Titolo originale: Brief an den Vater (scritta 1919, pubblicata 1952)
Titolo in inglese: Letter to his father
Scritta nel 1919 e mai consegnata al destinatario, Lettera al padre ripercorre la storia di un rapporto assolutamente squilibrato tra un padre troppo forte e un figlio troppo debole. Una lotta impari. Da una parte c’è una figura che incarna l’autorità assoluta, distante e brutale, dall’altra un figlio pieno di paure, che desidera con tutto se stesso l’affetto del padre, ma che non ha il coraggio di conquistarselo. Cosí, in pagine di forte impatto emotivo, Kafka confessa la sua natura di figlio incompreso, insicuro e inadeguato, schiacciato dalla personalità di un uomo che ha l’aspetto enigmatico del tiranno. Uno spietato atto d’accusa, e insieme l’accorato appello di chi non può rinunciare alla speranza di una riconciliazione. (einaudi.it)
"Carissimo padre, di recente mi hai domandato perché mai sostengo di aver paura di te. Come al solito, non ho saputo risponderti niente, in parte proprio per la paura che ho di te, in parte perché questa paura si fonda su una quantità tale di dettagli che parlando non saprei coordinarli neppure passabilmente. E se anche tento di risponderti per iscritto, il mio tentativo sarà necessariamente assai incompleto, sia perché anche nello scrivere mi sono d'ostacolo la paura che ho di te e le conseguenze, sia perché la vastità del materiale supera di gran lunga la mia memoria e il mio intelletto."
Il libro è la lunga lettera che Kafka scrive al padre per rispondere al perchè ha paura di lui. E' uno scritto molto intimo, personale.
All'inizio avevo trovato una certa affinità con Kafka. Anch'io ho vissuto una situazione simile con mia madre, alla quale non andava mai bene nulla di quello che facevo, mentre per ciò che facevo bene avevo semplicemente fatto il mio dovere. Un continuo rimprovero che mi ha fatto sempre sentire una totale mancanza di fiducia nelle mie capacità. Poi però mi è sembrato che Kafka si crogioli un po' troppo nel dare la colpa al padre (dicendo che però non era colpa sua). Il colmo lo ha raggiunto quando gli ha detto che non si è mai sposato perchè il matrimonio lo avrebbe reso libero, alla pari col padre; ma, per essere un buon marito avrebbe dovuto essere simile al padre, prepotente, e allora è scappato dal matrimonio. Mah.
Sicuramente l'atteggiamento del padre ha condizionato la sua vita, però ad un certo punto non ha nemmeno provato a trovare la forza per liberarsi da queste catene.
Sono molto in difficoltà col giudizio, perchè si tratta di una storia vera. Sicuramente capisco il dolore che ha provato, e su questo non giudico, nel senso che evidentemente non ha trovato in sè delle risorse per uscire dalla situazione.
La mia esperienza di lettura però è stata faticosa, vuoi anche per il linguaggio datato e non semplice da seguire. Ad un certo punto il libro è anche diventato un po' noioso.
Mio voto: 6 e mezzo / 10
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