mercoledì 12 febbraio 2025

Fuori i libri! Gennaio 2025

Ho cominciato l'anno leggendo "In silenzio si uccide" di Indridason. Sempre piacevole.

Poi il libro del gruppo di lettura della biblioteca: "Il giovane Holden" di Salinger, un classico che non avevo mai letto. Una bella scoperta.

Dopodiche ho trovato in biblioteca due libri relativi a stati europei. Il primo "Accadimenti nell'irrealtà immediata" di Max Blecher. Mi ha ispirato il titolo ma è stato molto pesante da leggere. Il secondo "Accadde il primo settembre (o un altro giorno) di Pavol Rankov, invece, è stata una gran bella scoperta. Mi dispiace non averlo trovato in ebook da poterlo conservare.

Come libro del giorno della memoria, avevo cominciato "Le sarte di Auschwitz" di Lucy Adlington ma non sono riuscita a proseguire. Ho trovato un altro libro della stessa autrice, "Il nastro rosso", sempre ambientato ad Auschwitz ma con uno stile più leggero.




Il nastro rosso - Lucy Adlington


Titolo originale: The red ribbon (2017)

E se la tua salvezza dipendesse da ago e filo?
Ella ha un unico, grande sogno: diventare una sarta abilissima. Così, giunto finalmente il suo primo giorno di lavoro, mette piede in un mondo fatto di sete, aghi, fili, forbici e nastri colorati. Dovrebbe essere al settimo cielo, ma quello in cui è capitata non è un laboratorio di sartoria qualunque. Ella, infatti, si trova nel campo di concentramento di Auschwitz e, in un luogo in cui a contare è solo la lotta per la sopravvivenza, ogni sua creazione può fare la differenza tra la vita e la morte. Mentre attorno a lei regnano brutalità e orrore, la ragazza si rifugia nel suo lavoro, nel suo amore per la moda e nell'amicizia con Rose, un'altra giovane condannata al suo stesso destino. Il talento permetterà a Ella di salvarsi?
Ispirato a una storia vera, Il nastro rosso racconta uno degli aspetti meno conosciuti dell'Olocausto e narra un'indimenticabile storia di forza, sopravvivenza e amicizia. In corso di traduzione in oltre 14 Paesi, il romanzo è già un bestseller internazionale, è stato candidato a numerosi premi, tra cui il Carnegie Hall, e presto diventerà un film. (goodreads)

L'autrice è una storica della moda, dice di aver scoperto questa vicenda del laboratorio di sartoria di Auschwitz-Birkenau nelle sue ricerche. Il laboratorio nasceva dal desiderio di Hedwig Hoss, moglie del comandante del campo, di avere sostanzialmente delle schiave che cucissero abiti di alta moda per lei e successivamente anche per le mogli degli altri ufficiali delle S.S.
Anche se non indicato, credo di poter dire che il libro è "classificabile" come young adult, sia per il fatto che le protagoniste sono due ragazze (Ella, che ha mentito sull'età, e Rose), sia per il fatto che la tragedia che si svolge all'interno del campo di concentramento non indugia in dettagli pesanti ma rende sì reale il tormento di Ella però un po' edulcorato. 
Il romanzo si legge bene, scorrevole, affronta la durezza del campo di concentramento ma esalta principalmente la tenacia di Ella nel voler uscire viva da lì, dandoci anche una idea dei legami che possono instaurarsi anche in luoghi simili. Credo che il punto focale della storia sia la speranza, come ripete anche spesso Rose. Anche nell'esperienza più atroce non bisogna perdere la speranza. Anche il vedere i prati al di fuori del recinto sono un simbolo di speranza e libertà.
Ella capisce subito come funziona il sistema di baratto di favori all'interno del campo e lo sfrutta grazie ad alcuni doni che riceve proprio in cambio della sua bravura di sarta. Non so se sia verosimile il rapporto che si crea con la guardia Carla, ma sicuramente dà l'idea dell'instabilità emotiva dei carcerieri, che possono aiutarti o farti fuori a loro capriccio.
Libro che parla di cose atroci ma con uno stile molto leggero.

Mio voto: 7 e mezzo / 10

Il giovane Holden - J.D. Salinger



Titolo originale: The Catcher in the Rye (1951)

"Non ho nessuna voglia di mettermi a raccontare tutta la mia dannata autobiografia e compagnia bella. Vi racconterò soltanto le cose da matti che mi sono capitate verso Natale, prima di ridurmi così a terra da dovermene venire qui a grattarmi la pancia. Niente di più di quel che ho raccontato a D.B., con tutto che lui è mio fartello e quel che segue. Sta a Hollywood, lui. Non è poi tanto lontano da questo lurido buco, e viene qui a trovarmi praticamente ogni fine settimana. Mi accompagnerà a casa in macchina quando ci andrò il mese prossimo, chi sa. Ha appena preso una Jaguar. Uno di quei gingilli inglesi che arrivano sui trecento all'ora. Gli è costata uno scherzetto come quattromila sacchi o giù di lì. È pieno di soldi, adesso. Mica come prima. Era soltanto uno scrittore in piena regola, quando stava a casa".

Holden è un ragazzo confuso, in preda al turbamento di crescere. Vede intorno a sè cose che non comprende, che gli danno fastidio. Vede troppa gente tronfia, palloni gonfiati, gente con un ego esagerato. Lui non è così. Lui si rende conto che se divide la camera con un ragazzo che ha una valigia meno costosa della sua, allora quel ragazzo si sente inferiore a lui, e ne è dispiaciuto. Lui vede i ragazzi che millantano di aver fatto sesso con le ragazze, anche se non è successo, ma lui non è disposto ad andare con una prostituta per capire come funziona. Lui è preoccupato (e geloso) dell'amica che esce col rubacuori della scuola perchè teme che lui le salti addosso. Lui, che si è sempre divertito a prendere in giro le persone, a dare nomi sbagliati quando si presenta, che odia quando gli fanno domande perchè non ha mai voglia di rispondere, rimane colpito da due suore proprio perchè non gli chiedono mai se sia cattolico o meno (al punto che le vorrebbe rivedere nella folla). Oltretutto, Holden, pur odiando tutti, odia la violenza e si definisce un vigliacco perchè piuttosto che prendere a pugni qualcuno cerca la mediazione o si rassegna a dargliela vinta. E' bella la riflessione che fa, mentre si trova al museo, tra le cose che rimangono immobili (tipo gli oggetti del museo) e il fatto che ogni volta che noi le vediamo in realtà siamo diversi (di età o di stato d'animo).
E' un adolescente che non la trova pari col mondo e che non sa ancora cosa vuol fare della sua vita. L'unica persona per la quale prova un amore sincero è la sorellina, per la quale rinuncia a scappare, ed è felice mentre si sta infradiciando sotto la pioggia per vederla sorridere sulla giostra. 
Mi è piaciuto molto il consiglio che gli ha dato il professore, che un giorno o l'altro avrebbe capito qual era la sua strada e che sarebbe tornato a scuola perchè, che lo volesse o meno, lui aveva una gran fame di conoscenza. Non sapremo mai se lo farà o meno, ma la fame di conoscenza, di capire quello che c'è intorno, quella è palese in ogni angolo di questo libro. Fa quasi sorridere il suo enorme dilemma su dove vanno le anatre di New York quando il lago è ghiacciato. Come sopravvivono?
Il libro è narrato in prima persona, come se fosse proprio Holden a raccontarci cosa sta succedendo, parlando direttamente col lettore più volte.
Ho molto gradito che nell'introduzione venga spiegato che il titolo è intraducibile in italiano, e che oltretutto prende il via dalla storpiatura di una canzone.
Ho provato invece un po' di fastidio per il fatto che spessissimo vengono ripetute le espressioni "eccetera eccetera", "e tutto quanto", "e via discorrendo", "o qualcosa del genere".
L'ho letto bene, senza particolari problemi.
Mio voto: 7 e mezzo / 10

sabato 8 febbraio 2025

Accadde il primo settembre (o un altro giorno) - Pavol Rankov


Titolo originale: Stalo sa prvého septembra (alebo inokedy) - 2008
Titolo originale: It happened on the first of september (or some other time)

Peter, ungherese, Ján, ceco, e Gabriel, ebreo, sono tre giovani amici, ognuno irrimediabilmente innamorato della slovacca Mária: è il 1938 e poiché Levice, piccola città della Slovacchia al confine con l'Ungheria, è tra le poche a vantare una piscina, i tre amici decidono che si contenderanno il diritto di corteggiarla con una memorabile gara di nuoto, il primo settembre. Nelle loro vite irrompe però la Storia, non calcolata, improvvisa e violenta, a impedire anno dopo anno lo svolgersi della competizione, che da allora diventerà il centro gravitazionale delle loro vite, seppur decentrato, rincorso, quasi irraggiungibile: i tre amici e Mária si aggrappano alla loro amicizia e al loro amore come unico collante delle loro identità disperse. In questo romanzo, la Storia sconvolge gli ordini preesistenti e ostacola i legami, obbligando i protagonisti a combattere le potenti e irrazionali forze disgregatrici del Novecento, e della vita stessa. (ibs)

Libro interessante che in quattrocento pagine affronta la storia della Cecoslovacchia dal 1938 al 1968, attraverso ciò che accade nella vita di tre amici: un ungherese, un ebreo e uno slovacco.
L'ungherese si chiama Peter Ronai. Lo slovacco è Honza/Jan/Janos/Hans di cognome Bizek. L'ebreo si chiama Gabriel/Gabor Rosenberg. Tutti e tre sono innamorati di Maria Belaj. Il libro parte coi tre ragazzi che il primo settembre si sfidano a nuoto per capire chi deve provarci con Maria.
La storia si svolge seguendo le vicende dei tre amici, spesso intrecciate, in alcuni momenti più lontane (si arriva anche in Israele e negli Stati Uniti). Ammetto che ho dovuto farmi un biglietto con i nomi dei tre ragazzi per capire chi fossero, perchè facevo un po' confusione (poi cambiano anche nome e non ci stavo più dietro).

L'autore spesso con un tono dissacratorio affronta i ribaltoni politici avvenuti nel Paese, soprattutto in relazione al sogno del socialismo che alla fine non si è mai esaudito fino in fondo.
Credo che chi conosce la storia della Cecoslovacchia potrebbe trarne un piacere anche maggiore da questo libro, io ho fatto un po' fatica a seguire le vicende politiche, soprattutto all'inizio quando la Cecoslovacchia passa sotto l'Ungheria fascista poi intervengono i russi e torna Cecoslovacchia (o qualcosa di simile, potrei aver fatto confusione...) tirando in mezzo anche la nascita dello stato di  Israele. Comunque ciò che rimane, è un tormento politico molto forte in questo territorio, dove c'è un grande desiderio di radicare il socialismo, impresa che non riesce del tutto. 

I tre ragazzi rimangono legati per la vita, anche quando si troveranno lontani. Pur essendo sostanzialmente di origini diverse, questo non li allontana ma li unisce (ad un certo punto sarà l'uccello non circonciso di Jon a salvare l'uccello circonciso di Gabriel) in uno scambio di opinioni e vedute su ciò che c'è intorno a loro. Cos'è una patria? E' questa l'idea di patria? 

Il libro è composto da capitoli, ognuno dei quali è ambientato intorno al primo settembre e descrive cosa è successo ad ognuno dei tre ragazzi (e attraverso loro nel Paese) in quell'anno. Nel corso dell'anno cambia la politica del Paese, cambiano le relazioni tra i tre amici, sempre comunque legati a Maria.
E' un libro piuttosto intenso che affronta tanti argomenti, tanti cambiamenti, probabilmente senza approfondire molto. Percorriamo trent'anni di storia molto densa, con tanti ribaltoni storici, tanti avvenimenti, visti attraverso le vite di quattro ragazzi che hanno affrontato praticamente ogni cosa che poteva succedere.
Libro che alla fine, mi è piaciuto molto. L'ho preso in prestito in biblioteca ma sono quasi tentata dall'idea di comprarlo per tenerlo.
Mio voto: 8 / 10

Accadimenti nell'irrealtà immediata - Max Blecher


Titolo originale: Întâmplări în irealitatea imediată (1936)
Titolo in inglese: Adventures in Immediate Irreality

È una visione, quella del matto che giace sopito in ognuno. Sono i ricordi ora esatti ora creati, di chi cerca i propri contorni. Con una scrittura fine, delicata, precisa e allo stesso tempo viscerale, Blecher ci regala lo scontro tra i limiti di un mondo che non ha il potere di cambiare se stesso nemmeno di un po' e le infinite e dolorose potenzialità di una mente che nelle momentanee irrealtà è costretta a trovare la propria casa. Dimenticata durante il periodo comunista, la figura di Max Blecher è tornata luminosa dopo il 1989 con edizioni e traduzioni in numerose lingue e presso prestigiosi editori in Germania, Stati Uniti, Gran Bretagna, Spagna, e Francia. Accadimenti nell'irrealtà immediata, primo suo libro edito in Italia, è il racconto intimo ed inquietante di un'adolescenza caratterizzata da frequenti "crisi di irrealtà", dal disagio fisico e sociale e dalla scoperta della sessualità. Blecher è stato spesso paragonato a Franz Kafka, Bruno Schulz, Thomas Mann e ci ha lasciato una produzione letteraria eccelsa nonostante una vita sofferta e stroncata precocemente, a soli ventinove anni, dalla tubercolosi spinale. (goodreads)

"Quando guardo per molto tempo un punto fisso sulla parete mi accade a volte di non sapere più nè chi sono nè dove mi trovo. Avverto allora da lontano l'assenza della mia identità, quasi fossi divenuto, per un istante, una persona del tutto estranea. Questo personaggio astratto e la mia persona reale si contendono con pari forza il mio convincimento"

Se ho capito bene questo libro, l'autore descrive alcune crisi che ha avuto fin dalla giovane età. Crisi che lo portavano quasi a diventare una specie di sdoppiamento con se stesso. Crisi che lo prendevano in posti particolari: la propria stanza, un certo punto del parco. Crisi che spesso hanno anche un che di erotico.

"Col tempo le crisi scomparvero da sole non senza lasciare però in me, per sempre, il loro potente ricordo. Quando entrai nell'adolescenza non ebbi più crisi, ma la condizione crepuscolare che le precedeva e il sentimento della profonda inutilità del mondo, che le seguiva, erano divenuti in qualche modo la mia condizione naturale"

"Attorno a me è tornata la vita che vivrò fino al prossimo sogno. Ricordi e dolori presenti gravano pesantemente in me e io voglio resistergli per non cadere nel loro sonno, da dove non tornerei forse mai più..."

Ho trovato questo libro per caso, cercando qualcosa relativo alla Romania. Ero curiosa del titolo ma non pensavo di fare così fatica a leggerlo.
Mi piacciono i libri visionari e non mi dispiacciono i libri di auto riflessione, ma qui ho fatto molta fatica. Il libro non raggiunge le duecento pagine ma è notevolmente pesante. E' davvero un delirio, anzi, una serie di ricordi deliranti, in alcuni punti senza capo nè coda. In alcuni passaggi si capisce la difficoltà di vivere, di comprendere il mondo che c'è intorno. Il desiderio di trovare in qualche modo pace e il ricordo di tante "crisi" che hanno accompagnato l'autore fin da bambino.
Da qualche parte ho letto che Blecher ha una scrittura elegante. Posso anche essere d'accordo, ma è estremamente complessa, sia per alcuni termini che utilizza sia per come si esprime.
Più che a Kafka, a me ha ricordato Georges Perec, la stessa sensazione di vaneggiamento che io non riesco a comprendere. Non è il libro per me, ma sicuramente ne capisco le potenzialità.
Mio voto: 6 / 10