Titolo originale: La luna e i falò (1949)
Titolo in inglese: The moon and the bonfires
Pubblicato nell'aprile del 1950 e considerato il libro piú bello di Pavese, La luna e i falò è il suo ultimo romanzo. Il protagonista, Anguilla, all'indomani della Liberazione, torna al suo paese delle Langhe dopo molti anni trascorsi in America e, in compagnia dell'amico Nuto, ripercorre i luoghi dell'infanzia e dell'adolescenza in un viaggio nel tempo, alla ricerca di antiche e sofferte radici. Storia semplice e lirica insieme, costruita come un continuo viavai tra il piano del passato e quello del presente, La luna e i falòrecupera i temi civili della guerra partigiana, la cospirazione antifascista, la lotta di Liberazione, e li lega a problematiche private – l'amicizia, la sensualità, la morte –, in un intreccio drammatico che conferma la totale inappartenenza dell'individuo rispetto al mondo e il suo triste destino di solitudine.(ibs)
Anguilla torna dall'America dopo la liberazione. Torna al suo paese, dove è stato adottato da neonato, da Padrino e Virgilia, che per questa adozione ricevevano una mesata di 5 lire.
Anguilla da ragazzino era stato mandato a vivere e lavorare alla Mora, un casale dove c'era benessere, abitato da don Matteo con le tre figlie.
Anguilla torna al paese e ritrova Nuto, un amico dei tempi della Mora, e con lui ripercorre i posti della sua giovinezza ricordando il passato. L'unico posto in cui sembra non voler tornare è proprio la Mora. Sa che fine hanno fatto le due figlie maggiori di don Matteo, e solo nel finale si scoprirà cosa è successo alla minore, Santa.
Anguilla prova un forte senso di smarrimento, sente che è importante avere un paese "anche solo per scappare via". Quelle terre in cui ha vissuto non gli appartengono. E, allo stesso tempo, pur avendo viaggiato, non trova una città in cui si sente a suo agio.
Nuto è sempre rimasto lì al paese, è falegname e clarinettista, sempre stato più scaltro e deciso di lui. Tuttavia non sa come dirgli cosa è successo a Santa, almeno fino alle pagine finali del libro.
La luna richiama chiaramente al ciclo delle stagioni. I falò venivano accesi nelle feste contadine e per i bambini erano momenti magici. Il fuoco poi ritorna più volte, anche nell'incendio del casale di Cinto (un ragazzino storpio a cui si affeziona Anguilla) e che rimane orfano. E poi ritorna nella morte di Santa, che è stata bruciata per non lasciare il suo corpo defunto alla mercè di chiunque, e di esso rimane il segno come fosse stato il letto di un falò.
Il libro è interessante. La scrittura non è proprio facile, è uno stile narrativo un po' impegnativo. Ho percepito in pieno lo spaesamento che prova Anguilla. Molto bello anche il personaggio di Nuto, più posato, che ha assistito a tutti i cambiamenti del paese.
Questo libro mi è stato consigliato da una lettrice del gruppo di lettura in occasione del giochino che abbiamo fatto questa estate (ognuno suggeriva un libro ad un lettore estratto a sorte), professoressa in pensione, e anche lei l'ha descritto come il libro più bello di Pavese.
Mio voto: 7 e mezzo / 10
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