Titolo originale: Still Alice (2007)
Alice ha lavorato sodo per raggiungere i suoi obiettivi e ora, a quasi
cinquant’anni, sente di avercela finalmente fatta.
Dopo anni di studio, di notti in bianco e libri di psicologia, ha coronato
il suo sogno, è una scienziata di grido, insegna a Harvard e viene chiamata
dalle più prestigiose università per tenere conferenze. E poi c’è il suo più
grande orgoglio, la famiglia: il marito John, un brillante esperto di chimica,
che non riesce a trovare gli occhiali neppure quando li indossa, e i loro
figli, Anna, Tom e Lydia, tutti e tre realizzati, anche se ognuno a modo suo.
All’improvviso, però, tutto cambia. All’inizio sono solo piccole
dimenticanze: una parola sulla punta della lingua che non riesce a ricordare,
il numero di uova nella ricetta del pudding natalizio, quello che prepara fin
da bambina. E poi un giorno, dopo il giro di jogging quotidiano, Alice si
ritrova in una piazza che è sicura di conoscere ma che non sa dove si trovi. Si
è persa, a pochi metri da casa.
Qui comincia il suo viaggio tra le
corsie d’ospedale, a caccia del male che sta cancellando i suoi ricordi. Quando
le viene diagnosticata una forma presenile di Alzheimer, tutto ciò in cui Alice
ha sempre creduto pare sgretolarsi. E anche la sua famiglia, che l’aveva sempre
considerata un pilastro indistruttibile, perde ogni certezza e fatica ad
accettare la nuova Alice, che in certi momenti è quella di sempre, ma che in
altri sembra una sconosciuta, fragile e indifesa. Insieme dovranno affrontare
il dolore. Insieme si scopriranno diversi e impareranno ad amarsi in un modo
nuovo.
Avevo visto il film, con una splendida Julianne Moore. Poi ero curiosa di leggere il libro e finalmente ci sono riuscita. Devo dire che aver visto il film credevo mi aiutasse un po' nella lettura, e invece me l'ha decisamente appesantita, perchè continuavo a fare dei paragoni.
Rimanendo al libro, è una di quelle letture psicologicamente pesanti. E' come seguire un inesorabile conto alla rovescia, che accellera molto in fretta.
Il libro è scritto da una neuroscienziata, che però non abusa delle sue conoscenze e quindi la lettura non è di per sè difficile. Difficile è l'argomento che tocca, perchè parla una malattia infame, che distrugge poco alla volta. E Alice è ben consapevole di quello che le sta accadendo, almeno per gran parte del libro, al punto da combattere, rispondendo ogni giorno a 5 domande personali; al punto da trovarsi una via di fuga preparandosi un suicidio per quando non sarà più in grado di ricordarsi nemmeno le risposte. Ma i piani a volte non funzionano, perchè la malattia in questo caso non accetta piani di fuga.
Alice stessa dice che preferirebbe avere un tumore, perchè quello è una cosa che gli altri possono vedere; l'alzheimer ti fa sembrare matto, ti toglie la dignità poco alla volta.
Il libro è scritto in terza persona, ma siamo totalmente tirati dentro ai pensieri di Alice.
E' una storia che fa male. Se poi conosci qualcuno che di questa malattia ne soffre, è proprio come ripercorrere il suo sentiero.
La cosa che mi lasciato perplessa, sono i diversi atteggiamenti dei figli nel confronto della malattia della madre. Alla fine, nonostante abbiano litigato per una vita perchè Alice voleva che la terzogenita Lydia prendesse la laurea (mentre lei è andata a fare l'attrice) e nonostante sia la prima dei figli di cui Alice perde la memoria, è proprio lei quella che per prima capisce che qualcosa non va e che sta più vicino alla madre, sacrificando anche le proprie scelte di vita.
Mio voto: 8 / 10
p.s. mi piace molto la copertina con la farfalla, perchè richiama ad un elemento ricorrente (la collana della madre) a cui Alice è affezionata.