sabato 20 settembre 2025

Addio a Stefano Benni

9 settembre 2025. E' morto a 78 anni Stefano Benni, scrittore, umorista, giornalista e drammaturgo. Da alcuni anni si era ritirato a vita privata, segnato da una lunga malattia.
Autore di romanzi e raccolte che hanno fatto epoca - da “Bar Sport” a “Margherita Dolcevita”, da “Elianto” a “Terra!” e “La compagnia dei celestini” - Benni ha conquistato generazioni di lettori con uno stile ironico, visionario e profondamente legato all'attualità.
I suoi libri, tradotti in oltre trenta lingue, hanno conquistato un pubblico trasversale, dai lettori più giovani agli intellettuali più esigenti, riuscendo a tenere insieme leggerezza e profondità, impegno e immaginazione. Tra i titoli a lui più cari, come dichiarava spesso, c'era “Blues in sedici: ballata della città dolente”.
Nato a Bologna nel 1947, ma cresciuto tra i paesaggi dell'Appennino, Benni amava raccontare con ironia la propria formazione: “Molte parti della mia biografia sono inventate, è un modo di difendere la mia privatezza” spiegava.
La sua satira, intelligente e mai compiacente, ha trovato spazio anche nel giornalismo: ha scritto per testate come “L'Espresso”, “Panorama”, “Il Manifesto”, “La Repubblica”, “Cuore” e “Linus”, contribuendo con la sua penna affilata a smascherare le ipocrisie della politica e della cultura italiana. Fu anche autore televisivo, tra i primi a scrivere per un giovane Beppe Grillo.
Dietro l'umorismo, però, nei suoi testi c'era sempre una profonda inquietudine esistenziale, una sensibilità acuta per le ingiustizie del presente e un amore viscerale per la libertà e per l'arte. Negli anni Benni aveva ampliato il suo repertorio scrivendo testi teatrali, poesie, favole, opere musicali e graphic novel.
Tra i suoi titoli più recenti: “Giura” (2020), il poema “Dancing Paradiso” (2019) e il docufilm autobiografico “Le avventure del Lupo” (2018). “Il Lupo” era il soprannome che Benni portava con sé fin da bambino, legato all'infanzia trascorsa nei boschi dell'Appennino bolognese e diventato, nel tempo, simbolo di uno spirito solitario, ribelle, indomito. In particolare, il soprannome derivava dalle notti trascorse a ululare in compagnia dei suoi cani, un ricordo che lui stesso definiva “una bellissima follia notturna”.
Lo scrittore bolognese era anche un grande sostenitore della scuola pubblica e della cultura come bene comune: nel 2015 rifiutò il Premio Vittorio De Sica, protestando apertamente contro i tagli del governo Renzi all'Istruzione e alla Cultura. Amico fraterno di Daniel Pennac, fu lui a promuovere la traduzione italiana delle prime opere dello scrittore francese presso Feltrinelli. Il loro sodalizio letterario, basato su stima e affinità narrativa, è uno dei più noti del panorama letterario europeo.
Poliedrico anche a teatro, aveva collaborato con Dario Fo e Franca Rame e nel 2012 aveva esordito nella regia con “Le Beatrici”, presentato al Festival di Spoleto. L'anno seguente firmò “Il poeta e Mary”, un intreccio di musica e parole sul valore sociale dell'arte. Nel 2017, in occasione dei suoi settant'anni, aveva liquidato con la consueta ironia la richiesta di un bilancio: “Non ho voglia di bilanci. Chiedimelo di nuovo fra settant'anni”. (Rai News)



Wanda Marasco vince il Premio Campiello…

A imporsi nel 2025 al Premio Campiello è stata Wanda Marasco col suo libro "Di spalle a questo mondo" (Neri Pozza), ottenendo 86 voti sui 282 inviati dai giurati. 



A contendersi la vittoria finale c’erano anche "Bebelplatz – La notte dei libri bruciati" (Sellerio, 83 voti) di Fabio Stassi, "Inverness" (Polidoro, 58 voti) di Monica Pareschi, "Troncamacchioni" (Feltrinelli, 36 preferenze) di Alberto Prunetti, "Nord Nord" (Einaudi, 19 voti) di Marco Belpoliti.