lunedì 9 giugno 2014

Fine di una storia - Graham Greene



"un racconto non ha nè principio nè fine: si sceglie arbitrariamente un certo momento dell'esperienza dal quale guardare indietro, o dal quale guardare in avanti"

Londra, 1946. Maurice Bendrix decide di fare una passeggiata per bere qualcosa al bar e nota Henry, sulle sponde del fiume Common, sotto la pioggia senza ombrello, e lo va a salutare. Finiscono a casa di Henry, dove lui gli dice che è preoccupato per Sara, sua moglie. Teme che abbia un altro e un conoscente gli ha suggerito di rivolgersi ad un poliziotto privato, ma Henry si vergogna troppo e Maurice si offre di farlo al posto suo, spacciandosi per un amante geloso. Henry in realtà alla fine si convince di lasciar perdere, mentre Maurice decide di andare comunque da un certo Parkis il quale, accompagnato dal figlio, si mette alle calcagna di Sara.
Rivedere Sara a casa di Henry, ha riscatenato in Bendrix tutti i sentimenti che provava per lei. Aveva conosciuto Sara ed Henry perchè stava scrivendo un romanzo su un funzionario statale (cosa che era Henry). Poi Bendrix e Sara erano diventati amanti. Un rapporto che Maurice, sentendo che prima o poi avrebbe avuto una fine, viveva alternando amore e rabbia, 

“io mi rifiutavo di credere che l'amore potesse prendere qualsiasi altra forma che la mia: misuravo l'amore dalla estensione della mia gelosia, e standoa quella misura essa non poteva amarmi affatto”

“l'incertezza è la peggior sensazione che provino gli amanti: a volte il matrimonio più monotono e senza desiderio sembra preferibile. L'incertezza storce i significati e avvelena la fiducia”

“mi ero imbattuto in questa avventura ad occhi aperti, sapendo che un giorno avrebbe dovuto finire, e nondimeno, quando quel senso di incertezza, quella consapevolezza logica di un avvenire senza speranza, scendeva su di me sotto forma di malinconia, io la tormentavo e ritormentavo, come se desiderassi far entrare ora quell'avvenire che era alla porta, ospite prematuro e indesiderato”

Maurice comincia a pensare che Sara abbia altri uomini e la immagina in loro copagnia rodendosi dalla gelosia. Per un attimo comincia anche a pensare al suidcidio. Arriva anche ad andare a casa di Richard Smythe, oratore anti cattolico, con una enorme macchia su una guancia, dove Sara si recava spesso.
Ma ad un certo punto, Parkis riesce a trovare e trafugare il diario di Sara e lo consegna a Bendrix, il quale pensava di trovare scritte le prove della sua colpevolezza, mentre invece scopre il motivo per cui, dopo uno dei loro incontri clandestini, Sara lo aveva lasciato senza alcuna spiegazione.

“quando ho cominciato a scrivere, ho detto che questa era una storia di odio, ma non ne sono convinto.”

Bendrix scopre così che mentre la casa in cui si erano incontrati veniva bombardata, Sara aveva fatto un voto a Dio: promise che se Maurice fosse stato vivo lo avrebbe lasciato per sempre e avrebbe amato solo Dio.
Ma Sara scrive anche di aver fatto un sogno in cui c'era Maurice e non era più in pace. "Lo voglio come lo volevo nei giorni andati. Voglio mangiare quei panini con lui. Bere con lui nel bar. Sono stanca e non voglio più soffrire. Voglio Maurice. Voglio il comune corrotto amore umano. Buon Dio, Tu sai che voglio volere la Tua sofferenza, ma non la voglio ora. Allontanamela per un poco e dammela un'altra volta”
Maurice, scoprendo che Sara lo ama ancora, comincia a tormentarla dicendo di lasciare la sua casa e andare con lui. E Sara lo prega di smettere di insistere e che nella sua attuale casa non resterà per molto.
Maurice resta quindi in attesa di una telefonata. Ma quando otto giorni dopo squilla il telefono, all'altro capo c'è Henry che gli comunica che Sara, molto malata, è morta.
Maurice odia Dio, e pensa a vendicarsi impedendo a Sara, che voleva farsi cattolica, di avere una sepoltura cattolica. Ma Sara sembra comunque vegliare su di lui, impedendo di fare del male ad una ragazza che conosce al funerale. Mentre diverse persone che hanno conosciuto Sara, sembrano quasi aver ricevuto dei miracoli da lei.
"Tu hai preso lei, ma me non mi hai preso ancora. ... Ma io non voglio la Tua pace e non voglio il Tuo amore. Volevo qualcosa di molto semplice e molto facile: volevo Sara per la vita e Tu me l'hai tolta. Coi Tuoi grandi progetti Tu rovini la nostra felicità, come la mietitura rovina la tana di un topo: io Ti odio, Dio, Ti odio come se Tu esistessi"

"ho scritto, cominciando, che questo era un racconto di odio, e mentre camminavo lì accanto a Henry, verso il nostro bicchiere di birra serale, trovai l'unica preghiera che sembrava si addicesse all'atmosfera invernale: Oh Dio, Tu hai fatto abbastanza, Tu mi hai derubato abbastanza; io sono troppo vecchio e stanco per imparare ad amare; lasciamo in pace per sempre"


Si legge bene, la scrittura è scorrevole; è un libro triste, pesante per chi ha conosciuto una situazione come quella narrata. Io capisco bene il rapporto di amore-odio che lega Maurice e Sara. Oltre all'amore tra i due protagonisti, appassionato e rabbioso, al centro della storia c'è anche Dio. Quel Dio che Sara adora, quello stesso Dio che Maurice odia perchè lo accusa di avergli tolto l'unica persona da cui voleva essere amato e ricambiato. Un Dio che lui nega, ma che a poco a poco, probabilmente insinua il lui il dubbio. E che, nonostante cerchi di vendicarsi nei Suoi confronti non concedendo a Sara la sepoltura cattolica, è proprio a Lui che rivolge la sua ultima preghiera, di lasciarlo in finalmente in pace. Mi hanno lasciata perplessi i "miracoli" (posso chiamarli così?) che Sara fa sulle persone che ha intorno, ma probabilmente erano indispensabili per far nascere il dubbio di Bendrix.
Mio voto: 7 e mezzo / 10.

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