Titolo originale: La notte ha la mia voce - 2017
Una giovane donna ha perso l’uso delle gambe in seguito a un incidente. Abita un corpo che non le appartiene piú e si sente in esilio dal territorio dei sani. Poi incontra la Donnagatto, e il suo modo di guardare se stessa, e gli altri, cambia.
La prima cosa che arriva di Giovanna è la voce: argentina, decisa, sensuale. Fa pensare a qualcuno che avanzi sulle miserie quotidiane come un felino. Ecco perché, fin da subito, l’io narrante la battezza Donnagatto, sebbene Giovanna sia paralizzata, proprio come lei. Al contrario di lei, però, rivendica il diritto a desiderare ancora, sfidando l’imperfezione del mondo. La Donnagatto nasconde un segreto, e forse ha trovato una persona cui confessarlo, consegnandole la propria storia. Una storia dove è solo apparente il confine tra la condanna e la grazia.
«È di libertà che si dovrebbe parlare, quando si parla di corpi. Ma come si fa, se non ce li scegliamo nemmeno alla nascita? I nostri corpi sono già passato, eredità elargita da chi ci ha generato e preceduto nella tirannia combinatoria dei geni». (www.einaudi.it)
Quando è stato proposto questo libro dal gruppo di lettura, mi sono venuti un po' i brividi. Si parlava di libro asciutto e carico di dolore e, sinceramente, sono due cose che non apprezzo troppo in un libro. Senonchè, paradossalmente, in questo libro non ho trovato nessuna delle due cose.
Partiamo dalla scrittura: non è neanche lontanamente asciutta, bensì piena di descrizioni, di parole, di giri di parole che mi hanno innervosito al punto che l'avrei voluto lasciare ad un terzo delle pagine. Probabilmente, essendo molto infastidita da questo tipo di scrittura, non sono riuscita ad arrivare al cuore di ciò che l'autrice voleva trasmettere. Ad un certo punto sono andata a leggere alcune recensioni su anobii e ho scoperto (non l'avevo capito!) che l'autrice è effettivamente su una sedia a rotelle, e che quindi il libro aveva un qualcosa di autobiografico. Mi è piaciuto molto il personaggio della donna gatto. La parte più bella del romanzo, secondo me, è proprio la notte che la protagonista passa insieme a questa donna, costretta a lavorare di notte in una "hot" chat perchè non trova un lavoro vero e proprio. E' quindi la donna gatto che con la sua voce, nella notte interagisce con questi uomini al telefono. In quel momento escono alcuni pensieri più diretti, meno confusi dalle parole. Purtroppo la donna gatto dopo sparisce e l'altra parte interessante diventano solo le ultime due pagine del finale (anche queste forse tirate un po' per le lunghe).
Il problema mio, probabilmente, è che non sono riuscita ad entrare in sintonia con lo stile di scrittura dell'autrice. Si capisce che è una donna che ha studiato e i suoi non sono solo semplici flussi di coscienza, sono proprio troppo appesantiti da seguire per me. Di conseguenza, non ho un'esperienza troppo positiva di lettura.
Mio voto: 6 / 10
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