sabato 26 dicembre 2020

Il popolo dell'abisso - Jack London


Titolo originale: The people of the abyss (1903)

"Lo stomaco non mi perdonerà mai le schifezze che l'ho costretto a ingurgitare e l'anima la devastante disperazione di cui son stato testimone... Sono nauseato di quest'umana voragine infernale che ha nome East End." A Londra nell'estate del 1902 Jack London condivide la vita di vagabondi, disoccupati e operaie, si veste da clochard e abita nel dedalo di vicoli dove, un quindicennio prima, si aggirava Jack lo Squartatore. Per raccontare il cuore di tenebra della metropoli, il vasto slum proletario a ridosso del fiume e dei docks, questo autore promettente, fiore all'occhiello del giovane movimento socialista statunitense, non si limita a usare la penna in modo magistrale: con la sua Kodak scatta decine di folgoranti istantanee, alcune delle quali sono qui riprodotte per la prima volta in un'edizione italiana. Visi e corpi colti con attenzione da etnografo ma sempre con profonda umanità - che dialogano efficacemente con la parola scritta. (www.ibs.it)

Jack London decide di compiere questo esperimento: fingersi povero per mescolarsi ai poveri e scrivere un libro documentario sulle loro condizioni di vita (corredato anche da sue fotografie). L'esperienza, tra ospizi dei poveri, mense, docce pubbliche, sarà per lui molto forte. Il libro è una forte denuncia nei confronti del governo che crea e sfrutta le condizioni di miseria totale di tantissimi abitanti dei sobborghi londinesi, nonostante la città invece sia in un periodo molto florido. Uomini e donne che vivono in un circolo vizioso perchè la mancanza di lavoro o le condizioni terribili di lavoro li conduce ad una mancanza di relazioni sociali e alla depressione, alla malattia, alla morte per inedia. Uomini e donne che non credono più di avere un futuro. 

"La prostituzione del lavoro. Se è questo il meglio che la civiltà riesce ad assicurare agli esseri umani, allora dateci piuttosto la nuda ferocia ululante dei primitivi. Molto meglio essere orde del deserto e delle giungle selvagge, delle caverne e delle tane, che non gente della Macchina e dell'Abisso"

"La Civiltà ha accresciuto di almeno cento volte la capacità produttiva dell'uomo, ma a causa di una cattiva gestione gli uomini che di questa Civiltà fanno parte vivono peggio delle bestie e possiedono meno da mangiare, meno da coprirsi, meno da proteggersi del selvaggio Inuit che, in un clima polare, vive come viveva diecimila anni fa, nell'età della pietra"

Il libro è una notevole testimonianza storica, molto bello anche il fatto che sia documentata anche con fotografie scattate dallo stesso London. Alcuni episodi sono molto tristi, in altri viene fuori anche una specie di solidarietà tra sofferenti.
Anche questo libro lo abbiamo ascoltato durante il lockdown attraverso il servizio "ad alta voce della rai". Diverse parti sono state tagliate, per esempio, moltissime pagine delle statistiche. In questo modo l'ascolto è stato decisamente più facilitato. Sono rimasta un po' spiazzata dal fatto che un capitolo è stato saltato e poi è stato letto alla fine.
Mio voto: 7 e mezzo / 10

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