Titolo originale: L'horloger d'Everton (1954)
Titolo inglese: The Watchmaker of Everton
Un sabato sera del tutto uguale agli altri, tornando a casa dopo la solita partita a jacquet con l’amico Musak (uno dei riti capitali della sua esistenza monotona e ripetitiva), Dave Galloway scopre che il figlio Ben se n’è andato, portandosi via il furgone e senza avergli scritto neanche due parole di addio – esattamente come, quindici anni e mezzo prima, se n’era andata la madre di Ben, lasciandosi dietro una scia di profumo volgare, un vecchio paio di scarpe e un bambino di pochi mesi. Su quel bambino il padre si era chinato aspirandone l’odore tiepido «di pane appena sfornato» – e da allora aveva vissuto soltanto per lui. Ogni attimo della sua vita. La notte come il giorno. «Sei felice, Ben?» gli chiedeva, più spesso di quanto avrebbe dovuto, e alla sua risposta affermativa insisteva: «Lo sai che sono tuo amico, vero, Ben?». Ma sì, Ben sembrava felice: era un bravo ragazzo, un alunno modello; forse solo un po’ chiuso, un po’ malinconico. Sulla madre non aveva mai fatto domande. Quando gli viene detto che Ben è scappato con una ragazzina di quindici anni, Lillian, che insieme hanno ucciso un uomo e stanno fuggendo lungo le strade del Middle West inseguiti dalle polizie di cinque Stati, Dave comincia a domandarsi che cosa sa di suo figlio, e del proprio essere stato figlio. Dopo l’arresto Ben si rifiuterà di vedere il padre, ma Dave deciderà di rimanergli ugualmente accanto: perché nel figlio ha riconosciuto quello stesso desiderio di ribellione che appartiene anche a lui, ed è appartenuto a suo padre, quel rifiuto dei limiti che è «il segreto degli uomini» – degli uomini che lo soffocano come di quelli che un giorno varcano la linea di confine. Quel segreto di cui forse Dave sarà ora capace di parlare a suo figlio, e al figlio di suo figlio che Lillian sta per mettere al mondo. (goodreads)
Direi che questo è il mio primo libro di Simenon. Ho volutamente escluso la serie di Maigret, volevo un romanzo "singolo".
Mi piace molto la scrittura di Simenon. Ha la capacità di rendere bene le situazioni e le descrizioni senza perdersi in dettagli prolissi. Anche i personaggi hanno bisogno di poche parole per essere ben caratterizzati. Sulla trama c'è molto da riflettere. La conclusione sul discorso della ribellione mi lascia un po' così. Mi spiego, è vero che sia il nonno, sia il padre, sia il figlio, tutte persone troppo tranquille, hanno compiuto un atto di ribellione col quale hanno poi dovuto fare i conti per il resto delle loro vite. Ma quella del figlio diventa poi una serie di atti criminali. Quando Ben non torna a casa, il padre precipita in un incubo, sia perchè non si capacita di come Ben abbia potuto fare quello che ha fatto, sia perchè nonostante lui lo insegua ovunque, il figlio non vuole vederlo nè parlargli. Dave si rende conto che credeva di conoscere suo figlio ma in realtà non lo conosce affatto. Solo alla fine Dave di rende conto che "alcuni riescono a soffocare la ribellione per tutta la vita, altri lasciano che esploda".
Intenso.
Mio voto: 7 e mezzo / 10
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