Mogadiscio. Dunija ha 35 anni, due matrimoni alle spalle e tre figli (due gemelli che abitano con lei, e la minore che abita con gli zii). Lavora come infermiera al Maternity Benaadir Hospital. Un giorno prende il taxi per andare a lavorare ed il taxi è guidato da Bosaaso, sua vecchia conoscenza e amico d'infanzia del primario di ginecologia, nonché capo di Dunija, il dottor Mire.
Per tutta la mattina Dunija ha la testa tra le nuvole. Poi scopre che la figlia è venuta a donare il sangue il giorno prima. E una misteriosa ragazza, che Dunija è sicura di conoscere, sparisce prima del suo turno di visita.
Dunija ripensa al suo primo marito padre di Nasiiba e Mataan. Zubair era un amico di infanzia del padre di Dunija il quale, sul letto di morte, aveva chiesto davvero al suo amico, cieco, di sposare la figlia. Nonostante la differenza di età, i due vanno d'accordo, ma Zubair muore nel sonno quando i gemelli erano piccoli e lei si era trasferita a mogadiscio, dove aveva sposato Taariq, da cui era divorziata.
Bosaaso era stato sposato con Yussur, che però dopo il parto era caduta in una grande depressione, ed un giorno era saltata giù dal balcone col bimbo, finiendo per morire entrambi.
Dunija un giorno rincasa e trova la figlia con un bambino in braccio. Dice di averlo trovato vicino al bidone dei rifiuti. Iniziano a chiemarlo Magaclaawe, “il senza nome”. Le vicine di casa si offrono per fare da baby sitter se ce n'è bisogno. Bosaaso va a denunciare l'avvenimento alla polizia e ottiene che lui e Dunija vengano riconosciuti come co-tutori del bambino. Per Bosaaso il trovatello diventa una eccellente scusa per andare a bussare a casa di Dunija. Mentre i figli di Dunija lo accolgono con molto affetto.
“Dunija riflettè che il matrimonio era un luogo dove si era già recata due volte, ma l'amore era un palazzo in cui sino a quel momento non le era stato possibile mettere piede”
Dunija si scontra con il fratellastro Shiriye, più grande di lei di 12 anni, infastidito dalle notizie del trovatello. Un personaggio abbastanza sgradevole per il quale “allevare un bastardo è peccato e la punizione sono le fiamme dell'inferno e l'ira di Allah”. Lei poi lo sbatte fuori di casa quando lui dice che il fatto che Bosaaso la aiuti in questa impresa, cambia tutto, perchè “Una donna ha bisogno di un uomo accanto a sé perchè il mondo la prenda sul serio e le spalanchi le porte, la lasci entrare a testa alta e le accordi il pieno rispetto”
Dunija a poco a poco capisce chi sono i veri genitori del trovatello che purtroppo dopo qualche giorno viene trovato morto.
"Dunija pensò che al cuore di ogni mito in realtà ce n'è sempre un altro: quello del popolo che lo crea. tutti avevano trasformato il trovatello in ciò che desideravano, o in ciò che non avevano. Stando così le cose, si disse, Senzanome non è morto. Continua a vivere in me e Bosaaso"
Dunija viene colpita con molta intensità dalla morte del trovatello. Solo pensando a Bosaaso le sembra che valga la pena di restare coi piedi per terra. E comincia a capire di essere davvero innamorata di lui.
Dunija, legge un articolo di Taariq sul tema dei doni. Lei, che non ha mai accettato doni da nessuno che non fosse il fratello Abshir, capisce cosa deve fare: andrà da Bosaaso e trascorrerà la notte con lui per fargli dono del proprio corpo e sgombrare il campo dagli ultimi dubbi sul suo nuovo compagno.
Abshir, arrivato a Mogadiscio, chiede a Dunija di parlarle di Bosaaso. Lui la rassicura dicendo che qualsiasi sarà la sua decisione, del mantenimento dei suoi figli se ne occuperà lui, perchè Bosaaso ha già passato troppo tempo a mantenere figli altrui.
“mi sono sempre domandata perchè ogni volta accetto i tuoi doni, mentre vado subito in agitazione se qualcun altro mi si avvicna per offrirmi qualcosa”
“perchè quando non avevi ancora un'ora di vita, rifiutasti di attaccarti al seno di nostra madre, ma siccome lei stava troppo male per prendersi cura di te, fui io a darti la prima goccia di latte: un dono che non avevi accettato da nessuno, nemmeno da nostro padre, dalla levatrice né dalle donne del vicinato”
“se tu fossi stata un maschio non saresti finita in sposa a un uomo vecchio come tuo padre. In secondo luogo, intelligente e ambiziosa come sei, avresti potuto prendere una borsa di studio e alurearti in una facoltà di tua scelta. Invece sei stata vittima di un'ingiustizia, e io ho semplicemente cercato di rimediare al torto nella misura in cui potevo farlo”
Il libro è diviso in quattro parti. Nella prima, la nascita della storia tra Dunija e Bosaaso. Nella seconda, il ritrovamento del trovatello che cementa la loro storia. Nella terza, Dunija capisce di essere davvero innamorata di Bosaaso, e decide di fargli dono del suo corpo (quarta parte). Ma non accetta di sposarlo finchè non ha il benestare del fratello a cui è legatissima e che per lei lui vuole solo il meglio.
Dunija è una donna forte, intelligente, che avrebbe potuto diventare qualcuno. Ma essendo nata donna, è stata soggetta alle decisioni prima del padre e poi dei mariti. E' una figura molto tenera nella storia. Riflessiva, anche timorosa nel farsi prendere dall'amore. Ma decisa a non farsi più mettere i piedi in testa, nè dal fratellastro, nè dalla cognata.
Sullo sfondo della storia, anche la carriera di giornalista che ha intrapreso l'ex marito di Dunija, Taariq. In particolare alcuni articoli che trattano il problema dei doni che le nazioni industrializzate fanno alle nazioni africane, che vuole suonare come una sveglia per le nazioni africane per rialzare la testa e non farsi rendere dipendenti da questi doni.
La storia è tenera. Il libro, secondo me, non è molto scorrevole nei punti (in genere il finale del capitolo) in cui vengono riportati gli articoli di Taariq. Almeno fino all'articolo lunghissimo sui doni, che sembra una bella sferzata di orgoglio nei confronti degli africani.
Mio voto: 7/10