Titolo
originale: Tawq al-hamàm (The Dove's Necklace) - 2010
Ad
Aburrùs, antico vicolo della Mecca, giace il cadavere nudo di una
donna. Il volto è sfigurato, è impossibile identificarla. Gli
abitanti della zona sono scossi, temono che la polizia possa scavare
nelle loro vite e portare alla luce segreti custoditi gelosamente.
Storie di famiglia, amori proibiti, intrighi di una città preda di
società immobiliari senza scrupoli. Incaricato delle indagini,
mentre cerca di scoprire chi sia la vittima, l'ispettore Nasser si
immerge nelle tormentate esistenze di Aisha e Azza, misteriosamente
scomparse dal vicolo poco prima del ritrovamento del corpo.
Insegnante ripudiata dal marito, Aisha intratteneva una
corrispondenza amorosa con un medico tedesco, mentre alla ribelle
Azza erano dedicate le pagine del diario del suo vicino Yusuf,
giovane storico ossessionato dalla grandezza del patrimonio artistico
e religioso della città più santa dell'Islam. Continuando a cercare
la verità sulla donna uccisa, Nasser trova preziosi indizi tra gli
scritti di Aisha e Yusuf. Scoprirà quanto la sua antica città sia
minacciata dalla corruzione, e capirà che è il suo cuore sacro, la
Kaaba, a dover essere salvato dallo scontro tra tradizioni ancestrali
e una tensione brutale verso la modernità.
(http://www.marsilioeditori.it/)
“Io,
Aburrùs, il Vicolo delle Teste, sono il re della respirazione, un
titolo che mi sono guadagnato in virtù della mia capacità di
sopportare l’insopportabile. Dal momento che non sono mai stato
adeguatamente illuminato, ho imparato a sedermi nel buio e a inalare
un’aria piena dell’odore rancido dei rifiuti e degli scoli delle
fogne, i tipici odori che si inspirano in ogni vicolo dimenticato: la
trattengo nei polmoni per qualche minuto, poi, intontito, la espiro
lentamente dalla bocca in forma di pettegolezzi, superstizioni e
divieti con cui soffoco i miei abitanti, impedendo loro di respirare.
A causa delle mie esalazioni metifiche, loro hanno cominciato a
rivolgersi alla storia passata come a un tranquillante, essendo
incapaci di sopportare oltre lo sbiadito presente, o di comprendere
l’era atomica che verrà e da cui saranno schiacciati.”
"Da
piccoli eravamo convinti che quei colombi vivessero soltanto nella
casa di Dio e non si trovassero da nessun’altra parte sulla terra.
Le nostre nonne ci dicevano: “Portateli altrove e moriranno.” E
poi ci mettevano in guardia: “Non fate loro del male.” Ma più
tardi, nei film di Hollywood, vidi che quei colombi dal collare si
trovavano dappertutto. Quegli uccelli erano emigrati in tutti i
luoghi della terra, abbandonando la casa di Dio?"
Con
questo romanzo Raja Alem è stata la prima donna a vincere, nel 2011,
l’Arabic Booker Prize.
Il
libro comincia col ritrovamento del cadavere sfigurato di questa
donna, e per tutta la prima parte è proprio Abarrùs, il Vicolo
delle Teste, a parlarci dei suoi abitanti e dei loro segreti, delle
ossessioni che nascondono. Le ossessioni hanno un punto centrale in
tutta la storia, lo stesso ispettore ad un certo punto diventa
ossessionato dalle lettere di Aisha, al punto che non pensa nemmeno
di chiedere un'autopsia del corpo per non scoprire che la donna
uccisa è proprio lei. Il rapporto tra uomo e donna nel mondo
musulmano che ci descrive Raja Alem è ossessione, visto il mistero
in cui è avvolto l’universo femminile nascosto sotto l’abaya
nera.
La
prima parte è molto interessante, è uno scorcio di vita del vicolo
e dei suoi abitanti, delle tradizioni. La ricerca dell'assassino non
è il punto principale della storia. Il problema è che entrano in
campo decine di personaggi e ricordarsi chi ha fatto cosa o chi è
imparentato con chi, non è facile. Alla fine della prima parte, uno
dei personaggi dice di riconoscere il cadavere. A quel punto mi sono
chiesta come sarebbe proseguito il libro.
Nella
seconda parte, la narrazione tende quasi al delirio. Dalla Mecca ci
spostiamo continuamente in Spagna, dove compare un'altra ragazza,
Nura, accompagnata ad uno sheik, che passa le sue giornate a fare
shopping e dipingere. Appare subito chiaro che questa ragazza deve
avere qualche collegamento col resto della storia, e questo viene
(più o meno) spiegato solo nelle ultime pagine. Contemporaneamente a
questo, alcuni abitanti della Mecca vengono in possesso di alcune
pergamene antiche in cui viene descritta la storia di Sara. Solo
nelle pagine finali verrà chiuso il cerchio tra Abarrùs, Azza,
Aisha, Nura e Sara.
Che
dire? La trama del romanzo era molto interessante, mi piace
addentrarmi in culture differenti dalla mia. Il problema di questo
libro è che risulta molto pesante. La scrittura non è facile, ha
una sua musicalità ma al tempo stesso non è particolarmente
scorrevole. I personaggi sono veramente tanti, troppi. La seconda
parte è molto appesantita dai racconti storici su Sara, la Mecca e
la religione. Ad un certo punto, lo ammetto, avrei voluto
abbandonarlo, non ne potevo più. E poi, sinceramente, non sono
proprio convinta di aver capito esattamente cosa sia successo.
A
chi piacciono i libri pieni di filosofia e storia, questo scritto
probabilmente piacerà molto. A chi, come me, di storia e filosofia
ne sopporta poca alla volta, questo libro è risultato un po' pesante
e decisamente troppo troppo lungo.
Mio
voto: 6 e mezzo / 10
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