mercoledì 26 febbraio 2014

Così in terra - Davide Enia


Davidù è praticamente nato dentro al mondo del pugilato. Suo padre era il Paladino, il miglior pugile che poteva avere l'Italia, se un incidente in moto non lo avesse strappato alla vita poco prima delle finali nazionali. Suo zio Umbertino era stato un altro grande pugile. Pugile era stato anche il nonno. Così in modo molto naturale finisce anche lui a tirare pugni agli avversari, dalla palestra di zio Umbertino ai ring in giro per l'Italia, con uno stile e una bravura che richiama quello dei suoi predecessori familiari, facendo tesoro dei loro errori, per arrivare laddove loro hanno fallito.
 
La prima parte del libro è pesante, noiosa, piena di cattiveria umana; mi ha fatto venire voglia di chiuderlo. In seguito il libro si riscatta notevolmente e si sviluppa in un intreccio di vite e di storie: quella di Davidù, dello zio Umbertino, di nonno Rosario durante la guerra, e di altri personaggi ben caratterizzati che fanno loro da cornice. Ritengo però che l'intreccio tra le storie sia decisamente poco efficace, i salti temporali a volte si seguono faticosamente perchè interrompono e staccano molto la narrazione. Le storie sono cioè molto belle, anche ben raccontate, ma incastrate tra loro con poca grazia. Altra cosa che ho trovato quasi fastidiosa, l'uso eccessivo del dialetto palermitano che, sebbene caratterizzi molto i personaggi e il luogo in cui si svolge la vicenda, a tratti mi ha lasciato totalmente dubbiosa su cosa realmente stavo leggendo.
Molto bella anche l'amicizia tra Davidù e Gerruso, nata per caso e più profonda di quello che Davidù stesso vuole ammettere. Deliziose alcune perle di saggezza della nonna Provvidenza.
Mio voto: 6/10

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