Titolo originale: The Penelopiad (2005)
Fedele e saggia, Penelope ha atteso per vent'anni il ritorno del marito che, dopo aver vinto la guerra di Troia, ha vagato per il Mar Mediterraneo sconfiggendo mostri e amoreggiando con ninfe, principesse e dee, facendo sfoggio di grande astuzia, coraggio e notevole fascino, e guadagnandosi così una fama imperitura. E intanto che cosa faceva Penelope, chiusa in silenzio nella sua reggia? Sappiamo che piangeva e pregava per il ritorno del marito, che cercava di tenere a bada l'impulsività del figlio adolescente, che si barcamenava per respingere le proposte dei Proci e conservare così il regno. Ma cosa le passava veramente per la testa? Dopo essere morta e finita nell'Ade, Penelope non teme più la vendetta degli dèi e desidera raccontare la verità, anche per mettere a tacere certe voci spiacevoli che ha sentito sul suo conto. La sua versione della storia è ricca di colpi di scena, dipana dubbi antichi e suggerisce nuovi interrogativi, mettendo in luce la sua natura tormentata, in contrasto con la sua abituale immagine di equilibrio e pacatezza. L'autrice di culto Margaret Atwood, con la sua scrittura poetica, ironica e anticonvenzionale, dà voce a un personaggio femminile di grande fascino, protagonista di uno dei racconti più amati della storia occidentale. (goodreads)
Ero molto curiosa di leggere questo libro, sia perchè da tanto volevo leggere qualcosa della Atwood (e prima o poi riuscirò a leggere anche il racconto dell'ancella), ma anche per il mix con la mitologia. E' interessante questa rilettura dal punto di vista femminile, quello di Penelope nelle parti narrate e quello delle ancelle come coro della tragedia greca che incessantemente ripetono di esser state uccise senza colpa.
Ovviamente, questo è il punto di vista dell'autrice, che tra l'altro ci fa vedere quanto siano diverse le due cugine. Qui Elena è vista proprio come una provocatrice, nei film di solito è sempre una persona molto dolce. Penelope è quella bruttina ma intelligente, che suo padre ha cercato di affogare, non è solo la moglie paziente è anche furba, scaltra. Penelope manda le ancelle in mezzo ai pretendenti come spie (e poi porterà il senso di colpa per la loro morte)
La Atwood fa notare anche quanto il ruolo della donna fosse comunque sottomesso a quello degli uomini: prima il padre, poi il marito, addirittura il figlio. Anche le figlie dei sovrani, come Penelope ed Elena, vengono date in sposa come premi di un torneo.
Nel finale le ancelle si lamentano del fatto che sono state stuprate, e il giudice risolve brevemente la questione dicendo che in quel periodo fosse normale per le ancelle.
Il libro è pieno di ironia. Già il fatto che Penelope esordisce dicendo "ora che sono morta posso parlare" la dice lunga.
Poi è piena di ironia anche la vendetta delle ancelle, che tormentano Ulisse ogni volta che torna da Penelope, così lui deve tornare sulla terra dove si rincarna nei panni di personaggi valorosi ma che muoiono sempre di morte tragica. E questo all'infinito.
Il libro l'abbiamo letto per il gruppo di lettura e ha scatenato un bel dibattito. A me è piaciuto. E' un libro leggero, non va troppo in profondità nè dei personaggi nè degli argomenti che ha buttato lì. Mi aveva un po' intimorita il coro delle ancelle, ma in realtà si legge piuttosto bene, è scorrevole l'insieme.
Mio voto: 7 / 10
Thanks for sharing your review with the Historical Fiction Reading Challenge.
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