Enrico Camanni, alpinista come il suo protagonista, costruisce un giallo di montagna impeccabile, dove gli elementi irrinunciabili del genere – l'indagine, la suspense, i colpi di scena – acquistano un'inedita forza grazie a un'ambientazione spogliata da facili stereotipi, restituita in tutto il suo fascino irresistibile quanto spietato.
"Il treno si ferma, la montagna tace di nuovo. La mente grida e si dimena, ma la donna non si muove, sigillata nella pancia di neve. Per l’occhio destro è notte fonda, il sinistro intravede un ritaglio grigio e lei pensa a un muro enorme, invece è solo una scheggia di ghiaccio posata sulle ciglia. Non riesce a respirare, ha la bocca piena di neve. Vorrebbe tossire ma ai polmoni manca lo spazio per gonfiarsi. Si sente annegare. Si lascia affondare."
Molti credono che sia soffice e bianca, ma quando si è sommersi sotto di lei, la neve è nera come la notte. Lo sa bene Nanni Settembrini, guida e capo del Soccorso alpino, che anno dopo anno delle valanghe ha imparato un'unica cosa: sono un capriccio di neve senza spiegazione, ed evitarle è questione di secondi. Sembra confermarlo anche la telefonata che Settembrini riceve il primo giorno d'estate: dal monte Bianco si è staccato un seracco, e gli alpinisti scampati alla morte sostengono che altri non sono stati altrettanto fortunati. Settembrini e la sua squadra trovano effettivamente una donna sepolta e viva per miracolo, ma c'è un dettaglio inquietante: la sopravvissuta ha una corda legata in vita e all'altro capo della fune non c'è nessuno. Che cosa è successo? Quali segreti ha trascinato con sé la slavina? Purtroppo, la donna esce dal coma senza alcun ricordo di sé e di cosa l'ha portata lì: tocca a Settembrini cercare le risposte e svelare il mistero sepolto sotto la muta coperta di neve. (anobii.com)
Non so da che parte cominciare. Il primo problema di questo libro sono le aspettative: se mi presenti un libro come "giallo", mi aspetto che ci siano gli elementi del giallo, o almeno alcuni. Di giallo qui c'è troppo poco. E' vero, c'è la donna travolta dalla valanga che non ricorda più nulla e una corda che dovrebbe avere un'altra persona all'altro capo. Peraltro, è un mistero di cui non importa a nessuno, perchè non essendoci neanche una denuncia di sparizione, in verità neanche i carabinieri fanno nulla. Allora ci pensa Nanni Settembrini, guida alpina, coadiuvato dalla genovese Martina, che era sulla montagna pochi minuti prima che venisse giù la valanga.
Il secondo grosso problema di questo libro è la scrittura, per niente coinvolgente, per niente piena di pathos. Peccato perchè l'ambientazione per me era nuova e la storia era anche interessante, quindi aveva del potenziale, però la scrittura non trasmette alcuna emozione e quando comincia a parlare dell'attrezzatura da scalata o dei giri su questa o sull'altra vetta beh mi ha annoiato un bel po'. Oltretutto, il giallo vira decisamente verso il pseudo rosa, anche lì con dei dialoghi che rasentano la stupidità. Sicuramente si capisce che quando parla delle scalate, parla con cognizione di causa e con affetto nei confronti della montagna, ma per me la lettura è stata decisamente pesante. Abbastanza improbabile la ricerca che hanno fatto Nanni e Martina partendo dalla maglietta vinta alla sagra dello strudel e dallo scontrino di un fornaio.
Attenzione, spoiler.
Alla fine, il mistero si risolve da sè. La donna ricorda come si chiama, ricorda di essere una scrittrice, ricorda una frase detta da un suo personaggio nel libro (la citazione della coperta di neve), trovano il libro, lo legge e si ricorda tutto quello che è successo perchè il libro un po' è autobiografico.
A parte alcuni punti davvero noiosi, il libro si legge abbastanza bene, non è avvincente ma scorre.
Non lo so, forse se avesse lasciato perdere la parte "gialla" e si fosse concentrato su Nanni e la sua vita in montagna sarebbe stato più coinvolgente. Così non mi è piaciuto molto.
Mio voto: 6 / 10
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