invece, è stata una gran bella scoperta. Mi dispiace non averlo trovato in ebook da poterlo conservare.

Come libro del giorno della memoria, avevo cominciato "Le sarte di Auschwitz" di Lucy Adlington ma non sono riuscita a proseguire. Ho trovato un altro libro della stessa autrice, "Il nastro rosso", sempre ambientato ad Auschwitz ma con uno stile più leggero.




Il nastro rosso - Lucy Adlington


Titolo originale: The red ribbon (2017)

E se la tua salvezza dipendesse da ago e filo?
Ella ha un unico, grande sogno: diventare una sarta abilissima. Così, giunto finalmente il suo primo giorno di lavoro, mette piede in un mondo fatto di sete, aghi, fili, forbici e nastri colorati. Dovrebbe essere al settimo cielo, ma quello in cui è capitata non è un laboratorio di sartoria qualunque. Ella, infatti, si trova nel campo di concentramento di Auschwitz e, in un luogo in cui a contare è solo la lotta per la sopravvivenza, ogni sua creazione può fare la differenza tra la vita e la morte. Mentre attorno a lei regnano brutalità e orrore, la ragazza si rifugia nel suo lavoro, nel suo amore per la moda e nell'amicizia con Rose, un'altra giovane condannata al suo stesso destino. Il talento permetterà a Ella di salvarsi?
Ispirato a una storia vera, Il nastro rosso racconta uno degli aspetti meno conosciuti dell'Olocausto e narra un'indimenticabile storia di forza, sopravvivenza e amicizia. In corso di traduzione in oltre 14 Paesi, il romanzo è già un bestseller internazionale, è stato candidato a numerosi premi, tra cui il Carnegie Hall, e presto diventerà un film. (goodreads)

L'autrice è una storica della moda, dice di aver scoperto questa vicenda del laboratorio di sartoria di Auschwitz-Birkenau nelle sue ricerche. Il laboratorio nasceva dal desiderio di Hedwig Hoss, moglie del comandante del campo, di avere sostanzialmente delle schiave che cucissero abiti di alta moda per lei e successivamente anche per le mogli degli altri ufficiali delle S.S.
Anche se non indicato, credo di poter dire che il libro è "classificabile" come young adult, sia per il fatto che le protagoniste sono due ragazze (Ella, che ha mentito sull'età, e Rose), sia per il fatto che la tragedia che si svolge all'interno del campo di concentramento non indugia in dettagli pesanti ma rende sì reale il tormento di Ella però un po' edulcorato. 
Il romanzo si legge bene, scorrevole, affronta la durezza del campo di concentramento ma esalta principalmente la tenacia di Ella nel voler uscire viva da lì, dandoci anche una idea dei legami che possono instaurarsi anche in luoghi simili. Credo che il punto focale della storia sia la speranza, come ripete anche spesso Rose. Anche nell'esperienza più atroce non bisogna perdere la speranza. Anche il vedere i prati al di fuori del recinto sono un simbolo di speranza e libertà.
Ella capisce subito come funziona il sistema di baratto di favori all'interno del campo e lo sfrutta grazie ad alcuni doni che riceve proprio in cambio della sua bravura di sarta. Non so se sia verosimile il rapporto che si crea con la guardia Carla, ma sicuramente dà l'idea dell'instabilità emotiva dei carcerieri, che possono aiutarti o farti fuori a loro capriccio.
Libro che parla di cose atroci ma con uno stile molto leggero.

Mio voto: 7 e mezzo / 10

Il giovane Holden - J.D. Salinger



Titolo originale: The Catcher in the Rye (1951)

"Non ho nessuna voglia di mettermi a raccontare tutta la mia dannata autobiografia e compagnia bella. Vi racconterò soltanto le cose da matti che mi sono capitate verso Natale, prima di ridurmi così a terra da dovermene venire qui a grattarmi la pancia. Niente di più di quel che ho raccontato a D.B., con tutto che lui è mio fartello e quel che segue. Sta a Hollywood, lui. Non è poi tanto lontano da questo lurido buco, e viene qui a trovarmi praticamente ogni fine settimana. Mi accompagnerà a casa in macchina quando ci andrò il mese prossimo, chi sa. Ha appena preso una Jaguar. Uno di quei gingilli inglesi che arrivano sui trecento all'ora. Gli è costata uno scherzetto come quattromila sacchi o giù di lì. È pieno di soldi, adesso. Mica come prima. Era soltanto uno scrittore in piena regola, quando stava a casa".

Holden è un ragazzo confuso, in preda al turbamento di crescere. Vede intorno a sè cose che non comprende, che gli danno fastidio. Vede troppa gente tronfia, palloni gonfiati, gente con un ego esagerato. Lui non è così. Lui si rende conto che se divide la camera con un ragazzo che ha una valigia meno costosa della sua, allora quel ragazzo si sente inferiore a lui, e ne è dispiaciuto. Lui vede i ragazzi che millantano di aver fatto sesso con le ragazze, anche se non è successo, ma lui non è disposto ad andare con una prostituta per capire come funziona. Lui è preoccupato (e geloso) dell'amica che esce col rubacuori della scuola perchè teme che lui le salti addosso. Lui, che si è sempre divertito a prendere in giro le persone, a dare nomi sbagliati quando si presenta, che odia quando gli fanno domande perchè non ha mai voglia di rispondere, rimane colpito da due suore proprio perchè non gli chiedono mai se sia cattolico o meno (al punto che le vorrebbe rivedere nella folla). Oltretutto, Holden, pur odiando tutti, odia la violenza e si definisce un vigliacco perchè piuttosto che prendere a pugni qualcuno cerca la mediazione o si rassegna a dargliela vinta. E' bella la riflessione che fa, mentre si trova al museo, tra le cose che rimangono immobili (tipo gli oggetti del museo) e il fatto che ogni volta che noi le vediamo in realtà siamo diversi (di età o di stato d'animo).
E' un adolescente che non la trova pari col mondo e che non sa ancora cosa vuol fare della sua vita. L'unica persona per la quale prova un amore sincero è la sorellina, per la quale rinuncia a scappare, ed è felice mentre si sta infradiciando sotto la pioggia per vederla sorridere sulla giostra. 
Mi è piaciuto molto il consiglio che gli ha dato il professore, che un giorno o l'altro avrebbe capito qual era la sua strada e che sarebbe tornato a scuola perchè, che lo volesse o meno, lui aveva una gran fame di conoscenza. Non sapremo mai se lo farà o meno, ma la fame di conoscenza, di capire quello che c'è intorno, quella è palese in ogni angolo di questo libro. Fa quasi sorridere il suo enorme dilemma su dove vanno le anatre di New York quando il lago è ghiacciato. Come sopravvivono?
Il libro è narrato in prima persona, come se fosse proprio Holden a raccontarci cosa sta succedendo, parlando direttamente col lettore più volte.
Ho molto gradito che nell'introduzione venga spiegato che il titolo è intraducibile in italiano, e che oltretutto prende il via dalla storpiatura di una canzone.
Ho provato invece un po' di fastidio per il fatto che spessissimo vengono ripetute le espressioni "eccetera eccetera", "e tutto quanto", "e via discorrendo", "o qualcosa del genere".
L'ho letto bene, senza particolari problemi.
Mio voto: 7 e mezzo / 10