Titolo originale: Mātes piens (2015)
Titolo in inglese: Soviet milk
Lettonia, ottobre 1944: dopo un'occupazione durata più di tre anni le truppe hitleriane si ritirano e l'Armata Rossa entra a Riga. Questo romanzo a due voci inizia da qui. A dipanare la storia una madre e una figlia nei cinquant'anni che seguono la Seconda guerra mondiale, il loro rapporto intenso e tormentato, segnato dalla depressione materna e dal tentativo di arrestarne la tendenza autodistruttiva. A loro si aggiunge una terza figura femminile, la nonna, che vive nel racconto delle altre due, una narrazione che si snoda tra Riga, Leningrado e la campagna lettone parlandoci di memoria collettiva ed emancipazione femminile. Simbolo dell'epoca e dell'oppressione che grava sul destino di ognuno è il latte che, negato dalla madre alla propria figlia nei suoi primi giorni di vita, non è più linfa vitale ma un liquido amaro, disgustoso. Solo col tempo il latte riuscirà ad avere un sapore più dolce... (ibs)
La storia della vita in Lettonia, dalla fine dell'occupazione nazista, al dominio russo, alla caduta del muro di Berlino nel 1989 attraverso le vite di due donne (e della nonna in sottofondo). Un romanzo in cui si alternano due voci. La prima è quella della madre, brillante ginecologa poco propensa a sottomettersi alle direttive del partito, costretta ad "esiliarsi" nella campagna lettone perchè ha pestato i piedi a qualcuno; una donna che ha sempre sofferto di depressione e che nel momento del parto decide di non allattare la figlia perchè convinta che il suo sia un latte cattivo e non le vuole trasmettere il male che si porta dentro. L'altra è la voce della figlia, una bambina all'inizio del romanzo, abituata a vivere con la madre e i nonni, che si trova da sola a dover star dietro ad una madre che cerca in ogni modo di non vivere.
A queste due voci si aggiunge, di riflesso, la vita della nonna, che ha chiuso la sua bambina in una valigia per nasconderla ai nazisti, e che rimane vedova perchè il marito si oppone all'abbattimento di alcuni alberi e viene ucciso. Si risposa con un uomo che, più tardi, racconterà alla bambina cosa è successo in quegli anni in cui la Lettonia era uno stato indipendente.
Il romanzo mi è stato un po' ostico all'inizio perchè non avevo capito che si alternavano le vicende di due donne diverse. Una volta capito questo, e capito chi delle due stava parlando (perchè molte volte viene narrata la stessa vicenda dai due punti di vista) in realtà è un romanzo molto interessante, anche dal punto di vista storico. La Lettonia ha sempre mal sopportato il fatto di dover essere sottomessa alla Russia, così come la madre ha sempre mal sopportato di non poter fare il suo lavoro come voleva lei. Si ritrova a lavorare in un paese sperduto della campagna lettone, dove pratica aborti sulle donne che non dovevano avere figli (perchè per gli uomini questo è un problema delle donne), e aiuta ad avere figli alle donne che non riescono ad averne. La credono una che può fare miracoli. Finchè un giorno arriva in ambulatorio Jese, uno "scherzo del destino" che nessun medico ha mai voluto visitare prima perchè ha i genitali da donna e il petto da uomo; e la madre è dispiaciuta di non poter fare nulla per lei, lì in mezzo alla campagna, mentre se lavorasse a Leningrado forse avrebbe potuto aiutarla a diventare donna del tutto. Ma Jese le sarà incredibilmente grata anche solo per averla considerata una persona e non un mostro, infatti le rimarrà accanto prima come donna delle pulizie e poi come amica.
Attraverso i racconti del "nonno", anche la bambina si renderà conto che davvero esisteva uno stato lettone, e la aiuterà a capire parte della sofferenza della madre. Anche la bambina, a scuola, sarà costretta a subire delle angherie dai professori che la vogliono studiosa ma seguace solo di ciò che decide la Russia, senza pensieri personali.
Dicevo, una volta che ho capito il meccanismo del libro, la lettura è stata piuttosto scorrevole e coinvolgente.
Mio voto: 8 / 10
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