Titolo originale: Ricostruzione di un'anima. Si conclude con George Eliot e Spinoza una ricerca lunga tutta una vita (2021)
Elia Boccara nasce a Tunisi da famiglia ebraica italiana di origine livornese. Recatosi in Italia per gli studi universitari, ritorna a Tunisi dai genitori portando con sé una neonata, la cui madre era drammaticamente morta di cancro poco dopo il parto. Risposatosi cinque anni dopo con un'insegnante liceale di Milano, si stabilisce anche lui definitivamente con la sua bambina nel capoluogo lombardo. Boccara visse con malessere il carattere vago dell'ebraismo professato in famiglia, problema non risolto a causa dell'intenso lavoro. Anziano e in pensione, si interrogò quindi sull'alternativa tra ebraismo e cristianesimo, avvicinandosi alla chiesa valdese, affettuosamente pilotato dal pastore Thommy Soggin. Dovette rinunciare a tale scelta: egli amava un Gesù semplicemente uomo e del tutto ebreo, diverso quindi dal Gesù del cristianesimo. Mantenne ugualmente stima e affetto nei confronti sia dei coniugi Soggin, sia della chiesa valdese per la sua lettura non dogmatica delle Scritture, per la strenua difesa delle libertà civili e per il suo legame con l'ebraismo. (L'autore allega al testo due suoi articoli su Gesù e su Paolo di Tarso). Del proprio malessere guarì soltanto quando scoprì che i suoi antenati, che vivevano in Portogallo, erano stati battezzati a forza nel 1497. Essi erano quindi vissuti in una clandestinità interiore per quasi un secolo e poi erano fuggiti a Livorno e da lì a Tunisi, diventando a tutti gli effetti dei nuovi ebrei, ormai dimentichi della passata identità religiosa. Dovranno quindi reinventarne liberamente e individualmente un'altra. Boccara prosegue nelle sue nuove riflessioni, seguendo con grande interesse il pensiero filosofico di Baruch Spinoza, il più importante artefice di questo libero pensiero, e la ricerca della scrittrice George Eliot, studiosa dei multiformi aspetti dell'ebraismo e precoce annunciatrice di un'imminente rinascita dello Stato ebraico. (ibs)
Libro letto per il torneo letterario. Questo libro è lungo solo 150 pagine, ma sembrano almeno il doppio. Nelle prime 30 pagine circa, l'autore parte coi ringraziamenti e poi fa il riassunto del precedente libro autobiografico, di cui questo è il proseguimento.
Nonostante il tono discorsivo della narrazione, perchè sembra che l'autore stia parlando più che scrivendo, il libro mi è risultato abbastanza pesante. Una prima metà del libro tratta, appunto, la biografia dell'autore, dove è nato, chi ha sposato, dove ha lavorato come insegnante. Il tutto permeato dalle difficoltà che ha incontrato essendo ebreo.
Circa a metà comincia a parlare di Gesù e poi di Paolo di Tarso. Sono pagine scritte da un punto di vista storico, di come relazionare Gesù agli ebrei e di come relazionare i discorsi di Paolo ai loro destinatari. Sono pagine tutto sommato interessanti, anche se piene di riferimenti ai testi sacri.
Quando mancano circa 40 pagine, abbiamo un altro elenco di personaggi che l'autore ha conosciuto e a cui è grato per qualche motivo. Dopodiche, ritorna a parlare della storia degli ebrei tunisini, costretti a scappare nella penisola iberica dove sono costretti a diventare cristiani per forza, e poi del loro passaggio in Italia e del ritorno di alcuni in Tunisia.
Nel finale, parla della scoperta di George Eliot (la scrittrice), del suo rapporto affettuoso con l'ebraismo, arriva a sparlare di Spinoza e di Einstein (ma a questo punto, lo ammetto, saltavo da paragrafo a paragrafo perchè non ne potevo più).
In sintesi, ho fatto una fatica incredibile ad arrivare in fondo a questo libro. Finchè parla in generale, parla di avvenimenti storici che non conoscevo, sono anche interessanti. Quando torna a parlare della sua famiglia, alla lunga, provo una grande noia (non me ne voglia, ma è così). Per qualche strano motivo, trovo decisamente più leggibili le parti scevre da ogni riferimento personale.
Non è un libro per me.
Mio voto: 5 e mezzo / 10
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