Titolo originale: The invention of wings (2014)
Charleston, South Carolina, 1803. Quando per il suo undicesimo compleanno Sarah Grimké riceve in regalo dalla madre una schiava della sua stessa età di nome Hetty, cerca inutilmente di rifiutare quello che le regole vigenti impongono. Hetty anela alla libertà, soffoca tra le mura domestiche della ricca e privilegiata famiglia Grimké, vorrebbe fuggire lontano e Sarah promette di aiutarla. Come Hetty, anche lei è in qualche modo prigioniera di convenzioni e pregiudizi: in quanto donna non le viene permesso di realizzare il suo più grande desiderio, quello di diventare una giurista come il padre e i fratelli. Sarah sogna un mondo migliore, libero dalla schiavitù, che lei considera come un terribile abominio, e instaura con Hetty un rapporto speciale, insegnandole di nascosto a leggere e a scrivere nell'intento di aiutarla a emanciparsi. Seguiamo così il rapporto difficile ma speciale tra una ricca ragazza bianca e la sua schiava nera e le loro vicende umane nel corso di trentacinque anni, cui si aggiungono quelle della giovane sorella di Sarah, Nina, con la quale lei si batterà a favore dei diritti civili delle donne, dei più deboli e degli emarginati e contro la discriminazione razziale. In questo romanzo che celebra il potere dell'amicizia e della solidarietà al femminile, Sue Monk Kidd evoca il mondo di contrasti scioccanti del profondo Sud, ispirandosi alla storia vera di due pioniere del femminismo americano. (goodreads)
Premetto che non sapevo nulla di questa storia, cioè delle due donne che sono diventate le pioniere dell'abolizionismo e del femminismo. I libri che sono ispirati ad una vicenda vera mi lasciano sempre un po' perplessa, perchè per tutto il tempo mi chiedo cosa è vero e cosa è inventato. Anche qui, ad un certo punto ho cominciato a digitare nomi su google, scoprendo che quasi tutti i personaggi sono vissuti davvero, con qualche fantasia su riflessioni o avvenimenti accaduti. Hetty invece, pur essendo realmente esistita una schiava di Sarah Grimkè che si chiamava Hetty, è morta molto prima, e quindi tutto l'intreccio tra le loro due vite è stato verosimilmente ricreato.
Ho letto altri due libri di Sue Monk Kidd, e mi erano piaciuti moltissimo. Questo no. Nonostante l'argomento trattato, importante, crudo in alcune descrizioni di come venivano trattati gli schiavi, l'ho trovato lento e poco coinvolgente. E questo mi è successo fin da subito, nonostante il personaggio di Sarah mi sarebbe dovuto piacere, una ragazza fuori posto, in un mondo dove ci sono atteggiamenti che lei detesta, con mille sogni che vengono puntualmente frantumati dalla famiglia e dalla società.
Non mi è piaciuto il personaggio di Charlotte, troppo calcolatrice, che addirittura impone una specie di "promessa" a Sarah quasi manipolandola. E per un bel pezzo non mi è piaciuto molto il personaggio di Hetty, troppo sfrontata. Alla fine queste due hanno riversato su Sarah (la buona della famiglia) i loro comportamenti arroganti. Decisamente ho cominciato ad apprezzare Hetty dopo che sua madre sparisce, anche se mi è dispiaciuto che le mancasse la terra sotto ai piedi.
Il romanzo si svolge alternando ciò che succede a Sarah a ciò che succede a Hetty, sia quando vivono a Charleston sia quando Sarah è via dalla tenuta. Effettivamente tra loro due si è stretto un bel legame che con gli anni diventa una vera amicizia.
L'argomento principale attorno a cui ruota il libro è principalmente lo scontro tra bianchi e neri, e tra bianchi schiavisti (sud) e bianchi che considerano lo schiavismo un abominio (quaccheri e nord). Ma anche tra gli abolizionisti sono in tanti a predicare ed agire poco, pensando che si debba aspettare il momento giusto. Sarah e Nina saranno due che appiccano il fuoco, due per le quali è ora di smettere di parlare e bisogna fare qualcosa. E lo faranno davvero, non solo portando avanti la causa dei neri ma anche quella delle donne, perchè i diritti vanno reclamati quando non ci sono. E in quel periodo, anche le donne erano sottomesse ai mariti e sottoposte a tutta una serie di pregiudizi.
Ho trovato molto bello il fatto delle trapunte su cui le schiave ricamavano la loro storia.
L'autrice si è ben documentata per scrivere questo libro, e ho molto apprezzato che alla fine spieghi esattamente cosa è vero e cosa non lo è. E' stato interessante scoprire che "La capanna dello zio Tom" è stata ispirata da un libro scritto dal marito di Angelina Grinkè ("American slavery as it is").
Non lo so, è un libro che ha enormi potenzialità, anche dovute al fatto che la storia è davvero esistita; tuttavia non mi coinvolto, ho provato un forte distacco tra me e i personaggi. Avevo molto amato "La vita segreta delle api", questo romanzo invece mi ha lasciato poco.
Mio voto: 7 / 10